AMARCORD – Accadde oggi: la Strega vola in Serie B per la prima volta 

AMARCORD – Accadde oggi: la Strega vola in Serie B per la prima volta 

Benevento CalcioCalcio

Torna la rubrica “Amarcord” che in questo weekend regala ai tifosi giallorossi il ricordo dei ricordi. La partita in questione è Benevento-Lecce del 30 Aprile 2016, terminata con il risultato di 3-0 in favore dei giallorossi.

Fu la partita che decretò l’approdo in Serie B per la prima volta dopo 87 anni di storia per il Benevento, che davanti ad oltre 15000 tifosi travolse i salentini e raggiunse una promozione tante volte sognata e sperata.

La formazione schierata da mister Auteri fu: Gori, Pezzi, Mattera, Del Pinto, Lucioni, Padella, Melara, De Falco, Cissè, Ciciretti, Mazzeo. A disp. Piscitelli, Vitiello, Angiulli, Mazzarani. Troiani, Marotta, Campagnacci, Mucciante.

Il match terminò con il risultato di 3-0 per il Benevento, con la doppietta di Fabio Mazzeo e la rete di Karamoko Cissè che fecero esplodere la gioia dei tifosi giallorossi.

Al termine della stagione, la Strega chiuse in prima posizione con 70 punti, perdendo solo 3 match e subendo sto 21 reti. Al termine di una battaglia lunga tutto il campionato con il Foggia di De Zerbi, gli stregoni diedero la spallata decisiva alla stagione a cavallo tra Febbraio e Marzo, approfittando dei risultati negativi di Foggia e Lecce e volando in testa alla classifica. Capocannoniere di stagione fu Fabio Mazzeo con 10 gol, seguito da Marotta con 9, Cissè con 8 ed Amato Ciciretti con 6.

Benevento, domenica 5 febbraio ingresso gratuito al Teatro Romano

Benevento, domenica 5 febbraio ingresso gratuito al Teatro Romano

AttualitàBenevento Città

Il 5 febbraio 2023 cittadini e turisti potranno visitare il Teatro Romano di Benevento gratuitamente. Anche a febbraio torna #domenicalmuseo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali. Le visite si svolgeranno nei consueti orari di apertura dalle ore 9,00 alle ore 17,30.

Già nella prima domenica di gennaio il Teatro Romano di Benevento ha visto la presenza di 544 visitatori, risultato importante per il complesso monumentale beneventano, che sta vivendo una stagione di straordinaria ripresa. Di grande interesse appaiono, altresì, i 1801 visitatori arrivati nel mese di gennaio 2023, doppiando il 2022 che a gennaio aveva registrato 989 presenze.

Museo Arcos, lunedì la presentazione del libro “La nave di Caronte. Immagini dall’Aldilà a Bisanzio”

Museo Arcos, lunedì la presentazione del libro “La nave di Caronte. Immagini dall’Aldilà a Bisanzio”

CulturaEventi

Sarà presentato lunedì 23 gennaio alle ore 14, al Museo Arcos – Sezione Egizia, il libro “La nave di Caronte. Immagini dall’Aldilà a Bisanzio” di Luigi Silvano Tommaso Braccini.

Alla presentazione, con i saluti istituzionali dell’Amministratore Unico di Sannio Europa, Giuseppe Sauchella, saranno presenti l’autore Tommaso Braccini, docente di Filologia Classica e Folklore dell’antichità e del medioevo greco all’Università di Siena, curatore e autore di diversi libri, e Aglaia McClintock, giurista e storica, docente di Istituzioni e storia del diritto romano presso il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi quantitativi nell’Università del Sannio, appassionata di antropologia e autrice di molte monografie.

Il libro indaga il tema dell’Aldilà nella Bisanzio del mondo classico, ma è anche un racconto sull’uomo, sulle sue speranze e angosce.

L’iniziativa, che rientra nella Rassegna “I libri del Centro Ama -Antropologia del mondo antico”, è organizzata e promossa da Provincia di Benevento, Sannio Europa, Università degli Studi del Sannio e Rete Museale della Provincia di Benevento.

Buon compleanno Benevento Calcio! 93 anni di storia giallorossa

Buon compleanno Benevento Calcio! 93 anni di storia giallorossa

Benevento CalcioCalcio
Oggi, 6 settembre, la Strega compie gli anni: ricordiamo insieme i momenti più importanti della sua gloriosa storia.

Come detto, era il 6 settembre del 1929 quando venne formalizzata la nascita del club giallorosso con l’emissione del comunicato ufficiale numero uno della storia del Benevento. La squadra, che all’epoca si chiamava Società Sportiva Littorio Benevento ed il colore sociale era l’azzurro, prese parte al torneo di Terza Divisione Regionale.

Due giorni dopo, l’8 settembre, la Strega scendeva per la prima volta sul rettangolo verde del Santa Maria degli Angeli (poi Meomartini) per affrontare la formazione B del Benevento nel primo match della propria storia. Il club sannita nel primo decennio di vita vinse i campionati di Terza, Seconda e Prima Categoria. Nella stagione 1934-1935, poi, prese parte per la prima volta al campionato nazionale di Serie C, disputando un eccellente torneo. Nella stagione 1938-39 arrivò anche il primo trofeo, la Targa Capocci.

Nell’immediato dopoguerra, sotto il nuovo nome Associazione Calcio Benevento, la squadra disputò ottimi campionati di Serie C classificandosi anche prima nella stagione 1945-1946. Non conquistò, ad ogni modo, la promozione in Serie B, in quanto considerata squadra “ospite” non avente diritto. A causa di questo cavillo regolamentare, quindi, la formazione sannita dovette aspettare 70 anni prima di coronare il sogno della cadetteria. All’epoca sedeva sulla panchina dell’odierno Benevento Giuseppe “Gipo” Viani, dal 2018 nella Hall of Fame del calcio italiano per i tre scudetti con il Milan e la prima storica Coppa dei Campioni (la Champions League) vinta da una squadra italiana.

Degli anni cinquanta ricordiamo la folcloristica figura di Oronzo Pugliese, allenatore della compagine nella stagione 1951-52. Il tecnico, personaggio frizzante, ha ispirato il mitico film con Lino Banfi L’allenatore nel Pallone. Dopo il fallimento dell’antica squadra l’anno successivo, a causa di numerosi debiti, i dilettanti del Sanvito Benevento dopo sette anni approdarono in Serie C come Società Sportiva Benevento adottando i colori rosso e giallo.

Nel decennio successivo dalla fusione di compagini cittadine nacque la Polisportiva Benevento che, dopo otto anni in Serie D, conquistò la Serie C nel 1974. Nella stagione 1978-1979 nacque poi la Società Sportiva Calcio Benevento, mentre l’anno successivo ci fu l’inaugurazione dello stadio Santa Colomba. Sotto la presidenza dell’avvocato Ernesto Mazzoni, coadiuvato da imprenditori locali, la SSC Benevento disputò nove campionati ininterrotti in C1.

All’alba degli anni ’90 la squadra fu costretta ad abbandonare il calcio professionistico e nella stagione 1990-1991 nacque lo Sporting FC Benevento. Dopo la sconfitta nello spareggio promozione contro la Juve Stabia ci furono un paio d’anni di transizione, ma per l’anno sportivo 1993-94 si allestì una squadra d’alto livello. Il Benevento infatti ebbe vita facile sulla rivale Nocerina, finendo per stravincere il torneo ed approdare in C2. I giallorossi, dopo aver guadagnato i play-off al ritorno nel calcio professionistico, l’anno successivo raggiunsero la salvezza all’ultima giornata. Seguirono campionati di spessore con la compagine sannita spesso al vertice, senza però riuscire a conquistare la promozione in C1. Solo nella stagione 1998-99 la formazione giallorossa riuscì a vincere la finale play-off, al terzo tentativo consecutivo, guadagnandosi dunque la Serie C1.

Il Benevento disputò dunque ben sei campionati nella terza divisione italiana, conquistando due salvezze all’ultima giornata ed una ai play-out. Seguirono poi una stagione anonima e la sconfitta nella semifinale play-off nel campionato 2003-04. La stagione 2004-05 vide i sanniti lottare nuovamente per l’accesso ai play-off fino a due giornate dal termine, per poi chiudere con un lusinghiero settimo posto. Alla luce delle gravi inadempienze fiscali emerse, però, la società del presidente Spatola venne retrocessa a tavolino e lo Sporting FC fallì.

Nella stagione 2005-06 i fratelli Ciro (scomparso prematuramente nel 2010 ed a cui oggi è dedicato lo stadio dove giocano i giallorossi) ed Oreste Vigorito rilevarono il club. All’epoca in C2, sotto la presidenza Vigorito il Benevento Calcio guadagnò la promozione in Lega Pro nel 2008. Le annate seguenti videro i giallorossi spesso in lotta per la promozione in Serie B, che però arriverà solo nel campionato 2015-16 con Gaetano Autieri. La stagione successiva la squadra sannita, allenata da Marco Baroni, riuscì nell’impresa di ottenere la promozione in Serie A da neopromossa ed esordiente in Serie B (evento senza precedenti nel calcio italiano), grazie alla vittoria nei play-off contro il Carpi.

Seguì un difficile campionato nella massima serie italiana, stabilendo il record europeo di 14 sconfitte consecutive subite dall’inizio del torneo. Al termine della stagione 2017-18 la retrocessione in Serie B fu inevitabile, ma la Serie A non era lontana. Dopo una stagione di assestamento in cadetteria, infatti, nel 2020 Filippo Inzaghi guidò la squadra alla promozione nel Campionato dei Record. Sotto la guida del tecnico piacentino la formazione giallorossa non riuscì a mantenere la categoria meritatamente guadagnata, retrocedendo in B dove milita tutt’ora.

Tra le figure emblematiche della storia del Benevento, oltre ai personaggi già citati, non vanno dimenticati i due storici Capitani Josè Dirceu e Carmelo Imbriani. Il brasiliano concluse la sua carriera nel Campionato Nazionale Dilettanti (attuale Serie D) nel 1991-1992 con la Strega. Imbriani invece, beneventano purosangue, è un mito assoluto per il popolo sannita. Lo storico numero 7 giallorosso ha regalato cinque stagioni da calciatore e tre da allenatore al club prima di essere vinto, a soli 37 anni, da un male incurabile.

Non ci resta dunque che dire: Buon Compleanno Benevento Calcio, auguri per i tuoi 93 anni!

È uscito il 32° numero di “Reportages”, la rivista internazionale di studi e ricerche nata nel Sannio

È uscito il 32° numero di “Reportages”, la rivista internazionale di studi e ricerche nata nel Sannio

Cultura

Puntuale come ogni sei mesi, arriva il numero 32 dell’ormai storica rivista Reportages, la rivista internazionale di studi e ricerche nata nel Sannio nel 2003 e diretta prima dal compianto Giovanni Fuccio, presidente dell’Associazione Stampa Sannita, e poi da Lucia Gangale, che ne è anche la fondatrice.

In questo numero completamente a colori, l’Editoriale dal titolo “Il tempo del grande inganno”, sulle mistificazioni del giornalismo e della comunicazione pubblica oggi, al cospetto di grandi avvenimenti mondiali come la pandemia e la guerra in Ucraina ed il problema di un forte etica che chi opera sul fronte della comunicazione deve oggi più che mai recuperare.

Annamaria Gangale firma un pezzo relativo al tema delle rievocazioni storiche dal titolo: “I Longobardi e la dea Iside per attirare turisti nel Sannio”.

Marialaura Simeone si occupa di scritture al femminile e di come queste vengano presentate dai manuali scolastici.

Marco De Maria analizza la filosofia di Kierkegaard in un pezzo dal titolo: “Possibilità e ironia”.

Pierluigi Campidoglio, che cura la rubrica dal titolo Sentiero Verde, parla dell’importanza delle microcomunità.

Lucia Gangale, oltre al consueto editoriale, firma un dettagliato articolo sulla vita e l’opera del pittore Raffaele Mainella, di origine sannita, attivo tra Venezia, la Francia ed il misterioso oriente, la cui vita si intrecciò con quella del corrotto e discusso uomo di affari Basil Zaharoff e della sua amante, Maria del Pilar. Sempre Gangale, approfondisce uno studio del sociologo belga Mattia Desmet su “L’ipnosi vaccinale di massa”.

Il numero è anche ricco di articoli su tematiche quali la medicina, le proprietà benefiche delle piante, storia, psicologia, viaggi e scoperte.

Non solo articoli impegnati, ma anche un momento di leggerezza con la rubrica “Il Piacere”, collocata nell’ultima sezione della rivista e, come sempre, ricca di consigli e novità per ottenere tutto il meglio dalla vita.

La rivista è in lingua italiana, francese e inglese ed è acquistabile sulla piattaforma www.youcanprint.it – che la edita – e sui principali library store: Amazon, LaFeltrinelli, IBS, Mondadori Store, Google Play, Unilibro, Trovaprezzi.

Sito web: www.reportagesweb.wordpress.com

(di Alessio Fragnito) – Quando sparirà la Guerra dalla Storia dell’Umanità?

(di Alessio Fragnito) – Quando sparirà la Guerra dalla Storia dell’Umanità?

Cultura

di Alessio Fragnito – Gli eventi di questi giorni hanno spinto molte persone a chiedersi come sia possibile che la Guerra sia tornata ad imperversare in Europa, uscendo dai libri di Storia per tornare a riempire le pagine dei quotidiani. Ma sebbene molti siano convinti del contrario, bisogna ricordare che dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi il Mondo non è stato mai realmente in pace e numerosi conflitti si sono succeduti nei diversi continenti, anche se con intensità decisamente minore rispetto al passato.
A questo aggiungiamo che, da quando esiste l’Uomo, oltre il 70% delle guerre combattute sul pianeta Terra si è concentrato nel continente europeo o ha visto il coinvolgimento delle nazioni europee al di fuori dei propri confini. Potrebbe essere utile quindi cercare di capire come mai la Guerra ha costituito, costituisce e purtroppo costituirà sempre una opzione politica da parte delle comunità umane che oggi vengono definite “nazioni” e che prima venivano semplicemente definite “popoli”.

Secondo le diverse teorie accademiche, la Guerra non è qualcosa che è sempre esistita, per cui ne consegue che non è affatto detto che debba necessariamente esistere per sempre. Se infatti nei suoi primi millenni di sviluppo l’Umanità non conosceva affatto la guerra tra esseri umani, ciò significa che possiamo sperare nella sua scomparsa definitiva. In base alle ricerche archeologiche, la guerra tra esseri umani è un fatto relativamente recente: l’Homo Sapiens ha almeno 140.000 anni di storia sulle spalle, la guerra ne ha molti di meno. Secondo le teorie dell’archeologa Maria Gimbutas, la guerra appare nella storia umana intorno all’ 8.000 a.C., quando le civiltà Kurgan, che possiamo definire “protoindoeuropee”, abbandonarono la Russia meridionale ed iniziarono a colonizzare i vari continenti, ed in particolare l’Europa, servendosi di alcuni strumenti innovativi, tra cui le prime armi in metallo. Come dimostrato dai ritrovamenti archeologici, infatti, per oltre mille anni il rame venne utilizzato esclusivamente per la produzione di gioielli femminili, e solo in seguito alla scoperta accidentale del bronzo, cominciarono ad essere realizzati oggetti che possiamo intendere come “armi” vere e proprie. Secondo altre teorie, invece, già durante l’era mesolitica, gli uomini iniziarono a farsi la guerra tra loro, utilizzando armi in pietra, come dimostrato ad esempio dalle asce e dai pugnali in ossidiana, rinvenuti in diversi continenti. In ogni caso parliamo di non più di 15.000 anni fa.

La guerra quindi nacque quando le civiltà umane smisero di collaborare tra di loro per far fronte alle difficoltà della vita quotidiana, incarnate da una Natura Glaciale che imponeva loro di fare fronte comune contro gli animali di grossa taglia e contro le difficoltà ambientali, ed iniziarono a competere per avere accesso alle risorse con cui garantire la sopravvivenza del proprio gruppo. Quando poi si passò dalla vita nomade alla vita sedentaria e i gruppi umani divennero più numerosi, la guerra iniziò a diventare una opzione politica, ovvero una scorciatoia per assicurarsi benessere e prosperità. Con la fine del nomadismo, l’uomo divenne produttore di cibo e quindi nacquero villaggi e città che potevano contare su un numero elevato di persone, le quali, ben presto, rinunciarono all’uguaglianza sociale e decisero che era arrivato il momento di far nascere la “società complessa”, nella quale viviamo ancora oggi, e che si basa sulla divisione tra “classi sociali”.

Quasi tutti gli studiosi convergono sul fatto che ben presto la società umane si organizzarono secondo quella che viene definita la “tripartizione sociale indoeuropea”, ovvero la divisione tra sacerdoti, guerrieri e lavoratori, ossia schiavi sottomessi alle prime due classi sociali. In realtà, come sappiamo, i sacerdoti, o meglio le sacerdotesse, erano sempre esistite, ed erano loro a guidare le comunità umane nel paleolitico e nel neolitico preceramico, per cui la nascita della società complessa corrisponde alla nascita della classe dei guerrieri, e quindi alla nascita della guerra come opzione politica.

Mussolini e l'Etiopia | Storia | Rai Cultura

Ma per poter spingere gli esseri umani ad uccidere i propri simili, devono subentrare fattori culturali, ovvero identitari: gli altri esseri umani, di solito i propri vicini, devono essere visti come nemici, ossia come una minaccia per la propria esistenza. Senza una divisione di matrice culturale, la guerra non può mai esistere. Se tutti gli uomini fossero privi di quella che noi oggi definiamo “identità nazionale”, non sarebbe possibile convincere le persone ad uccidere altre persone. Come sappiamo i romani consideravano i cartaginesi come una minaccia e per questo decretarono la distruzione di Cartagine, così come Hitler convinse i tedeschi che gli ebrei fossero una minaccia per il popolo. Anche Mussolini fece credere agli italiani che gli inglesi e i francesi fossero una minaccia per il popolo italiano, così come Putin oggi sostiene che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sia una minaccia per il popolo russo.

Passato e presente. Liberiamoci del fantasma di Hitler - la Repubblica

Purtroppo dall’età del bronzo ad oggi, i destini delle civiltà sono sempre stati legati alla superiorità militare, e solo chi vinceva le guerre poteva prosperare. E per vincere le guerre bisognava inventare armi superiori a quelle del nemico. Dal bronzo al ferro, dalla spada al fucile, dal mitragliatore alla bomba atomica, dai gas letali ad internet, la ricerca scientifica è sempre stata finalizzata a garantire la superiorità militare della propria “civiltà”, del proprio popolo, della propria nazione, su tutte le altre, le quali possono sempre diventare “una minaccia” se la classe dei guerrieri, ovvero i nostri governanti, riescono a convincere le classi subalterne che sia così. E se non ci riescono da soli, possono talvolta utilizzare fattori religiosi: Hilter invase la Polonia col motto “Dio è con noi”, i conquistadores spagnoli dovevano “cristianizzare” i popoli amerindi, le crociate erano fatte per “liberare” la Terra Santa, l’ISIS basa il suo proselitismo sulla guerra contro gli “infedeli”.

Per secoli la guerra è stata del resto la principale opzione politica a disposizione dei popoli, ed in particolare per le popolazioni di cultura germanica, come ad esempio i Longobardi, per i quali solo chi sapeva combattere in guerra poteva essere considerato un uomo “libero”, mentre chi non sapeva combattere doveva vivere in condizione di schiavitù e sottomissione alla classe dei guerrieri. C’era però una enorme differenza: all’epoca i governanti guidavano gli eserciti e i re, i principi, i duchi, i conti, stavano in prima linea durante le battaglie campali, mentre i poveri stavano nelle ultime linee e la guerra finiva quando moriva il capo dell’esercito. Il potere politico era quindi lo specchio fedele del potere militare, mentre oggi come sappiamo i governanti sono chiusi nei bunker e a morire sono i poveri, i nullatenenti, i governati, i lavoratori.

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Quale può essere quindi la soluzione? L’unica soluzione possibile è il ritorno alla società semplice, basata sulla totale uguaglianza tra le persone e quindi sulla cancellazione di ciò che noi oggi definiamo “Potere”.
Fino a quando ci sarà il Potere, ci sarà la Guerra; fino a quando ci saranno i confini politici, ci sarà la guerra; fino a quando non capiremo, come voleva insegnare Leopardi, che noi esseri umani dobbiamo formare una “social catena” per alleviare reciprocamente le nostre sofferenze, ci sarà la guerra. E di fatto la guerra c’è sempre stata, anche negli ultimi 75 anni, soltanto che noi europei ci siamo sempre voltati dall’altra parte. Abbiamo sempre ignorato i profughi palestinesi, o i curdi, o recentemente i siriani, anzi alcuni leader politici negazionisti sostengono che questi profughi non siano in realtà profughi, ma che siano “una minaccia” per le nostre comunità.

Il nocciolo della questione è infatti proprio questo: si può avere una propria “identità culturale” senza per questo concepire le altre identità culturali come una minaccia? Di fatto, se ci riflettiamo, sono sempre i governanti che spingono i governati, che oggi chiamiamo “elettori”, a credere che gli altri siano una minaccia. Per questo fino a quando i popoli abboccheranno alle bugie dei governanti, ci sarà la guerra. E poco importa se il “nazionalismo” sia stato sostituito dal “sovranismo”, la sostanza rimane sempre la stessa: solo quando i popoli inizieranno a concepire le altre identità culturali come una risorsa e non come una minaccia, ai governanti che gestiscono il Potere mancherà la base per poter scatenare le proprie guerre. Solo quando i popoli saranno tutti uniti come fratelli, i governanti non potranno più dividerli per poterli comandare e spingerli in guerra l’uno contro l’altro (i romani dicevano “divide et impera”). E solo quando gli esseri umani si considereranno tutti uguali e tutti fratelli, la Guerra sarà cancellata dalla Storia e i carrarmati saranno qualcosa da poter guardare solo in un Museo.