Ieri sera la storia del compianto Carmelo Imbriani è stata raccontata su Italia 1, nella trasmissione Le Iene. La “iena” Veronica Ruggeri ha attraversato quasi tutta la Tanzania (oltre 600 km) in autostop, praticamente senza soldi e con solo uno zaino in spalla, in compagnia del fratello dell’indimenticato Capitano, Gianpaolo.
Per Gianpaolo, racconta Veronica Ruggeri, il viaggio è stata una cura. “Non permettevo alla testa di tornare ogni volta in quella maledetta stanza di ospedale, dove avevo visto andare via Carmelo“. Gianpaolo infatti, dopo la prematura morte del fratello nel febbraio 2013, ha intrapreso una missione: girare il mondo per far conoscere la storia del fratello e costruire cinque campi di calcio nei cinque continenti, riempiendosi di vita per dare un senso alla morte. Carmelo, all’età di 13 anni, era stato notato da un osservatore e ha lasciato Benevento per recarsi al Napoli. “A quei tempi c’era Maradona, – ricorda Gianpaolo – l’ha fatto crescere molto più velocemente e tante volte sembrava essere un padre“. Dopo pochi anni la decisione di lasciare gli azzurri e il prosieguo della carriera fino al ritorno al Benevento, prima da centrocampista e Capitano e, dopo il ritiro dal calcio giocato a 33 anni, da allenatore, con ottimi risultati.
Nell’estate 2012, poi, accadde l’impensabile: “Linfoma di Hodgkin. I medici ci hanno chiamato – racconta Gianpaolo – per farci capire che loro facevano tanto con le medicine, ma Carmelo aveva bisogno anche di supporto psicologico. Mentre Carmelo dormiva ho preso il suo telefono, cercando il numero di calciatori suoi amici. Li chiamavo semplicemente per chiedere un video da mandare a Carmelo, per dirgli di non mollare“. Ed ecco gli appelli di Zanetti, Gattuso, Buffon. “Carmelo sembrava reagire, – continua Gianpaolo – ma purtroppo una settimana prima di perderlo mi iniziò a chiedere ‘chi si occuperà dei miei figli?’. Per me non c’era altra risposta: ‘Sarai tu a farlo, chi c***o vuoi che lo faccia’. Questa è stata l’espressione, non la dimenticherò mai. Poche ore più tardi siamo stati tutti svegliati dalle grida di nostra madre, che diceva ‘non respira, non respira’. Sono arrivati i medici, ci hanno fatto sedere fuori: purtroppo abbiamo capito che non c’erano più tempi supplementari da giocare, mi sono accovacciato a terra e…era morto“, racconta in lacrime Gianpaolo. “Non ho realizzato quello che era successo, non avevo pianto“.
Caduto in una profonda depressione e seguito da uno psichiatra, Gianpaolo ha realizzato l’accaduto. “Mi ha ripetuto talmente tante volte che mio fratello era morto che finalmente ho iniziato a piangere come non avevo fatto quella maledetta notte in ospedale: avevo passato un anno e mezzo a sognare mio fratello, tutte le notti“. A quel punto la sua vita si stravolge: “Ero salito in macchina di alcuni miei amici diretti a Trieste, mi sono fatto lasciare al confine della Slovenia: volevo starmene per conto mio. Mentre camminavo – racconta Gianpaolo – ho sentito una macchina arrivare alle mie spalle e ho allungato il braccio per chiedere un passaggio. In quel momento ho avuto la sensazione che qualcuno mi stesse toccando il braccio, avevo perso Carmelo ed ero convinto fosse stato lui, ma in realtà era stata una folata di vento: quella macchina, però, si era fermata. Ho deciso così d’intraprendere questo viaggio in autostop“.
Da lì, racconta Veronica Ruggeri, riesce per la prima volta a respire, la sensazione di libertà gli basta e attraversa tutti i Balcani: piano piano i ricordi brutti vengono sostituiti da quelli belli. “Io Carmelo me lo sono goduto per 32 anni, – afferma in lacrime Gianpaolo – non posso mica ricordare solo i 7 mesi“. Gianpaolo non si ferma più, fa il cammino di Santiago, vede in autostop Africa e Argentina, lasciando ovunque un adesivo per Carmelo: “124 paesi, 600mila km: per un giro del mondo ne bastano 42mila“. Poi l’idea: “Desideravo cinque campi di calcio in cinque continenti“.
Durante il viaggio, Gianpaolo ha anche raccontato qualche aneddoto dei suoi innumerevoli viaggi: “Tendo sempre a chiedere a mio fratello di darmi una mano. Un giorno lo zaino era davvero pesante e ho cominciato a dare a quel peso il peso di mio fratello. Facevo finta che stessi parlando con lui. Quel giorno stava andando tutto storto, non trovavo un passaggio né da dormire: poi sbuca fuori quel numero ‘7’ e dico ‘è tutto ok, è il segnale di Carmelo, andrà tutto bene’“.
In Messico, invece, ha avuto una brutta esperienza: “Due ragazzi si sono presentati con pietre e bastoni e con l’intento di derubarmi, mi tenevo aggrappato agli zaini finché loro non hanno cominciato ad aprire le cerniere per tirare fuori qualcosa. Tirano fuori una foto di mio fratello e riescono a strapparmi lo zainetto, e corrono via. Dopo un po’ uno dei due si ferma e mi guarda: con l’espressione sembrava dirmi ‘mi dispiace, però guardati intorno’. Realizzai che avevo molto più io negli zaini che le baracche che avevo intorno“.
‘Ti capita mai di pensare a tuo fratello perché qualcosa te lo ricorda?‘, chiede Veronica. ‘Tante cose, non situazioni del genere (in riferimento al viaggio), visto che mio fratello non faceva questo tipo di vita‘. Poi il racconto in merito al cammino di Santiago: “Mi sono trovato davanti a un cartello. Qualcuno aveva scritto con una chiave il nome ‘Carmelo’: era un motivo per sorridere, mica per piangere“.
Itigi, villaggio nel cuore della Tanzania dove è stato intitolato il primo centro sportivo a Carmelo Imbriani grazie all’impegno e al lavoro dei missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo, è la meta finale dell’avventura di Veronica e Gianpaolo. Un luogo in cui non si gioca solo a pallone: i frati che gestiscono la struttura aiutano anche gli abitanti dei villaggi rurali. “C’è una conversazione con Carmelo che ricordo come fosse ieri. Carmelo mi aveva chiesto: ‘Ti sei mai chiesto perché continui a giocare a calcio quando magari sta diluviando?’. E’ la passione“. La stessa passione con cui Gianpaolo cerca di tenere vivo il ricordo del compianto fratello, con ogni bambino che ha una maglietta della Strega o dedicata all’indimenticato Capitano del Benevento. “Sono molto contento. Ora ho intenzione di fare un altro campo, conto di raggiungere l’Argentina. Che cosa direbbe mio fratello? “Beato mio fratello, che va in giro per il mondo”. Per lui? Con lui“.
I Consiglieri del gruppo di minoranza “INSIEME PER APICE” Donato Limongelli, Maria Albanese, Vincenzo Montenigro e Filippo Iebba, hanno chiesto la convocazione di un “CONSIGLIO COMUNALE APERTO”, volto a mettere in campo iniziative a sostegno e tutela dei tanti concittadini coinvolti in potenziale raggiro alla base del quale pare ci sia uno “Schema Ponzi”.
Tali notizie e possibili coinvolgimenti li abbiamo appresi tutti dalla trasmissione televisiva de “LE IENE” con il giornalista Luigi Pelazza su “ITALIA UNO” alcune settimane fà. Dal primo servizio andato in onda il 9 febbraio 2025 emerge anche il nome del Sindaco, raggiunto presso la Casa Comunale.
Ribadiamo, come già fatto in un nostro comunicato precedente, sia importante che l’Amministrazione Comunale manifesti in modo concreto e fattivo vicinanza a chi con grande angoscia e difficoltà sta vivendo questa vicenda.
Riteniamo sia necessario dimostrare vicinanza e azioni necessarie. Siamo certi che l’Amministrazione di Maggioranza, che come noi ha a cuore il bene dei cittadini, si dimostrerà aperta a tale richiesta.
“Le Iene”, truffa milionaria nel Sannio: coinvolto ex direttore di posta
La trasmissione televisiva “Le Iene“, in onda su Italia 1, è tornata sul cosiddetto schema Ponzi, una truffa milionaria consumata ai danni di alcuni cittadini sanniti.
La presunta truffa ammonterebbe a 5 milioni di euro e sarebbe stata messa a segno dall’avvocato Salvatore Cipolla, già noto alle Autorità perché condannato nel giugno scorso a 1 anno e 2 mesi di reclusione per aver aver offerto investimenti o prodotti finanziari inesistenti.
Secondo “Le Iene”, la strategia truffaldina si baserebbe sullo schema Ponzi, un metodo di investimento fraudolento che consente di raccogliere denaro da chiunque voglia investirlo promettendo in cambio rendimenti altissimi. Per funzionare, però, lo schema necessita di sempre nuovi investitori al fine di generare l’illusione di una rendita economica stabile e continuativa.
Questo perché, come ha spiegato l’inviato Luigi Pelazza, il denaro investito dai nuovi clienti viene riutilizzato per pagare i rendimenti a chi ha investito prima di loro. In automatico, nel momento in cui nessuno si dice più disposto a investire, l’intero circuito si blocca perché manca denaro in entrata, necessario per coprire gli interessi promessi a coloro che sono già coinvolti nello schema.
E’ questo quello che sarebbe accaduto ad alcuni cittadini di Apice, dove Pelazza avrebbe scoperto una vera e propria organizzazione truffaldina, all’interno della quale ognuno parrebbe svolgere un ruolo ben preciso, come quello di probabile procacciatore ricoperto da un ex direttore di un ufficio postale del Beneventano.
Stando a quanto raccontato, l’uomo, molto conosciuto ad Apice, sarebbe riuscito a convincere tantissime persone a investire cifre altissime (centinaia di migliaia di euro).
Ma l’ex direttore non sarebbe l’unico. La “banda di Cipolla” si comporrebbe di almeno altri due individui, tra cui un altro cittadino di Apice, anch’egli probabile procacciatore.
Di seguito il servizio de “Le Iene” per conoscere ulteriori dettagli (clicca QUI).
VIDEO – Le Iene smascherano una truffa milionaria a Benevento: coinvolto un volto noto
Centinaia di persone che vivono in provincia di Benevento sarebbero state raggirate da una vecchia conoscenza di Luigi Pelazza, l’avvocato Salvatore Cipolla, per alcuni milioni di euro.
Nunzia De Girolamo di nuovo vittima di uno scherzo del programma televisivo ‘’Le Iene’’.
Stavolta a fregare la conduttrice televisiva è stata la iena Sebastian Gazzarrini, che da diverse settimane sta portando avanti un format con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
La dinamica è sempre la stessa: innanzitutto sequestrare il telefono della vittima. Le Iene lo hanno fatto con l’ausilio di Gabriele Di Marzo, autore della De Girolamo.
Una volta acquisito il telefono l’obiettivo è chiaro: inviare messaggi vocali “ambigui” su Whatsapp con la voce creata proprio con l’intelligenza artificiale.
Tra le vittime dei messaggi inviati dalla falsa voce della De Girolamo, anche la regina della tv Maria De Filippi. Un simpatico siparietto, con la De Filippi che ha videochiamato Nunzia proprio durante lo scherzo.
Ma anche Rosario Fiorello, al quale Nunzia ha chiesto di andare come ospite nella prossima edizione di Ciao Maschio. Non sono mancati Al Bano e Bruno Vespa, ma anche Rita Pavone e Caterina Balivo.
Il mondo della musica presente con Clementino e Gigi D’Alessio. Vittima dell’IA ‘’formato De Girolamo’’ anche la coppia Simona Ventura e Giovanni Terzi. Non poteva mancare la politica con il ministro della difesa Guido Crosetto e Francesco Boccia, marito della De Girolamo e capogruppo del Pd al Senato.
Mastella su incursione Iene: “Ho sempre pagato tutto, diffamato pubblicamente e con modi plateali”
“Con riferimento alla plateale ed inopportuna irruzione dell’inviato della trasmissione televisiva “Le Iene”, Filippo Roma, avvenuta sabato 4 novembre in Piazza Castello, durante la celebrazione ufficiale della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, mi vedo costretto a precisare di avere già provveduto a diffidare oltre un mese fa, per il tramite del mio avvocato, l’inviato e la trasmissione televisiva in occasione della precedente intervista avvenuta in data 29 settembre dinanzi alla Chiesa della SS. Addolorata.
Nella precedente occasione, infatti, ebbi modo di rappresentare che come Sindaco di Benevento ho la residenza nella mia città e ovviamente ho sempre pagato regolarmente tutte le tasse dovute, compresa la TARI, e null’altro dovevo, né a Benevento né altrove.
A distanza di oltre un mese “le Iene” sono tornate, dopo forse aver avuto una nuova riunione con i loro informatori politici. In tal senso mi è stato riferito da testimoni di una recente cena, durante la quale forse sarà anche stata suggerita la plateale irruzione del 4 novembre. Chiaramente sono disponibile a riferire tali gravi circostanze all’Autorità Giudiziaria.
Ciò detto, quindi, Filippo Roma il 4 novembre è intervenuto, cambiando il tiro, e diffamando pubblicamente me e la mia famiglia alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose, nonché di giornalisti e di cittadini.
Oltre alla diffamazione è evidente che ci sia stata anche una gravissima violazione nel trattamento dei dati sensibili da parte dei soggetti preposti a trattare i dati in questione. In tal senso auspico che vengano effettuate le doverose verifiche. Per concludere, anche se sul punto non sarei tenuto a dare alcuna spiegazione, posso affermare che la mia famiglia non è debitrice di nulla con riferimento alla Tari dovuta per la villa di Ceppaloni. Tutto pagato e nessun avviso di accertamento.
Spero che per il futuro si possa evitare che questo spregiudicato connubio tra una certa politica e un discutibile modo di fare televisione possa danneggiare i cittadini onesti e perbene e il loro diritto ad una informazione corretta”, è quanto scrive il sindaco di Benevento Clemente Mastella.
VIDEO – Questione Tari, Le Iene tornano da Mastella. Il sindaco: “Se ho fatto qualcosa mi denunci, altrimenti lo farò io”
Le Iene tornano a Benevento. L’inviato delle celebre trasmissione di Italia 1, Filippo Roma, questa mattina è tornato nel Sannio per incalzare nuovamente il sindaco di Benevento, Clemente Mastella.
Mentre il primo cittadino era impegnato per le celebrazioni in onore delle Forze Armate, tenutesi questa mattina in piazza Castello, la Iena Filippo Roma ha fatto un’incursione improvvisa per tornare sulla questione Tari.
Le Iene, infatti, asserisco che manchino alcuni pagamenti della Tari relativi alla Villa di Ceppaloni.
“Se ho fatto qualcosa di illegale mi denunci alle autorità, altrimenti, sarò io a denunciare lei”. Questa la replica dell’ex Guardasigilli all’inviato delle Iene. Poi l’intervento del Comandante della Polizia Municipale Fioravante Bosco ha allontanato Filippo e la sua troupe.
Benevento, arrivano Le Iene: Filippo Roma incalza Mastella
Sorpresa questa mattina a Benevento, dove sono arrivate le telecamere de Le Iene, popolare trasmissione Mediaset.
Con l’ormai nota divisa d’ordinanza, nel Sannio è giunto l’inviato Filippo Roma che ha intercettato il sindaco di Benevento nel corso delle celebrazioni di San Michele, patrono della Polizia.
Proprio Filippo Roma, incontrato anche nei pressi di Viale degli Atlantici, ci ha confermato il tema della visita a Mastella: al centro della “inchiesta” del programma di Italia 1 ci sarebbe la questione Tari, con Benevento che è tra le città in cui la tassa risulta tra le più alte d’Italia.
Ma non solo, come ci ha confidato lo stesso Roma, alla redazione de “Le Iene” risulterebbero non pagate alcune mensilità della tassa rifiuti relative alla Villa di Ceppaloni di proprietà del sindaco.
Tommaso cerca l’amore: la storia del 38enne di Arpaia a “Le Iene”
Si è rivolto a Le Iene perché cerca l’amore. E’ la storia di Tommaso, 38 anni, di Arpaia.
La storia di Tommaso è la storia di un ragazzo che vive ormai da 20 anni senza i genitori. Non ha un lavoro e si definisce “timido, brutto e cicciottello”. Una vita difficile la sua, soprattutto da quando ha perso la madre.
Ad incontrare Tommaso è stata l’inviata de Le Iene, Nina Palmieri; così Tommaso inizia a raccontare la sua infanzia: racconta della madre governante e dell’impossibilità di quest’ultima di badare a lui e alla sorella minore. Così il trasferimento in collegio. Le cose lì non vanne bene, fino a farsi bocciare e ritornare a casa. Quando ha 17 anni, poi, la madre si ammala e muore.
Tommaso resta solo e in lui cresce forte un senso di inadeguatezza.
Alla fine, però, trova il coraggio di chiedere aiuto e di lanciare, tramite Le Iene e Mediaset, il proprio appello per trovare un lavoro e l’amore.
“Lo aiutiamo a rimettersi in forma e a credere di più in se stesso. Per continuare a dargli una mano c’è anche un’email: aiutiamotommaso@gmail.com“.
BCT Festival, alla “Rocca dei Rettori” l’attore-regista Pif
La serata di martedì 12 luglio ha visto, a Benevento, l’avvio del Festival 2022 del BCT –Benevento Cinema Televisione-. La manifestazione ideata e diretta da Antonio Frascadore, ha lo scopo di celebrare il mondo del piccolo e del grande schermo grazie anche alla partecipazione di numerosi e significativi personaggi.
La rassegna ha avuto, tra i primi ospiti della serata, presso i giardini della Rocca dei Rettori, l’attore-regista-conduttore Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, personaggio da un’ironia sempre acuta ed intelligente.
In un palcoscenico privilegiato quale è il giardino della Rocca dei Rettori di Benevento, affacciato sul paesaggio serale e quasi magico della città, davanti ad un pubblico numeroso e attento che aveva voglia di conoscere direttamente un personaggio particolare e suggestivo quale è Pif, l’attore-regista ha fatto il suo ingresso sul palco elargendo il suo sorriso accattivante e salutando i presenti, cercando poi, inutilmente tra il pubblico, il primo cittadino Clemente Mastella che, ha commentato sarcastico, forse ha preferito un altro luogo della manifestazione dove era ospite una donna.
L’intervista ha preso il via, secondo un modello giornalistico leggero ed ironico, dalla lettura delle notizie su Pif riportate da Wikipedia da parte dell’intervistatore Alessio Viola, giornalista volto di punta di Skytg24, informazioni che, di volta in volta, l’attore ha riconosciuto come attendibili o meno: “ Figlio del regista Maurizio Diliberto e della maestra di scuola elementare Mariolina Caruso, fin dall’età di dieci anni comincia ad appassionarsi al cinema”.
Egli ha ammesso il suo interesse precoce per il cinema, ma anche che l’anno significativo della sua formazione di uomo e poi di direttore artistico, è stato il 1992, anno del suo diploma, ma soprattutto, da palermitano, della strage di via D’Amelio in cui perse la vita Paolo Borsellino.
Egli racconta di essersi trovato non lontano dal luogo dell’eccidio e dell’esplosione che seguì lo scoppio e di aver pensato, ingenuamente, che fosse “una fuga di gas”. Dopo aver frequentato il liceo scientifico all’Istituto Salesiano Don Bosco Ranchibile, racconta di essersi recato a Londra per frequentare alcuni corsi di Media Practice, ma confessa anche , nonostante sia rimasto nella capitale inglese per quattro anni, di non aver mai imparato l’inglese se non in modo sommario.
Viola poi, sempre prendendo spunto dalle notizie di Wikipedia, ricorda come la sua carriera lavorativa inizia come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in Un tè con Mussolini (1998). Esperienza che Pif ricorda però simpaticamente più come addetto ai cani del regista. Importante invece il suo ruolo di assistente alla regia di Marco Tullio Giordana durante le riprese del film “I cento passi”, film vincitore di quattro David di Donatello ed un premio alla Mostra di Venezia.
Pif ricorda con emozione quell’esperienza vissuta a Cinisi ed in modo particolare ricorda la scena nella quale Luigi Lo Cascio, l’attore che impersonava Peppino Impastato, urlava il suo odio alla mafia e ricordava la distanza tra la sua casa e quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti, una scena girata in un luogo in cui la mafia era ancora ben presente e dunque dall’impatto doppiamente significativo.
In merito al tema della mafia egli ha affermato, con vigore, di non poter accettare l’esistenza di un’organizzazione criminale che ha fatto della Sicilia il suo fortino, diffamando un popolo ed i suoi rappresentanti, tema caldo che, ricorda, ha affrontato con determinazione nel suo film più famoso: “La mafia uccide solo d’estate” del 2013.
Viola gli ricorda la sua udienza presso il Santo Padre e Pif rievoca quel momento con emozione ammettendo la sua condizione di “agnostico”, un requisito che, paradossalmente, afferma, implica un continuo confronto con la fede e con Dio, in quanto, se è vero che l’agnosticismo afferma l’incapacità della mente umana a conoscere l’assoluto e dunque Dio, nello stesso tempo è una condizione che invoglia alla ricerca e dunque al confronto con l’idea dell’assoluto stesso.
Il suo ricordo scivola poi alla sua partecipazione al programma di approfondimento “Le iene”, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010 ed in modo particolare all’esperienza durante le feste della Lega Nord, manifestazioni durante le quali è riuscito a farsi fotografare insieme ad Umberto Bossi, fondatore storico della Lega Nord. Della sua attività con Le Iene ricorda poi la sua collaborazione con la compianta Nadia Toffa, amica attiva e sempre disponibile.
Ricorda anche, con simpatia e ironia, la sua partecipazione come inviato delle Iene nei panni di un abitante dell’Italia settentrionale in Sicilia, esperienza durante la quale lui, palermitano di nascita, chiedeva cibo o altro ad i suoi interlocutori storpiando la pronuncia siciliana dell’oggetto richiesto.
Il giornalista Sky Alessio Viola chiede all’attore l’origine del suo nome artistico di Pif ed egli conferma che il primo a chiamarlo così è stato la “iena” Marco Berry nel corso di un viaggio di lavoro.
Viola ricorda poi il suo programma “Il testimone”, programma che racconta da vicino i dettagli di vita quotidiana di personaggi legati a sport, politica, spettacolo sempre su MTV, chiedendogli come lo abbia pensato. Pif risponde che, maniacale ed un po’ egocentrico quale ammette di essere, ha deciso di intervistare politici, imprenditori e persone qualunque, da solo e armato di una telecamerina, scegliendo, di volta in volta, da regista, le inquadrature migliori, organizzando pause e circostanze particolari.
Il giornalista Viola ha poi ricordato il suo racconto “Sarà stata una fuga digas” in Dove Eravamo. Vent’anni dopo Capaci e via D’Amelio, in commemorazione dei 20 anni dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In merito alle morti dei due magistrati ed in particolare di Borsellino, Pif si chiede e chiede al potere del tempo, come sia potuto accadere che egli sia stato lasciato solo nella sua guerra alla mafia quando, dopo la morte di Falcone, si sapeva benissimo che sarebbe toccata a lui.
Lo stesso Borsellino, ricorda, cercava di non abbracciare i figli perché non sentissero troppo la sua mancanza quando sarebbe morto, perché lui sapeva che lo avrebbero ammazzato, ma lo sapevano tutti e allora perché è stato lasciato solo? Chiede Pif accalorandosi.
In maniera leggera, ma un po’ impertinente, Viola gli chiede dei suoi rapporti con lo scultore danese, rivale di Canova, Bertel Thorvaldsen e della sua discendenza dal personaggio.
Pif risponde che in famiglia era zio Alberto, come egli stesso aveva deciso di farsi chiamare durante il suo soggiorno a Roma e ricorda di un ritratto che lo raffigurava, immagine sotto la quale egli giocava sotto lo sguardo serioso dell’artista scultore, personaggio perciò familiare che lo ha portato spesso a visitare il Museo Thorvaldsen a Copenaghen.
Di se stesso Pif ha raccontato di come gli piace mettere in crisi, graffiare la realtà, ma con l’onestà intellettuale di un siciliano educato all’onestà e al rispetto delle regole.
All’intervista è poi seguita la proiezione del suo film del 2021: “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, commedia satirica con elementi fantascientifici in cui la tecnologia è vista come nuova forma di caporalato, proiezione che il pubblico, nonostante la pioggia incipiente, ha gradito ed applaudito.
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