
FOTO – Beppe Casales e la crisi climatica protagonista della quarta serata di “Rapsodie”
CulturaLa stagione di eventi live ideata e prodotta da Monica Carbini per il Test Teatro Stage di sua organizzazione, ha portato in scena, nella serata di sabato 11 Maggio, l’attore, autore e storyteller padovano Beppe Casales con lo spettacolo “400”, uno spettacolo multimediale, un monologo sul cambiamento climatico e le responsabilità umane per ripensare il nostro posto nel mondo, scritto in collaborazione artistica con Matteo Crespi e prodotto in collaborazione con Legambiente, che affronta un tema spesso sottovalutato in quanto ritenuto un problema solo futuribile, ma lontano nel tempo.
L’evento si è tenuto presso il Convento San Francesco di Benevento sito a Piazza Dogana, negli spazi del giardino del Convento stesso, affollato di amanti di forme culturali e arte nelle sue diverse forme.
Beppe Casales lavora come attore professionista dal 1998, ha lavorato con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Michela Cescon, Mirko Artuso, e già dal 2000 la sua ricerca artistica è concentrata su un teatro di narrazione, una rappresentazione di tipo popolare fatta con linguaggio profondo, diretto, immediato e complessivamente semplice, lo stesso messo in mostra nella serata in oggetto.
Il Casales, regista e attore sensibile ai temi ambientali e sociali, ha esordito raccontando di sua figlia Nina che, ancora piccola, ha deciso di avvicinare ai temi ambientali portandola in un bosco. Qui la storia si fa affascinante, la passeggiata nel bosco diventa un viaggio per scoprire il nostro rapporto con quella cosa che chiamiamo natura, così sconosciuta, come sconosciuto è il nostro rapporto con l’aria, l’acqua e il cibo, le tre cose senza le quali davvero non possiamo vivere.
In un luogo dove troneggiano alberi secolari, egli racconta della concentrazione di CO2 nell’atmosfera (400 ppm, 400 parti per milione, soglia superata nel 2013 per la prima volta in 55 anni di misurazioni, e probabilmente in più di tre milioni di anni di storia della Terra). Parliamo di 400 ppm, 400 parti per milione di anidride carbonica in atmosfera. Questo limite era considerato il massimo da non superare per fare in modo che il cambiamento climatico non diventasse quasi irreversibile. Purtroppo questo limite noi lo abbiamo superato nel 2016 e quel numero continua a salire.
Dovremmo sapere, ricorda Casales, ma spesso in modo superficiale vogliamo ignorare, che la CO2 contribuisce all’effetto serra, intrappolando il calore terrestre e causando il riscaldamento globale. La sua massiccia presenza nell’aria, porta a conseguenze come lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello del mare, la modifica dei modelli climatici e l’intensificazione degli eventi meteorologici estremi, valori che la terra ha conosciuto già solo nel lontano Pliocene.
la prova vera però consiste nel ripensare il nostro posto nel mondo, capire e decidere cosa vogliamo essere e rappresentare in questo mondo, se odiare la natura vista come ” maligna” e indifferente ai dolori degli uomini, come diceva Leopardi, oppure imparare a sentirci parte di essa.
Infatti dobbiamo renderci conto, ha ricordato Casales, che viviamo grazie all’essere parte di un mondo complesso nel quale, ogni forma naturale: microbi, batteri ed ogni altra forma della natura sono con noi, dentro di noi, in una totalità complessa, ma meravigliosa che fa di noi ciò che siamo.
L’attore ha alternato la sua performance con la proiezione di immagini della natura spesso calpestata, di personaggi che si sono insigniti, in modo anche ridicolo, del titolo di presunti protettori della natura, sottoscrittori di accordi internazionali mai messi in atto, ma che in realtà si preoccupavano solo del loro profitto, accompagnando a tali figure immagini innocenti di un libro per bambini che vorrebbero trasmettere ai più giovani immagini di una verità della natura solo fiabesca, ma in realtà adulterata e falsa.
Si può parlare di tutto questo in un teatro? Noi crediamo che ogni luogo, soprattutto se c’è gente che vuole ascoltare, vada bene per parlare di ciò che si vuole vedere davvero, infatti non possiamo prenderci cura di ciò che non conosciamo.
La ricerca di Casales è dunque una forte documentazione di una storia incredibile, d’altra parte lui cerca storie incredibili dove nessuno cercherebbe, vicende ignorate o sottovalutate perché siamo sempre presi dal nostro smisurato ego, dai nostri bisogni tutti umani e dall’idea che non abbiamo bisogno di un mondo “ignorante e poco intelligente” quale, con presunzione, riteniamo sia la natura.
Nina vive dunque la sua avventura con il padre guardandosi in giro affascinata dagli alberi, esseri che vivono una vita di comunità con funghi, insetti inseminatori, radici profonde e invisibili, rami multipli che vivono vita autonoma quasi parlandosi e raccontando all’aria storie di luce, vento e di una comunità che dona vita.
Appassionante la storia raccontata da Casales di un albero di cachi sopravvissuto al bombardamento atomico di Nagasaki nel 1945, diventato simbolo di pace e rinascita che ha diffuso nel mondo piantine che hanno invitato a coltivare la pace. Un albero resiliente sopravissuto a migliaia di piccoli uomini e donne che credevano di essere superiori alle cose della natura.
In scena dunque la storia di un mondo vivente ritenuto stoltamente inferiore a noi uomini, ma in realtà costituito da muti esseri che insieme, quasi silenziosa ma fruttuosa confraternita, inalterabile nel tempo e nell’evoluzione di se stessi, danno vita e senso al mondo e in silenzio sbugiardano la superiorità e l’arroganza umana.
Semplici in realtà sono solo le problematiche umane, apparentemente e artatamente ritenute complesse dagli esseri umani, soggetti che ignorano il senso della vita e soprattutto ignorano il valore di una natura che troppo spesso aggrediscono, fidando in un mondo che può ignorare il cuore pulsante della vita.
Caloroso l’applauso finale all’attore da parte del pubblico che lo ha richiamato ripetutamente sulla scena, grato per l’argomento trattato, ma soprattutto per le modalità leggere e profonde con cui lo ha presentato, oltre che per dare un riconoscimento al suo significativo monologo.
Non sono mancati applausi anche all’organizzatrice dell’evento Monica Carbini che, ancora una volta è stata capace di trascinare i presenti in un’ attività artistica significativa e coinvolgente.











