A Foglianise Festa del grano, l’Emilia Romagna tema di quest’anno

A Foglianise Festa del grano, l’Emilia Romagna tema di quest’anno

AttualitàCultura

Come ormai da tradizione, si è tenuta a Foglianise la “Festa del grano”, antichissima celebrazione che affonda le sue radici nel 1482, anno nel quale si tenne la prima “Festa dell’abbondanza”, solennità pagana dedicata al ringraziamento per il raccolto del grano.

Con il passare del tempo e l’avvento del Cristianesimo, in occasione della pestilenza che colpì la zona nella metà del ‘600, i cittadini invocarono San Rocco che, secondo la tradizione fu artefice di numerose e miracolose guarigioni.

Il culto del santo affonda dunque le sue radici nella metà del ‘500, secondo la tradizione infatti egli, vissuto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, guaritore dalla peste e scampato egli stesso alla malattia, fu tradizionalmente indicato come protettore dal morbo.  

La tradizione contadina pagana, da tempo immemore, è stata solita celebrare il raccolto del grano, alimento sacro e insostituibile e oro dei poveri, alimento simbolico della vita stessa che, offerto in dono, rappresentava quanto di più prezioso si possedesse. Il grano simboleggia il ciclo delle rinascite, il cereale infatti prima di nascere rimane sotto terra ed il suo risveglio rappresenta il passaggio dell’anima dall’ombra alla luce.

Il culto di San Rocco e i festeggiamenti per il raccolto del grano hanno finito per coincidere nelle giornate dall’8 al 18 agosto. La Festa del grano è dunque la rappresentazione storica del gesto di ringraziamento a San Rocco per l’abbondanza del raccolto del grano, frutto della terra che consente la produzione del pane, cibo povero, ma antichissimo, oltre che alimento principe della storia umana.

Nella mattinata del 16 agosto si tiene poi una sfilata dei carri di grano, ciascuno rappresentante monumenti famosi, strumenti agricoli utilizzati per la mietitura o anche opere di fantasia frutto dell’estro dei tanti artisti. Interessanti le tecniche con le quali vengono costruiti i carri, con un intreccio degli steli di paglia, prima immersi in acqua per ammorbidirne la fibra e poi uniti nel formare trecce, laccetti, superfici, tutti utili nella costruzione dell’opera artistica e diventando raffinate trame intessute, quasi a creare un ricamo.  

Il primo documento che parla della Festa del grano di Foglianise è il libro del Cannaruto, un’opera che narra degli eventi dal 1730 al 1761. Sempre secondo tale testimonianza, il primo carro è stato il Palio, un campanile di 25 metri a più livelli.

La Festa del grano ha reso celebre il paese in provincia di Benevento che è stato definito : “ La Città Dell’Arte dello Stelo di Grano”. La manifestazione, frutto del lavoro di tanti giovani che partecipano numerosi all’evento, per essi quasi strumento di memoria collettiva della vita umile della terra, è organizzata, ogni anno, dall’Amministrazione Comunale e dal Parroco del paese.

Quest’anno la sagra del grano è stata caratterizzata dalla costruzione di carri che hanno riprodotto facciate di celebri chiese o altari dell’Emilia Romagna, luoghi santi che però sono stati affiancati dalla riproduzione di soggetti “laici” come  Lucio Dalla e oggetti della vita sportiva automobilistica emiliana, come una Ferrari interamente in paglia, ma incredibilmente funzionante.

Una festa dunque che nasce grazie alle sapienti mani dei “maestri della paglia”, protagonisti viventi di un’arte antica, quella dell’intreccio, tecnica simbolica della civiltà contadina che, da sempre , ha prodotto oggetti di uso comune come sedie, ceste, sporte, fiaschi e lavori femminili come il tombolo o meravigliosi bancali di seta, oggi gemme dell’antiquariato. Ovviamente tutto quanto prodotto, lo è in onore di San Rocco.

Un carro del grano che rappresenta dunque, ormai da tempo, un ex voto in onore del santo protettore, quasi raffigurazione del legame fra l’uomo e Dio.

Tante le raffigurazioni in paglia di quest’anno, facciate di luoghi santi come chiese, riproduzioni di costruzioni particolari come campanili, immaginifiche riproduzioni di personaggi famosi dell’Emila Romagna come Lucio Dalla, riprodotto in diverse situazioni fra cui, la più caratteristica, è quella che lo vede al pianoforte, quasi atto riverente verso un grande artista ed un grande autore musicale.

Una festa che appare quasi un rito apotropaico, momento di superamento e quasi annullamento di quanto vi è di negativo nella vita umana, ma nello stesso tempo mezzo di comunicazione con il Santo, il carro infatti diventa lo strumento di accesso al divino, il linguaggio concreto con il quale chiedere aiuto e, nello stesso tempo, offrire fedeltà al proprio protettore.

Con il passare del tempo la festa si è trasformata in una vera e propria gara tra gli artisti dell’intreccio, competizione cui partecipano però anche figure di mietitori, ragazze con ceste di spighe – quasi rievocazione di processioni pagane con donne con pari ceste sul capo -, pacchiane, trebbiatori e cernitrici, tutti protagonisti delle attività contadine dei secoli scorsi. Tutti sfilano, nella mattinata del 16, in costume tradizionale mescolandosi a figuranti, artisti e accompagnatori.

In passato la processione era costituita da un gruppo di fanciulle che portavano sulla testa ceste con dentro un fascio di spighe, carri trainati da buoi sui quali i contadini mettevano sacchi di grano adornati di spighe e fedeli di San Rocco, un corteo che vedeva come guida il parroco e le autorità civili che, dal sagrato in terra battuta davanti la chiesa del convento carmelitano, si muoveva verso la cappellina dedicata a San Rocco, fuori da Foglianise.

Giunti sul luogo santo, tutti si inginocchiavano in segno di devozione e ricevevano, in cambio delle offerte, la benedizione del sacerdote, gesto simbolico di quella del Santo.

Oggi, pur con l’uso di mezzi meccanici al posto dei buoi e coprendo il percorso su una strada asfaltata, la tradizionale processione conserva ancora il significato antico di un atto di devozione in cambio di protezione e, tuttavia, conserva intatto il fascino della memoria e dell’apertura al domani.