25 Aprile di festa, di esaltazione della libertà e di memoria della lunga lotta di liberazione dal nazifascismo nelle strade di Benevento.
Un lungo e variopinto corteo di gente di ogni età che, nella mattinata di questo 25 Aprile, sventolando bandiere dell’Anpi e della pace, accompagnato dalla banda musicale che intonava il canto della Resistenza e cioè “Bella ciao”, ha attraversato il corso Garibaldi per ricordare i tanti partigiani, combattenti armati e semplici civili che, a partire dal 1943, contribuirono, sacrificando anche la vita, alla liberazione dallo straniero e dal regime fascista.
Il corteo, aperto da un lungo striscione dell’Anpi, sostenuto dal Presidente Anpi Amerigo Ciervo, dalla vicepresidente dell’Anpi provinciale Teresa Simeone, dal precedente Presidente Anpi Tonino Conte e da tanti sostenitori del movimento, con la scritta “25 Aprile con la Pace”, è sfilato, gioioso e responsabile lungo la strada centrale della città, quasi a testimoniare la consapevolezza del bisogno senza tempo di difendere il bene più prezioso di ogni individuo e cioè la libertà, la democrazia e il diritto ad una vita degna e libera, come afferma l’articolo 2 della nostra Costituzione.
Sebbene il 25 Aprile sia la data della liberazione della città di Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, la data è stata salutata come simbolo della liberazione italiana dal nazifascismo. Impossibile non sottolineare le rappresaglie tedesche contro i partigiani, basti solo ricordare i 335 civili massacrati a Roma nelle Fosse Ardeatine o la strage di Marzabotto che vide 1830 vittime, senza tralasciare i tanti, uomini e donne, che caddero per un unico scopo: la liberazione e la rinascita della democrazia.
Giunto nello spazio di Piazza Matteotti, il corteo ha fatto sosta per gli interventi delle autorità e degli animatori dell’iniziativa. Coordinati da Teresa Simeone, i discorsi sono stati preceduti da un minuto di silenzio in memoria delle vittime delle guerre e dal pensiero ai tanti partigiani che hanno sacrificato la vita per la libertà di cui noi oggi godiamo.
E’ intervenuto il Sindaco Clemenete Mastella che ha voluto ricordare tutti coloro che hanno combattuto per fare in modo che l’Italia si liberasse, dopo una guerra ingiusta, dagli ultimi filamenti della presenza nazifascista nel nostro paese e ha voluto sottolineare il paradosso di quanti cercano, in questi giorni, di polemizzare sulla parola “antifascista” e sulla presenza di essa nella Costituzione, dimenticando che quest’ultima è figlia dell’antifascismo e che riporta, nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, il divieto della riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista.
Egli ricorda anche che una piazza di Benevento è stata dedicata a Maria Penna, partigiana beneventana barbaramente trucidata nel 1944.
E’ poi intervenuto lo studente Fausto Desiderio, presidente della Consulta provinciale studentesca, che ha affermato che la Storia ci insegna a comprendere la storicità degli eventi ed il fatto che gli eventi stessi, frutto di personaggi e circostanze particolari, possono ripetersi e dunque è necessario contrastare situazioni che non avrebbero permesso manifestazioni come quella cui si sta partecipando, avendo vietato la libertà di espressione, la sussistenza di partiti politici oltre quello fascista e avendo perseguitato tutti gli oppositori politici.
Dopo la lettura di un messaggio di condivisione del Procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro, assente per motivi di lavoro, da parte di Giovanna Altieri, della sezione Anpi di Benevento, in cui egli si associava alle ragioni storiche e civili della necessità di ricordare la data della liberazione dall’oppressione nazifascista, è intervenuto il Rettore dell’Università del Sannio Gerardo Canfora che ha ricordato che la celebrazione del 25 Aprile diventa, di anno in anno, sempre più importante, esso ricorda infatti il tempo del coraggio e dell’orgoglio di tanti che, oltre agli stessi partigiani, hanno contribuito a disegnare il mondo nel quale viviamo. Il nostro è un paese che ancora presenta squilibri nei diritti civili e lavorativi, eppure, come diceva Sandro Pertini : “ E’ meglio la peggiore delle democrazie che la migliore delle dittature”.
Salgono poi sul palco tre giovani del Gambia, presenti in Italia da otto mesi, che hanno letto gli articoli 3, 10 e 11 della nostra Costituzione, lettura a cui sono seguiti calorosi applausi.
Ha chiuso gli interventi Amerigo Ciervo che ha ricordato come la celebrazione del 25 Aprile sia importante sempre, ma specie nel tempo di oggi , un tempo in cui, da parte di certa politica, si cerca di ridimensionare il ruolo del movimento partigiano e del significato dell’antifascismo. Egli ha ringraziato quanti sono intervenuti per celebrare l’evento, tutti di diversa estrazione istituzionale e sociale, ma tutti rappresentanti simbolici delle diverse componenti della Repubblica nata dalla Resistenza.
Egli ricorda che quest’anno ricorre l’ottantesimo della caduta del fascismo, dei bombardamenti di Benevento, delle 4 giornate di Napoli, cosa di cui si è parlato nelle scuole, luogo di formazione delle future generazioni, come il rapporto fra Resistenza e Costituzione e l’importanza di operare una scelta. Si sono inoltre ricordati i tanti caduti in nome della libertà, fino agli ultimi due combattenti partigiani, scomparsi da poco, Alfredo Festa e Giuseppe Crocco, quest’ultimo detto “Caramba”.
A chi accusa l’Anpi di essere di parte, egli afferma che è di parte, perché essa vuole garantire che i principi democratici e costituzionali vengano salvaguardati, che si possa far nascere e far venire al mondo qualcosa di diverso, di altro, di migliore, come hanno sognato i partigiani, perché il sogno del futuro è nella non accettazione del nostro presente.
I partigiani non hanno lottato per vincere, ma per costruire un mondo migliore, essi lottavano per liberare e la liberazione è davvero di tutti, anche di quelli che erano contro.
Egli ha concluso inneggiando alla Costituzione, alla Resistenza ed all’Italia.
E poi voluto salire sul palco l’ottuagenario Liberatore Giuseppe, alpino e combattente per Trieste che, al di fuori di altre commemorazioni, ha voluto ricordare il fondamentale ruolo delle donne durante la guerra, madri, mogli e soprattutto instancabili lavoratrici che hanno portato sulle loro spalle l’agricoltura, la crescita dei figli e tutta l’economia, oltre che, in molti casi, anche il ruolo di sostegno ai partigiani.
Bella festa della Repubblica, momento che ha coinvolto moltissime persone in un progetto di libertà e diritti che il Fascismo aveva negati ed a cui tantissimi, con coraggio e determinazione, si sono opposti, regalandoci la democrazia di cui oggi godiamo, momento di memoria, ma soprattutto di progetto di un futuro di giustizia e rispetto di ogni individuo.
Alla Rocca dei Rettori, l’Anpi di Benevento presenta il terzo volume di “Sentieri di resistenza”
Nella serata di mercoledì 4 gennaio è stato presentato, presso la Rocca dei Rettori di Benevento, il terzo volume dell’opera “Sentieri di Resistenza”. In esso sono stati raccolti gli interventi del terzo ciclo di seminari dell’Officina “Maria Penna” che si sono succeduti tra il 2019 ed il 2020. Presenti all’evento Amerigo Ciervo, presidente provinciale ANPI Benevento, Nicola Sguera, responsabile dell’Officina, Vincenzo Calò, della Segreteria Nazionale ANPI e Ciro Raia, Coordinatore regionale ANPI Campania.
Il libro, che presenta una copertina curata da Gaetano Cantone, è suddiviso in tre sezioni che affrontano saggi di filosofia e diritto, storia e storia dell’arte. Hanno contribuito al lavoro Vincenzo Baldini, Nicola Sguera, Vincenzo Casamassima, Dolores Morra, Antonio Conte, Mariavittoria Albini, Amerigo Ciervo, Teresa Simeone, Ilaria Vergineo, Corrado Tesauro, Lorenzo Covino.
Il lavoro vede in chiusura una descrizione de “L’albero della Repubblica”, cartella di grafica dedicata alla democrazia italiana.
Ha aperto i lavori Nicola Sguera che ha presentato gli scritti presenti nell’opera dandone una sommaria descrizione.
A lui è seguito Amerigo Ciervo che ha voluto ricordare i difficili tempi in cui vive lo spirito partigiano e la sua memoria, la voglia di un falso revisionismo che ha visto, anche da parte di membri del Parlamento e dell’attuale governo, la falsità della commemorazione dell’anniversario della nascita del MSI, la mancata elezione della sindaca di Marzabotto, e tanti altri eventi che rappresentano quasi un modo per dimenticare o cancellare il ruolo della resistenza.
Egli ricorda le responsabilità della politica, soprattutto nell’omologazione dello schieramento di destra e sinistra, il rituale spesso obbligato del “giorno della memoria”, per non dimenticare un libro in uscita a Morcone sulla famiglia Mussolini. Egli ricorda come sia indispensabile affidarsi alla Costituzione, specialmente oggi che il nuovo governo attacca il reddito di cittadinanza come fosse il primo atto indispensabile, che dimentica i diritti delle donne e si preoccupa invece di portare avanti il progetto di autonomia differenziata e di meritocrazia nelle scuole.
Essere antifascisti oggi, egli continua, è impegnativo, ma necessario, “chi pensa all’umiliazione come fattore di crescita è un fascista” afferma con forza. E’ necessario attuare la Costituzione e l’Anpi ha precisamente questo obiettivo.
Prende la parola Vincenzo Calò che, orgogliosamente fa notare la spilla che porta appuntata sulla giacca, la spilla “Bella ciao”, come volle chiamarla la compianta Presidente Nazionale Carla Nespolo dietro domanda di un coltivatore di rose. Ricorda poi che la memoria è ricchezza, allegria, unico mezzo per guardare avanti e la parola “sentieri” è significativa di un percorso di vita che abbia senso e significato.
In merito al valore della memoria, egli racconta poi la storia di un vecchio che camminava lungo un sentiero con sua nipote e, ripetutamente, si fermava per guardare indietro e alle ripetute richieste della bimba sul perché guardasse sempre indietro, il vecchio avesse risposto :“ Per avere ben chiaro dove andare, per non sbagliare, bisogna voltarsi indietro per vedere da dove veniamo”.
Ricorda poi che il revisionismo storico è oscurantismo, esso dice falsità e pretende di farle passare per verità, si vuole cancellare la definizione di “fascista” per sostituirla con quella di “patriota”, il termine “nazione” ha preso il posto di “paese”, si ripete quasi ossessivamente : “prima gli italiani”, ma questa affermazione giustifica solo la presenza di una gerarchia, come pure celebrare il presidenzialismo è solo un modo per cancellare il potere del Parlamento e il principio della divisione dei poteri caro alla nostra Costituzione.
Bisogna essere felici di essere sostenitori della libertà, dell’uguaglianza e l’essere antifascisti, ricordando i tanti che scelsero di combattere per questi ideali, non per un loro tornaconto, ma per il popolo italiano e, fra essi, i tanti meridionali che andarono a combattere nel nord Italia ancora occupato dai tedeschi.
Memoria dunque non è passiva celebrazione, ma attiva azione, anche in memoria delle tante donne partigiane che hanno scelto di rompere i tabù sociali della tradizione e combattere insieme agli uomini, costruendo così il proprio percorso di emancipazione, come ricorda la partigiana e scrittrice italiana Marisa Ombra.
Chiude l’incontro Ciro Raia che ricorda come il popolo è tornato ad essere individuo e dunque ognuno pensa per sé, dimenticando la solidarietà; Il partigiano non è solo chi ha imbracciato il fucile o imbraccia il fucile ancora oggi, il partigiano è anche chi non vuole la guerra e combatte senza imbracciare le armi. Siamo partigiani di desideri, desiderio di pace, libertà, amore, uguaglianza.
Ha poi rivendicato le scelte dell’Anpi in merito alla necessità di non inviare armi per la guerra Russo- Ucraina in nome della pace, sostenuta in tale posizione da Papa Francesco.
Purtroppo oggi si pensa solo al benessere sociale, afferma, dimenticando i principi di equità ed il dettato costituzionale soprattutto dell’articolo 3. Se qualcuno chiede se il Fascismo può tornare, dobbiamo rispondere che il Fascismo di Mussolini non tornerà, ma esso si può ripresentare in tante forme diverse e spesso apparentemente costituzionali. Egli ricorda, a tale proposito, le parole di Sandro Pertini:“ Il fascismo non è un’opinione è un crimine”.
E’ necessario operare nelle scuole e diffondere la cultura, strumento di conoscenza ed apertura alla comprensione degli eventi, solo così si diffonde l’antifascismo e, per citare Machiavelli, “Mai smettere di sperare e continuare”. Egli conclude affermando che è’ necessario alzare le barricate per cambiare questa società troppo spesso senza memoria, perché memoria vuol dire “essere umanità” e senza di essa dunque perdiamo la nostra sostanza di uomini e cittadini.
Auschwitz non finisce mai: la memoria della Shoah e i nuovi genocidi. Mercoledì all’Unifortunato l’incontro con Gabriele Nissim
Mercoledì 11 gennaio 2023 alle ore 15.30 si terrà, all’interno del Laboratorio accademico sulla Shoah promosso dall’Università Giustino Fortunato, l’incontro con il Dott. Gabriele Nissim, Presidente Nazionale di Gariwo – Gardens of the Righteous Worldwide – la foresta dei Giusti.
I lavori, introdotti dal Rettore Prof. Giuseppe Acocella, saranno coordinati dal Prof. Paolo Palumbo, Straordinario di Diritto ecclesiastico e canonico e Coordinatore del Laboratorio interdisciplinare sulla Shoah.
Porterà i suoi saluti introduttivi anche il Generale di Corpo d’armata Giuseppenicola Tota, Comandante del Comando Forze Operative Sud dell’Esercito Italiano.
L’incontro tratterà il tema Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi,a partire dalla recente pubblicazione del Dott. Nissim edita da Rizzoli.
La partecipazione è aperta a tutti previa adesione alla mail eventi@unifortunato.eu. Seguiranno le credenziali di accesso all’incontro online.
Gabriele Nissm, storico e scrittore, è il fondatore e il presidente della Fondazione Gariwo. E’ stato promotore della campagna che ha portato alla proclamazione della Giornata europea dei Giusti (6 marzo), istituita dal Parlamento Europeo nel 2012 e recepita nel 2017 dal Parlamento italiano come Giornata dei Giusti dell’umanità. È autore dei libri, tradotti in più lingue, Ebrei invisibili (con Gabriele Eschenazi, Mondadori, 1995), L’uomo che fermò Hitler (Mondadori, 1998), Il Tribunale del Bene (Mondadori, 2003), Una bambina contro Stalin (Mondadori, 2007), La bontà insensata (Mondadori, 2011), La lettera a Hitler (Mondadori, 2015), Il bene possibile (Utet, 2018), Auschwitz non finisce mai (Rizzoli, 2022). Per il suo impegno è stato insignito di onorificenze in Italia (Commendatore al Merito della Repubblica Italiana), Bulgaria (Cavaliere di I Classe dell’Ordine del Cavaliere di Madara e benemerenza del Ministero degli Esteri della Bulgaria) e Francia (Cavaliere dell’Ordine Nazionale al Merito). Ha inoltre ricevuto l’Ambrogino d’oro – Città di Milano, il premio Il Campione per la Giustizia a Milano, il premio Ilaria Alpi 2003, il premio Fiuggi-Storia e una menzione speciale al Premio per la pace 2007 della Regione Lombardia.
Nella mattinata di martedì 27 settembre, in occasione della ricorrenza delle quattro giornate di Napoli, l’Anpi , nella persona di Ciro Raia – Presidente Comitato provinciale Anpi di Napoli e coordinatore regionale Anpi Campania- e l’Icrs – Istituto Campano per la Storia della Resistenza– , rappresentato dal suo direttore Guido D’Agostino, hanno organizzato un incontro-confronto sul tema della rivolta del popolo napoletano nel 1943 presentando, nel contempo, il sito “Napoli ‘43” all’interno del quale è possibile visionare documenti e foto dell’evento che portò alla liberazione di Napoli dalla presenza delle truppe tedesche.
L’incontro ha avuto come moderatrice, Candida Carrino, direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli ed ha visto la partecipazione di Ettore Acerra, Direttore scolastico regionale della Campania, Michele Pietraroia, esponente dell’Anpi Nazionale, Vincenzo Capuano, Giocattologo, oltre alla presenza del Dott. Gennaro Rispoli, primario chirurgo.
L’incontro si è tenuto presso la prestigiosa Sala Filangieri dell’Archivio di Stato di Napoli, tra migliaia di testi antichi che hanno testimoniato la centralità e la rilevanza di un momento di memoria collettiva che, grazie alle nuove tecnologie informatiche, può e deve diventare il viatico indispensabile nella formazione delle nuove generazioni per un futuro consapevole e responsabile.
Dopo i saluti ai presenti della Carrino ed il suo richiamo alla valenza di una memoria storica necessaria nella costruzione di un futuro degno di esistenza e foriero di una società rispettosa delle identità e dei diritti di tutti, ha preso la parola Ciro Raia che, nel presentare la nuova piattaforma digitale “Napoli 43”, ha voluto ricordare gli uomini e le donne della città di Napoli che, con determinazione e coraggio dissero “basta” alla guerra ed alla violenza e fecero di Napoli la prima città d’Europa a liberarsi da sola dall’esercito tedesco.
Egli ricorda che il progetto, nato circa un anno fa per iniziativa dell’Anpi napoletana, dell’Archivio di Stato cittadino, nella persona della direttrice Candida Carrino, dell’Istituto di storia della Resistenza campana, ma anche di università, imprenditoria, studiosi locali, scrittori (come Rosi Selo) e giornalisti, è diventato poi strumento imprescindibile di storia locale e nazionale. Il sito avrà cinque sezioni e precisamente quelle del “Ricordo”, dell’”Evocare”, del “Tramandare”, del “Raccontare” e del “Ricercare”. In ciascuno delle sezioni saranno visionabili ricordi personali, anche di personaggi famosi, calendari delle manifestazioni, ricordi di nonni e anziani, fino a lavori di ricerca per tesi di laurea.
E’ dunque in fieri una piattaforma mai assolutamente chiusa e finita, ma costantemente in costruzione, un luogo della memoria che possa essere costantemente alimentato e aggiornato.
Ettore Acerra ha voluto poi rimarcare l’importanza di una corretta “didattica della Storia”, necessaria per la competenza della cittadinanza e la riscoperta della centralità dello studio della Storia come strumento di civiltà e sano progetto.
Sergio Locorato, coordinatore delle politiche culturali al comune di Napoli, che ha fatto le veci di Gaetano Manfredi sindaco di Napoli, ha ricordato che l’amministrazione Manfredi ha posto al centro la politica della memoria storica ricordando, nel contempo, la prossima realizzazione di un documentario sulle 4 giornate di Napoli in collaborazione con Maurizio De Giovanni.
Ha preso poi la parola Vincenzo Capuano, Giocattologo e Docente di storia del giocattolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Egli ha portato alcuni giocattoli significativi di una grande collazione privata che parlano di storia, economia, genere, di reale e virtuale, ma soprattutto la storia del potere soprattutto delle classi dominanti e che è intitolata ad Ernst Lossa, un bambino morto per fame nell’ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, nella cosiddetta “clinica della morte” e che, prima di morire scrisse, dietro una sua foto, “In memoria”, per non essere dimenticato.
I giocattoli parlano di storia e vite vere o fantastiche, sono emblema di un mondo autoritario e di destra che spesso, pur violento e crudele, si mimetizza con i giocattoli presentandosi come accattivante e rappresentante del popolo più povero; in merita mostra un’auto di Hitler, un pupazzo di giovane balilla.
Il dott.Gennaro Rispoli ha poi ricordato come la storia del periodo bellico sia stata fatta anche dagli ospedali napoletani come quello degli “Incurabili, dove si curavano le persone per le scale e si bruciavano i corpi dei morti per evitare epidemie, il tutto impedendo che armi tedesche o partigiane entrassero nel nosocomio.
Guido D’Agostino ricorda che il prossimo anno sarà l’ottantesimo delle 4 giornate e sarà l’occasione per ricordare una pagina importante di Napoli, ma anche di tutto il Sud, luogo poco ricordato come soggetto di ribellione all’occupazione tedesca. La Storia è disciplina poco amata a scuola perché è presentata in modo teorico, mentre la Storia si impara “facendola”, rivalutando episodi particolari, magari di storia locale.
Parlare di storia ai giovani è fondamentale, si tratta di ricostruire radici senza le quali non si va da nessuna parte. Un riferimento alle ultime elezioni lo porta a confessare una sua preoccupazione e cioè che dopo il 25 settembre potevano essere chiusi tutti gli Istituti Antifascisti. Infine egli raccomanda di non confondere la storia con la memoria, essi non sono sinonimi, la storia è l’occhio del presente, la memoria è altro, Recalcati distingue tre tipi di memoria, la memoria “archivio”, inerte, la “memoria fantasma”, quella degli incubi e la “memoria fattore, produttivo di futuro”, quella che lega passato, presente e futuro. Infine egli precisa che la 4 giornate di Napoli sono 28,29,30 settembre e il 1 ottobre e che l’Istituto presenterà, il 30, una rappresentazione teatrale in merito alle 4 giornate.
“Trovo semplicemente di cattivo gusto, che un autorevole docente universitario, per pubblicizzare un suo scritto sulla prima Repubblica, tiri fuori i report statunitensi del 1992 che gettano fango su un uomo che è stato processato e giudicato innocente dalla giustizia”.
Così in una nota la senatrice Sandra Lonardo (Misto – Noi Centro), riguardo il libro del professor Andrea Spiri, ordinario di Storia dei partiti politici presso la Luiss, autore di “The end, 1992-1994. La fine della prima Repubblica negli archivi segreti americani”, che avrebbe recuperato, tra le carte segrete del Dipartimento di Stato americano, alcune considerazioni sul presunto rapporto tra Giulio Andreotti e personaggi in odore di mafia.
“Andreotti tra l’altro non c’è più – spiega la Lonardo – e non può nemmeno difendersi da queste accuse, che vengono riesumate a distanza di 30 anni. Mi chiedo per quanto tempo ancora debba essere infangata la memoria di un uomo che è stato per sette volte Presidente del Consiglio, ha condotto un incisivo impegno antimafia durante i numerosi incarichi da lui ricoperti e ha rappresentato un pezzo di storia della politica del nostro Paese: sarebbe pure ora di smetterla, consentendogli finalmente di riposare in pace”.
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