Elezioni politiche 2022, perché l’Italia va a destra

Elezioni politiche 2022, perché l’Italia va a destra

AttualitàPolitica

Si sono appena concluse le elezioni politiche del 25/09/2022, il popolo italiano, seppur con un’affluenza al voto minore di sempre, si parla di un 10% in meno del numero degli elettori, ha scelto di essere guidato dallo schieramento di destra del nostro Parlamento riconoscendo, nel contempo, a Fdi di Giorgia Meloni il diritto di guidare il partito con il maggior numero di voti.

Giorgia Meloni

E’ necessario, a nostro avviso, riconoscere che ai seggi si è votato il passato, il futuro non rassicura, ciò che è stato tranquillizza perché è conosciuto e non promette cambiamenti, anzi ribadisce valori accertati dalla tradizione e rasserena.

Il mondo che è stato parla di ricordi, a volte non buoni, ma conosciuti e gestibili, almeno così si pensa.

Il futuro è sempre incerto, scardina le abitudini, il tran tran quotidiano, pretende di introdurre comportamenti nuovi e perciò rischiosi.

Eppure il passato dovrebbe insegnare a non ripetere gli errori già fatti, a provare a cambiare la nostra vita nella direzione di principi più alti di quelli che ci hanno guidato nel tempo andato. E invece no, chiudiamo la porta a possibili e sconosciute novità, che importa se possono essere buone o democratiche, rimaniamo a galleggiare nelle nostre certezze pericolose, ma conosciute.

E’ rassicurante la voce di chi dice che vuole proteggerci e difenderci ….ma da cosa? Da un futuro che in ogni modo, a dispetto di tutto e di tutti, comunque procede verso obiettivi nuovi e diversi da quelli tradizionali?

In maniera troppo ingenua e pregiudiziale si dimentica che il futuro non si può fermare, né impedire che proceda verso lidi diversi da quelli tradizionalmente conosciuti.

Il passato suo malgrado, dovrà fare i conti con la voglia di nuovo nel mondo ed anche nel nostro paese, con l’insofferenza verso schemi mentali superati da una realtà che pretende di rinnovare quei modelli, perché ci sono esigenze nuove, bisogni umani nuovi, necessità di diritti negati che reclamano di esistere e che nessuna legge, seppure votata da un Parlamento, può impedire che si affermino.

Forse il nuovo, che si vuole incarnato da una politica contraria a quella della destra, non ha la forza giusta per promettere quelle certezze cui siamo abituati anche per il domani, oscilla tra innovare e conservare per non essere travolto dal timore di non essere capito e seguito, immagina un futuro diverso mantenendo un profilo troppo basso per essere credibile, o, più semplicemente, non sa rinunciare a personalismi in nome di un comune obiettivo.

In fondo ci chiediamo cosa sono la destra e la sinistra? In merito ci ritorna in mente il ritornello della canzone di Gaber in cui si afferma : “Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra”.

Vero, in fondo si è perso il senso della diversità e gli obiettivi delle due ideologie, sembra che tutto possa essere unificato in nome di un presunto diritto al benessere personale, il resto, come i bisogni di tanti, i diritti all’esistenza e alla pace, sono concetti astratti e superabili, purché a ciascuno non manchi ciò a cui è da sempre abituato.  

D’altra parte siamo il paese degli innamoramenti politici: Berlusconi, ProdiRenzi, 5stelle, Salvini, Meloni,  ma, è bene ricordarlo,  anche dei disinnamoramenti altrettanto veloci.

Tanti i politici che, sulla cresta dell’onda, sembravano dover durare per un tempo indefinito e sono poi scomparsi o ridimensionati a livello di marionette senz’anima. Ovviamente molto dipende dalla capacità di chi governa di rispondere alle esigenze del proprio popolo, ma la storia ci insegna, per citare Andreotti, che se è vero che ” il potere logora chi non ce l’ha“, lo stesso potere illude e troppo spesso delude chi lo ha raggiunto e chi lo ha creato.

E’ giusto e necessario dunque aspettare per stare a vedere chi saprà fare e chi saprà contrastare eventuali scelte inaccettabili .

Per il momento la voce democratica del popolo italiano ha parlato, ha scelto il passato come rimedio alla crisi economica e sociale in cui stiamo vivendo, legittimamente ha deciso di non rischiare, ora non ci resta che aspettare e vedere come si muoverà il nuovo Parlamento, quanto durerà quest’ultimo e l’innamoramento che lo ha generato e soprattutto che, nel frattempo, non ci siano scelte pericolosamente retrive o, addirittura, fuori del nostro tempo.