
Quando il dolore di un lutto sfocia in violenza: riflessioni nel silenzio sull’indifferenza e l’importanza del rispetto reciproco
BeneventoCronacaLa mia solidarietà a chi è stato aggredito. Un pensiero per Francesco Pio, per Michele. Per tutti coloro che non potranno più incrociare gli occhi di una persona cara. “Siamo tutti Uno”.
Mi ritrovo a leggere articoli di giornale in merito ad una vicenda che da qualche ora sta dividendo in due la comunità di Benevento – che in momenti come questi, invece, dovrebbe stringersi – e resto sbalordita (pure parecchio) dinanzi ai commenti che seguono. Trovo che, in un mondo fatto di moralismo e finto perbenismo, sia utile fare delle riflessioni in merito.
Il rispetto è dovuto ad ogni persona, qualunque sia la sua età e qualsiasi cosa essa stia affrontando nella vita. Il dolore è un qualcosa di particolarmente intimo, che nasce e vive dentro ognuno di noi, che può sfociare nella rabbia, ma non trova spazio – né tempo – per certe dinamiche.
Tutta questa vicenda mi riporta a poco meno di due anni fa, quando ho pianto la morte di mia madre davanti ad una camera mortuaria di un ospedale del posto, mentre di fronte – in un noto bar della città – c’era chi tra un sorriso ed un altro brindava alla vita. Ma non per questo mi sono indignata. Né tanto meno ho pensato che in quel momento il mio dolore fosse calpestato o che l’intera città mi stesse mancando di rispetto. Ho capito, semplicemente, che la vita è fatta di attimi, alcuni belli, altri molto meno, e che per quanto possa sembrare ingiusto, ognuno vive il suo. Il mondo va avanti, anche quando per noi sembra essersi fermato.
Alla luce di quanto emerso, non mi preoccupa chi distrattamente venerdì ha sventolato una bandiera nei pressi dell’ospedale ‘dimenticandosi’ che lì giace la salma di un 17enne, ma chi pensa che gli altri giorni quelle camere siano vuote, chi ignora il fatto che tra quelle mura, tutti i giorni, ci sia qualcuno che lotta in silenzio tra la vita e la morte. Mi preoccupa l’ipocrisia in tal senso e la strafottente indifferenza con cui ci si rivolge al prossimo, mi preoccupa il fatto che un ragazzo di quasi vent’anni creda davvero che scendere in strada e andare a scontro sia la soluzione, che questo sia l’unico modo per rendere giustizia ad un amico che non c’è più.
Voglio esprimere, dunque, la mia solidarietà a chi venerdì sera è stato assalito in strada, a chi è stato aggredito verbalmente sui social per aver manifestato il proprio pensiero, condivisibile o meno che sia.
Rivolgo il mio pensiero a Francesco Pio volato in cielo la scorsa mattina, alla sua famiglia distrutta da un dolore che non ti lascia respirare, al piccolo Matteo che sta facendo di tutto per vincere questa battaglia.
Lo rivolgo a Michele, anche lui morto in un incidente stradale la sera prima.
Lo rivolgo, inoltre, a tutti coloro che all’alba del nuovo giorno non possono più incrociare lo sguardo di una persona cara e a chi, in una notte così magica, avrebbe voluto percorrere in coro le strade del centro, ma non ha potuto.
Ricordiamoci che “Siamo tutti uno” (Corrado Debiasi).