In mattinata, nel foyer del teatro “Vittorio Emanuele” di Benevento, si è tenuta la conferenza stampa dell’evento “Magia in musica – Tango e dintorni“, che si terrà il 31 ottobre (Teatro Vittorio Emanuele) con due spettacoli (19.30 e 21.30) da non perdere assolutamente. Un viaggio in musica attraverso il fascino del tango.
“E’ un’iniziativa molto bella – afferma l’assessore alla Cultura, Antonella Tartaglia Polcini – che abbina l’emozione della musica alla danza. Ci auguriamo che la cittadinanza possa apprezzare il valore culturale e rievocativo che questo evento porta con sé, perché nel tango c’è anche molta spiritualità. Benevento accoglie un candlelight che avremmo dovuto proporre da tempo, ma aspettavamo la giusta proposta poichè questa non è una semplice serata, ma un trionfo di arte, cultura e poesia. Per quanto mi riguarda, il tango è poesia in musica”.
Francesco Tuzio, presidente dell’Accademia delle Opere Aps, si è occupato dell’intera produzione dell’evento: “In effetti – ha dichiarato – a Benevento è la prima volta che portiamo il candlelight intorno al quale è stato costruito l’intero spettacolo. Vorrei ringraziare anche Linda Ocone che ha curato la regia. Naturalmente il mio ringraziamento va anche all’insegnate di danza Carmen Castiello che sarà presente con una parte di danzatori che fanno parte del suo corpo di ballo. Questo è un viaggio in musica. Tornando al candlelight – continua Tuzio – sono felice di portarlo a Benevento per la prima volta. Per me è un po’ la data del cuore e, grazie alla joint venture con il Comune di Benevento, abbiamo realizzato questa serata in un teatro che è un vero gioiellino. Ci saranno delle sorprese che adesso non posso annunciare”.
Insieme ad candlelight ci sarà anche il quintetto d’ archi dell’ Orchestra Internazionale della Campania, con la direzione del maestro-concertatore Veaceslav Quadrini: “E’ un evento – afferma il maestro – che mi trasmette sensazioni positive. Mi aspetto una grande presenza di pubblico. Il candlelight è una sperimentazione iniziata lo scorso anno con un evento realizzato insieme a Francesco Tuzio. Con il fisarmonicista Flavio Feleppa, invece, collaboriamo dal 2014. Naturalmente abbiamo ottimizzato la formazione di musicisti. Per quanto riguarda la musica, alcuni arrangiamenti sono frutto di un lavoro che ho realizzato prettamente per il quintetto di archi. La fisarmonica di Flavio Feleppa – conclude – aggiungerà ulteriore magia a questa serata”.
Presente anche il consigliere comunale Marcello Palladino, componenete della commissione Cultura: “Mi fa molto piacere quando ci sono eventi ben curati e in grado di abbinare musica e cultura. E’ un evento che ha una certa originalità ed è caratterizzato da un genere affascinante come il tango, che abbraccia una larga fascia di pubblico. Guardo sempre con molto piacere a iniziative che danno alla città proposte di qualità. L’obiettivo è quello di creare tante opportunità in grado di dare a molte persone la possibilità di esprimere la loro arte in ogni sua forma”.
Di poche ma sentite parole l’intervento dello special guest Flavio Feleppa: “Ringrazio Francesco Tuzio per avermi coinvolto in questo progetto. Sarà sicuramente una grande emozione e un viaggio in musica. E’ bello ed emozionante suonare in un’atmosfera fantastica, che il candlelight è in grado di creare”.
Benevento, domenica l’evento sull’iscrizione della Via Appia nel Patrimonio Unesco con il Ministro Piantedosi
Il sindaco di Benevento Clemente Mastella, il presidente della Provincia Nino Lombardi e l’assessore alla Cultura e all’Unesco della Città di Benevento Antonella Tartaglia Polcini annunciano che è in programma, per domenica 1 settembre, a partire dalle ore 17, un incontro istituzionale e di lavoro per dare avvio all’attuazione del piano di gestione del sito dopo l’iscrizione nella lista del patrimonio dell’UNESCO della Via Appia – Regina Viarum, avvenuta a Nuova Delhi alla fine dello scorso mese di luglio. All’evento, al quale prenderà parte il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi, sono state invitate le autorità civili, militari e religiose e tutti i sindaci dei Comuni inseriti nel sito UNESCO della Via Appia ,da Roma a Brindisi.
Programma
ore 17,00 – 18,00 Museo del Sannio Accoglienza del Ministro Piantedosi e visita guidata della mostra sulla Via Appia nelle immagini dell’ICCD del MIC.
ore 18,15 – 19,15 Teatro de La Salle (ex Teatro De Simone) – Incontro programmatico per condividere
proposte di cooperazione per la valorizzazione e la governance del sito seriale della “Via Appia. Regina Viarum” per l’avvio dell’attuazione del piano di gestione.
ore 19,30 Degustazione di prodotti tipici del territorio del Sannio.
ore 20,30 Trasferimento presso il Teatro Romano per assistere al concerto della Fanfara della Polizia di Stato.
Benevento, inaugurata la Mostra fotografica sulla Via Appia
Mastella: “Dopo il riconoscimento Unesco, comporre un puzzle con altri Comuni”
“Celebriamo, con questa splendida mostra fotografica con immagini suggestive e inedite della Regina Viarum , il riconoscimento, avvenuto in sede Onu a Nuova Delhi, della Via Appia quale patrimonio Unesco. Benevento è protagonista di questa storia, altre città avrebbero avuto egual titolo a partecipare ma per raggiungere il risultato finale in maniera ragionevolmnente rapida ed evitare che l’iter si allungasse troppo, si è deciso di circoscrivere il perimetro.
Resta un successo che troveremo, assieme al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che ringrazio ancora, modo e formule per condividere con i territori attraversati dall’Appia. Un’Associazione dei Comuni, comprendente tutti quelli toccati dal percorso, potrebbero essere uno strumento utile ed efficace per valorizzare il riconoscimento Unesco”, lo ha detto stamane il sindaco Mastella all’evento inaugurale della mostra fotografica sulle immagini storiche della via Appia presso il Museo del Sannio.
Prima il Sindaco aveva partecipato, in videoconferenza, al convegno, che si è tenuto a Mesagne, sul piano di gestione delle attività lungo la Regina Viarum: “E’ un puzzle che dobbiamo comporre coralmente: un’ottima potrebbero essere i Giochi dell’Appia, che guardino allo slow tourism, rispettoso dell’ambiente e che esalti eccellenze come enogastronomia, sentieristica e sport, rete museale soprattutto delle aree interne che hanno un’occasione storica“.
“La mostra è un unicum – ha spiegato al Museo del Sannio l’assessore alla Cultura Antonella Tartaglia Polcini – e si incentra su una narrazione inedita e visiva di uno straordinario itinerario geografico e cronologico: una pagina di storia che vede protagonista Benevento. Le immagini dell’intero percorso della Via Appia, realizzate e curate dall’Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero della Cultura, sono il cuore di un progetto condiviso con la Provincia di Benevento e Sannio Europa. Realizziamo con questa mostra un abbraccio ideale tra i due siti Unesco della Città di Benevento“.
VIDEO – “Leonardo il mito del Rinascimento”: il 6 luglio lo spettacolo al Teatro Romano
Si è tenuta, nella mattinata del 1 Luglio, nella Sala dell’antico teatro di palazzo Paolo V di Benevento, la presentazione dello spettacolo “Leonardo il mito del Rinascimento”.
Hanno descritto il progetto il regista e direttore artistico Kevin Arduini, il Consigliere comunale Mara Franzese ( Presidente Commissione Cultura), Antonella Tartaglia Polcini ( Assessore alla cultura) , con la partecipazione di Giacomo Franzese e del direttore Ferdinando Creta, rispettivamente Direttore del Teatro Romano e passdirector dello stesso luogo museale.
Il regista Arduini, dopo le presentazioni di rito da parte di Ermanno D’Onofrio, artist manager della Nestor Theater Company, ha descritto le ragioni della scelta di Leonardo come protagonista del loro lavoro, ricordando che egli è stato uomo di genio e talento universale del Rinascimento, scienziato, architetto, disegnatore, scenografo, matematico, anatomista, ingegnere, botanico, musicista e progettista.
Un uomo poliedrico che ha segnato il suo tempo ed il nostro, a cui il lavoro si ispira con 50 artisti in scena, con un corpo di ballo con 14 danzatori professionisti, con abiti scenici del sempre tempo e, soprattutto, con la passione che un uomo come Leonardo ha saputo infondere in quanti animano lo spettacolo.
Mara Franzese ha ricordato poi la completa disponibilità del Comune di Benevento a tali iniziative che arricchiscono la città e sono capaci di attirare un numero importante di cittadini, anche e soprattutto giovani, in un progetto dal fascino particolare fuori dal tempo.
Giacomo Franzese ha poi rammentato il piacere di ospitare un tale programma nel Teatro Romano, luogo storico pieno di millenaria cultura, sempre aperto a eventi intellettuali ed educativi nelle sue diverse forme, dalla musica al teatro, dalla poesia alla danza, perché la conoscenza è insaziabile per chi vuole vivere con saggezza e sensatezza il tempo della vita.
Parole simili a quelle del direttore del Teatro Romano ha pronunciato Ferdinando Creta che, convinto che la cultura sia vita, si è dichiarato non solo favorevole ad iniziative come quella che ricorda Leonardo, ma a tutte quelle che possano arricchire il nostro patrimonio di conoscenze e competenze, sottolineando poi che il sito del Teatro Romano è lo spazio ideale per il raggiungimento di tali obiettivi.
La Tartaglia Polcini, nel congratularsi con l’Arduini e la sua compagnia per un progetto che ci arricchisce, ha ricordato come la cultura sia il fondamento del vivere civile e di come, momenti come quello in programma, non possano che essere, soprattutto per i giovani, un viatico importante per la loro crescita.
Il D’Onofrio, dopo aver ringraziato i numerosi ospiti presenti e gli sponsor del progetto, ha poi ricordato come lo spettacolo in cartellone sia già stato presentato in numerosi e prestigiosi teatri anche stranieri, tra cui il prestigioso Lisinski Opera Hall di Zagabria e lo storico Teatro Sartr di Sarajevo.
La conferenza si è conclusa con una breve rappresentazione sul palco di quattro artiste, personaggi in abiti del tempo che si sono accompagnati con strumenti musicali anche loro del tempo, come il flauto e l’arpa, per concludersi con il canto di tre di loro che, con voce potente e melodiosa, secondo lo stile musicale dei Rinascimento, hanno intonato melodie che hanno riempito la storica sala e rallegrato tutti i presenti.
Ascoltiamo le parole del regista, Kevin Arduini, ai microfoni di BeneventoNews24.it.
La straordinaria voce di Antonella Ruggiero rapisce il pubblico del S.Agostino di Benevento
Serata quasi magica all’Auditorium S. Agostino di Benevento, nella serata del 25 maggio, con la voce straordinaria di Antonella Ruggiero nel suo “Concerto versatile”.
Artista ed interprete di grande spessore della musica italiana, si distingue per la sua elevata estensione vocale, cosa che le permette di muoversi con abilità e capacità dal registro pop a quello della musica classica, il tutto interpretando vari generi musicali quali la musica sacra, quella popolare, il soul, il blues e il jazz .
Sold aut all’Auditorium per la perfomance della Ruggeri, momento del percorso artistico programmato dall’Accademia di Santa Sofia in collaborazione con il Conservatorio “Nicola Sala” di Benevento, l’Università del Sannio e, da quest’anno, con la banca Bpm.
Hanno aperto l’evento i saluti di Maria Bonaguro, presidente degli “Amici dell’Accademia” e di Marcella Parziale, consulente artistica dell’Accademia stessa.
La serata è stata anticipata dall’intervento di Antonella Tartaglia Polcini, docente di Diritto Privato presso l’Unisannio nonché assessore alla cultura del comune di Benevento, intorno al tema “Il tempo del diritto”. Ella ha introdotto la sua relazione chiedendo e chiedendosi se fosse il tempo sovrano del diritto o il diritto sovrano del tempo.
Il tempo prevale sul diritto o è il diritto a dare significato al tempo? Ovviamente è il tempo a vincere , quest’ultimo cambia con il procedere degli eventi e delle società. Un esempio di tale prevalenza del tempo è dato dalla procedura dell’usucapione, processo giuridico che riconosce il diritto di proprietà a seguito di un possesso continuato del bene. Ovviamente tale diritto, ella dice, si perde con la prescrizione. Esiste poi un diritto soggettivo ed uno oggettivo che cambia con il tempo della storia e della società.
Grande applauso è poi seguito a tale relazione, per l’ingresso sul palco dell’Orchestra del Conservatorio “Nicola Sala”, diretto da Francesco D’Ovidio, con arrangiamenti e orchestrazione di Umberto Aucone, compagine artistica composta da giovani musicisti che, con la loro arte e capacità interpretativa, hanno accompagnato Antonella Ruggiero nel suo concerto, artista al cui ingresso, il numeroso pubblico presente ha tributato una calorosa accoglienza.
La sua esibizione è iniziata con il brano “Amore lontanissimo”, pezzo musicale scritto dalla stessa Ruggiero e presentato da lei al Festival di Sanremo del 1998. Brano dolcissimo ed appassionato di un amore lontano, ma forte. A seguire ella ha interpretato “Solo tu”, altro brano famoso, conosciuto ed amato che ha coinvolto i presenti con il suo ritmo incalzante e appassionato.
A seguire l’artista ha modulato la sua voce per “Canzone dell’amore perduto” , brano scritto da Fabrizio De Andrè che ha praticamente trascinato molti del pubblico nel ricordo dei propri sentimenti al punto di cantarla insieme alla Ruggiero che, ovviamente, sovrastava altre voci con il suo timbro vocale caldo e potente.
La voce della Ruggiero, incurante del tempo e della sua lunga storia di interprete, è stata capace di scivolare tra note, sentimenti, ricordi e speranze dei tanti presenti in modo prepotente e nello stesso tempo leggero ed ammaliante, in modo particolare in occasione dell’interpretazione del brano “Per un’ora d’amore”, pezzo forte del gruppo “Matia Bazar” di cui la Ruggiero ha fatto parte dal 1975 al 1989, anno in cui ella lasciò il gruppo stesso ed intraprese la sua carriera da solista.
La Ruggiero è stata ed è, prima con i “Matia Bazar” e poi da sola, straordinaria interprete che ha saputo unire alla sua voce potente ed armoniosa, un forte desiderio di spaziare stili musicali e sonorità che andassero oltre i confini del linguaggio musicale tradizionale e, per questo motivo, ella è, ancora oggi, incurante del tempo che passa, significativa interprete della musica italiana.
L’interpretazione della canzone “Vacanze romane” ha poi, letteralmente, fatto sognare l’intero pubblico, anche questo brano cantato con i “Matia Bazar” e presentato a San Remo nel 1983. Canzone ricca di eleganza nel testo e nella musica e nello stesso tempo brano di rottura perché eseguito dalla stessa Ruggiero senza utilizzo di chitarre, esso è un richiamo nostalgico ai tempi passati di Roma, ma noi crediamo ai tempi lontani di ognuno di noi.
L’esibizione della Ruggiero è poi stata arricchita da quella alla fisarmonica di Davide Cavuti, compositore, musicista e regista italiano che si è esibito nel brano “Oblivion” di Astor Piazzolla, esibizione a cui il pubblico ha tributato un caloroso e sentito applauso.
Il ritorno sul palco della Ruggiero si è concretizzato con l’esibizione di altri brani come quello vocale/musicale di “Aria sulla IV corda”, del famoso brano “Cavallo bianco” , “Echi di infinito”, Impressioni di settembre” per concludere con il pezzo, altrettanto famoso e conosciuto di “Ti sento”.
Dopo un secondo interludio da parte di Davide Cavuti, il concerto della Ruggiero si è concluso con un bis, prepotentemente richiesto dal pubblico, per il quale la Ruggiero ha eseguito “Guantanamera”.
Grazie all’Accademia di Santa Sofia dunque, in tantissimi hanno vissuto una serata di musica speciale arricchita da una voce quasi da soprano che, con la sua elevata estensione vocale, i suoi arrangiamenti ed interpretazione, è riuscita a rapire i tanti presenti accompagnandoli in un viaggio di ricordi, ma soprattutto di emozioni e di gioia di vivere.
La lunga notte del ’43: convegno Anpi con lezione di Costituzione, storia e memoria
Nella mattinata di venerdì 29 settembre, negli spazi dell’Aula Magna del Dipartimento di Diritto Economia Management e Metodi Quantitativi (DEMM) dell’Università degli Studi del Sannio, l’Anpi di Benevento ha presentato “ Antifascisti adesso….perchè non è ancora finita”, l’ultimo lavoro di Gianfranco Pagliarulo, Presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Hanno arricchito l’incontro, oltre il già citato autore, Giovanni Cerchia, docente Università del Molise, Antonella Tartaglia Polcini, docente Ordinaria di Diritto Università del Sannio e assessora alla Cultura del comune di Benevento, Gerardo Canfora, rettore magnifico Unisannio, Amerigo Ciervo, presidente Comitato provinciale Anpi nonché coordinatore dell’evento.
Affollata l’aula di studenti e docenti di numerose scuole superiori cittadine oltre che di un pubblico attento e partecipativo.
Ciervo ha aperto i lavori rivolgendo i saluti di rito agli ospiti, al coordinatore regionale Ciro Raia, presente nell’aula, ed a tutti i presenti e ricordando, nella sua prefazione, che il titolo del convegno è stato tratto dal film “La lunga notte del ‘43”, film del 1960 diretto da Florestano Vancini e liberamente tratto dal racconto “Una notte del ‘43” della raccolta “Cinque storie ferraresi”, libro con il quale Giorgio Bassani vinse il Premio Strega nel 1956.
Egli ricorda poi che ricorre, quest’anno, l’ottantesimo anniversario di diversi eventi, come le 4 giornate di Napoli e la settantacinquesima commemorazione della nostra Costituzione, ottenuta grazie a chi ha combattuto perché si arrivasse ad essa, come fece la città di Napoli, capitale dell’antifascismo.
Cita infine le parole di Eschilo in merito ai Persiani dei quali diceva: “si vantano di non essere schiavi di nessun uomo, sudditi di nessuno”, forte esempio del bisogno di costruire la propria vita liberamente e senza autoritarismi o totalitarismi avendo come unico “padrone” la nostra Costituzione.
Interviene il Rettore Canfora che ricorda il suo studio della storia, il tutto con due certezze: che il suo studio avrebbe evitato in futuro il ripetersi degli stessi errori e di indirizzare verso una società migliore. Dichiara poi di essersi accorto che le cose non vanno proprio così. Fatti sbagliati che si ripetono e una strisciante rilettura di parte della storia che dimentica il dono di una Costituzione democratica.
L’antifascismo, molla della nostra carta costituzionale, viene, spesso, già da alcuni anni, riletto, in modo subdolo, in modo parziale, non viene negato, ma riletto in modo di parte, come se parlassimo del concetto di nazione di Mazzini, uno dei padri della nostra unità nazionale, paragonandolo a quello di nazionalismo tipico degli assolutismi.
Egli si chiede e chiede all’autore del libro, come tutto questo è potuto succedere senza che ve ne fosse piena consapevolezza e come rimettere la storia nella giusta luce.
Interviene poi la Polcini che, con fine conoscenza del diritto e della Carta costituzionale esalta la capacità di dialogo per una modernità di pensiero. Ella ricorda che la storia si fonda sui fatti e sulla memoria, i fatti vanno collocati nella giusta dimensione storico/spaziale, senza negazioni o revisionismi.
La prospettiva del libro, che lei condivide, è quella dell’esaltazione dei singoli e della comunità cui si appartiene. Nel titolo si parla di antifascisti, non di antifascismo in generale, perché l’attenzione deve essere mirata alle scelte individuali, a chi opera nella società. Lo scritto non è solo negazione di quanto di sbagliato è avvenuto nel passato -pars destruens -, ma anche proposizione di soluzioni – pars construens – che passano attraverso i corpi intermedi della struttura istituzionale che la Costituzione indica.
Ricorda infine che non si fonda la vita sociale sull’anti o sul non, ma soprattutto sul come e cosa fare, rompendo lo schema del nazionalismo.
Prende la parola Pagliarulo che ricorda la complessiva riscrittura della storia, spesso la politica, specie quella attuale, riconosce solo in parte ed in modo morbido, gli errori del passato, dimenticando il quadro complessivo degli errori del Fascismo che non fu solo l’emanazione delle leggi razziali, ma fu anche violenza contro chi non lo condividesse, volontà di invasione di diversi paesi, cancellazione di diritti, ecco il nazionalismo.
Ogni nazionalismo esalta il proprio paese vedendo nell’altro un nemico, la nazione è invece amore di ogni popolo. Egli ricorda la forza dell’antifascismo durante le 4 giornate di Napoli, ma soprattutto la necessità di ricordare i fatti come sono avvenuti e fare poi le proprie scelte di vita e sociali. La storia afferma, non può essere interpretata dalla politica, ma dallo storico.
Essere antifascisti adesso non è come esserlo stato in passato, ma comunque vuol dire essere contrari all’autoritarismo, al nazionalismo, al razzismo; tornare al fascismo del ventennio non è possibile, ma la deriva autoritaria, del cesarismo dell’uomo solo al comando, con relative restrizioni delle libertà personali è possibile, ecco il senso dell’antifascismo odierno. Dopo l’esame di diversi articoli della Costituzione e del mancato rispetto di essi, la parola passa al prof. Cerchia.
Quest’ultimo si fa protagonista di una precisa ricostruzione storica e, partendo dal titolo di un suo scritto :“La memoria tradita”, egli ricorda che la storia guarda al passato, la memoria invece al presente. La memoria trasferisce ricordi di fatti, tradizioni e valori ed esperienze, la Costituzione è memoria dell’antifascismo, codificazione giuridica della resistenza, strumento che non guarda a destra o a sinistra, ma tocca la comunità nazionale. Purtroppo spesso si dimentica o si cerca di far dimenticare.
Dopo il ricordo della memoria tradita sulla condizione del mezzogiorno negli anni bellici, del ruolo delle donne, spesso disconosciute nella loro funzione resistenziale, delle condizioni economiche e dei bombardamenti subiti nel Meridione, della sua tradizione culturale spesso disconosciuta, degli eccidi subiti, egli ricorda che esso si è assunto le proprie responsabilità ed ha reagito, come accadde a Napoli nelle 4 giornate.
Giornata dunque di storia e esaltazione dei diritti civili conquistati con il sacrificio e la vita del popolo italiano.
L’8 marzo attraverso la prestigiosa testimonianza di Dacia Maraini
Nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo, all’interno degli incontri programmati per il nono Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione Culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo, negli spazi del Cinema San Marco di Benevento, Dacia Maraini ha tenuto la sua lectio magistralis sul tema “Donne e libertà: una rivoluzione ancora incompiuta!”.
Un 8 marzo particolare quello vissuto attraverso la testimonianza di una scrittrice, poetessa e saggista italiana innamorata della vita e del ruolo che le donne hanno avuto e possono avere nella società nazionale e internazionale, oltre che convinta sostenitrice dei diritti di tutti, ma in particolare di quanti non hanno voce o sono messi in condizione di non averne.
Hanno offerto i saluti istituzionali all’ospite la prof. Antonella Tartaglia Polcini – Assessore alla cultura di Benevento -,la prof. Maria Carmela Serluca – Assessore all’istruzione del comune di Benevento -, hanno conversato con la Maraini la prof. Aglaia Mc Clintock e il giornalista scrittore Eugenio Murrali.
La Mc Clintock ricorda il legame della Maraini con Pasolini, ambedue protagonisti di provocazioni che toccavano nel vivo la società italiana, una società che spesso li guardava scandalizzata e con sospetto diffidando dell’intellettuale militante che invece è fondamentale in una società in quanto trasforma la cultura in “grimaldello”, come diceva Maraini ed era solito fare Pier Paolo Pasolini.
La D’Aronzo interviene ricordando l’ultimo scritto della Maraini : “Sguardo a oriente”, opera in cui ella descrive la realtà in tutti i paesi dell’oriente, in modo particolare la situazione che in quei luoghi vivono le donne, persone a cui la scrittrice ha deciso di dare voce in quanto donna che ha incarnato impegno e coraggio e che ha sempre pensato che “le donne non sono angeli, sono persone”.
La Maraini tiene a precisare che la libertà è soprattutto libertà di agire, divertirsi, di scrivere ed anche di fare vagabondaggio, di fare ciò che si vuole, sempre nel rispetto delle libertà altrui. Segue un breve filmato sulla tragica condizione delle donne in Iran.
Murrali interviene ricordando che la Maraini ha il coraggio dell’impegno, restituisce la voce alle donne e ai bambini che non hanno più voce ammutoliti dalla cultura del loro paese, dalla società, dagli uomini, tutto attraverso i suoi libri e i testi teatrali.
Noi ricordiamo che la scrittrice ha apertamente parlato di mafia, abusi edilizi, maltrattamento sugli animali, carcerati, senza tetto e malati di mente rinchiusi nei manicomi, senza distinzioni di sesso.
Difendere la propria libertà, precisa Maraini vuol dire anche rispettare le libertà degli altri, ma anche rispettare le leggi, la Costituzione, la democrazia, dove democrazia vuol dire controllo a vicenda delle istituzioni, le leggi sono la spina dorsale della democrazia, il caos è ciò che piace ai criminali, per questo è giusto combattere ogni forma di mafia, lo stato non è un nemico, come è sembrato da sempre al nostro popolo sempre invaso da genti diverse.
Dobbiamo ostacolare tutto ciò e tutti i governi che vogliono negare i diritti delle donne, ma non dobbiamo dimenticare che coloro che si oppongono ai regimi totalitari e filo religiosi che negano i diritti delle donne, combattono in situazioni di pericolo personale, per questo a noi non basta dire che non accettiamo le violenze ed i soprusi stando nelle nostre tranquille case, dobbiamo agire denunciando in tutti modi, praticamente agire, secondo giustizia e dignità personale.
Ricordiamo, dice, le tante donne che nei loro paesi oppressivi, stanno combattendo per la loro libertà, dove le tre fondamentali libertà sono quelle di pensiero, parola e movimento, diritti universali che spesso si scontrano con i totalitarismi religiosi che governano nei loro paesi. E’ inaccettabile che una donna, per svolgere le attività più semplici come sposarsi o viaggiare, debba chiedere il permesso di un’altra persona che è sempre un uomo.
Dobbiamo dire anche, continua la Maraini, che se guardiamo solo il nostro paese dovremmo riconoscere che c’è ancora molto da fare per il raggiungimento dei diritti completi delle donne, tuttavia molte leggi, alcune molto recenti, hanno modificato il sistema patriarcale che pure è esistito da noi per troppo tempo e, rispetto al quadro internazionale, l’Italia è un paese democratico e rispettoso delle donne.
Non esiste più nel diritto di famiglia la possibilità per un marito di “castigare” la moglie, dunque picchiarla, non esiste più il delitto d’onore, l’ingresso in molte professioni erano interdette alle donne, ora non è più così, eppure ancora sopravvive in alcuni uomini la convinzione di poter decidere della vita delle proprie donne e, quando queste chiedono libertà personali o abbandonano il proprio uomo perché la convivenza non è più possibile, assistiamo a femminicidi, figli questi del presunto possesso della vita della propria compagna.
Il femminismo ha influito sul cambiamento di valori arcaici, la donna non è più solo “angelo del focolare” che si occupa della famiglia e lavora per essa, senza retribuzione, è persona che vive la propria vita insieme agli altri chiedendo che le siano riconosciuti meriti, retribuzione –pari a quella maschile – , che le sia concesso di studiare, creare, sognare e amare liberamente, come è nel diritto di ogni essere umano.
Dopo le numerose domande a lei rivolte da studenti presenti nel teatro, a cui Maraini ha dato risposta con la sua solita cordialità, gentilezza e fermezza, ella ha salutato i presenti augurando che certi valori siano condivisi per consentire la nascita di una vera comunità.
Passione nella lotta all’illegalità e amore fraterno nelle parole di Giovanni Impastato (FOTO)
Nel pomeriggio di martedì 7 marzo, all’interno degli incontri programmati per il nono Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione Culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo, negli spazi del Cinema San Marco di Benevento, Giovanni Impastato ha trascinato il folto pubblico presente, nel suo ricordo appassionato del fratello Peppino e della sua lotta irrefrenabile alla mafia ed al suo codice criminale.
Dopo l’introduzione all’incontro che rientra nella tematica della libertà, Carmela D’Aronzo ha presentato gli ospiti della giornata e precisamente Giovanni Impastato, fratello di Peppino – giornalista, conduttore radiofonico e attivista italiano nonché membro di Democrazia Proletaria, noto per le sue denunce contro la mafia che pagò con la vita – la prof. Antonella Tartaglia Polcini, Assessore alla Cultura ed alla Valorizzazione del patrimonio culturale, Simmarco Perillo (Presidente della cooperativa sociale “Al di là dei sogni”e del consorzio NCO- Nuova Cooperazione Organizzata) e il giornalista Mario Valentino che ha coordinato gli interventi.
Ella ha anche ricordato che, a chiusura dell’incontro, si sarebbe potuto visitare la mostra “Tracce di libertà”, con opere realizzate dagli alunni del Liceo Artistico “Virgilio” di Benevento.
Mario Valentino ha aperto l’incontro presentando il libro di Giovanni Impastato dal titolo: “GIOVANNI IMPASTATO MIO FRATELLO tutta una vita con Peppino”, un volume significativo già dalla copertina in cui si vedono dei palloncini rossi e, al di sotto, una foto di Peppino con dei palloncini bianchi.
Egli ha chiesto il significato dei due colori utilizzati e Impastato ha risposto che bisogna capire, a partire dalla foto del fratello, che Peppino non era solo quella figura di rivoluzionario impegnato politicamente, un uomo molto attento alla disobbedienza civile, alla giustizia sociale, oltre che impegnato politicamente, ma era anche una persona a cui piaceva divertirsi e la foto risale ad un carnevale di un anno prima che fosse ucciso, quando lui decise di mascherarsi da clown per far divertire dei bambini presenti nella piazza del paese.
Lui aveva tanta creatività, voglia di conoscere le cose, di passare dalla fantasia alla realtà; storia popolare ed umana quella di Peppino Impastato che, a distanza di tanti anni dalla sua morte, continua a commuovere e coinvolgere gli italiani.
Impastato ha creduto nel popolo, dice Giovanni, pur nella sua lotta solitaria, la sua prima battaglia è stata contro la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi, nel territorio di Cinisi, zona all’epoca ricca di frutteti, agrumeti e uliveti ed abitata da circa 200 famiglie. Un’operazione di speculazione sulla vendita dei terreni e su un’area infelice per la costruzione di un aeroporto. L’operazione è stata voluta dallo zio Cesare Manzella, capomafia nella Cinisi del dopoguerra, uomo potentissimo venuto dagli Stati Uniti e autore del passaggio della mafia da fenomeno agricolo a urbano, poi assassinato con un ordigno esplosivo messo nella sua macchina.
Questo episodio fece esclamare a Peppino: “ Se questa è la mafia, io, per tutta la vita mi batterò contro” e manterrà la promessa che lo porterà alla morte con la stessa dinamite, con la differenza che lui fu tramortito e messo sui binari della ferrovia e fatto esplodere, era il 9 maggio del 1978, perché fosse avvalorata la tesi che era un terrorista, dal momento che era il periodo del terrorismo ed erano i giorni dell’omicidio Moro.
Il libro è ricco di pagine inedite della vita di casa Impastato, in esso sono raccontati particolari mai conosciuti della vita di una famiglia mafiosa, il padre era un mafioso, e di rapporti tra fratelli non semplici, Peppino aveva cinque anni di più ed aveva passato molti anni in casa dello zio Mario, uomo di cultura e vicino alle idee socialiste, marito della sorella del padre, che lo aveva avviato alla visione legale contraria a quella mafiosa.
In quegli anni, egli conobbe anche Danilo Dolci, uomo dedito alle lotte nonviolente contro la mafia, la disoccupazione, l’analfabetismo e la fame endemica, oltre che alle disparità sociali ed il bisogno di affermare i diritti umani e civili.
La storia di Peppino non è dunque solo la vita di un uomo che odia la mafia, ma è quella di una persona che vive in una famiglia mafiosa; il padre lo caccia di casa soprattutto dopo gli attacchi alla mafia che Peppino fa attraverso la sua “Radio out”. Solo la madre, Felicia Impastato, donna religiosa e legata al ruolo di famiglia tradizionale, non lo abbandonerà mai e negherà il permesso ai mafiosi, accorsi al funerale di Peppino, di scatenare vendette che avrebbero solo riscattato l’immagine della mafia fortemente indebolita dopo l’assassinio del figlio.
In merito all’episodio della morte del padre, come raccontato nel famoso film “I Cento passi”, Giovanni, con un filo di vergogna, rammenta di avere stretto le mani dei mafiosi accorsi per le condoglianze, cosa che Peppino, coraggiosamente, senza paura e coerente alle sue idee, si rifiutò di fare segnando, ulteriormente, il suo destino.
Giovanni Impastato rivendica la sua azione di ricordare il fratello non come un eroe lontano e particolare, ma come un uomo che credeva nella legalità e nella giustizia sociale, come potremmo essere tutti.
Segue l’intervento di Simmarco Perillo che racconta del bisogno di andare incontro a chi, emarginato per ragioni sociali o legali, ha diritto a ricostruire la sua vita e la sua dignità, obiettivo che egli, volontario, insieme alla cooperativa sociale “Al di là dei sogni”, nata nel casertano su un terreno confiscato alla camorra, sta tentando di fare.
L’incontro si chiude con domande poste da alcuni studenti presenti in sala a cui Impastato non si sottrare ribadendo che la presenza di suo fratello è sempre costante nella sua vita, come pure la sua passione di giustizia e legalità che egli condivide in toto.
Benevento| Premio Strega 2023: si svolgerà il 7 giugno al Teatro Romano
Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, l’assessore alla cultura, Antonella Tartaglia Polcini, ed il coordinatore artistico per le manifestazioni, Renato Giordano, sono lieti di annunciare che anche per l’edizione di quest’anno la Città di Benevento ospiterà la presentazione dei Dodici Candidati e Proclamazione dei Finalisti alla LXXVII edizione del Premio Strega.
L’evento, organizzato dal Comune di Benevento e con la regia di Renato Giordano, si terrà il 7 Giugno 2023 presso il Teatro Romano con ingresso su invito, le cui modalità di ritiro saranno comunicate prossimamente.
Nel corso della serata saranno presentati i 12 titoli, che saranno annunciati il prossimo 30 marzo, candidati al Premio Strega 2023, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Liquore Strega, in collaborazione con Camera di Commercio di Roma e BPER Banca, e saranno annunciati i finalisti che concorreranno al Premio il cui vincitore sarà eletto giovedì 6 luglio nel corso della serata finale presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
La dozzina sarà letta e votata da una giuria composta da 660 aventi diritto. Ai voti degli Amici della domenica si aggiungono quelli espressi da studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura selezionati dagli Istituti italiani di cultura all’estero, lettori forti scelti da librerie indipendenti distribuite in tutta Italia, voti collettivi espressi da scuole.
Michele Placido incanta il pubblico e l’ambiente mistico del Sant’Agostino di Benevento
Nella serata di un sabato di dicembre prossimo alle festività natalizie, nell’Auditorium di S. Agostino di Benevento, Michele Placido affascina il nutrito pubblico di ogni età e trascina i presenti in un viaggio di poesia, memoria, parole, silenzio ed atteggiamenti del suo volto scavato dal tempo, ma espressivo e vivido nella trasmissione di emozioni e curiosità intellettuali e personali.
La serata, con la presenza del Sindaco Clemente Mastella e della sua signora Sandra Lonardo, è stata aperta da Maria Buonaguro, Presidente di “Amici dell’Accademia” di Santa Sofia, che ha voluto salutare i presenti invogliando tutti a seguire una serata di arte, cultura e amore della poesia attraverso le parole di Michele Placido.
E’ poi intervenuta Antonella Tartaglia Polcini, relatore dell’evento nonché prof. Ordinario presso l’Università degli Studi del Sannio, che ha voluto ricordare l’importanza del patrimonio artistico, ricchezza locale e territoriale che deve diventare un bene dell’umanità. Esso inoltre, ha continuato, è anche prezioso oggetto di economia e scambio che si trasforma da bene statico a dinamico quando diventa fruibile per le generazioni future, anche grazie ai sistemi digitali.
Michele Placido compare al pubblico, accolto da uno scrosciante applauso, per portare nella nostra città il suo nuovo spettacolo “Viaggio d’Amore”, momento significativo del quarto appuntamento della Stagione concertistica dell’Accademia di Santa Sofia, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi del Sannio e, parallelamente, con il Conservatorio di Benevento, evento che vede la direzione artistica di Marcella Parziale e Filippo Zigante.
Michele Placido è attore, regista e sceneggiatore conosciuto anche a livello internazionale per le sue tante performance cinematografiche per le quali ha vinto numerosi premi come miglior attore; fra i tanti ci piace ricordare i 4 David di Donatello a lui riconosciuti per la sua recitazione.
Il suo recital è stato accompagnato da tre straordinari musicisti guidati dal Maestro Davide Cavuti, suo storico collaboratore, nonché bravissimo fisarmonicista e compositore di colonne sonore cinematografiche e per il teatro per molti registi, fra cui lo stesso Placido, insieme a lui anche l’argentino Martin Diaz, che ha regalato al pubblico una canzone in portoghese e castigliano, oltre all’altrettanto bravissimo Franco Finucci. Essi sono stati protagonisti dell’esecuzione di grandi classici della musica come quelli di Astor Piazzolla, Carlos Gardel, Nicola Piovani e molti altri.
Un recital dunque nel quale si sono alternati momenti di poesia, ad altri di ricordo esistenziale dello stesso Placido, memorie della sua infanzia vissuta anche a Benevento, a Foggia, in Puglia, nella Basilicata e poi a Roma ed all’Accademia di Arte Drammatica, memorie a cui si sono accompagnati racconti di poeti che, con i loro versi eterni hanno celebrato sentimenti o hanno saputo, con arguzia ed ironia, dipingere un’umanità eccentrica e bizzarra.
Nessun abbigliamento formale sul palco, solo un giaccone e un vecchio cappello, accanto a lui un tavolino su cui giacevano libri accatastati e fogli che l’attore ha preso e posato, quasi stratagemma per far riaffiorare parole che sono invece ben impresse nella sua mente. Accanto a lui i tre musicisti lo hanno accompagnato alternando le parole alla musica, quasi a dare forza ad una recitazione magistrale e sottolineare le emozioni che essa suscitava.
“L’ombra di Caravaggio”, dal titolo del suo ultimo lavoro cinematografico, è sembrato aleggiare nello spazio e tra la gente presente nell’Auditorium S. Agostino, l’ombra di un uomo vissuto tra le sofferenze prodotte dalle regole dell’arte sacra figlie del Concilio di Trento, un essere umano che sapeva e voleva osservare gli ultimi, gli emarginati, i poveri, le prostitute, i ladri ed i vagabondi nelle sue opere, un artista che chiese la grazia al Papa Paolo V che, in risposta, incaricò un agente vaticano : l’Ombra, di investigare su di lui, un personaggio cui Placido accenna, quasi a ribadire la vita silente di un artista che evoca il rumore del silenzio delle emozioni.
Seguono letture e recitazione di versi e parole eterne di grandi poeti come Salvatore di Giacomo (nu pianefforte ‘e notte), Trilussa (l’uccelletto),Edgar Lee Masters ( il silenzio), Pablo Neruda ( La notte nell’isola), Pirandello ( L’uomo dal fiore in bocca), per chiudere con Dante ( Canto V – Paolo e Francesca), con la cui recitazione finale Placido ammalia il pubblico trascinandolo nella storia dei due giovani e, soprattutto, nel vortice dei sentimenti immortali che hanno travolto i due ragazzi.
Inevitabile e caloroso l’applauso finale che sugella il feeling tra l’artista, i musicisti, che hanno profuso pathos e vitalità ed il pubblico, attento e coinvolto in una serata di arte ed emozioni immortali.
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