Torna in libertà Fabio Graziano, uno dei due fratelli accusati di abusivo esercizio dell’attività sanitaria presso il loro studio di viale Aldo Moro a San Giorgio del Sannio.
Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso dell’avv. Raffaele Scarinzi, il quale chiedeva un attenuamento delle misure cautelari emesse a carico dei suoi due assistiti. Fabio Graziano era sottoposto ad obbligo di dimora perché accusato di lesioni aggravate.
Non cambia, invece, la posizione di Angelo Graziano, il quale resta agli arresti domiciliari ed è indagato per omicidio preterintenzionale, truffa e lesioni, a seguito dell’indagine, avviata alla fine del mese di marzo 2021, che ha tratto origine dalla denuncia sporta dal fratello della donna di 54 anni morta – secondo l’accusa – per via delle cure cui l’hanno sottoposta i due fratelli.
Se Angelo aveva ammesso nell’interrogatorio di aver eseguito trattamenti con terapie endovenose ma solo dopo la prescrizione di un medico tedesco; diversa la posizione assunta dal fratello Fabio, il quale, difronte al Gip, aveva respinto ogni accusa, sostenendo di aver eseguito solo un massaggio e applicato un taping al paziente che, invece, lo aveva accusato di avergli praticato una infiltrazione.
A seguito di una mirata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano e della Stazione di S. Giorgio del Sannio, nella mattinata odierna stanno dando esecuzione all’ordinanza di applicazione di due misure cautelari personali, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura, nei confronti di due fratelli sedicenti medici, in particolare la misura degli arresti domiciliari nei confronti di uno per i reati di omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e truffa aggravata, già eseguita, e quella dell’obbligo di dimora nei confronti dell’altro per il reato di lesioni aggravate, in corso di esecuzione.
L’attività di indagini – avviate alla fine del mese di marzo 2021, a seguito della denuncia sporta da parte dei familiari di una delle vittime a seguito della morte sospetta della propria sorella, “curata” da uno degli indagati e arricchitasi di sequestri di materiali e dichiarazioni – consentiva di raccogliere gravi elementi indiziari a carico dei due soggetti i quali, approfittando dello stato di vulnerabilità dei loro numerosi “pazienti” – per lo più intimoriti da patologie immaginarie dagli stessi “diagnosticate”– esercitavano abusivamente l’attività sanitaria, in assenza di qualsivoglia titolo abilitante, non limitandosi a prescrivere medicinali e/o rimedi asseritamente naturali ma praticando sulle loro persone anche trattamenti pseudosanitari e pseudoterapeutici.
Il tutto per assicurarsi vantaggi economici derivanti dalla propria attività illecita che svolgevano nella provincia Beneventana, attirando e suggestionando gli innumerevoli clienti provenienti da diverse aree geografiche.
In particolare, proponevano un modello di cura precipuamente diretto, a loro dire, alla cura di malattie oncologiche, che accreditavano presso i pazienti spendendo la collaborazione di un luminare ed esperto della “medicina naturale” in Germania, e praticavano trattamenti per endovena e autotrasfusioni ematiche, con metodiche artigianali e con miscele di sostanze non meglio specificate, dannose per la salute, cagionando in un caso la morte di una donna di anni 54 che versava in realtà in buone condizioni di salute e non soffriva di alcuna patologia tale da rendere necessarie terapie invasive e a maggior ragione terapie non scientificamente validate.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Benevento, ritenuti sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, accoglieva la richiesta della Procura di applicazione delle misure cautelari personali nei confronti dei due germani la cui attività illecita non si era arrestata neppure dopo l’esecuzione del provvedimento di sequestro preventivo dell’appartamento che avevano adibito a “studio medico” disposto dal GIP sempre su richiesta della Procura per esercizio abusivo della professione sanitaria.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.