Benevento, Vigorito: “C’è amarezza per le difficoltà. Io resto qui, perché nel calcio non tradisco. Voglio andare via dalla C e andare in B, spero che i play-off vadano bene”

Benevento, Vigorito: “C’è amarezza per le difficoltà. Io resto qui, perché nel calcio non tradisco. Voglio andare via dalla C e andare in B, spero che i play-off vadano bene”

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Il Presidente del Benevento ha preso parte questo pomeriggio alla programmata conferenza stampa dalla sala stampa del Ciro Vigorito.

Queste, dunque, le parole del patron giallorosso Oreste Vigorito in risposta alle domande dei giornalisti e dei tifosi:

E’ una conferenza stampa un po’ strana. Più che dichiarazioni voglio fare delle comunicazioni, per uscire fuori quanto meno da un’atmosfera di dubbi su tante cose che mi interessano da vicino e credo interessino tutti i nostri tifosi. Ho voluto ci fosse un filo diretto con loro, spesso tifosi che vivono meno città e sport in settimana hanno una visione un po’ parziale di quello che sta accadendo. Una volta che abbiamo deciso di interrompere il silenzio, a cui darò una spiegazione, ho avuto l’idea di ascoltare anche loro. Non risponderò a tutte insieme, ma magari tra un intervallo e l’altro daremo qualche risposta. E’ la prima volta dopo circa 20 anni che ho anche dei fogli di carta, volevo scoprire anche altre cose che probabilmente vanno nel vuoto della memoria o a quelli che quando io sono arrivato non erano neanche nati. Intendo parlare a tutti quelli che hanno a cuore il Benevento Calcio“.

SUL PERCHE’ NEL BENEVENTO CALCIO NON CI SIANO BENEVENTANI: “Complessivamente il Benevento Calcio dà lavoro a 88 persone, calciatori esclusi, di cui 59 sono beneventani. A partire dallo staff amministrativo a quello di supporto della prima squadra, alcuni tecnici“.

SULL’INCERTEZZA DEL FUTURO: “Attraversiamo una fase difficile, più che un momento: il momento è il tempo di battere le ali di una farfalla, noi siamo più avanti. C’è amarezza da parte della società e una profonda analisi con gli addetti ai lavori, mi riferisco a direttore sportivo e allenatore, per cercare di capire i motivi. Se non c’è stata ancora la svolta è perché non li abbiamo capiti ancora. In questa nostra confusione non c’entra l’età o il tempo che io sono a Benevento, ma anche ciò che succede intorno crea confusione. Dobbiamo superare questa confusione e mi auguro ciò accada in tempi sufficienti per non fare un brutto play-off. Non parliamo da primi in classifica perché non lo siamo pià, ma stiamo parlando comunque da ultimi in classifica mentre in altre piazze raggiungere i play-off in un campionato di C è quasi un sogno. Sono più preoccupato del futuro che del momento attuale, ci siamo un po’ abituati. Mi auguro che con l’aiuto di tutti, tesserati, tifoseria e opinione pubblica, si possa fare un buon finale di campionato prolungato, nei play-off“.

SUI RIFLESSI NEL PROSSIMO CAMPIONATO: “Domenica vedevo Bologna-Inter e ho visto mancasse Orsolini, poi è entrato nell’ultimo quarto d’ora e ha segnato, condannando l’Inter alla sconfitta e consentendo al Napoli di restare appaiato. Questo è l’emblema di quanto sia difficile fare discorsi sul calcio, non voglio fare profezie. Io non faccio promesse o profezie, ma impegni. Ho l’impressione che se ce la facciamo, tutti, qualcuno potrebbe cambiare idea, chi fa le osservazioni in buona fede. Gli altri non li penso neanche, mi lasciano indifferenti. Parlo agli uomini di buona fede, agli altri è inutile. Quando abbiamo finito la partita contro il Cerignola siamo stati capaci di scontentare tre tifoserie, vincendo. A Cerignola sono stati gentilissimi con noi, ma la tifoseria mi ha insegnato parole che non conoscevo. La tifoseria di Avellino mi ha ringraziato ma si è lamentata del fatto che avessimo provato a vincere anche con loro, non riuscendoci. Alcuni di Benevento, invece, hanno pensato fosse una cospirazione per far salire l’Avellino in B. A loro va una risposta: noi siamo andati in B e in A quando l’Avellino era in C, se avessi avuto questi poteri li avrei spesi per il Benevento e non per l’Avellino. Sono stato ad Avellino 20 anni, ma immaginare che un uomo che sta qui da 20 anni aiuti una squadra rivale a danno della propria… che vadano a scommettere: io non faccio scommesse, cerco di fare il mio lavoro. La lettera per il Benevento, squadra e città, è la “I”: impegno. Ho dei dipendenti ad Avellino e credo che loro abbiano diritto ad avere la presenza del loro datore di lavoro, ma niente a che fare con il calcio. Il basket di Avellino ha avuto un finanziamento di 30mila euro da IVPC, ma vi posso garantire che il rugby ha avuto molto di più e ci investo da 10 anni. Dire che per aver dato 30mila euro al basket di Avellino e li ho sottrattati al calcio… negli ultimi 4 anni terribili questa società ha speso 60 milioni di euro“.

SULL’ATTACCAMENTO E SULLA LOGICA DI ‘INSIEME’ DA PARTE DEI GIOCATORI: “Se frequento o meno lo spogliatoio lei non lo sa. La mancata coesione nello spogliatoio? C’è un piccolo problema. Credo che una persona che normalmente gestisce una società si fa sempre un’idea. I tempi che occupa nella propria vita, come li trascorre, sono sufficienti per gestire una squadra di calcio. Sono tempi liberi, non che sottraggo ai miei lavori. Se sono stato tantissimo o pochissimo nello spogliatoio non. Negli ultimi 4 anni ho speso 60 milioni di euro per questa città e per questa squadra. Quando ero ragazzo lasciai un posto sicuro dove avevo un’ottima retribuzione, perché sognavo. Mi dicevano ‘sogni ad occhi aperti’. Ho continuato a sognare e molti sogni li ho realizzati, mi hanno portato in tutto il mondo e poi a Benevento. Qui ho trovato un’atmosfera di città e di persone che mi hanno dato la possibilità di esprimere una passione, il calcio non è uno sfizio. Quando le cose si fanno con passione c’è il vantaggio che ti spinge a superare gli ostacoli, ma lo svantaggio è che si creano antipatie e simpatie. E’ facile creare dei vuoti. Non è una mancanza di attaccamento o voler smontare una squadra e un’azienda che mi costa più delle altre, ma un concetto di rispetto. Io ho rispetto per le persone che prendo, a cui chiedo di lavorare con me. Le mie aziende sono fatte da persone che pago per darmi una soluzione, poi posso dare il mio contributo. Io non credo che quelli che non sono nel Benevento o nel Napoli o nella Turris o nel Real Madrid abbiano la verità. Credo che ce l’abbiamo quelli che fanno questo lavoro, e io cerco di scegliere quelli che sono i migliori e li ascolto. I luoghi comuni, tipici di una mentalità diversa e un comportamento diretto con il calciatore, non fanno parte della mia mentalità. Sono qui solo per rispondere a una serie di fatti, alcuni veri e altri no, ma non perché improvvisamente abbia avuto qualcosa di cui pentirmi“.

SUI GIOVANI E SUL MERCATO: “Siamo partiti con un gruppo di giovani, spiegandolo a tutti e dicendo che avremmo fatto di tutto per migliorare la posizione dello scorso anno. Non abbiamo detto che ci riuscivamo, ho detto che avremmo ridimensionato la squadra per creare una squadra con il sangue giallorosso. Ho detto che molti giovani sarebbero stati soggetti a valutazione da parte dell’allenatore nel ritiro. Bisogna fare un passo avanti: o si crede che una persona che ha dedicato 20 anni alla città e alla società dice quello che è vero e che pensa, o si ascoltano le telefonatine clandestine, l’informatore. Io posso rispondere alle mie domande. I luoghi comuni, l’essere coesi, lo stare insieme… neanche penso che esistano nel calcio. Poi se ho un allenatore e un direttore che lo credono, la società fa quello che può fare. Con ragazzini di 20-21 anni abbiamo fatto un grande errore, aiutati da voi: quando una macchina ha il pieno siete tutti in macchina, quando si tratta di spingerla tutti vi svegliate. Pensavo che i giovani avrebbero avuto difficoltà, pensavo di partire con un passato lento ed ero molto preoccupato. Invece poi è successo il contrario”.

SUL MANCATO MERCATO A GENNAIO: “Dopo 19 partite eravamo al primo posto, col miglior attacco della Serie C e la seconda miglior difesa: a quel punto pensi di aver sbagliato? Può avere un po’ di presunzione e felicità chi spende 20 milioni l’anno? Tutta l’Italia era d’accordo che fossimo un esempio virtuoso di società che aveva svoltato e stava portando avanti un soggetto. A 21 anni, se non giochi neanche in Serie C, sei giovani ma devi fare un altro mestiere. Abbiamo provato, poi siamo andati in vacanza pochi giorni, siamo tornati e abbiamo fatto un’altra preparazione. Era giusta? Non faccio l’allenatore o il preparatore atletico. Sicuramente ho sbagliato a non prendere un altro calciatore, ma da un’analisi fatta con gli addetti ai lavori che sono quelli che stanno tutti i giorni sul campo e a parlare con i calciatori… ho uno scouting formato da 7 persone, con il responsabile e 6 persone che girano tutte le domeniche: mi hanno detto che in giro calciatori più bravi di quelli che avessimo non c’erano. Ho letto una marea di cose, ma quella è lettura. Là invece si lavora e si prendono le responsabilità. Quando si è paventato che potessimo rompere un giocattolo, altro luogo comune, tra correre il rischio e usare quel sentimento abbiamo pensato che fosse meglio correre il rischio. Ho mandato una persona a Milano per fargli prendere un calciatore, pagando anche l’albergo. Ho parlato con 4 presidenti, 2 di A, 1 di B e 1 di C, per prendere un centrale difensivo che su Transfermarkt aveva un valore di 60mila euro. Mi hanno chiesto 2 milioni, ma il tempo dei 2 milioni è finito. Mi hanno detto di fare l’affare, ma io ho detto che era una rapina. Il centrale aveva 26 anni ed è proiettato verso una bella carriera, ho offerto 1.5milioni ma non me lo hanno voluto dare. I miei collaboratori hanno detto che potevamo farne a meno. La colpa non è di nessuno. Ci sono state tre persone, guidate dal Presidente Vigorito, che sono arrivate a una conclusione che si è rivelata sbagliata. Ma siete convinti che la vostra conclusione sarebbe stata esatta? Col centravanti strutturato e col difensore forte e che fa gruppo siete convinti che avremmo vinto? E aggiungo: era un’altra possibilità che avremmo avuto ma che non abbiamo sfruttato, non per risparmiare i soldi ma perché persone che hanno una storia nel calcio hanno detto che si poteva andare avanti in quel modo. Altrimenti avrei messo le mani in tasca e avrei speso, come faccio da 20 anni. Dire che siamo l’unica squadra che non ha comprato non vi dà ragione, dice semplicemente che indicata un’altra strada. Abbiamo preso una decisione collegiale, come in tutte le società: non abbiamo litigato per questo, altrimenti avrebbe deciso uno solo che è il Presidente“.

SU AUTERI E PAZIENZA: “Se mi convinco che siete più bravi di Auteri, Carli e company allora vi prendo io, come ho fatto con Pazienza. Era un giovane che avevo osservato, che volevo prendere l’anno scorso al posto del tanto vituperato Andreoletti che sta vincendo il campionato di C, di De Zerbi, che sta all’estero, di Baroni, che sta in A. Come ho spiegato ad Auteri, l’errore non è stato licenziare lui: lui è stato licenziato per le stesse ragioni per cui è stato esonerato Pazienza. Ho esonerato Auteri dopo avergli chiesto spiegazioni, alle 2:30 di notte. Pazienza lo avevamo seguito, aveva fatto una promozione dalla D alla C, play-off col Cerignola il primo anno, Avellino preso da quart’ultimo e portato in semifinale play-off come noi. Ha trovato difficoltà che aveva sottovalutato, io pensavo di aver trovato una persona con l’esperienza per superare queste difficoltà. Pazienza ha dato una svolta completa alla squadra, ma la squadra non l’ha recepito. Probabilmente avremmo fatto la fine del secondo anno di Serie B, avendo stabilito che questa era la squadra di Auteri con cui avevamo fatto le scelte allora l’ho richiamato. Dal suo ritorno la squadra sta avendo comunque difficoltà: qualcuno di voi ha un’idea del perché? Le colpe non servono, servono le ragioni. Auteri troverà la situazione, è molto molto fiducioso in questa squadra anche in questo momento. Se cominciate a sorridere, darete un po’ di entusiasmo anche voi. L’ho richiamato perché mi sono reso conto che una squadra nata con Auteri difficilmente avrebbe trovato un altro allenatore capace di seguire le stesse cose, gli ho chiesto di tornare perché in questi anni abbiamo imparato che il lavoro non è amicizia. I risultati sul campo si pagano, io facendo assegni e gli allenatori venendo esonerati. Mi auguro che la squadra con Auteri ritrovi lo smalto delle prime giornate, altrimenti avremmo portato dei giovani dalla primavera in prima squadra. Anche se qualcuno oggi è sotto attacco perché pensiamo sia diventato un pippone, vi garantisco che la società ha offerte sul tavolo di qualche milione di euro per qualche giocatore. A dicembre mi è arrivata un’offerta di 2 milioni per Nunziante, dalla Roma e dal Monza: altro che settori giovanili migliori, faceva parte della prima squadra. La nuova regola prevede che bisogna fare i contratti a ragazzi di 18 anni, altrimenti il ragazzo se ne va: e poiché il mio direttore sportivo e allenatore hanno detto che fossero ragazzi di prospettiva, li ho messi tutti sotto contratto. Qualcuno si è posto il problema che tra gli elementi negativi anche quest’atmosfera di grande gioia e disfattismo, che ha una logica, forse oggi dovrebbe essere messa da parte, visto che andiamo a fare i play-off? Invece di continuare a dire che cosa ci andiamo a fare? Un esame di coscienza da parte di tutti… la tifoseria vuole protestare, chi dice di no, ma la critica e la protesta non nasconde la mala fede e anzi la evidenzia ancora di più. Pensate che uno fa le cose senza pensarci, che uno si è rincoglionito: è vero, ma non ora, 20 anni fa, quando ho deciso di comprare il Benevento ed entrare nel calcio, una delle cose più difficili. Chi sogna a occhi aperti, come ho fatto io, alla fine qualcosa la realizza. Se ci diamo una sveglia tutti quanti…“.

SUGLI ULTIMI QUATTRO ANNI DI FALLIMENTI: “Negli ultimi quattro anni maledetti siamo retrocessi in B, la Serie A era veramente tosta. In B, il primo anno, abbiamo fatto una semifinale per tornare in A, e non subito in C come sta succedendo ad altri: e siamo stati esclusi per la classifica avulsa, altrimenti saremmo andati in finale. Il secondo anno ho preso quattro allenatori e calciatori con alle spalle A e B per non retrocedere: visto quello che è successo quell’anno… Forse non siamo stati attenti? Per sapere che cosa fa la gente dovrei dormire con loro e neanche lo potrei scoprire. E’ colpa mia se Lapadula o Barba se ne sono andati? Nessuno ha sentito voci strane, di pressione su questi calciatori? Io sì. Non so se è vero se lo spogliatoio è coeso o meno, non è il mio compito e non vado nello spogliatoio a vedere giocatori in mutande. Siamo retrocessi e forse alla fine abbiamo capito perché qualcuno è scappato. Ci siamo rimboccati le maniche e l’avvocato Vigorito si fa tutte le trasferte insieme ai tifosi, non solo a Milano o Torino, avendo i complimenti della gente. Io amo la Serie C, è così. Amo l’insalata, mi hanno messo a dieta, ma mi piace più la lasagna… Nel mondo reale andiamo a giocare a Cerignola, ma che uno possa andare a vincere a Cerignola per far vincere l’Avellino… L’anno scorso siamo arrivati in semifinale, se pensavate che Pinato e Talia si potessero far espellere non li mettevamo in campo… e quegli undici non li sceglie Vigorito. Questi sono i quattro anni terribili: due di B e due di C, uno con play-off per andare in A e due play-off di C. E’ un fallimento, ci eravamo abituati bene con la Serie A… Qua venivano i Lukaku e i Dybala, mica ad Avellino. Siamo stati sfortunati anche con il Covid-19, non posso dare la colpa a nessuno, abbiamo fatto 4700 abbonati il primo anno. Abbiamo fatto la nostra parte, ci avete applaudito anche quando siamo retrocessi e di questo vi dobbiamo ancora ringraziare, ma ho detto che in A con altra gente non ci saremmo tornati. Se dovessimo tornarci così dureremmo un’altra volta sei mesi, dobbiamo tornarci con gente fidelizzata e giallorossa“.

SULLA SUA PERMANENZA, SUI PLAY-OFF E SUI GIOVANI: “Se qualcuno ha una visione diversa e un portafoglio diverso e mi dice di farmi da parte in maniera educata… ma Vigorito non vuole andare via, vuole stare a Benevento. Vuole continuare a investire nel calcio, vedere il sorriso dei bambini e trovare la gente per strada che mi ringrazia. E non voglio essere ringraziato, voglio che si sappia che nel calcio sicuramente non tradisco. Ho coraggio perché sono uomo, non offendo mai le persone: al massimo mi limito a non averci rapporti, ma ognuno può avere la sua visione. La società non va via, Vigorito non va via e rilancia. Ora si va a fare i play-off, e vi dico la verità: spero che possano andare bene. Siamo partiti con entusiasmo, stiamo finendo piangendo. Siamo come un secchio nel pozzo. Vogliamo rimanere nel pozzo o vogliamo salire? Io vorrei salire, insieme a voi. Nella speranza e nei sogni l’uomo cresce, non nei fallimenti. Ho cercato dove ero fallito, ma non trovo fallimenti. Se per voi il fallimento è il portiere che prende un gol in meno e va in Nazionale… forse gli abbiamo dato visibilità, probabilmente abbiamo sbagliato, ma quando Nunziante ha fatto tre parate consecutive sotto la Sud pensando che fosse arrivato Donnarumma… ero solo io? Quando avete dato l’appellettivo di Super-Mario a Perlingieri, ero solo io? Altro peccato mortale è stata Confindustria, ho incontrato 7mila giovani ma nessuno giocava a calcio. Forse penso di essere ancora giovane e continuo a fare stronzate come se avessi 20 anni“.

SUL MARCIO ALL’INTERNO DELLA SOCIETA’: “Questo è frutto dell’opinione pubblica, che si forma attraverso l’informazione. Non mi pare di avere marcio nella società, altrimenti vuol dire che sono ingenuo. Vi auguro di sognare come ho fatto io, e avere gli stessi risultati: sarebbe una vita meravigliosa. Ci saranno degli errori? Ricominceremo. Abbiamo preso circa 220 giocatori da quando sono qui, ora mi è venuta voglia di crescere i calciatori. Eravate tutti felici, provate a tornare felici. Qualcuno resterà, qualcuno andrà via, ma questo non vuol dire chiudere il Benevento Calcio: significa rialzarsi, dopo aver riflettuto“.

SUL BILANCIO DEL PERCORSO GIOVANI E SULLE FONDAMENTA: “Se fermo l’orologio al 31 dicembre penso di aver fatto bingo, se guardo adesso penso che dobbiamo ricominciare da capo. Dobbiamo scegliere con attenzione e capire quali ragazzi sono cresciuti, dobbiamo fare un esame sulle attitudini psico-fisiche. Credo che su alcuni elementi possiamo contare, sia della nuova sia della vecchia guarda. Il nuovo allenatore, o quello riconfermato, dovrà esprimere il proprio giudizio a valle di un ritiro. Alcuni dei ragazzi personalmente li ritengo molto interessanti e caratterialmente legati alla maglia giallorossa, come attaccamento; altri invece forse devono maturare da qualche altra parte se mi confermano che hanno prospettiva, mentre altri ancora potrebbero essere lasciati liberi. A prescindere da quelli che sono senza contratto, che sono un discorso a parte, a cui va rinnovato o meno. A volte desidererei non essere violento ma chiudere una porta, ma poi ti trovi una denuncia”.

SUGLI INVESTIMENTI: “Dal prossimo anno questo regolamento non lo applicheranno, sarà una prova di quella nuova: il salary-cap che è complesso. un tetto massimo di spese. Chi supera il limite avrà delle sanzioni. Io nero non lo faccio, per il calcio ancora meno. La riforma è voluta dalla maggioranza dei presidenti di Serie C che vogliono che le realtà più grandi non possano fare campagne acquisti faraoniche. Se voglio prendere Dybala avrò delle sanzioni, di carattere amministrativo e sportivo. Il vivaio mi costa 2 milioni l’anno, poi quando arrivano a 16 anni sono liberi di svincolarsi e gli devi fare il contratto. Ma il ragazzo non ha l’obbligo di farlo. C’è un ragazzo nel vivaio che ha 16 anni tra un mese, ha richieste di Juventus e Milan, è un autentico fenomeno ma non è voluto rimanere neanche quando io mi sono prostrato. Noi contiamo quasi 200 ragazzi, di Benevento e di fuori, di cui 40 in convitto, a cui il Presidente Vigorito paga notte, colazione, pranzo e cena, e poi se ne vanno. Qualcuno è andato ed è rimasto in Serie A, parecchi sono in B ma sono il frutto di questa terra e di questi sacrifici. Mi dispiace che non siano rimasti, ma sono contento di averli fatti salire. Questa è la politica del domani: rinforzare il settore giovanile e utilizzare il massimo dei ragazzi che arrivano dal settore giovanile, con i giovani che costano dall’età di 16 anni con le nuove leggi. Bisogna avere la tranquillità. Ora la bilancia è meno bidoni e più calciatori che perdo: avete fiducia in me? Sono responsabile di un’annata fatta bene fino a dicembre e male adesso, ma nel calcio tutto può succedere compresi dei miracoli: che Manconi possa segnare un rigore e uno sbagliarlo, che Nunziante pari“.

SUI PROBLEMI DEGLI ULTIMI ANNI: “Se i problemi sono essere andati in Serie A e Serie B negli ultimi 8 anni, forse sarebbe preferibile dire che abbiamo qualche problema in meno di chi ha fatto 80 anni di Serie C. Avevo detto che ci volevano tre anni: l’anno scorso mi sono illuso con la semifinale, quest’anno anche perché pensavo che il campionato fosse nostro. Scusatemi se sono felice“.

SULLE CONTESTAZIONI: “A me dispiace anche se c’è uno che contesta, significa che ho deluso qualcuno. Ma in una diatriba chi deve emettere la querela è l’offeso, e io non ho mai offeso nessuno. Dire che uno manca di rispetto, dire i morti a qualcuno dagli spalti, dire che ormai non capisco più nulla… questo è più che dire siamo mille o 2mila… ma su questo la stampa tace, è giusto. La mia televisione negli ultimi mesi è stata la mia peggior accusatrice, ma mica ho speso le televisioni. Eppure ho il potere di farlo, tanto è vero che ho detto di mandare in onda solo la conferenza oggi. Accetto tutte le critiche. Odio gli insulti, le volgarità, le menzogne, le calunnie: mica sono critiche quelle. I tifosi sono in rotta con la squadra perché non rende? Hanno ragione. Incitiamo per 90′, poi dal 91esimo fischiamo. Contro il Trapani il pubblico si è comportato molto bene, così è quello che desidererei anche nel futuro. Poi ci sarà la fine dei giochi e quei sentimenti, una volta filtrati dalla ragione e dall’oblio, il sentimento di irriconoscenza e la mancanza di personalità, il menefreghismo e la superficialità di qualcuno serviranno per toglierli e provare a fare una squadra migliore. Quale? Quelli che sono felici di venire a Benevento e quella che offrirà il mercato. Lo spogliatoio va benissimo, sono coesi, non fanno più le feste insieme visto che sono stati accusati anche di questo, ma mangiano pane e pallone: lo spogliatoio è perfetto. Ho fatto le domande a tutti, uno per volta: sono ragazzi tranquilli, educati, puliti, trasparenti, che a volte giocano con un attrezzo che qualche volta gli è estraneo. Quest’anno potevamo vincere il campionato, è vero, ma tutti e tre siamo stati d’accordo sulle cose che abbiamo fatto quindi dovete mandare al patibolo tutti e tre“.

SUL FUTURO DI CARLI E DI AUTERI: “Continuate a scriverlo voi sui giornali, è così bello. Auteri ha accolto con grande signorilità l’esonero, ci siamo sentiti subito dopo ed è stato molto doloroso. E’ una persona per bene, trasparente, ed è un grande allenatore. Sta facendo un buon lavoro. A fine campionato vedremo, vedremo quali sono le sue idee. Può darsi che non gli piaccia la mia idea di fare questo tipo di campionato, può essere che lo chiami la Salernitana se dovesse andare in Serie C. Lui è molto ricercato, sono stato fortunato ad averlo trovato quando era disoccupato. Come tutti gli allenatori va, viene, viene esonerato, vince campionati. Chi sono quelli che abbiamo preso che non avevano vinto campionati? Dopo due anni avevamo fatto una finalissima, con Soda che non sapevo se avesse mai allenato. Era la notte dei tempi, ma ricordo tutto. Ero inesperto, giovane, ma siamo andati a fare una finale… 25mila spettatori? Eravamo tanti. Il popolo sannita ha una caratteristica meravigliosa: ti aiuta sempre, quando vinci e quando perdi. Abbiamo perso con una retrocessione brutta, ma il pubblico ci ha applaudito per 10 minuti. E’ difficile interpretare le corde degli uomini. Fare una Serie A con 4 mila abbonati non è normale ed è diverso da quello che pensavo io“.

SULL’ASSENZA DI SPIRITO BENEVENTO NEL GRUPPO SQUADRA, SULLE IPOTESI MAROTTA O LOPEZ A FARE DA TRAMITE PER LA PROSSIMA STAGIONE E SULL’IDEA DI REINSERIRE NELLO STAFF GORI: “Ottimi ragazzi. Vorrei chiarire che se facessi queste cose avrei altre due persone sannite in meno, Lopez è sudamericano e Marotta è napoletano. Come lo spieghiamo al signore di prima? Marotta è un ottimo ragazzo e probabilmente un giorno avrà un ruolo, poi che un napoletano debba trasmettere beneventanità… può succedere eh. Al di là dello sport, bisogna tenere presente che qui c’è gente che ha figli e famiglia. Il fatto che una squadra di C abbia 88 dipendenti non è un’anomalia, è una follia. C’è gente beneventana, non serve fare il calciatore per trasmettere l’amore per la squadra. Il gruppo dei medici è tutto beneventano e sono tifosi del Benevento, sono professionisti molto seri che portano anche il secchio con l’acqua ai calciatori. Poi può succedere di tutto. Sena è un calciatore beneventano, qualche altro giocatore è nato in provincia di Benevento. Non penso che il beneventano in generale abbia il timbro per dare la beneventanità, ma debba essere un professionista: se è di Benevento ben venga, costa anche di meno. Gori? Quando è arrivato qui a sostituire il portiere in C2 fu il mio primo acquisto, era il portiere di riserva del Taranto e qui fece il titolare fino alla fine vincendo il campionato l’anno dopo. Furono le prime critiche che io beccai. Negli anni ha dimostrato di essere un ottimo professionista, è andato via per qualche malinteso ma è tornato perché richiamato. L’anno scorso, quando la barca stava affondando, ha detto di volersi prendere un anno sabbatico e abbiamo dovuto sostituirlo. Oggi sarebbe difficile sostituirlo, senza mandare via un altro. Ghigo Gori, come un altro, non ha mai allenato, è un bravo ragazzo e un ottimo portiere ma non gioca più. Ghigo è un ragazzo a cui ho dato le chiavi della società, un grande professionista che è dovuto stare anche in maniera clandestina vicino alla squadra e io non sapevo non potesse starci: è partita una lettera anonima da Benevento che lo ha segnalato e dovetti farlo allontanare. Me ne servirebbero 10 come Gori, ma penso sia troppo tardi: se uno se ne va, se ne va. Ho saputo adesso di Bruno, che è andato a Latina da quasi esordiente: ha fatto due partite e le ha vinte entrambe, era quello che speravo quando ho preso Pazienza. Si è sempre proposto da calciatore, non abbiamo mai trovato l’accordo. Ragionava come ragionano i calciatori. Nardi è stato sfortunato, si è operato“.

SULL’IDEA DI UNIRE NUOVAMENTE TIFO E SQUADRA: “E’ il mio desiderio. Sono qui per parlare con voi e, attraverso voi, parlare con la gente. Voglio capire dove si è inceppato il meccanismo. Abbiamo fatto una campagna abbonamenti estremamente agevole, abbiamo inventato ‘ConosciAMO Benevento’ in giro per la provincia per far sì che la squadra fosse vicina ai tifosi, abbiamo donato colombe e uova di Pasqua, abbiamo aperto l’allenamento durante la settimana ma non c’è un popolo che va. L’ambiente… quale? I 50-100-150? Quando parlate di ambiente penso che vi riferiate ai quattro amici al bar, non mi sembra che ci sia un ambiente catastrofico. C’è una parte della tifoseria organizzata, ma mi sembra di ricordare che qualcuno quando andò oltre si scagliò contro la tifoserie organizzata. Fare qualcosa… i dirigenti vengono pagati per dare soluzioni, non problemi. Se c’è un’idea ho pensato che potesse essere fare una conferenza a cuore aperto, schietta, una cosa sincera e con la stessa sincerità io sto parlando. Così la moltitudine si assottiglia molto. Ci sono peccati mortali che ancora oggi sta perseguendo la Procura della Repubblica, l’assalto alla dirigenza non era uno scherzo e la società ha aperto le porte. Dicevate di aprire l’allenamento, ci sono 10 persone che ne hanno diritto. All’ultima protesta un altro Presidente avrebbe chiuso, ma io ho lasciato aperto perché so che alla fine qualcuno protesta ma ci tiene alla squadra. Non penso che sia un ambiente da festa. Dalla Curva e dai gruppi organizzati ho imparato il rispetto, una parola che magari non viene applicata ma che abbonda. Se gli altri pensano che questo sia un fallimento ho il diritto-dovere di dirvi di no. E se dopo questo siete convinti che quest’uomo ha fatto il suo tempo e debba andare via, io e non come minaccia do la mia disponibilità per andare via a fronte di un’offerta. Se proprio è così, occupate lo stadio. Sono felice di stare qui, se non mi volete non lo fate dire a me: fate venire qualcuno che dice che può fare meglio di me. Benevento costa un milione e mezzo al mese. I soldi non contano, il Benevento è gratis per chi dà garanzie al Benevento. Al Benevento ho dato la mia passione, non pensate ai soldi. Benevento mi ha dato tanto in termini di affetto, ma l’affetto non si paga. E’ proibito al Presidente parlare alla tifoseria organizzata, c’è un mio dipendente ma non gli piace. Siamo abituati ad applicare le regole. I nostri vanno a visitare scuole, campi, comuni. Le società sportive di Benevento vengono invitte ogni domenica allo stadio, gratis et amore dei. Che altro dobbiamo fare? Vincere qualche partita? Ma non gioco io. Qualcuno ha messo in dubbio che io non ami questa città e che non ami per questi colori, per far vincere l’Avellino. Insieme si sta quando uno è a terra e lo aiuti a rialzarsi, insieme si sta quando uno non riesce a coronare i propri sogni e tu li hai nelle mani ma li nascondi, quando vai a mangiare fuori città per non far vedere nella tua città che hai i soldi altrimenti la gente parla. Che cosa vi aspettate che facciano i calciatori in una città come Benevento dove i beneventani vogliono andare via? Non possono andare a mangiare una piazza e farsi un giro? Alle 22:30 devono stare a casa, la società opera dei controlli a campione. Lo sapete? Nel girone d’andata andava tutto bene, nessuno faceva niente e i ragazzi erano dei talenti: dal primo gennaio invece si è girata la pagina. Dobbiamo vincere e per vincere, purtroppo, siamo nelle gambe e nella testa di questa gente: se alle gambe mettiamo la zavorra dei nostri fischi, mugugni e malcontenti… sicuramente non è il mezzo. Io sto ‘insieme’, dobbiamo rivedere il significato della parola ‘insieme’. Oggi, se dovessi immaginare una soluzione per parlare di questi problemi, ho deciso di parlare in tv: forse qualcuno oggi non potrà dire ‘dice sempre le stesse cose’ e, anche se fosse, vuol dire che evidentemente meritate sempre le stesse cose. Nel peggiore dei casi dovremmo giocare la prima partita il 4 maggio, sette giorni dopo l’ultima partita: sarà una settimana normale di allenamento. Far parlare i giocatori non serve, meno parliamo e meglio è in questo momento. Ora bisogna pregare che si riaccenda la scintilla in quelli che abbiamo, come accaduto nel girone d’andata“.

SUGLI ERRORI DI QUEST’ANNO E DEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI: “Negli ultimi quattro anni ho fatto un errore di valutazione affidando compiti di coordinamento e sorveglianza in maniera maggiore rispetto a quanto fatto negli ultimi due, brucerei la prima B e la seconda B con la retrocessione ma non la C. Gli errori sono umani, resto fedele a me stesso. L’anno di A è stato anomalo e basta, eravamo al decimo posto e magari era l’aperitivo della prima B. In questi quattro anni, comunque, ho sbagliato i due di B: ho delegato molto perché avevo tanto lavoro da fare, c’era attenzione ma mi accuso del minor tempo. Dei due anni di C posso solo rimproverarmi di essere stato poco a casa anche quando avevo la febbre, di aver visitato paesi e di non aver studiato la storia di questi; ma non di aver dato il mio tempo, la mia attenzione e una parte dei miei soldi. Vorrei andare via dalla C, la città di Benevento e la società Benevento Calcio merita categorie superiori. Penso che potremmo andare in B, con una politica attenta che non faccia gli errori del passato e valorizzi le proprie risorse. Fino all’ultimo giorno, quando mi chiederanno le dimissioni, lotterò per andare in B. Non c’è un attimo dei miei vent’anni che non rifarei tale e quale, tranne forse qualche volta riporre la mia attenzione su qualcuno. La mia è stata una vita meravigliosa e ci sono anche i 20 anni di Benevento. Avere il coraggio di piangere il pubblico è una forza, è una debolezza trattenerlo“.

SULLA RIFORMA DELLA SERIE C, SU DUE LIVELLI: “Questa cosa è stata già portata diverse volte e qualcuno che ha più potere di me non riesce a farla. Nel calcio le categorie esistono per meriti sportivi, non perché ci chiamiamo Benevento, Catania o Avellino che non c’è più. Dovrebbe esserci una ripartizione finanziaria diversa, non una riduzione delle squadre. Il calcio è della gente, non puoi togliere a una persona il piacere di andare a vedere il calcio. Ma devi metterlo in condizioni che ci sia parità. Stabiliti i requisiti, come strutture e bilancio e se vuoi anche pubblico, allora facciamo le categorie. Non è la storia che fa iscrivere al campionato ma i meriti sportivi. Sarei felice di andare gratis allo stadio, ma non è quello il problema. Il problema è l’entusiasmo, l’ambiente. Il nostro girovagare per la provincia era dovuto a questo. La proprietà, questa squadra, la mette nelle mani di tutti, sempre. Certe decisioni, però, le deve prendere la proprietà. Altrimenti facciamo un referendum per ogni decisione, come per comprare un giocatore nuovo. Le regole ci devono essere. Noi abbiamo fatto la storia, non perché non l’avessimo prima ma perché abbiamo curato campo e immagine e abbiamo vinto qualche merito sportivo. Siamo diventati una squadra seria, un pullman da Serie A, ma non per questo vinciamo il campionato. Ci prendono in giro per il pullman, per la troupe, per la tv, per i calciatori con le divise Nike, poi ci vedono giocare e ci prendono in giro due volte. Accanto a una società modello nascono le altre componenti modello, dalla piazza alla stampa. Non cerco colpevoli, altrimenti facevo i processi: cerco le soluzioni, e non ne arrivano molte“.

SULLA VOLONTA’ DI TORNARE IN SERIE B: “La stagione 2024-25 costa a Vigorito 12 milioni di euro. Ho delle persone che hanno rispetto per me, nonostante io sia fatto così. Se trovate una logica, a parte le calunnie e le vigliaccherie di affari… Spendo 12 milioni di euro ad oggi, avete mai conosciuto una persona capace di spendere 1 milioni al mese perché non vuole andare in Serie B? Se lo conoscete presentatemelo, così gli do 500mila euro“.

SUL SUO ESSERE GLADIATORE: “Pensavo che in questa città fosse finita la stoffa per fare gli striscioni. Non ora, sono cinque anni che non esce uno striscione in favore del Presidente o della squadra. Però non è finita perché qualcuno ha trovato lo spazio per scrivere. La Curva aspetta me per scatenare l’entusiasmo? La dovete smettere di parlare genericamente. Quanti sono? Sono passato sotto la Curva anche quando c’era il silenzio e i gruppi divisi approfittavano per parlare di chi fossi figlio, ho fatto finta di non sentire. Ma i morti no, non li accetto. Le offese personali sì, perché non mi sento offeso, ma i morti no: quelli sì che fanno vergognare questa città. Questa è una città di cultura e di sensibilità, quelli sono beneventani. Non giudico una città per delle voci, ma non sono neanche disposto a farmi dire delle cose in questo modo. La mia assenza dipende per evitare che si qualifichino in questo modo. Posso ignorare l’avversario e chi non considero degno, ma i morti no. Sapere che hai delle persone accanto ti aiuta a guardare oltre l’orizzonte, se rimani da solo esprimi la tua personalità che a volte e buona e altre no. Il famoso rispetto di cui parliamo non è a senso unico. Ho rispetto di tutti. Chiedo di sostenere la squadra, di avere rispetto di chi indossa i nostri colori, di sapere che il Benevento non muore e che io non seppellisco il Benevento perché non faccio il becchino; poi se verrà un altro con un calesse migliore è un altro discorso. Il Benevento sta bene nelle mie mani e di chi vuole venire allo stadio, dobbiamo decidere se vogliamo essere liberi o stare insieme: io dico stare insieme. Dirlo da parte mia vale più delle manifestazioni e dalle torte. Sono quello che ha mangiato pane e mortadella da voi, che si è sentito chiamare cornuto e sputare in testa, sono quello che ha pianto e sorriso insieme a voi: in 20 anni non sono cambiato, sono solo cresciuto ma sono sempre lo stesso. Fate in modo che i vostri applausi superino le proteste, i calciatori non lo meriteranno ma il Benevento sì. E voi applaudite il Benevento, non i calciatori. Non sono eroi, ma neanche dei delinquenti. Sono ragazzi, ma hanno capito e hanno una responsabilità sulle spalle: ci hanno fatto vedere il paradiso, ora ci hanno buttato nel purgatorio. Possiamo anche andare all’inferno, ma la speranza è di tornare in paradiso. Insieme“.

SUL COLLEGAMENTO TRA IL BENEVENTO E IL CASO SCOMMESSE: “Questa questione mi ha disturbato al punto che ho pensato di abbandonare il calcio, poi ho pensato che questi atti di vigliaccheria non vanno premiati. Pur non riconoscendo che i miei valori non si sposano con quelli del calcio, mi sono fatto forza e ho detto che i pensieri si combattono da dentro. Non sono stato sfortunato ma poco attento, se sto più attento difficilmente ripeto gli stessi errori. Devo essere quello che molti hanno sempre considerato, il leader e il simbolo di questa società. La personalità. Qualcuno ha detto che ho perso il carisma. Non credo di aver cambiato personalità, anzi: stiamo dando un esempio, io e gli altri, che ci si può rialzare. Stiamo chiedendo ancora una volta, con umiltà, di stare tutti insieme e che chi spende milioni non lo fa per passatempo o perché ha degli appalti da qualche parte. Non c’è un interesse se non la passione, quella vera, e il sangue. C’è bisogno di rimanere, accanto e insieme: si può non essere insieme, ma accanto si ha il dovere di esserlo“.

SULLA CANDIDATURA NEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA LEGA PRO: “Oggettivamente, preferisco avere l’influenza in altri posti. Oggi come oggi ci sono una serie di interessi così divergenti tra i vari gironi e tra stesse squadre dello stesso girone che ci vorrebbe una persona con tanto tanto più tempo. Per chi non ha più 20 anni, il tempo non va speso appresso solo a una cosa. Lo voglio spendere per il Benevento Calcio, per avere una maggior attenzione sui problemi che emergono. Sento Carli e Auteri sempre, tutti i giorni, anche alle nove di sera o quando non mi va e torno a casa. Oggi il sogno è il quinto posto, poi i play-off che fatti così penso che siano una grandissima ingiustizia. Bisognerebbe far andare in B chi lo merita, noi quest’anno non lo meritiamo: non è giusto che vada una sola squadra e poi le altre debbano fare 15 partite, anche se sei arrivato a 2 punti dalla prima posizione. Con il Como perdemmo al 94′ su un tiro cross di Ganz, ed erano lontanissimi da noi in classifica. Come ci eliminarono il Potenza, il Crotone. Nel nostro fallimento dei 20 anni ci siamo fatti 4-5 semifinali per la B, 3-4 finali per la B: non è giusto che chi faccia un campionato all’avanguardia debba fare i play-off, ridurrei la fascia. Farei tra seconda e terza in caso di distacco di 5 punti. La Lega Pro prende i soldi da Sky quindi le partite devono essere interessati fino alla fine. Come si fa a escludere dal campionato due squadre, darne cinque ha una squadra che poi è volata e toglierne a noi 6? Il Benevento sul calcio avrebbe 55 punti, significherebbe terzo posto. Fallimento… per me sì, ma perché volevo andare in B. Diamogli coraggio, sono gli stessi del girone d’andata, altrimenti facciamoci un altro anno di C. La partita di domenica è in più per me“.

SUL FUTURO DEI CALCIATORI IN SCADENZA O A FINE PRESTITO: “Penso che tutti dobbiamo avere una chance. Il problema è anche psicologico per la società. Se individuiamo le ragioni per cui qualcuno dei giocatori in scadenza o che vuole andare via ha avuto un calo di rendimento nel girone di ritorno, perché no? Abbiamo diversi giocatori che sulla carta sono top per questa categoria, forse qualcuno non lo ricorda ma ognuno di questi o ha un bagaglio di partite in A e B o ha fatto il fenomeno in Serie A. Non conosco le ragioni per cui un gruppo di ragazzi che va d’accordo, che fa gli allenamenti a mille, che in allenamento fa delle buone trame, perché poi la domenica non gioca. Il destino di molti dipende dalla categoria che faremo l’anno prossimo. Abbiamo pochissimi motivi per intervenire sulla squadra in generale. Non possiamo fare gli inviti per i matrimoni e poi non avere gli sposi: ora come ora la rosa non è da Serie B, ma parlare di una cosa che oggi non esiste non serve“.