Benevento, nome nuovo per la panchina

Benevento, nome nuovo per la panchina

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Classe 1978, è al tempo stesso giovane ma navigato in Serie C, dove allena dal 2015 e quest’anno ha vinto il campionato.

Con l’avventura di Agostinelli ormai prossima all’epilogo, il Benevento deve necessariamente sciogliere le riserve e decidere a chi affidare la panchina nell’anno – si spera – della rinascita. La scelta – e la nomina – del tecnico è un passaggio fondamentale e propedeutico anche per decidere le sorti di quei giocatori che sono sotto contratto con la Strega e il cui futuro è attualmente in bilico.

Sono già tanti i nomi degli allenatori accostati alla squadra del presidente Vigorito: da Aglietti alla suggestione Auteri (di cui vi parleremo nel dettaglio), passando per Canzi (allenatore del Pontedera), Buscè e Tesser (che ha appena salutato il Modena); gli ultimi tre sono i nomi riportati nell’edizione odierna del quotidiano “Il Mattino”.

C’è un nome che, però, potrebbe ben presto sbaragliare la concorrenza ed è quello di Aimo Diana, fresco di promozione in Serie B con la Reggiana. Secondo primissime indiscrezioni, è un profilo che piace e non poco in via Santa Colomba.

L’ex esterno di Sampdoria e Parma, nonostante l’ottimo lavoro e i risultati ottenuti, è un passo dall’addio dalla panchina emiliana. Alla base ci sono forti incomprensioni con la dirigenza.

Una volta liberatosi dalla Reggiana, la candidatura di Diana sarebbe tra le più autorevoli e rispondenti all’identikit del nuovo tecnico “tracciato” secondo lo storico degli allenatori scelti in passato dal nuovo direttore tecnico giallorosso, Marcello Carli.

Giovane, classe ’78, Aimo Diana è ormai un tecnico esperto per la serie C, dove allena dalla stagione 2015/16. Per lui: Feralpi Salò, Melfi, Sicula Leonzio, Renato e Reggiana (dal 2021).

Proprio sulla panchina granata il suo capolavoro: dopo la delusione della scorsa stagione, con la promozione in B mancata per un soffio, quest’anno è riuscito nell’impresa di riportare in cadetteria la società emiliana.

Il suo calcio è verticale, senza dogmi dal punto di vista dell’assetto tattico: partito con un 3-4-1-2 a volte mutato in un 3-5-2, è poi stato capace anche di passare al 4-3-3 quando si è reso conto che poteva essere la soluzione migliore per far esprimere i suoi ragazzi al meglio. Al di là del modulo, è certamente catalogabile nell’alveo degli allenatori “giochisti”, proprio come piace a Carli.