Benevento, presentato Stabat Mater per il Concerto del Venerdì Santo

Benevento, presentato Stabat Mater per il Concerto del Venerdì Santo

Eventi

Presentato nella mattinata di oggi 7 aprile, presso la Biblioteca Pubblica Arcivescovile Francesco Pacca di Benevento, l’evento dello Stabat Mater per il Solenne Concerto del Venerdì Santo.  

Musica e fede religiosa saranno protagonisti del Concerto che si terrà, per la quarta volta, il 18 aprile presso la Chiesa Santissima Annunziata, luogo di antica memoria storica ed ecclesiale, ma anche luogo di profonda fede cittadina, nonché, come ribadito dal Direttore artistico Vanni Miele, monsignor dei Beni Culturali Mario Iadanza e il maestro Veaceslav Ceaicovschi Quadrini, spazio di ottima acustica.  

L’evento è promosso da Musicainsieme che ha anche ricevuto il sostegno del Ministero della Cultura e della SIAE con il programma “Per chi crea”.

Il Concerto rappresenterà dunque un momento di sentita spiritualità, ma anche di significativa cultura, lo Stabet Mater, che è infatti una preghiera, precisamente una sequenza cattolica del XIII secolo, che tradizionalmente è attribuita al beato Jacopone da Todi, sarà presentato, come detto da Vanni Miele, in modo diverso, infatti pur preso dagli autori del ‘700 napoletano,  con l’intensità barocca e ricercata di Nicola Fago, compositore del Settecento napoletano, sarà affiancato, da uno modernissimo Stabet Mater composto dal musicista beneventano Veaceslav Ceaicovschi Quadrini.

Lo “Stabet Mater dolorosa”, ovvero la raffigurazione della partecipazione della Madre al dolore per la morte del figlio sulla croce, sarà dunque ricordato attraverso la musica, arte che riveste un ruolo primario nel produrre e riprodurre sensazioni ed emozioni di natura psichica.

L’evento che precederà la Processione di Gesù Morto per le principali vie cittadine, ha sicuramente un valore simbolico, le sue musiche che rievocano un rito antico, saranno infatti anche emblema di devozione, arte e incanto, non solo musicale, ma anche spirituale.

Iadanza ha voluto ricordare il tanto lavoro che c’è dietro ogni esecuzione musicale, riprendere manoscritti antichi e farne una trascrizione è comunque lavoro difficile e faticoso. Egli ha poi voluto ricordare l’importanza architettonica e artistica della Chiesa Santissima Annunziata, ma anche la centralità del lavoro di Nicola Fago, artista di cui spesso non si conosce il lavoro compiuto, ma che invece è ricordato in moltissime biblioteche europee, per non dimenticare il Conservatorio di San Pietro a Maiella che è una miniera di memorie di grandi maestri/musicisti del passato.

Il maestro Quadrini ha poi voluto ricordare la passione nella creazione della sua Stabet Mater ed anche gli artisti che si esibiranno il 18 prossimo, come Federica D’Antonino, soprano, Micaela Rago, mezzosoprano e Leonardo Quadrini, clavicembalo. Egli ha poi ricordato che ci sarà anche il coro da camera Opera Festival e l’Orchestra Internazionale che farà tappa appunto venerdi santo nel Sannio.

Il giornalista Claudio Donato, che ha moderato gli interventi, ha infine ricordato che l’evento sarà anche ricordato in 10 diverse località del sud Italia, a ribadire l’importanza, non solo religiosa, ma anche culturale della esibizione musicale appena descritta.

Al Teatro Romano l’omaggio a Pino Daniele nel concerto “Sciò live”

Al Teatro Romano l’omaggio a Pino Daniele nel concerto “Sciò live”

Cultura

Notte magica quella vissuta al Teatro Romano di Benevento nella serata di venerdì 6 settembre, gli Area Medina hanno infatti rapito il numerosissimo pubblico presente, parliamo di sold aut, riproponendo l’album “Sciò live” dell’indimenticabile cantautore, chitarrista e compositore italiano Pino Daniele.

Voluto e organizzato fortemente da “Musica Insieme” e dall’ “Accademia delle Opere APS” con la direzione di Ferdinando Creta, direttore Artistico del Museo Arte Contemporanea Arcos Bn e quella tecnica di Francesco Tuzio, Presidente dell’Accademia delle Opere Aps, il concerto ha riproposto tutta la scaletta del memorabile album del 1984  “Sciò live” di Pino Daniele.

Serata davvero suggestiva e incantata nella quale gli Area Medina sono riusciti a trasmettere ad un pubblico appassionato e presente in ogni ordine di posti, la passione e l’amore per la musica di Pino Daniele, per le sue melodie, i suoi testi ed i suoi ritmi inimitabili, il tutto grazie anche alla presenza della sezione archi dell’Orchestra Internazionale della Campania diretta da Leonardo Quadrini.

Il gruppo Area Medina è composta da Antonello Rapuano (tastiere), Carmine Piccirillo (voce), Lorenzo Stabile (basso elettrico), Alessandro Calandri (chitarre), Fulvio Cusano (batteria), Francesco jr. Merola (percussioni), Pasquale Ciniglio (sax), con il supporto di Alessandro Tedesco (trombone), Peppe Fiscale (tromba), Alessandro Tumolillo (violino e mandolino), Marco Di Palo (viloncello) e con la partecipazione dello special guest Ezio Lambiase ( chitarra classica).

Gli Area medina sono la miglior cover band della musica di Pino Daniele, essi hanno portato in giro per l’Italia  la musica ed il repertorio del grande Daniele, riscuotendo grande successo di critica e pubblico in ogni loro esibizione.

Dopo 40 anni è dunque ritornato dal vivo, a riempire l’aria del Teatro Romano ed i cuori dei tanti appassionati, il concerto “Sciò live” di Pino Daniele, album in merito al quale, in occasione della sua pubblicazione, egli ebbe ad affermare: “ E’ stato il mio primo disco live, un doppio album ricco di ricordi e di incontri musicali d’eccezione, io non volevo che quest’album uscisse perché non ero soddisfatto delle registrazioni ( …..ma io non sono mai soddisfatto delle registrazioni!)”.

Le musiche di Pino Daniele, grazie all’interpretazione degli Area Medina, hanno riproposto le contaminazioni melodiche di cui egli è stato uno dei maestri, egli era un chitarrista di formazione blues e la sua tecnica strumentale e compositiva era stata fortemente influenzata dalla musica rock, dal jazz di Louis Armstrong, dalla chitarra di George Benson, ma soprattutto dall’andamento blues tipico dei canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli Stati Uniti.

Generi musicali diversi interpretati dal cantautore partenopeo in una contaminazione del tutto personale e creativa, fino a generare un nuovo stile da lui stesso denominato “tarumbò”, ad indicare la mescolanza di tarantella e blues, le sue culture di appartenenza, forma musicale reinterpretata poi magistralmente dagli Area Medina davanti ad un pubblico appassionato e desideroso di accompagnare i brani intonandoli insieme ai musicisti sul palco.

Carmine Piccirillo ha poi ricordato come Pino Daniele abbia utilizzato il codice linguistico della “parlesia”, un linguaggio inventato dai musicisti partenopei per poter comunicare in pubblico, ma senza frasi capire dai presenti, come ha fatto Daniele utilizzando la parola “Tarumbò” nell’omonimo brano. Locuzioni nate con i “posteggiatori”, gruppi di musicisti che si esibivano per strada.  

Sono stati presentati i 16 memorabili brani, tra i quali “Chillo è nu buono guaglione”, “Have you seen my shoes”, “Tarumbò”, “Viento ‘e terra”, “Terra mia”, “Chi tene  ‘o mare” , “Quanno chiove”, la famosa “Napul’è”, fino al completamento della scaletta dell’intero album.

Per ciascuno di essi il pubblico ha cantato insieme agli artisti sul palco, fino ad intonarne i più famosi, alzandosi in piedi ed accompagnando con le mani i ritmi concitati e memorabili dei pezzi di Pino Daniele.

E’ sembrato a tutti che la frequenza dell’anima del cantautore napoletano aleggiasse intorno ai presenti, quasi che egli stesso fosse tra il pubblico, magari nascosto tra i suoi ammiratori, soddisfatto dell’interpretazione che gli Area Medina stavano offrendo della sua musica e dei suoi testi, ma soprattutto sorridesse all’amore che tanti gli stavano tributando, quasi a richiamarlo nel presente per poterlo ancora ascoltare ed applaudire.

A fine spettacolo sono stati applauditi gli interventi del Creta, soddisfatto del numeroso pubblico, della bravura degli artisti e della serata di musica nello spettacolare Teatro Romano, ma anche di Tuzio che ha voluto precisare come amore e qualità della la musica e perfezione nell’organizzazione di eventi come il concerto degli Area Medina, siano il viatico principale per fare raffinata cultura e attimo di soddisfacente socialità.

 Poichè la musica, noi crediamo, rappresenta un linguaggio universale e fuga provvisoria dal dolore, come ci insegna Schopenhauer, essa ha regalato, nella serata in parola, grazie alle armonie musicali di Pino Daniele, quegli attimi di serenità di cui abbiamo bisogno e, nello stesso tempo, il piacere della memoria di un uomo e della sua arte che gli Area Medina hanno saputo riecheggiare con rara bravura.

Conferenza stampa di presentazione del concerto “SCIO’ live”- Area Medina ensemble (FOTO)

Conferenza stampa di presentazione del concerto “SCIO’ live”- Area Medina ensemble (FOTO)

AttualitàBenevento Città

Nella mattinata del 2 settembre, negli spazi antistanti il “Caffè delle Streghe”, all’interno del Palazzo Comunale di Benevento, si è tenuta la conferenza stampa per la presentazione del concerto “SCIO’ live”, dall’album di Pino Daniele del 1984.

Durante il concerto sarà riproposta la medesima scaletta di quei famosissimi 17 brani racchiusi in due cd. 

Il concerto, presentato dalla cover band degli Area Medina, è organizzato da MUSICA INSIEME ed ACCADEMIA DELLE OPERE, con Francesco Tuzio direttore tecnico e Ferdinando Creta direttore artistico, si avvarrà, nella serata del 6 settembre, della partecipazione della sezione di archi dell’Orchestra Internazionale della Campania diretta dal maestro Leonardo Quadrini, manifestazione che si terrà nello splendido e suggestivo spazio del Teatro Romano della città.

Erano presenti alla conferenza stampa, guidata dal giornalista Claudio Donato, Francesco Tuzio, Ferdinando Creta, Leonardo Quadrini, nonchè Antonello Rapuano, tastierista e Lorenzo Stabile, basso elettrico, membri degli Area Medina.

E’ stato chiesto ai presenti le ragioni del concerto e le loro sensazioni nel riprodurre le musiche del grande cantore napoletano Pino Daniele.

Tuzio ha affermato che la scelta di Daniele è stata fortemente voluta per la significatività del personaggio e della sua musica e la possibilità di avere lo scenario del Teatro Romano come luogo di precisa e puntuale realizzazione dell’evento, considerata la magnifica acustica del luogo, ha regalato gioia e soddisfazione.

Quadrini ha sottolineato la ferma volontà di interpretare, con la sua Orchestra, musiche e melodie che hanno segnato un’epoca, non solo musicale, ma anche umana e sociale e che i suoi archi e non solo quelli, cercheranno di riprodurre le sonorità dei 17 brani in programma ricreando l’atmosfera del grande cantautore partenopeo.

Rapuano si è detto felice di interpretare le melodie di Pino Daniele, cercando di non limitarsi a ripetere le musiche dell’autore, ma cercando di utilizzare soprattutto lo stesso timbro musicale del cantautore, una qualità del suono che resta unica e perciò affascinante anche musicalmente.

Stabile ha ribadito la sua passione per la musica di Daniele, soprattutto dal punto di vista sonoro, gli effetti acustici della musica del grande Pino sono così particolari da infondere gioia nel riprodurli.

Alla domanda posta da un membro della stampa in merito ad un possibile prolungamento del progetto nel tempo, Stabile ha affermato che, dopo essersi esibiti in altre località del nostro paese ed averne accertata la realizzabilità sia come gruppo che come intensità del programma, stanno pensando di portare il loro progetto altrove, in primis a Napoli, città natale del Grande Pino Daniele.

Creta, dopo aver ricordato con affetto i suoi esordi musicale in quel di Puglianello, suo paese natale ed al tempo sede di sperimentazioni musicali di buon livello,  ha ribadito infine la volontà, già evidenziata in passato, di fare del Teatro Romano la sede di eventi culturali di spessore e, come ormai abitudine del luogo negli ultimi anni e conoscendo lo spessore artistico degli eventi proposti dal Tuzio, , è stato ben lieto di adoperarsi affinchè il Teatro Romano ospiti il concerto degli Area Medina e diventi luogo di trasmissione di cultura sonora di molteplici forme musicali.  

I membri della stampa presenti alla conferenza sono stati infine omaggiati dagli organizzatori da un invito personale al concerto del 6 settembre.

Musica, coro e balletto dei  “Carmina Burana” chiudono la rassegna della “Lirica al Teatro Romano”

Musica, coro e balletto dei “Carmina Burana” chiudono la rassegna della “Lirica al Teatro Romano”

Cultura

Si è chiusa, nella serata del 1 agosto, negli storici ed incantevoli spazi del Teatro Romano, con la rappresentazione dei “Carmina Burana”, la rassegna “Lirica al Teatro Romano”, cartellone operistico organizzato dalla Direzione Regionale Musei Campania, dall’Area Archeologica del Teatro Romano, dall’Associazione Musicainsieme con il patrocinio del Ministero della Cultura, in occasione del centenario pucciniano (1924-2024).

“Carmina Burana” è una composizione musicale corale ed orchestrale composta da Carl Orff tra il 1935 ed il 1936. Il titolo della rappresentazione: “Carmina Burana”, significa “Canti di Beuern”, silloge di canti medioevali, con chiaro riferimento ad una collezione di poesie anch’esse medioevali, rinvenute nel monastero di Benediktbeuern, in Baviera nella metà del XIX secolo.

Essi sono inoltre organizzati in tre sezioni: Carmina moralia, di argomento morale e satirico, Carmina veris et amoris, dedicati all’amore ed alla primavera, ed infine i Carmina lusorum et potatorum, canti bacchici e giocosi, a questi si aggiungono inoltre i Carmina divina, di argomento sacro, probabilmente aggiunti  all’inizio del XIV secolo.

Con il termine “Carmina Burana” si intende inoltre una raccolta di 325 testi poetici, opera di goliardi e clerici vagantes, in latino, in medio-alto tedesco ed in francese, tutti redatti fra il XII° ed il XIII° secolo e contenuti nel manoscritto chiamato Monacensis Latinum 1660, tutt’ora custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera.  

Il termine Burana sta ad indicare i canti di Benedictbeuern, poesie in latino medioevale, opera e balletto.

Ha accompagnato l’esibizione musicale l’ “Orchestra Sinfonica Internazionale della Campania” diretta da Leonardo Quadrini.  Si sono esibiti nello spettacolo il “Coro lirico di Lecce”, con la direzione della maestra  del coro Vincenza Baglivo,  ed il “Coro di voci Bianche” di Benevento con la direzione della maestra del coro Mina Minichiello.

Si è esibito con la musica il balletto di Saveria Cotroneo.

Sono intervenuti inoltre, in un solo corpo con gli altri artisti, il Coro Opera Festival di Bitonto, il Coro Music Fantasy Accademy di Benevento ed il Coro Giuseppe Verdi di Roma.

Significative le voci liriche di Chiara Tarquini – soprano -, Antonello Dorigo – tenore -, Massimo Simeoli – baritono -, con l’accompagnamento di Tatyana Sapesko al pianoforte.

Il manoscritto presenta, al suo interno, anche delle miniature di cui la più famosa e quella della “Ruota della Fortuna” cui sono appesi due sovrani, probabilmente Federico II ed Enrico VII, altre rappresentano temi di gioco e del vino accompagnate da quelle di bevute e partite a scacchi e a dadi.

All’interno dei Carmina Burano, scritti per lo più in lingua latina e ma anche in lingua tedesca e lingue miste, si contano 325 testi poetici intorno ad ai più svariati temi, come la satira sui vizi e la corruzione del clero, la fortuna e l’amore in ogni sua forma, in particolare quella sensuale.

Il concerto per soli coro ed orchestra, con la presenza di fiati e percussioni, oltre alle voci di interpreti lirici, ha restituito al numeroso pubblico presente, l’atmosfera di un medioevo fisico, ritmico e passionale, il tutto sapientemente accompagnato dalla compagnia di ballo della Cotroneo che, sull’onda del suono e dell’andamento musicale, ha concretizzato, con la flessibilità, la coordinazione e senso del ritmo dei suoi ballerini, lo sviluppo musicale, donando concretezza di immagini, circostanze ed emozioni.

Completamente gremito di musicisti e cantori il palco, spaziosa la pedana di ballo, intriganti le melodie e le cantate che, con le loro note espressive, in una lingua sconosciuta a quasi tutti i presenti, hanno comunque coinvolto ed affascinato i numerosi spettatori, trascinandoli in un tempo ed in luoghi misteriosi, ma coinvolgenti, un tempo lontano dal presente, ma ammaliante e, segretamente, evocante emozioni e suggestioni del nostro istante.

Numerosi e convinti gli applausi del pubblico durante la rappresentazione a favore di musicisti, cantori, balletto e direzione dell’orchestra, oltre che alle scenografie, essenziali, ma accattivanti.

La serata si è conclusa con i saluti di Giacomo Franzese, direttore del Teatro Romano di Benevento che, dopo i complimenti ai musicisti/ballerini, ha promesso, ai tantissimi presenti, di ritornare, il prossimo anno, con una nuova selezione musicale affinchè la città, in cui posa la sua maestosa architettura e storia il Teatro Romano, possa rinascere e rivivere la magia della musica e della lirica.

Madama Butterfly, storia d’amore, dolore e morte al Teatro Romano

Madama Butterfly, storia d’amore, dolore e morte al Teatro Romano

Cultura

E’ tornata, nella serata di martedì 30 luglio, negli spazi dell’antico e prestigioso Teatro Romano di Benevento, la “Lirica al Teatro Romano” con la rappresentazione della “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini.

Il cartellone operistico organizzato dalla Direzione Regionale Musei Campania, dall’Area Archeologica del Teatro Romano, dall’Associazione Musicainsieme con il patrocinio del Ministero della Cultura, in occasione del centenario pucciniano (1924-2024), ha rievocato, con la musica del grande compositore lucchese, la vicenda tragica di una giovane donna giapponese – Cio Cio-san, che significa Madama Farfalla, in inglese Madama Butterfly – amata e poi abbandonata da un giovane ufficiale della marina degli Stati Uniti, Benjamin Franklin Pinkerton.

Ha accompagnato la rappresentazione l’Orchestra Sinfonica Internazionale della Campania diretta, in modo egregio, dal maestro Leonardo Quadrini.

Puccini decise di musicare il testo, da un libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dopo aver assistito al Duke of York Theatre di Londra,  nel giugno del 1900, alla tragedia in un atto “Madame Butterfly ” di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell’americano John Luther dal titolo “Madame Butterfly”, del 1898.

L’opera, basata su un fatto realmente accaduto in America, fu composta tra il 1902 ed il 1903 e rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano. Fu un fallimento e solo dopo una rielaborazione dell’opera da parte di Puccini e dei suoi librettisti, essa ebbe un grande successo a Brescia nel 1904.

Attento e scrupoloso nella ricostruzione di una vicenda ambientata in oriente, Puccini, per la sua storia vissuta a Nagasaki,  si fece aiutare da un’attrice giapponese, Sada Yacco, e dalla moglie dell’ambasciatore nipponico, da ambedue ottenne la descrizione degli usi e costumi del popolo giapponese che poi riportò nel suo capolavoro.

La storia di d’amore, dolore e morte, è stata portata sul palco del teatro cittadino dalle potenti e calde voci del soprano Luciana Distante, nel ruolo di Butterfly, del tenore Mickael Spadaccini, in quello di F.B.Pinkerton, di Laurent Kubla, nella parte del console Sharpless, di Sara Tiburzi nel ruolo di Suzuki, di Giordano Farina in quello dello Zio Bonzo, di Silvano Paolillo nel ruolo di Goro, di Angelo Nardinocchi in quello del Principe Yamadori, di Maura Minicozzi nella parte di Kate Pinkerton e di Giuseppe Montanaro che ha impersonato il Commissario Imperiale.

Il sipario si è alzato raccontando, con le splendide voci degli interpreti pucciniani, il matrimonio “giapponese” che Pinkerton contrae con Butterfly, ma anche l’atteggiamento conflittuale ed ironico che quest’ultimo dimostra nei confronti delle regole sociali e della tradizione del paese nipponico.

Nello stesso tempo la rappresentazione ha narrato, il desiderio di evasione da una realtà percepita come limitante e la voglia di immedesimarsi in quella dell’amato da parte di Butterfly, che rinuncia alla sua fede venendo così rinnegata dalla famiglia e dalla sua società.

L’amore tra i due ben presto vive il distacco dovuto alla partenza di Pinkerton che, dopo aver promesso il suo ritorno, abbandona la donna per tre anni, tempo nel quale viene al mondo un loro bambino.

La Butterfly però attende ancora fiduciosa il suo uomo, famosa è l’aria “Un bel dì, vedremo” durante il secondo atto dell’opera.

Quando finalmente Butterfly vede tornare in porto la nave americana, sperando di rivedere l’amato, vive in realtà la disillusione di un ritorno tradito, l’uomo, che ella considera ancora suo marito, ha sposato un’altra donna americana ed insieme, loro chiedono l’affido del bambino per offrirgli un futuro migliore.

Grande la sofferenza ed il dolore della donna che, pur amando suo figlio, decide di affidarlo ai nuovi venuti, ma anche di togliersi la vita affinchè il bambino, non avendo più sua madre, possa dimenticare e vivere in terra lontana.

La libertà conquistata dopo il suo passato di geisha, grazie all’amore per uno straniero e la idealizzazione totale dell’oggetto amato, visto in maniera adolescenziale, Butterfly aveva solo 15 anni al tempo della vicenda, appariva alla donna come la più bella possibilità di affrancarsi da un mondo angusto e limitato dalla povertà, accompagnata però, subito dopo, dalla disillusione cocente  nei confronti delle proprie scelte.

Tutto questo porta Butterfly alla consapevolezza della necessità di tornare alla vecchia vita, con la conseguente scelta della morte, compiuta col rituale della tradizione, un coltello che riporta sulla lama la scritta: “Con onor muore chi non può serbar vita con onore”.

Magnifica interpretazione di una delle opere più belle ed intense del genio pucciniano, una tragedia particolare che occupa un posto rilevante nel panorama culturale della fin de siecle e del primo novecento, la storia di un amore straziante e di una donna pucciniana che vive un afflato religioso controverso, ambientato in Giappone e che tocca un tema centrale della cultura del decadentismo: il dramma della perdita.

“Madame Butterfly” , che vede ancora una volta come protagonista una donna, è dunque un’opera unica sia per ambientazione che per un procedere melodico simile ad una continua conversazione.

Una storia ed una rappresentazione che il numeroso pubblico presente ha molto apprezzato riservando a tutti gli interpreti, gli organizzatori e ad Alessio Rizzitiello, assistente alla regia su note di Alessandro Cecchi Paone, applausi a scena aperta che avevano l’implicita richiesta di replicare l’esperienza lirica anche per il prossimo anno.

Suor Angelica e Cavalleria Rusticana in simbiosi emozionale al Teatro Romano

Suor Angelica e Cavalleria Rusticana in simbiosi emozionale al Teatro Romano

Cultura

Nella serata del 28 luglio, secondo momento del cartellone operistico “Lirica al Teatro Romano”, organizzato dalla Direzione Regionale Musei Campania, dall’Area Archeologica del Teatro Romano, dall’Associazione Musicainsieme con il patrocinio del Ministero della Cultura, in occasione del centenario pucciniano (1924-2024).

Nello spazio storico ed archeologico del Teatro Romano sono andati in scena, per l’occasione, le due opere, ciascuna di un atto, “Suor Angelica” di Giacomo Puccini e “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, due lavori di grande musica classica che hanno coinvolto il pubblico presente, tanto nelle vicende da essi raccontati, quanto nella elaborazione musicale e canora che ha incantato quanti, amanti della musica lirica, erano presenti alla rappresentazione.

Ha accompagnato lo spettacolo l’Orchestra Sinfonica Internazionale della Campania diretta, in modo egregio, dal maestro Leonardo Quadrini.

Le due opere hanno riempito lo spazio estivo del grande Teatro beneventano presentandosi, solo apparentemente, come vicende diverse e lontane, una la storia di una monaca, l’altra quella di un amore passionale e tragico, ma ambedue ricche di patos emozionale e abilità espressiva attraverso le melodie e le voci degli interpreti.

“Suor Angelica” è un’opera lirica di Puccini su libretto di Giovacchino Forzano, parte di un trittico pucciniano che comprende tre opere: il Tabarro, su libretto di Giuseppe Adami, Suor Angelica e Gianni Schicchi su libretto di Giovacchino Forzano. L’opera “Suor Angelica”, ebbe la prima assoluta il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York, mentre la prima europea risale al l’11 gennaio 1919 nel Teatro Costanzi di Roma.

Il soggetto fu suggerito al compositore dalla sorella, Suor Enrichetta, badessa di Vicopelago, che gli raccontò di un fatto realmente accaduto nel suo ordine dove una suora, figlia di principi, si tolse la vita alla notizia della perdita del figlio avuto da una relazione “peccaminosa” prima di prendere i voti.

Nell’opera solo personaggi femminili, le voci maschili compaiono solo alla fine, nel coro degli angeli che accompagnano Suor Angelica in cielo. L’azione si svolge in un monastero nei pressi di Siena, la Pieve di Santa Maria Assunta a Cellole, vicino San Gimignano, verso la fine del XVII secolo.

“Suor Angelica”, interpretata dalla splendida voce di Raffaella Ambrosino, ha narrato la storia di una donna, proveniente da una famiglia aristocratica che, per espiare un peccato d’amore, come era d’abitudine nel passato per liberarsi di una donna scomoda alla famiglia, ha forzatamente abbracciato la vita monastica, obbligata a lasciare un bambino nato da quell’amore e del quale non ha saputo più nulla.

Quando una sua zia, principessa, nel ruolo Michela Rago, la va a trovare perché firmi una rinuncia all’eredità di famiglia in favore di sua sorella Anna Viola che va sposa, ella chiede notizie del figlio, ma il bambino, come comunicatogli in modo gelido e distaccato dalla zia, è morto da due anni. Suor Angelica allora si reca nell’orto del monastero e raccoglie alcune erbe velenose con le quali si prepara una bevanda che beve, mettendo fine alla sua vita, sperando di raggiungere suo figlio.

Dopo un veloce cambio di scena, hanno fatto il loro ingresso sul palco i protagonisti di “Cavalleria Rusticana, storia d’amore e di gelosie, ambientata a Vizzini, paese della Sicilia nella seconda metà dell’800, dopo l’impresa dei Mille di Garibaldi.  

E’ Pasqua e tutti festeggiano la resurrezione di Cristo, ma si racconta anche la storia di un uomo, Turiddu – nella parte Mickael Spadaccini –  innamorato di Lola – Marcella Diviggiano –  donna che, dopo il servizio militare, trova sposata con il carrettiere Alfio – Carmelo Corrado Caruso – ma che lui continua ad amare ed incontrare nonostante si sia fidanzato con Santuzza – Ana Isabel Lazo – nel tentativo di scacciare l’amore per Lola.

Santuzza, dopo aver rivelato a Mamma Lucia, madre di Turiddu – Daniela Iliuta –  la tresca del figlio e sentendosi umiliata da lui, racconta ad Alfio il tradimento di sua moglie, cosa che porta quest’ultimo a sfidare Turiddu in un duello, scontro che si conclude con la morte di Turiddu, fatto annunciato a gran voce dalla gente del paese.   

L’amore colpevole è dunque il fulcro delle due vicende – illegittimo in Suor Angelica e adultero in Cavalleria Rusticana – vicende che hanno in comune lo svolgersi dei fatti in ambienti claustrofobici, le mura di un convento e lo spazio di un piccolo paese siciliano.

Nella serata si è assistito ad un abbinamento non casuale di due opere emblemi del filone drammaturgico come quello dell’opera verista, accomunati inoltre dal profondo legame con la tematica religiosa e spirituale che caratterizzò la creatività e l’ispirazione artistica dei due grandi compositori.

Serata di piacevole ascolto grazie anche alla sapiente regia di Linda Ocone e del suo assistente alla regia Alessio Rizzitiello, momento di appagamento culturale e armonico che il pubblico presente ha molto apprezzato.

Amore, libertà e sofferenza nella Tosca di Puccini in scena al Teatro Romano

Amore, libertà e sofferenza nella Tosca di Puccini in scena al Teatro Romano

Cultura

In occasione del centenario di Giacomo Puccini, all’interno del programma “Lirica al Teatro Romano”, organizzato dalla Direzione Regionale Musei Campania, dall’Area Archeologica del Teatro Romano, dall’Associazione Musicainsieme con il patrocinio del Ministero della Cultura e per la direzione artistica del Maestro Leonardo Quadrini, nonché direttore, nella serata,  dell’ Orchestra Filarmonica di Benevento OFB, è andata in scena, all’interno dello spazio archeologico e spettacolare del Teatro cittadino, la Tosca, opera lirica di un grande maestro del melodramma italiano.

Ad illustrare l’importante cartellone sono stati il direttore del Teatro Romano Giacomo Franzese accompagnato, nella serata, dal direttore emerito Ferdinando Creta.

Il lavoro in tre atti, composto su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, ispirata all’omonimo romanzo dello scrittore francese Victorien Sardou e la cui prima rappresentazione risale al 14 gennaio 1900 nel teatro Costanzi  di Roma, ha riempito, nella serata del 25 luglio, lo spazio archeologico cittadino e la calda estate beneventana.

Tanti gli appassionati presenti nel sito museale di quella che nell’antica Grecia era poesia, ποίησις, accompagnata con la musica della lira, λυρική lyrikē, da cui il nome Lirica.

 Tutti dunque rapiti dalla musica di Puccini, sapientemente interpretata da una compagnia di cantanti che, con la loro voce ed i loro vocalizi, hanno affascinato il pubblico presente trascinandolo all’interno di una vicenda di amore, libertà, gelosia e aggressività che, pur ambientata storicamente nella metà dell’800, all’indomani della Repubblica Romana, ma soprattutto della battaglia di Marengo, quando lo Stato Pontificio sta catturando i rappresentanti ed i sostenitori repubblicani, è apparsa come storia attuale di amore contrastato dal potere.

“Tosca” è stata la prima di quattro rappresentazioni del programma “Lirica al Teatro Romano”, ad essa seguiranno “Suor Angelica” e “Madama Butterfly”, oltre la famosa “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, combinata in atto unico a Suor Angelica,  Il programma vedrà infine la rappresentazione della cantata scenica “Carmina Burana”.

La “Tosca”, opera pucciniana che apre il ‘900, è la storia di una donna, Floria Tosca, amante del pittore liberale Mario Cavaradossi, corteggiata dal ministro della polizia pontificia Scarpia.  Quest’ultimo imprigiona il pittore e ricatta Tosca, la libertà dell’amato se la donna si concederà a lui.

La donna apparentemente cede per amore di Mario che, diversamente sarebbe stato ucciso, a condizione di un accordo che prevedesse una finta fucilazione. Scarpia apparentemente acconsente, ma subito dopo Tosca lo uccide e assiste, infine, a quella che doveva essere una finta morte dell’amato Mario.

In realtà il pittore viene realmente passato per le armi sugli spalti di Castel Sant’Angelo ed allora  Tosca decide di togliersi la vita.

L’opera in tre atti, è stata occasione di ottima musica, di sonorità brillanti, cristalline ed esaltanti di sentimenti contrastanti come l’amore, la gelosia, l’aggressività e di attimi di sentimenti laceranti, come la sofferenza per il proprio amato, il disprezzo per un uomo che pretendeva di possedere una donna, la disperazione per la perdita del proprio amore, fino alla scelta estrema di chiudere la vita.

Particolarmente bravi nella loro interpretazione Diana Bucur, nella parte di Tosca, Francesco Anile, nella parte di Cavaradossi e Alberto Mastromarino in quella di Scarpia.

Altrettanto bravi gli altri  membri della compagnia nelle loro rispettive parti e precisamente Giordano Farina in Cesare Angelotti, Angelo Nardinocchi nel Sagrestano, Giuseppe Maiorano in Spoletta, Cristian Alderete nel gendarme, Giuseppe Montanaro nel carceriere e Andrea Ambrosino nel pastore.

La regia del lavoro è stata di Katia Ricciarelli, presente in sala ed accolta, a fine spettacolo, da un caloroso applauso del pubblico; ella ha anche ricordato come sia centrale il ruolo del melodramma tutto italiano nella storia dello spettacolo lirico e di come sia necessario avviare i giovani alla musica lirica come momento di interiorizzazione ed espressione di sentimenti che consolidano la crescita personale ed umana.  

Serata quasi magica al Teatro Romano, la splendida musica di Puccini, esaltatore, in particolare, dei ruoli femminili, la voce potente e trascinante dei cantanti e le belle scenografie e coreografie che hanno accompagnato la rappresentazione, hanno concesso, a quanti presenti, momenti di sana e piacevole riscoperta di appagamento, non solo artistico, ma anche personale.