“È mancata una campagna istituzionale di informazione pubblica per contrastare le bugie contro l’istituzione dell’area protetta nonostante ci fossero risorse appositamente previste”.
Legambiente già in passato con la campagna #bastafakenews per il Parco Nazionale del Matese rispose ai dubbi dei cittadini sul parco smontando punto per punto le falsità che circolavano sulla nascita dell’area protetta matesina. In tale occasione l’associazione propose ai cittadini che ancora avevano dubbi di inviare le domande in merito ai dubbi sull’istituzione del parco.
“Ancora oggi, purtroppo, è necessario fare chiarezza in merito a quanto circola sulla stampa e viene raccontato dei nemici del Parco ai cittadini negli incontri pubblici che i comuni hanno convocato – affermano i presidenti di Legambiente Campania e Molise, Mariateresa Imparato ed Andrea De Marco e il responsabile dell’ufficio aree protette di Legambiente Antonio Nicoletti – Gli incontri che dovevano essere occasione di approfondimento in merito alle misure provvisorie di salvaguardia per chiarire cosa è possibile fare nel Parco si sono trasformati nella cassa di risonanza di chi ancora pensa di bloccare l’istituzione dell’area protetta per continuare a sfruttare nel proprio interesse e senza regole il territorio in teoria già protetto dai Siti natura 2000 e dal Parco regionale del Matese ma che, nella pratica, è senza nessuna tutela concreta”.
L’associazione affronta quanto emerso negli incontri pubblici dimostrando per esempio che i Parchi nazionali dove sono già stati istituiti, non provocano nessuno spopolamento rispetto a quanto già avviene nel nostro Paese o in alcune parti dell’appennino portando l’esempio di Bojano che ha uno spopolamento maggiore rispetto a quello di Pescasseroli che sta nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Oppure che i parchi nazionali non bloccano lo sviluppo economico dei territori come viene raccontato negli incontri pubblici dai predatori dell’ambiente matesino, anche perché nelle aree protette operano oltre 750 mila imprese vivono.
“Quello che serve ora – continuano i rappresentanti di Legambiente – è un confronto concreto tra i sindaci e ISPRA per condividere le misure provvisorie di conservazione e non generare paure tra le imprese ed i cittadini che sono in balia di informazioni false diffuse dai nemici del parco che nel frattempo sfruttano a loro favore il territorio. Si possono condividere le regole per il Matese come avviene in tutti gli altri parchi nazionali, nel pieno rispetto della legge quadro 394/91, rigettando le proposte illegittime avanzate da alcune amministrazioni comunali ma impegnandosi ad accoglie le proposte migliorative che possono invece aiutare a comprendere le regole che si atteranno. Tutto questo si può fare bene e in fretta anche per evitare che si proceda alla nomina del commissario ad acta, scelta che alimenterebbe l’idea che il Parco nazionale del Matese è stato calato dall’alto nonostante da quasi 8 anni sia stata approvata la norma per istituirlo”.
Queste le risposte ai quesiti proposti dalla popolazione:
1.NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE SARÀ POSSIBILE RACCOGLIERE LA LEGNA DEI BOSCHI? SI!Se si escludono le attività vietate (es. la caccia o l’apertura di cave) e quelle che possono compromettere il territorio (es. prelevare materiale geologico), le attività consentite (es. agricoltura, allevamento, fruizione e manutenzione del territorio, etc..) sono libere e non necessitano di nessuna ulteriore autorizzazione. Nel caso dei tagli boschivi il Parco concederà il nulla osta se gli interventi rispettano le norme forestali regionali e le valutazioni di incidenza nel caso interessino aree della rete Natura 2000. Non è perciò necessaria nessuna autorizzazione preventiva del Parco o richiedere la Valutazione di incidenza ambientale (VInCA) per coltivare l’orto, praticare l’allevamento e il pascolo, perché queste attività sono già regolate da norme, pratiche e consuetudini locali che valgono sia fuori che dentro i confini di un Parco. L’Ente parco, invece, dovrà autorizzare gli interventi di rilevante trasformazione del territorio (es. Piani urbanistici, manutenzione ordinaria degli impianti a fune, impianti eolici) ed esprimere il parere vincolante per gli interventi e le opere da realizzare nei siti della Rete Natura 2000.
2. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE SI POTRANNO RACCOGLIERE FUNGHI E TARTUFI? SI!Nel rispetto delle vigenti normative degli usi civici e delle consuetudini locali continueranno ad essere consentite la raccolta di funghi, dei tartufi e di altri prodotti del sottobosco. Per la raccolta di questi prodotti valgono le leggi nazionali e regionali e, per regolamentare meglio la raccolta e valorizzare queste attività, il Parco nazionale potrà sostenere gli operatori professionali locali, autorizzando l’uso del marchio di qualità per la commercializzazione dei prodotti, e sostenendo la formazione degli operatori e di chi fa la raccolta per hobby.3. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE SI POTRÀ EFFETTUARE IL CAMPEGGIO E LE ATTIVITÀ TURISTICHE? SI!Il campeggio temporaneo è appositamente autorizzato in base alla normativa vigente in tutto il territorio del Parco nazionale, mentre è vietato il campeggio libero effettuato al di fuori delle aree a tale scopo e appositamente attrezzate. Il Parco nazionale garantisce e assicura la promozione e la fruibilità del territorio e le attività ricreative compatibili, la valorizzazione dei siti di notevole interesse paesaggistico, naturalistico, ambientale, con particolare attenzione al turismo e alle attività agro – silvo pastorali e alle tradizioni locali.
4. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE SARÀ POSSIBILE IL PASCOLO E L’ATTIVITÀ ZOOTECNICA? SI! Il pascolo è consentito nel rispetto delle vigenti normative degli usi civici e delle consuetudini locali, e la normativa del Parco per le attività di allevamento e pascolo rispecchia le regole già vigenti e, dunque, senza nessuna limitazione.Nel territorio del Parco è garantito il transito dei mezzi di servizio e quelli accessori alle attività agro-silvo-pastorali o di altre attività esistenti, mentre specifiche restrizioni al transito dei mezzi saranno eventualmente stabilite dall’Ente parco in funzione della necessità di tutelare sistemi naturali e/o specie animali e vegetali.L’Ente parco può sostenere le produzioni zootecniche e le attività pastorali tradizionali del Matese autorizzando le aziende e gli allevatori all’uso del marchio di qualità, valorizzare le tradizioni pastorali locali anche attraverso il recupero della rete dei tratturi e la pratica della transumanza, attuare interventi migliorativi di recupero dei pascoli e dei prati stabili.
5. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE SARÀ POSSIBILE COSTRUIRE O RISTRUTTURARE LE CASE? SI!Come già avviene negli altri Parchi nazionali, anche per il Matese non ci saranno ulteriori limitazioni nelle aree destinate a queste attività e già individuate nei Piani urbanistici vigenti, e le attività edilizie saranno regolate dalle Misure provvisorie di salvaguardia secondo le diverse Zone di tutela del territorio del Parco.Fino alla approvazione del Piano del Parco mantengono efficacia le previsioni contenute negli strumenti urbanistici comunali vigenti e le prescrizioni delle valutazioni d’incidenza regionali unicamente in relazione alle aree produttive, ai servizi ed attrezzature d’uso pubblico ed impianti pubblici e privati di interesse urbano ed agli impianti tecnologici. Saranno sottoposti ad autorizzazione dell’Ente Parco i nuovi strumenti urbanistici e quelli non ancora approvati definitivamente e le eventuali varianti ai piani vigenti, i piani attuativi degli strumenti urbanistici vigenti non definitivamente approvati, e quelli per i quali non sono stati avviati i lavori per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria o di singoli insediamenti.
6. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE TUTTE LE ATTIVITÀ SARANNO SOTTOPOSTE AD AUTORIZZAZIONE? NO! Le attività tradizionali già consentite (es. agricoltura, allevamento, gestione boschiva, fruizione e manutenzione del territorio, etc..) sono libere e nessuno le vieta. Per coltivare l’orto, arare i campi, tagliare l’erba e gestire il bosco, praticare l’allevamento e il pascolo, etc…non serve l’autorizzazione del Parco e non è necessaria la Valutazione di incidenza ambientale, perché queste attività sono già regolate da norme, pratiche e consuetudini locali che valgono sia fuori che dentro i confini di un Parco.Le attività consentite che hanno un rilevante impatto e trasformano il territorio (es. Piani urbanistici, manutenzione ordinaria degli impianti a fune, delle pale eoliche), dovranno essere autorizzate dall’Ente parco che dovrà esprimere parere vincolante (nulla osta) per gli interventi e le opere da realizzare nei siti della Rete Natura 2000. Nei Parchi nazionali sono vietate le attività che possono compromettere la biodiversità (es. la caccia) il territorio e l’ambiente (es. l’apertura di cave o discariche, prevelare materiale geologico).
7. NEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE LA FAUNA SELVATICA FARÀ AUMENTARE I CONFLITTI CON GLI AGRICOLTORI E GLI ALLEVATORI? NO!La normativa proposta per il Parco nazionale del Matese, al pare degli altri già istituiti, stabilisce il controllo della fauna selvatica e la tutela delle specie protette, favorisce l’adozione di misure efficaci per contenere le predazioni e garantisce il risarcimento dei danni provocati dalla fauna agli allevatori e agricoltori. Saranno perciò consentiti prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici e il pagamento dei danni accertati dall’Ente Parco. Gli interventi per il contenimento della fauna selvatica tengono conto degli obiettivi di conservazione e delle Linee Guida redatte da ISPRA, e saranno esclusivamente rivolti alla fauna problematica e alle specie aliene invasive (es. cinghiali) ed effettuati utilizzando solo personale formato, munizioni atossiche e tecniche che minimizzano il disturbo ambientale, dando preferenza all’attività di cattura, e saranno possibili in tutto il territorio del Parco (Zona 1, 2 e 3).
8. L’ISTITUZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL MATESE FAVORIRA’ LO SPOPOLAMENTO DEI COMUNI? NO!Nei Parchi nazionali italiani vivono quasi 3 milioni di persone in 498 comuni per la gran parte piccoli o piccolissimi, e nessun comune ha mai formalizzato la richiesta di uscire da un Parco nazionale, anzi sono aumentati le richieste di allargare i confini di alcuni Parchi nazionali come in Val Grande e Maiella solo per citare alcuni casi.Le Misure di salvaguardia predisposte per il Parco nazionale del Matese assicurano una politica equa di valorizzazione socioeconomica ed ambientale dei territori comunali, con particolare riguardo a quelli che si trovano nelle aree interne. Perciò il Parco nasce anche per combattere lo spopolamento come fanno da tempo tutte le altre are protette adottando pratiche virtuose che cercano di rallentare la crisi demografica che interessa tutto il nostro Paese. A questo proposito, possiamo citare un esempio di un comune situato in un Parco nazionale ed uno che ancora sta fuori, e notare che Pescassseroli dal 2021 ha ridotto la popolazione di 160 abitanti, passando da 2116 a 2056 (-7,56%), mentre nello stesso periodo Bojano senza il parco ha perso 773 abitanti passando da 8308 a 7535 (-9,30%).
9. I PARCHI NAZIONALI BLOCCANO LO SVILUPPO ECONOMICO DEI TERRITORI? NO!I 24 Parchi nazionali istituiti in Italia tutelano circa 1,5 milioni di ettari, pari al 5,1% del territorio nazionale che per la gran parte (il 72,5%) interessa aree di montagna e dunque aree disagiate. In queste aree sono presenti 706.058 imprese, che per il 13,1% sono imprese giovani (under 35) e per il 26,8 % imprese femminili, e si contano 9,7 imprese ogni 100 abitanti, in linea con il parametro nazionale e punte di 16 imprese per 100 abitanti nelle Cinque Terre. La principale attività economica esercitata nei Parchi nazionali è l’agricoltura, e la superficie agricola utilizzata (SAU) ammonta a 752.400 ettari (il 50,9% del totale) con 55mila occupati diretti e una diffusione di imprese agricole del 21,4% (a livello nazionale è il 13%). I Parchi nazionali, perciò, oltre a conservare la natura praticano e incentivano lo sviluppo sostenibile con successo tant’è che, ad esempio, nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise dove si è perseguita una politica a favore delle comunità locali i risultati sono evidenti: a Opi, Villalago e Pescasseroli si superano le 100 presenze/giorno ogni mille residenti al pari di località turistiche abruzzesi rinomate come Roccaraso per lo sci o Tortoreto e Alba Adriatica per il mare.
Boschetto “verde di pregio” in pericolo: Legambiente denuncia il taglio degli alberi
La battaglia per l’area di Piazza Minieri adiacente all’ex Albergo “La Pagliarella” continua a far discutere.
Mentre la ditta Cima avanza con i suoi progetti, l’associazione si oppone alla costruzione su un’area vincolata. Grazia Fasano: “Un vero e proprio scempio, la Sovrintendenza deve intervenire”.
I riflettori tornano a puntarsi sul boschetto adiacente all’ex struttura dell’albergo “La Pagliarella”, un’area verde che da tempo alimenta polemiche e preoccupazioni tra i cittadini e le associazioni ambientaliste. La ditta Cima, che ha ricevuto tempo fa l’autorizzazione per costruire una nuova struttura di sette piani, è al centro di un dibattito che si fa sempre più acceso, soprattutto dopo la denuncia di Legambiente.La referente locale di Legambiente, Grazia Fasano, ha sollevato forti dubbi riguardo la destinazione d’uso di quest’area, sostenendo che sia stata messa a rischio una delle due zone di “verde di pregio” del Comune, come stabilito dal Piano Regolatore di Telese Terme. “Questa zona è vincolata e non può essere toccata”, afferma con fermezza Fasano, sottolineando che la normativa urbanistica la considera una risorsa naturale inalienabile, protetta da leggi precise.Il cuore del contenzioso riguarda i cipressi piantati nel dopoguerra, una piantagione che ha radici storiche e simboliche per la comunità”.
Questi alberi sono stati messi a dimora subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, insieme ad altri alberi a Monte Fogliano, per abbellire il paesaggio e arricchire il verde urbano”, spiega Fasano. Tuttavia, secondo quanto riferito, un tecnico dello Staff Foreste, dopo un sopralluogo, avrebbe emesso una relazione in cui dichiarava che quest’area non sarebbe da considerarsi “verde di pregio”. Una valutazione che, secondo Legambiente, appare discutibile”.
Il parere del tecnico è inspiegabile”, continua Fasano, “non si capisce come si possa arrivare a tale conclusione, considerando che gli alberi stanno benissimo. Sono in salute e contribuiscono al benessere del paesaggio, ma qualcuno ha deciso che non sono degni di protezione. Forse perché piantati troppo vicini l’uno all’altro, o forse per la loro qualità? Ma non vedo alcun motivo valido per giustificare il loro abbattimento”.
L’esponente di Legambiente ha aggiunto di aver chiesto chiarimenti all’Ufficio Tecnico Comunale riguardo a una possibile variante al Piano Regolatore, ma le risposte non sono state confortanti. “Mi hanno detto che non è stata fatta alcuna modifica al Piano Regolatore in merito a quest’area. Quindi, in teoria, il vincolo è ancora valido e qualcuno deve fermare questo scempio”, conclude Fasano con tono deciso. Il rischio di un’ulteriore cementificazione di Telese Terme è una preoccupazione che coinvolge non solo gli ambientalisti, ma anche tanti cittadini che temono la perdita di uno degli ultimi polmoni verdi della città.
Il progetto edilizio previsto dalla ditta Cima, con la costruzione di una struttura di sette piani, potrebbe modificare irrimediabilmente l’assetto del territorio, mettendo a repentaglio una risorsa naturale che rappresenta un bene per tutta la comunità. Legambiente, quindi, si fa nuovamente portavoce di una battaglia che vuole tutelare il patrimonio verde della città e lancia un appello alle istituzioni, chiedendo un intervento tempestivo da parte dell’amministrazione comunale.
L’associazione, che già in passato si è opposta a simili operazioni, ha chiesto che venga fermato il progetto edilizio fino a quando non verranno chiariti definitivamente i vincoli sull’area. Il futuro del boschetto e degli alberi di Piazza Minieri è appeso a un filo. La speranza di chi si batte per la tutela del verde è che l’amministrazione comunale e le autorità competenti intervengano prima che sia troppo tardi, evitando che la città perda un altro pezzo della sua storia e del suo patrimonio naturale. La battaglia è appena ripresa, e la comunità è pronta a lottare per salvaguardare quello che rimane del suo verde di pregio.
Parco Nazionale del Matese, Legambiente: “Continua la nostra campagna contro le fake news”
Il 24 febbraio si è tenuta alla biblioteca del consiglio regionale del Molise l’audizione dei rappresentanti di Legambiente sull’iter istitutivo del Parco Nazionale del Matese. L’incontro, convocato dal presidente del consiglio regionale Quintino Pallante dopo la richiesta di Legambiente, ha visto la partecipazione dei consiglieri regionali Roberto Di Baggio, Micaela Fanelli, Alessandra Salvatore, Vittorino Facciolla, Angelo Primiani, Roberto Gravina, Massimo Romano e Nicola Cavaliere, e ha permesso di ribadire le diverse posizioni sul Parco nazionale del Matese, aggiornare i partecipanti sull’iter istitutivo dell’area protetta attesa da oltre 30 anni e chiarire l’impegno assunto dalla Regione Molise alla luce dell’incontro svolto presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica lo scorso mese di cui la stessa Regione è stata principale promotrice.
Dopo aver ringraziato Pallante, il consigliere delegato all’ambiente Di Baggio e i consiglieri regionali presenti per la disponibilità e l’interesse verso quello che è un tema importantissimo per l’intero Molise, Andrea De Marco, presidente di Legambiente Molise, ha detto: «Crediamo che sia arrivato il momento di concludere l’iter facendo le cose per bene, rimuovendo dal percorso di istituzione gli ultimi ostacoli che potrebbero poi compromettere la nascita di un’area protetta in grado di promuovere lo sviluppo del territorio, non di vincolarlo solamente. Per questo abbiamo illustrato ai presenti alcune migliorie da condividere con la struttura tecnica della regione al fine di migliorare la zonizzazione del Parco andando incontro ad alcune esigenze emerse dopo la presentazione ai comuni della perimetrazione, della zonizzazione e delle misure provvisorie di salvaguardia». Legambiente risponde anche a chi sta cercando di boicottare la nascita del parco diffondendo paure tra la popolazione e cavalcando fake news, le stesse che ad ogni istituzione di Parco vengono propagate dagli antiparco di turno e che si rivelano false subito dopo l’istituzione dell’area protetta.
Come ha ricordato Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette del Cigno Verde, «In oltre 100 anni di esperienza i Parchi nazionali italiani non hanno portato alla chiusura di nessuna azienda e nessuna impresa è stata costretta con la forza a continuare a operare sul territorio protetto, anzi le oltre 300mila imprese censite nelle aree protette italiane hanno potuto sfruttare tutti i vantaggi offerti da un ambiente sano e dalle opportunità finanziarie garantite per le are protette. Gli unici a temere l’istituzione del Parco sono coloro che pensano di utilizzare il territorio e le risorse naturali della collettività a fini personali e puntano a creare confusione alimentando fake news nell’opinione pubblica e tra i cittadini matesini. È giusto ascoltare le preoccupazioni di chi vive e opera in quel territorio, ed è opportuno sfatare tutti i dubbi con informazioni corrette come anche noi abbiamo fatto in tutti questi anni. Ma le legittime richieste di chiarimento sono cosa diversa dalle pretese avanzate da quei pochi che contestano il Paro nazionale del Matese solo per continuare a infrangere le regole e che operano a discapito della maggioranza delle imprese che le stesse regole le rispettano e contro gli interessi dei molisani che vogliono il Parco. Gli allevatori, gli agricoltori, i boscaioli, i raccoglitori di funghi e tartufi, gli operatori turistici e chi vive e opera nel territorio rispettando le regole proposte dal Parco nazionale non avranno nessun problema a continuare con le loro attività legittime, perché il Parco non aggiungerà nessun’altra regola a quelle già vigneti nel territorio sulla base delle direttive comunitarie, le normative regionali e quelle urbanistiche comunali. Come avviene in tutta Italia fin dal 1991, anche nel Matese saranno rispettate le stesse regole vigenti in tutti gli altri Parchi nazionali e che derivano dall’applicazione della legge 394 che, ad esempio, garantisce di usufruire di misure ad hoc quali ad esempio indennizzi per i danni da fauna più rapidi rispetto a quelli delle aziende che stanno fuori dal parco, promozione dei prodotti agricoli con il marchio del parco e tutte le azioni individuate nelle misure di salvaguardia. Perciò, se in nessun altro Parco nazionale i cittadini e le imprese non sono stati ridotti alla fame, perché continuare a perdere tempo con chi contesta il Parco nazionale solo perché non intende rispettare nessuna regola attuale o futura e continuare a rapinare tutti i molisani dei loro beni naturali».
Per contrastare gli antiparco che seminano paura e preoccupazioni intervenendo in qualsiasi dibattito con l’obiettivo di bloccare la nascita del Parco nazionale del Matese per contrastare le politiche di protezione ambientale Legambiente ha diffuso la guida “Matese Finalmente Parco! Basta fake news contro il Parco Nazionale”. Ecco cosa scrive l’associazione ambientalista: “Legambiente già in passato con la campagna #bastafakenews per il Parco Nazionale del Matese rispose ai dubbi dei cittadini sul parco smontando punto per punto le tante falsità che circolavano sull’area protetta. Ancora oggi, purtroppo, è necessario, fare chiarezza in considerazione di quanto circolato sulla stampa e nonostante siano pubbliche e consultabili le Misure di salvaguardia da applicare alle diverse zone dell’istituendo Parco Nazionale prodotte dal Ministero sulla base della legge 394/91 e vigenti in tutti gli altri Parchi nazionali. Per tali ragioni con questa nota stampa, pensiamo sia opportuno rispondere ad alcuni quesiti per fare chiarezza e fornire informazioni corrette anche per sfatare le leggende e le fake news che fin troppe circolano. In sostanza, continuiamo a fare noi di Legambiente quello che le due Regioni dovrebbero fare, anche perché hanno ottenuto dei finanziamenti del Ministero, ma non fanno alimentando incertezze e poca trasparenza sul futuro del territorio matesino.
Nel Parco nazionale del Matese tutte le attività saranno sottoposte ad autorizzazione? Se si escludono le attività vietate (es. la caccia o l’apertura di cave) e quelle che possono compromettere il territorio (es. prevelare materiale geologico), tutte le altre attività ordinarie già consentite (es. agricoltura, allevamento, gestione boschiva, fruizione e manutenzione del territorio, etc..) sono libere e non necessitano di nessuna autorizzazione. Non è perciò necessaria nessuna autorizzazione preventiva del Parco o richiedere la Valutazione di incidenza ambientale (VInCA) per coltivare l’orto ed arare i campi, tagliare l’erba e gestire il bosco, praticare l’allevamento e il pascolo, perché queste attività sono già regolate da norme, pratiche e consuetudini locali che valgono sia fuori che dentro i confini di un Parco. L’Ente parco, invece, dovrà autorizzare gli interventi di rilevante trasformazione del territorio (es. Piani urbanistici, manutenzione ordinaria degli impianti a fune, delle pale eoliche) ed esprimere il parere vincolante per gli interventi e le opere da realizzare nei siti della Rete Natura 2000.
Nel Parco nazionale del Matese non sarà più possibile costruire o ristrutturare? Fino alla approvazione del Piano del Parco, nei comuni del Matese mantengono efficacia le previsioni contenute negli strumenti urbanistici comunali vigenti e le prescrizioni delle valutazioni d’incidenza regionali unicamente in relazione alle aree produttive, ai servizi ed attrezzature d’uso pubblico ed impianti pubblici e privati di interesse urbano ed agli impianti tecnologici. Come già avviene negli altri Parchi nazionali, anche per il Matese non ci sarà nessuna limitazione per i Piani urbanistici vigenti e le attività edilizie saranno regolate dalle Misure provvisorie di salvaguardia secondo le diverse Zone del territorio del Parco. Saranno invece sottoposti ad autorizzazione dell’Ente Parco i nuovi strumenti urbanistici e quelli non ancora approvati definitivamente e le eventuali varianti ai piani vigenti, i piani attuativi degli strumenti urbanistici vigenti non definitivamente approvati, e quelli per i quali non sono stati avviati i lavori per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria o di singoli insediamenti.
Nel Parco nazionale del Matese sarà possibile raccogliere la legna dei boschi? Le attività boschive continueranno a essere esercitate senza ulteriori vincoli rispetto alle normative vigenti e, come già accade oggi, la competenza sulle autorizzazioni al taglio boschivo sono in capo alle due Regioni. E’ consentito, oltre all’inalienabile diritto di godimento degli usi civici sul diritto di legnatico delle popolazioni residenti, l’esecuzione dei Piani di Assestamento Forestale (PAF) dei singoli comuni già autorizzati nel rispetto della normativa vigente, e gli interventi necessari alla prevenzione degli incendi e per pubblica incolumità. La normativa del Parco regola le attività forestali nel rispetto delle leggi regionali e le uniche limitazioni alle attività forestali sono riferite alle zone del Parco a tutela integrale. L’Ente parco autorizza i Piani Forestali e gli interventi selvicolturali tendenti a favorire il mantenimento e il ripristino dei boschi e, sulla base di intese con le Regioni, può garantire procedure autorizzatorie più veloci attraverso la creazione di uno sportello unico autorizzativo.
Nel Parco Nazionale del Matese si potranno raccogliere funghi e tartufi? Nel rispetto delle vigenti normative degli usi civici e delle consuetudini locali continueranno ad essere consentite la raccolta di funghi, dei tartufi e di altri prodotti del sottobosco. Per la raccolta di questi prodotti valgono le leggi nazionali e regionali e, per regolamentare meglio la raccolta, il Parco nazionale potrà sostenere gli operatori professionali locali, autorizzando l’uso del marchio di qualità per la commercializzazione dei prodotti, e sostenendo la formazione degli operatori e di chi fa la raccolta per hobby.
Nel Parco Nazionale del Matese sarà possibile il pascolo e l’attività zootecnica? Il pascolo è consentito nel rispetto delle vigenti normative degli usi civici e delle consuetudini locali, e la normativa del Parco per le attività di allevamento e pascolo rispecchia le regole già vigenti e, dunque, senza nessuna limitazione, nel territorio del Parco è garantito il transito dei mezzi di servizio e quelli accessori alle attività agro-silvo-pastorali o di altre attività esistenti, mentre specifiche restrizioni al transito dei mezzi saranno eventualmente stabilite dall’Ente parco in funzione della necessità di tutelare sistemi naturali e/o specie animali e vegetali. L’Ente parco può sostenere le produzioni zootecniche e le attività pastorali tradizionali del Matese autorizzando le aziende e gli allevatori all’uso del marchio di qualità, valorizzare le tradizioni pastorali locali anche attraverso il recupero della rete dei tratturi e la pratica della transumanza, attuare interventi migliorativi di recupero dei pascoli e dei prati stabili.
Nel Parco nazionale del Matese la fauna selvatica farà aumentare i conflitti con gli agricoltori e gli allevatori? La caccia è l’unica attività vietata nei Parchi nazionali, mentre sono consentiti prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’Ente Parco. La normativa del Parco stabilisce il controllo della fauna selvatica e la tutela delle specie protette, favorisce l’adozione di misure efficaci per contenere le predazioni e garantisce il risarcimento dei danni provocati dalla fauna agli allevatori e agricoltori. Gli interventi per il contenimento della fauna selvatica tengono conto degli obiettivi di conservazione e delle Linee Guida redatte da ISPRA, e saranno esclusivamente rivolti alla fauna problematica e alle specie aliene invasive (es. cinghiali) ed effettuati utilizzando solo personale formato, munizioni atossiche e tecniche che minimizzano il disturbo ambientale, dando preferenza all’attività di cattura, e saranno possibili in tutto il territorio del Parco (Zona 1, 2 e 3).
Nel Parco nazionale del Matese si potrà effettuare il campeggio e le attività turistiche? Il campeggio temporaneo è appositamente autorizzato in base alla normativa vigente in tutto il territorio, mentre è vietato il campeggio libero effettuato al di fuori delle aree a tale scopo e appositamente attrezzate. Il Parco garantisce e assicura la promozione e la fruibilità del territorio e le attività ricreative compatibili, la valorizzazione dei siti di notevole interesse paesaggistico, naturalistico, ambientale, con particolare attenzione al turismo e alle attività agro – silvo pastorali e alle tradizioni locali.”
Benevento, rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente. Rosa: “Classifica pienamente soddisfacente: restiamo in top ten al Sud”
“A prescindere da osservazioni malevole e dettate sempre dalla volontà di agire con volontà di contrapposizione politica, ribadiamo che il risultato ottenuto da Benevento nel rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente è assolutamente soddisfacente. Siamo nella top ten del Mezzogiorno d’Italia, davanti ad una quarantina di città della nostra area geografica e siamo davanti a città del Nord del prestigio e della forza economica di Firenze, Savona, Rovigo o Lecco”, lo scrive in una nota l’assessore all’AmbienteAlessandro Rosa, che aggiunge:
“Quanto ai parametri, ricordiamo che Ecosistema Urbano non è un sistema di valutazione immodificabile, ma mutabile nei parametri di riferimento, il cui peso cambia in maniera direttamente proporzionale alle priorità, ai fabbisogni e alle novità che sono introdotte a livello comunitario per il contrasto al climate change”.
“Ancora qualcuno finge di non sapere o non ricordare che la qualità dell’aria e la presenza di Pm10 è un dato indipendente da qualsiasi politica amministrativa – continua Rosa – ma dipende dalle caratteristiche geografiche del territorio, interessato da un rilevante fenomeno d’inversione termica e inoltre operiamo, al fine di abbattere le polveri sottili, campagne mensili di pulizia straordinaria delle strade e abbiamo attivato, dopo circa 20 anni, il catasto degli impianti termici necessario per controllare le emissioni nocive”.
“Ancora più grottesco – conclude l’Assessore – il riferimento alla dispersione idrica, un problema di ordine nazionale su cui sono necessari investimenti governativi di ampia portata che siamo i primi a sollecitare. Benevento è fiera di politiche ambientali da record nel Mezzogiorno: mediante la pianificazione strategica avviata con BeneClima già la prossima classifica di Ecosistema (che si riferirà ai dati del 2024) potrà regalarci risultati ancora migliori”.
Limatola, ‘Puliamo il mondo’: tanti giovani in campo
Anche Limatola è stata protagonista dell’iniziativa “Puliamo il mondo” di Legambiente, momento che annualmente vuole promuovere, raccogliendo l’impulso delle Nazioni Unite, il tema del rispetto l’ambientale. Il Sindaco e l’Amministrazione comunale, in collaborazione con i docenti dell’Istituto comprensivo “Leonardo da Vinci”, a promuovere l’appuntamento che ha visto protagonisti, in particolare, gli studenti che, con partecipazione e profondo spirito civico, si sono prodigati nel rimuovere piccoli rifiuti dalla villetta comunale.
Un gesto che vuole sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni rispetto all’importanza di osservare condotte responsabili non imbrattando il territorio e, quindi, non nuocendo all’ecosistema. “L’Amministrazione comunale ringrazia, oltre la scuola – nella dirigenza, nei docenti e negli allievi della Secondaria di primo grado – anche gli operatori ecologici del territorio, l’Ufficio tecnico comunale e Legambiente”. Così il sindaco Domenico Parisi.
Che prosegue “Queste iniziative – commenta ancora il Primo Cittadino – fanno bene al territorio e siamo convinti che in esse viva il seme della sensibilizzazione da inculcare nelle giovani generazioni. Giovani generazioni che vanno educate e formate attraverso iniziative meritevoli quale quella messa in campo da Legambiente. Replicheremo con entusiasmo al fine di formare coscienze consapevoli e responsabili”.
Apollosa, successo per la manifestazione “Puliamo il mondo” (FOTO)
Si è tenuta ieri, ad Apollosa, la giornata ecologica denominata “Puliamo il mondo” organizzata dal Comune di Apollosa in collaborazione con le associazioni del territorio Pro Loco Apollosa, Apollosa nel Futuro, Associazione Amici di Monte Mauro, Novum Iter, Compagnia Teatro Nuovo “A. Tangredi”, Associazione Cancellonica, US ACLI Apollosa, Confraternita del SS.Rosario, Mata Leao, Associazione Tartuficoltori Campani, Sporting Apollosa, Forum Giovani Apollosa. L’evento, promosso da Legambiente, ha visto la partecipazione di tanti volontari che di prima mattina si sono adoperati nell’attività di pulizia di vari punti del territorio.
“Il successo della manifestazione con la partecipazione attiva della nostra comunità – dichiara il Sindaco di Apollosa Danilo Parente -, è dovuta alla crescente consapevolezza delle problematiche ambientali. Ringrazio tutte le associazioni e i volontari che hanno deciso di impegnarsi attivamente nella riuscita dell’evento mostrando sensibilità concreta per il tema. Giornate come questa hanno proprio l’obiettivo di accrescere la consapevolezza dell’importanza della tutela dell’ambiente. Oltra alla sensibilizzazione, come amministrazione – continua il Sindaco – stiamo lavorando anche sulla prevenzione. Infatti, mediante una convenzione che abbiamo stipulato con i militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Montesarchio – che ringrazio per la collaborazione e per il prezioso lavoro che svolgono -, abbiamo messo a disposizione attrezzature di videosorveglianza mobili al fine di contrastare l’odioso fenomeno dell’illecito abbandono dei rifiuti”.
“In qualità di consigliere comunale – dichiara il consigliere con delega all’ambiente e alla tutela del territorio, Saverio Spagnuolo -, sono orgoglioso del lavoro svolto. Sono stato felice di aver contributo alla pulizia delle nostre strade e alla difesa della natura, facendo un lavoro di squadra con gli altri volontari della zona. Ciò che mi ha sorpreso di più è stata la curiosità dei bambini: sarebbe bello poter riorganizzare in futuro una giornata ecologica che li veda protagonisti”.
Raccolta differenziata, Montesarchio premiata da Legambiente come comune riciclone
Montesarchio ancora una volta al top in Campania per raccolta differenziata, premiata da Legambiente come comune riciclone.
A ricevere il premio nel corso della cerimonia che si è tenuta nell’auditorium Vergineo del Museo del Sannio il sindaco Carmelo Sandomenico e il coordinatore operativo della Sogesi, Mattia Pagnozzi.
Il sindaco Sandomenico si è espresso così nel merito del premio ricevuto: “Naturalmente riempie d’orgoglio sapere che ancora una volta Montesarchio si è distinta come città virtuosa per attenzione all’ambiente, e lo dico da cittadino profondamente ambientalista.
Ringrazio la Sogesi, che ancora una volta si conferma un’eccellenza per i servizi offerti ma soprattutto i cittadini virtuosi e consapevoli che con le loro buone pratiche si tutela la nostra risorsa più preziosa: il nostro ecosistema. Allo stesso tempo tuttavia dico che quell’85,27 per cento di differenziata non basta: dobbiamo migliorare perché al di là di quella percentuale ci sono 52,89 chili pro capite di indifferenziata. Dobbiamo sforzarci a differenziare di più, riempiendo sempre meno i cosiddetti “sacchi neri” e sempre di più quelli delle altre frazioni.
Abbiamo notato poi che l’impatto dell’indifferenziata è forte nel corso delle manifestazioni pubbliche: feste, sagre ed eventi “di piazza” in particolare. Assieme agli amici dell’amministrazione e della Sogesi studieremo misure per favorire sempre di più la differenziata anche in queste occasioni, magari proprio con campagne di educazione durante gli eventi stessi, perché no.
Infine mi associo, da sindaco, alla riflessione di Legambiente e di diversi colleghi presenti alla cerimonia: è fondamentale insistere sull’impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti in una provincia virtuosa, tutelando l’ambiente e i cittadini, riducendo gli esborsi della tariffa, oggi più alti a causa dei conferimenti al di fuori del nostro territorio”.
Rapporto Ecosistema urbano, Rosa: “Orgoglioso che Benevento sia prima città della Campania”
“Mi rende orgoglioso vedere la nostra Città compiere un balzo in avanti di 17 posizioni nella classifica sull’Ecosistema Urbano di Legambiente (leggi QUI). Mi rende orgoglioso osservare come Benevento sia la città meglio posizionata in Campania e tra le migliori del Sud Italia”.
Ad affermarlo è Alessandro Rosa, assessore all’Ambiente per il comune di Benevento.
“Sono cresciuto credendo che l’unico modo per ottenere risultati sia il lavoro – prosegue – , e da quanto il sindaco Mastella mi ha onorato dandomi la delega all’Ambiente in base a questa convinzione mi sono mosso: lavorando e studiando.
Col sindaco e con gli amici dell’amministrazione, e in particolare i componenti della commissione Ambiente a partire dalla presidente Luisa Petrone abbiamo condiviso innanzitutto un’idea di Città, per poi lavorare alacremente per svilupparla.
Un’idea di città smart, a misura di cittadino, con spazi verdi disponibili per tutti e aree gioco fruibili a tutti i bambini. Una città in grado di fare una raccolta differenziata super efficiente anche grazie a un’eccellenza come Asia, ottimamente guidata dall’amico Donato Madaro: di qui l’arrivo delle macchinette mangiaplastica e gli ottimi risultati sul riciclo dell’acciaio e degli imballaggi certificati da Ricrea.
Una città in cui i bambini hanno consapevolezza dell’importanza dell’ambiente e periodicamente vengono coinvolti in attività a tema.
Ovviamente la classifica di Legambiente e Ambiente Italia rappresenta uno stimolo per andare avanti e lavorare ulteriormente per migliorare ancora, promuovendo ad esempio una mobilità quanto più sostenibile possibile”.
“Non ci fermiamo insomma, consapevoli che l’ambiente urbano in una città che ottiene numeri sempre più incoraggianti anche sul fronte turistico è anche un biglietto da visita importantissimo per chi ci onora della sua presenza. E ovviamente una base fondamentale su cui costruire il futuro dei nostri figli”, conclude Rosa.
Ambiente | Benevento tra le città meno green: al 76° posto nella classifica di Legambiente
Una bocciatura piena per le città campane capoluoghi di provincia sul fronte ambientale. Città immobili, poco green, senza una visione di futuro.
Lo certifica Legambiente con il rapporto Ecosistema Urbano 2022,il report realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo che tiene conto di 18 indicatori, distribuiti in sei aree tematiche: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia. La classifica finale che ne esce fuori, con dati relativi al 2021, ne rappresenta la sintesi
In Campania rispetto allo scorso anno quasi tutte peggiorano le proprie performance e, solo Avellino, registra un lieve scatto posizionandosi al 69 posto scalando di 5 posizioni.
Caserta perde una sola posizione attestandosi al 67 posto. Crolla Benevento che perde ben 19 posizioni e si assesta alla 76esima posizione.
Napoli si conferma in piena zona salvezza all’ 92° ( era 91ma scorso anno). Male Salerno, tra le ultime in graduatoria con la sua 99 posizione (era 94posto lo scorso anno).
“Una bocciatura – commenta Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campania– per i capoluoghi campani a leggere questa edizione di Ecosistema Urbano.
Chi sperava in un cambio di rotta dopo la Pandemia è rimasto deluso come è ben visibile nelle città, dove è tornata l’immobilità sulle strade intasate dalle auto, la presenza di mini-discariche intorno ai cassonetti, la coltre grigia di smog che ostacola la vista del cielo azzurro, trasporti pubblici inefficienti e la colorazione di alcuni fiumi inquinati da scarichi civili e industriali non depurati.
La transizione ecologica non passa per i capoluoghi campani. Non vediamo una visione e quel cambio di passo repentino che impone l’emergenza energetica, ambientale e sociale. Eppure proprio le città – come sottolinea il rapporto del Programma delle Nazioni unite per gli insediamenti umani Cities and pandemics: towards a more just, green and healthy future – devono essere protagoniste di una nuova ripartenza capace di ripensare l’organizzazione, la forma e le funzioni dei quartieri, il modo con cui le persone si muovono nei centri urbani, garantendo insediamenti multifunzionali e inclusivi“.
Qualità dell’aria
Per quanto riguarda le concentrazioni di Pm10 i valori medi rientrano nel limite previsto dalla direttiva comunitaria per la protezione della salute umana di 40 μg/mc, mentre sforano tutte, tranne Salerno, l’obiettivo medio annuo dei 20 μg/mc indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la salute.
I valori medi vedono in testa Avellino con 29,83 μg/mc Napoli con 27 μg/mc; poi Benevento con 25, Caserta con 24 e Salerno con 19,5. Se consideriamo i superamenti annui del limite dei 50 μg/mc, nel 2021 in due città, Avellino e Torino, si misurano oltre il doppio dei giorni di superamento della soglia. A fine ottobre di quest’anno a Napoli sono 24 i giorni di superamento del limite dei 50 μg/mc consentiti dalla normativa, seguita da Caserta 17 e Avellino 16.
In nessun capoluogo campano nel 2021 il valore medio delle concentrazioni misurate per il biossido di azoto (NO2) dalle centraline in ambito urbano è superiore al limite di legge di 40 μg/mc. La situazione peggiore a Salerno, dove si è registrata una media 38,4 μg/mc; segue Napoli con 24,3;Caserta con 18,3; Benevento con 17,5 e Avellino 17,3.
Acqua e depurazione
Salerno con 210 litri al giorno pro capite di consumi idrici domestici di acqua potabile supera abbondantemente la media nazionale di 155 litri al giorno mentre Benevento con 150 litri al giorno si avvicina di molto.
Per stimare le probabili dispersioni si calcola che la quota di acqua potabile immessa in rete e non consumata: il dato medio sulla dispersione dell’acqua nei capoluoghi conferma una situazione critica e l’assenza di forti segnali di discontinuità col passato.
La situazione peggiore si registra a Salerno con 61% di perdite, seguita da Caserta con 60,6%, Benevento con il 54,9% e Napoli con il 27%.
Gli ultimi dati Istat relativi alla percentuale di popolazione servita da rete fognaria delle acque reflue urbane relativi al 2018 presenta una situazione molto critica a Benevento dove appena il 17% di abitanti sono allacciati alla rete; mentre gli altri capoluoghi hanno percentuali buone con eccellenza per Salerno e Avellino che raggiungono il 100% della popolazione.
Rifiuti, mobilità e verde urbano
Solo Benevento superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata fissato per il 2012 con una percentuale del 66,4%, si avvicina Avellino con 62,1%. Segue Salerno con il 58,9%.
Chiudono Caserta con il 52,6% e Napoli con il misero 37,5%La produzione di rifiuti rappresenta una delle pressioni ambientali maggiori delle nostre città e non solo laddove si sono verificate delle emergenze legate a raccolta e smaltimento.
Per questo motivo la riduzione della produzione dei rifiuti è un obiettivo importante individuato dalle politiche europee e nazionali.
Nel 2022 Napoli con 549,8 kg supera la media nazionale di 525,5 kg/abitante all’anno. Gli indicatori del trasporto pubblico sono costruiti suddividendo le città in base al numero di abitanti.
Ciò perché c’è una evidente incidenza del bacino di utenza (quindi il numero di abitanti, ma anche l’estensione geografica del capoluogo) sul dato finale.
Il servizio di trasporto pubblico, direttamente proporzionale alla popolazione per quanto riguarda i valori assoluti vede andamenti in crescita per tutte le tipologie di città. Napoli con appena 44,73 viaggi per abitanti è molto lontana dalle altre grandi metropoli e città turistiche come Venezia 471 viaggi/ab, Roma 341 viaggi/ab e Milano 302 viaggi/ab.
L’offerta di trasporto pubblico viene calcolata in chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente, scegliendo il numero di abitanti in maniera analoga a quanto fatto per il precedente indicatore di uso del trasporto pubblico.
Tra le grandi città, Milano si conferma nuovamente al primo posto con 102 vetture-km/ab, segue Trieste con 56 vetture-km/ab. Lontana Napoli con 13 vetture-km/abitante.
Guardando alle piste ciclabili, nel 2021 buona performance di Benevento con 19,78 m equivalenti ogni 100 abitanti che supera abbondantemente il valore medio nazionale delle piste ciclabili equivalenti che sfiora i 10 m. Dietro Napoli e Salerno rispettivamente con appena 0,35 e 0,25 m equivalenti ogni 100 abitanti.
Per quanto riguarda le isole pedonali, dopo lo stallo registrato fino al 2016, il 2021 conferma la crescita registrata lo scorso anno dell’estensione media delle isole pedonali nelle città italiane, che si assesta 0,47 m2 per abitante.
In Campania nessuna città raggiunge questa media, Benevento e Napoli si avvicinano con 0,40 m2 e 0,33 m2, Avellino fanalino di coda con appena 0,03 m2.
In Campania solo Caserta tocca la cifra di 20 alberi /100 abitanti, seguita da Salerno con 15alberi /100 abitanti. Fanalino di coda Napoli e Benevento rispettivamente con 6 e 5 alberi/100 abitanti.
Tutte le città campane presentano dotazione inferiore alla media nazionale di 43 mq/ abitante di verde urbano fruibile. Si passa dai 22,2 mq di Benevento ai quasi 13 mq di Napoli e Avellino.
Salerno si assesta intorno al 19 mq. Nota dolente sul fronte delle energie rinnovabili, dove solo Avellino registra un minimo di diffusione di solare termico e fotovoltaico installato nelle strutture pubbliche, con un valore di 7,80 kW per 1000 abitanti al di sopra del valore medio nazionale, che si attesta sui 5,41 kW/1.00 ab. Fanalini di coda Napoli con 0,32 kW/1000 abitanti e Salerno con 0,02 kW/1000 abitanti.
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