Quando si parla di TFS, non bisogna fare confusione con il TFR: quest’ultimo, infatti, è un trattamento di fine rapporto che è riservato sia ai dipendenti privati che a quelli pubblici. Tra le particolarità del TFS c’è quella di essere riservato solo ed esclusivamente al dipendente pubblico che sia stato assunto in un determinato periodo.
Anticipo e caratteristiche
Si può comunque chiedere un anticipo del TFS esattamente come si farebbe con un TFR. La modalità presenta comunque delle differenze, perché non può essere l’ente pubblico a erogarlo, bensì un istituto di credito che, di fatto, accorda una sorta di anticipo. Inoltre, i tempi sono diversi.
La liquidazione di tale somma avviene alla fine di un rapporto da dipendente pubblico, quindi, ma solo se l’assunzione presenta un contratto a tempo indeterminato entro il dicembre del 2000 o, in alternativa, a tempo determinato tra il 1999 e il 2000.
Equiparabile a una liquidazione, il TFS viene concesso in più rate se sostanzioso o con tempistiche che partono da un’attesa minima di 12 mesi, impedendo di fatto al lavoratore di beneficiarne del tutto. Se la banca o l’istituto prescelto accordano l’estinzione immediata, il rapporto di recupero avverrà direttamente tra loro e l’ente previdenziale.
Come chiedere il TFS
Il Trattamento di Fine Servizio per i dipendenti pubblici arriva quindi a 12 mesi dalla pensione, tempo che raddoppia in caso di licenziamento volontario. Se sussistono evenienze impreviste come l’infortunio o persino il decesso, la liquidazione non richiede più di 150 giorni.
Per quanto concerne le somme, saranno erogate in un’unica soluzione se non superano i 50 mila euro mentre, in caso contrario, le rate saranno due fino a 100 mila euro e tre se il TFS supera tale cifra.
Considerando che molte banche possono, su richiesta specifica, inserire il TFS in una formula pensionistica integrativa, sono anche in grado di accelerare questi tempi concedendo persino grosse somme in una soluzione immediata e unica. In molti casi, non bisogna aprire un conto corrente e le spese d’istruttoria sono convenienti al pari dei tassi d’interesse.
Di norma, la richiesta deve essere accompagnata dai documenti d’identità, oltre che da un prospetto che possa quantificare il TFS stesso: quest’ultimo viene rilasciato dall’ente pensionistico. Occorre inoltre presentare l’ultimo CUD oppure dei cedolini relativi alla pensione. Ovviamente, sarà indispensabile indicare all’istituto prescelto il proprio IBAN, così da ricevere l’accredito.
Suggerimenti per calcolare il TFS
Per capire a quanto potrebbe ammontare il proprio TFS, prima ancora di richiederlo anticipatamente, occorre ricordare che si basa sull’80% della retribuzione ricevuta in un anno di lavoro.
La tassazione è diversa a seconda delle tipologie di TFS presenti, che sono sostanzialmente tre:
- quella di buonuscita, chiamata IBU, che è quindi relativa a una soluzione anticipata del contratto di lavoro;
- quella di anzianità, ovvero la IA, che è la classica liquidazione che riceve il dipendente pubblico quando va in pensione regolarmente;
e quella IPS, che l’INPS elargisce per servizi resi come quello militare, di volontariato, oppure quale riscatto per gli anni di laurea.
E’ ancora da quantificare il bottino del furto con scacco realizzato questa notte ai danni di una banca di Faicchio.
I malviventi, dopo essersi recati presso l’istituto di credito con un’automobile, coperti da passamontagna, hanno forzato la porta d’ingresso della banca e poi la cassa continua da dove hanno prelevato una somma di denaro ancora da determinare.
Portato a segno il colpo, i ladri si sono messi immediatamente in fuga facendo perdere le loro tracce.
Giunti sul posto, i Carabinieri, che hanno dato avvio immediato alle indagini, hanno preso visione delle immagini della videosorveglianza individuando in una Ford Kuga l’auto con la quale sono fuggiti i malviventi.
Il Convegno “La relazione Banca-Impresa” organizzato dalla Miwa Energia S.p.A. presso il Complesso San Vittorino si propone di analizzare le varie tematiche legate al mondo creditizio al fine soprattutto di migliorare i profili relazionali tra banche ed imprese, fornendo spunti di riflessione e di analisi di natura sia tecnica ma soprattutto comportamentale.
Infatti se da un lato le banche devono necessariamente articolare una valutazione più accurata e profonda del rischio di credito, attraverso analisi sia quantitative che qualitative, le imprese a loro volta devono investire sempre di più nella qualità della relazione attraverso un dialogo corretto ed il più possibile trasparente.
“Dall’esperienza personale vissuta con l’azienda che rappresento – ha sottolineato Michele Zullo in occasione della presentazione dell’evento – che ha attraversato una fase di tensione finanziaria, come numerose aziende italiane, abbiamo pensato di organizzare un momento di riflessione per mettere in risalto l’importanza dei rapporti tra Banca e Impresa. La nostra esperienza ci porta a sottolineare che sia necessario migliorare questo rapporto, e far sì che venga instaurata una collaborazione costante e proficua tra aziende e banche affinché quest’ultime possano essere messe nelle condizioni di capire concretamente le esigenze dei propri clienti ed accompagnarli nella loro crescita. L’obiettivo del convegno è quindi quello di sensibilizzare gli imprenditori ad acquisire un livello più alto in termini di cultura finanziaria, in modo da garantirsi un più facilitato accesso al credito”.
Per il dott. Sante Attolini – consulente finanziario d’impresa – deve imporsi un nuovo “modus operandi” che esca definitivamente dagli schemi obsoleti e ponga le basi in un progetto di crescita relazionale con gli Istituti di Credito. Le Banche, se passando da una concezione pubblicistica ad una privatistica hanno guadagnato in efficienza e soprattutto in utili di bilancio, hanno relativamente trascurato la piccola clientela affidata che rappresenta circa il 95% del tessuto imprenditoriale, soprattutto nelle aree centro – meridionali, incidendo seppur in modo involontario sulla stabilità finanziaria delle stesse imprese.
Andrebbe pertanto recuperata quella sana ed importante abitudine nell’instaurare una relazione diretta, personale e frontale con l’imprenditore, di natura soprattutto contenutistica, visitandolo spesso ed accompagnandolo periodicamente nelle diverse esigenze di gestione e di sviluppo aziendale.”
“Per Filippo Liverini CEO Mangimi Liverini spa uno dei punti di forza più importanti della Mangimi Liverini S.p.A. è avere, in primis, una governance dinamica e flessibile agli scenari del mercato, incentrata soprattutto sul miglioramento continuo della tecnologia e dei sistemi di gestione, che si traduce in un ciclo ininterrotto di investimenti, volto a rendere l’azienda sempre più competitiva ed innovativa nel campo dell’alimentazione zootecnica. In secundis, l’assoluta trasparenza nei confronti di tutti gli stakeholders finanziari e non in aggiunta alla costante e coerente relazione Banca-Impresa ha permesso di accrescere negli anni il rapporto di fiducia con il mondo del Credito. L’ultimissimo fattore di successo, determinante nella crescita finanziaria è derivato dalla consapevolezza di aver sposato, nel corso degli anni, i criteri, già noti, ESG grazie al dialogo aperto con i sistemi finanziari impegnati nello sviluppo sostenibile.”
Questi gli spunti di riflessione analizzati nel corso del Convegno al quale hanno partecipato qualificati interlocutori, sia del settore bancario che imprenditoriale.