Almeno questa volta il tutto ha una sua logica: chiara e netta. La scelta del Benevento di proseguire anche nella prossima stagione con Gaetano Auteri può – semmai – non essere condivisibile ma è certamente logica, coerente.
Lo è con la narrazione fatta sinora, secondo la quale gli unici – o, per meglio dire, i maggiori – responsabili della disfatta della scorsa stagione sono stati individuati nei calciatori. E’ contro di loro, infatti, che si è abbattuta la scure presidenziale, con la società che ha deciso di utilizzare un modo sui generis ma legittimo per mandare in vacanza i propri calciatori, a mo’ di punizione per quanto (non) fatto nella seconda metà dello scorso campionato.
Dello stesso avviso, d’altronde, era lo stesso Auteri che nella sua ultima uscita pubblica non aveva usato giri di parole per esprimere tutto il suo disappunto contro la squadra, rea di non averlo più seguito da un certo punto della stagione in poi. Se così fosse stato – e non abbiamo elementi per dire o ipotizzare il contrario – allora si spiegherebbe anche il campionato a due volti della Strega: prima capolista incontrastata del girone C e poi incapace anche di vincere un paio di partite. Un’onta pesante, quella della sconfitta con tanto di manita subita dalla Juventus NG nei play-off, che non è andata giù proprio a nessuno: a cominciare, logicamente, da società e staff tecnico.
Dunque, una volta individuati nei calciatori i responsabili e tenuto conto dei risultati e del gioco offerti nella prima metà di campionato (quando la squadra seguiva il proprio allenatore) l’unica scelta logica non poteva che essere quella di continuare con Gaetano Auteri, il quale – piaccia o meno – ha dimostrato che se messo nelle giuste condizioni è capace di tirar fuori il meglio dal materiale messogli a disposizione. Ora che la conferma (leggi QUI) è praticamente ufficiale (si attende solo la nota della società), starà al Benevento non commettere nuovamente gli stessi errori della passata stagione e seguire fino alla fine il proprio allenatore, non mettendolo in dubbio alle prime difficoltà e dandogli massimo appoggio, soprattutto nei rapporti con quello che sarà il prossimo gruppo squadra. Perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.
Benevento, che vuoi fare da “grande”? Urge chiarezza
Confusione. Potremmo sintetizzare con questa parola il momento del Benevento. I giallorossi di Auteri, infatti, dopo la pesante sconfitta rimediata con il Potenza, non vanno oltre il pari (2-2) in casa del Foggia.
Al di là del risultato, già di per sé non ottimale, è il modo in cui è maturato a far preoccupare. Perché se è vero che all’89’ la Strega era in vantaggio e stava quasi per portare a casa l’intera posta in palio, è altrettanto vero che la prestazione di Berra e compagni è stata in linea con le ultime uscite, segno di una involuzione, prima nel gioco e poi nei risultati, che ad oggi pare non trovare fine.
OBIETTIVI
Confusione dicevamo: così come quella che si percepisce sugli obiettivi della squadra giallorossa. Perché – ancora una volta – si parla di tutto e di niente. Prima di un progetto triennale propedeutico al ritorno in Serie B, poi si decide di dar vita – anche – a un progetto “giovani” e, infine, si dichiara che il secondo posto non basta, affermando implicitamente (e neppure tanto) che l’obiettivo è la promozione diretta.
Sì, ma come? Solo con i giovani o per meglio capirci: si vuole andare in Serie B ma solo se ci si riesce con i giovani? Oppure l’obiettivo principale è la promozione diretta?
E’ chiaro come sia necessario far chiarezza e solo la società può farla.
AUTERI
Chiarezza che gioverebbe anche al tecnico giallorosso, Gaetano Auteri, che si è ritrovato nel mirino di stampa e critica. Ovviamente anche per sue responsabilità. Sta di fatto, però, che se giudicassimo solo i risultati ottenuti in base alle premesse iniziali allora non si potrebbe dire granché all’allenatore siciliano. Il perché è semplice: basterebbe ricordare le parole del presidente Vigorito al termine della scorsa stagione quando ci si interrogava sul futuro della guida tecnica. “Se Auteri sposa il nostro progetto (di giovani ndr), allora sarà ancora il nostro allenatore”, le parole del massimo dirigente sannita.
E’ chiaro, quindi, che il tecnico stia seguendo la linea programmatica della società che gli “impone” di valorizzare i giovani presenti in rosa. E non sempre questo permette anche di vincere le partite perché i giovani – anche quando bravi come diversi di quelli che sono al Benevento – hanno bisogno di tempo e soprattutto di sbagliare. E, piaccia o meno, la classifica ne risente.
Ciò, sia chiaro, non esonera dalle proprie responsabilità il tecnico giallorosso. Così come vi erano suoi meriti quando il Benevento vinceva e convinceva, allo stesso modo oggi ha le sue “colpe” in questa evidente involuzione della formazione sannita. Il punto è capire se gli verrà dato tempo e se sarà capace di ritrovare il bandolo della matassa affinché il Benevento possa provare a continuare a dire la sua al vertice della classifica.
Perché, inutile negarlo, gli ultimi risultati negativi e la perdita della vetta della classifica hanno insinuato dei dubbi in seno alla dirigenza e la panchina del trainer siciliano non è più salda come un tempo.
MERCATO
A dissipare qualche dubbio, circa il progetto o comunque l’obiettivo finale, poteva essere – quantomeno indirettamente – il mercato di gennaio. Appurato come la rosa, sicuramente di valore e con all’interno anche giovani di qualità, avesse necessità di essere arricchita aggiungendo esperienza in alcuni reparti e caratteristiche di cui è priva in altri (leggasi attacco), se l’obiettivo primario è quello del ritorno in cadetteria dalla porta principale, probabilmente sarebbe stato opportuno intervenire in tempi non sospetti.
Oggi, giunti, al 27 gennaio, il Benevento registra zero operazioni in entrata. A parte qualche flebile voce di interessamenti per questo o quel calciatore. Un vero peccato, ricordando la classifica di qualche settimana fa perché, evidentemente, puntellando la rosa dove ve n’è necessità, la squadra avrebbe potuto godere di energie nuove e fresche che sicuramente le sarebbero tornate utili in questo momento di difficoltà.
Detto ciò, nulla è perduto, sia in termini di classifica che di mercato, visto che la finestra invernale chiude il 3 febbraio. Certo, ripetiamo, sarebbe stato il caso di mettere a disposizione dello staff tecnico da subito gli elementi scelti (sempre che si intendesse e/o si intenda operare) ma il tempo per recuperare in extremis c’è ancora.
Benevento, il 40% dei gol viene da calci da fermo. C’è un problema sulle palle inattive?
Il Benevento ha un problema sulle palle inattive? A sentire e leggere alcuni tra tifosi ed opinionisti, certo che sì. Per Auteri, invece, non vi è alcun problema particolare al riguardo.
Sta di fatto che il gol di Saio al 66′ di Cavese – Benevento, poi terminata 2-1 per la Strega, ha al tempo stesso sia messo nuovamente in discussione un match che viaggiava ormai tranquillamente in direzione sannita e sia riaperto una questione – quella dei gol subiti dai giallorossi sui calci da fermo – che è da qualche settimana all’ordine del giorno tra stampa e tifoseria.
Come dicevamo, molto meno per il tecnico del Benevento, Gaetano Auteri, che in più di un’occasione ha tenuto a precisare come per lui non sussista un problema del genere, sottolineando – giusto qualche partita fa – come i gol subiti dalla sua squadra su palla inattiva fossero due o tre. Quindi, un “non problema”.
Ma chi ha ragione? Bene, in questi casi per farsi un’idea non c’è altra soluzione che far ricorso ai numeri e alle statistiche. Numeri alla mano, il Benevento in queste prime 20 giornate di campionato ha subito finora 6 gol su calcio da fermo e/o sugli sviluppi dello stesso (v. riepilogo allegato).
Le reti incassate su palle inattive da Berra e compagni rappresentano il 40% del totale delle 15 subite finora. Se questo dato possa considerarsi “preoccupante” o meno potrebbe essere soggettivo, ciò che appare evidente è la fragilità che la Strega mostra quasi sempre quando è costretta a difendere sui calci piazzati e quella sensazione di pericolo costante che si avverte in quelle occasioni. Sensazioni che forse avvertono anche i calciatori in campo, con due effetti diametralmente opposti: da un lato i giallorossi così sembrano risentirne in termini di sicurezza e dall’altro gli avversari riescono a trovare in ciò nuova linfa per riaprire i match, come accaduto ieri con la Cavese.
“Possiamo fare anche qualcosa di diverso, in termini di modulo. Non è da escludere”. Lo aveva già fatto capire nell’immediato post gara con l’Avellino, Gaetano Auteri, che in risposta alla nostra domanda su un futuro impiego da titolare di Viviani, non aveva escluso di poter ritornare a un centrocampo a tre.
Il tecnico giallorosso, poi, ha ribadito il concetto nella conferenza stampa di presentazione della trasferta odierna di Taranto. Il mister siciliano, infatti, ha sottolineato come alcuni calciatori, tra cui lo stesso Viviani, siano finalmente entrati in forma e ciò potrebbe portarlo a rivedere anche l’assetto tattico.
Dunque, un passaggio al 4-3-3 non è totalmente da escludere: questo sia se Acampora sarà del match o meno. Il cambio di modulo, infatti, al di là della presenza o meno del napoletano, potrebbe aiutare anche il reparto offensivo, nuovamente orfano del pivot Perlingieri.
Un sistema con una linea di tre davanti potrebbe essere la soluzione più adatta per sfruttare al meglio la qualità di Lanini, ad esempio, qualora l’ex Reggiana dovesse essere ancora una volta preferito a Starita. Il numero 10 giallorosso così potrebbe partire dalla zona di campo che sente più sua, ovvero dall’out mancino, con Manconi falso nove e Lamesta a completare il reparto.
Tra poco più di un’ora, con le formazioni ufficiali sapremo se Auteri avrà deciso per la linea della continuità o per un cambio di modulo.
VIDEO – Benevento, mal di trasferta: col Picerno il terzo ko esterno
La diagnosi sembra parlar chiaro; la speranza è che non sia una malattia incurabile e che il medico (Auteri), trovi in fretta la giusta medicina. La trasferta di Picerno, dove il Benevento ha subito la terza sconfitta lontano dalle mura amiche, ha certificato il mal di trasferta della Strega.
Non può più considerarsi un caso, dunque, se Berra e compagni quando escono dal perimetro dell’impianto di via Santa Colomba sembrano smarrire quella personalità e quei concetti di gioco che ne caratterizzano le gare casalinghe.
Fosse stato un caso isolato, allora certo non si potrebbe parlare di problema ma di una questione – appunto – casuale, estemporanea. Ma tre indizi – Catania, Monopoli e Picerno – oltre al pari beffa di Crotone – bastano per formare una prova più che convincente.
Ora, però, inutile fare drammi perché la classifica, vuoi per merito o per demerito altrui, è ancora molto soddisfacente e vede i giallorossi sempre e comunque al comando.
In attesa di trovare la soluzione giusta per confermare anche in trasferta il rendimento casalingo, c’è da rimettersi subito sui binari corretti perché domenica al Vigorito arriva l’Avellino di Biancolino e quella sì, campanilismi a parte, è una occasione da non fallire per dare un chiaro segnale al campionato.
Storie Giallorosse – Pino Spatola, il presidente tifoso
Uomo appassionato, vero e sincero, Pino Spatola ha rappresentato l’emblema del “presidente-tifoso”. Alla guida dell’allora Sporting Benevento, anni in cui la squadra militava in C1 sfiorando anche una storica promozione in Serie B, Spatola poteva sembrare dall’esterno una persona a tratti spigolosa ma è stato sicuramente un presidente appassionato e leale.
Pino Spatola ha dato tanto ai colori giallorossi e al Benevento, facendo sognare una tifoseria intera, andando davvero a centimetri dalla agognata Serie B.
Le sue corse sotto la curva sono ancora nei ricordi di tutti i tifosi giallorossi. Con Spatola ci fu anche l’arrivo al Benevento dell’indimenticato Capitano Carmelo Imbriani, che sotto la sua presidenza coronò il sogno di vestire i colori della sua terra.
Dopo un primo anno piuttosto anonimo, infatti, nella stagione 2003-04 la compagine sannita approda ai play-off della Serie C1 dopo una lunga rimonta. Nella semifinale promozione, dopo aver sconfitto in casa 1-0 il Crotone, al ritorno arriva una dolorosa sconfitta per 3-1. Sotto la presidenza Spatola, dunque, il Benevento andò a un passo dal centrare la storica promozione in Serie B, sfuggita anche per vicende extracalcistiche; quella serie B, poi, ottenuta sotto la guida del Presidente Vigorito nel 2016.
Nella stagione successiva, poi, i giallorossi lottarono per l’accesso i play-off fino a due giornate dal termine, salvo chiudere al settimo posto. Al termine dell’annata però, il club retrocesse a tavolino in serie C2. In tal modo fu scritta la parola fine al capitolo Sporting Football Club ed alla Presidenza giallorossa di Pino Spatola.
Ciò, però, non è stato sufficiente per eliminare quel filo che lega in maniera indissolubile, ancora oggi a distanza di ormai 20 anni, l’ex Presidente e la sua famiglia a Benevento e alla Strega. E visto che in questi giorni ricorre anche il suo compleanno, cogliamo l’occasione per dire: “Tanti auguri Presidente Spatola”.
Di seguito un piccolo video, rappresentativo della spontaneità del presidente.
Storie giallorosse – Oronzo Pugliese, “Il mago di Turi” che ispirò Oronzo Canà
La sua retribuzione per il primo incarico in panchina era costituita da alcune ceste di arance. Per quanto il personaggio fosse particolare, possiamo dire che, certamente, in quel caso incisero contesto e tempi.
Parliamo del lontano 1939, quando Oronzo Pugliese inizia a muovere i primi passi – ne farà molti, in tutti i sensi, data la sua irrefrenabile irrequietezza in panchina – da allenatore.
E’ la Sicilia di un’Italia che di lì a poco entrerà in guerra: la squadra è il Leonzio. Lui, Oronzo, barese di Turi, ne farà di strada in lungo in largo per l’Isola: tra Igea Virtus, Messina e Siracusa.
La prima volta che arriva ad allenare fuori dalla Sicilia è proprio a Benevento. Siamo nel 1951 e il Benevento di Oronzo Pugliese si piazzerà, alla fine della stagione 1951-52, al 13^ posto del Girone D di Serie C, vinto da Toma Maglie.
Chiamato “Il mago di Turi”, Oronzo Pugliese è stato un personaggio pittoresco, impulsivo e focoso, capace con pochi gesti di infiammare il pubblico allo stadio; racchiudeva in sé tutti i caratteri del classico allenatore vulcanico, al punto che seguiva le azioni di gioco lungo la linea di demarcazione del campo.
Pugliese è stato un vero e proprio personaggio, al punto che Lino Banfi si ispirò a lui per interpretare Oronzo Canà, il mitico allenatore della Longobarda nel film “L’allenatore nel Pallone”.
Proprio così come il suo alter ego cinematografico, che gettava il sale in campo, così anche il Mago di Turi era molto scaramantico. Pugliese, infatti, era solito far toccare ai propri calciatori, prima dell’ingresso in campo, un ferro di cavallo che teneva inchiodato negli spogliatoi. Oppure, faceva nascondere nei calzettoni dei suoi ragazzi dei peperoncini rossi e piccanti, per combattere il malocchio.
Questo era Oronzo Pugliese, certamente tra i più grotteschi e simpatici allenatori italiani e del Benevento.
Inauguriamo “Storie giallorosse”, la nostra nuova rubrica, raccontandovi le gesta di uno degli attaccanti più forti e prolifici della storia quasi centenaria della Strega.
Parliamo di Orlando Ascione, classe 1927, ala o, se si preferisce, esterno d’attacco, il quale con il suo mancino ha scritto pagine indelebili di un Benevento che, in quegli anni del secondo dopoguerra, era sì privo di mezzi ma pieno di talento.
Ascione, come dicevamo, era principalmente un attaccante esterno, un’ala, anche se poteva ricoprire tutte le posizioni del fronte d’attacco. Mancino naturale, una delle sue caratteristiche era il tiro: secco, improvviso, che colpiva inesorabile il portiere avversario, al quale non restava che raccogliere la palla in porta.
Proprio per la potenza del suo sinistro, Ascione era soprannominato “il piede sinistro di Dio”, oppure ‘o stumbo perché con il suo tiro bomba fulminava il portiere avversario.
La capacità balistica gli permetteva di segnare da ogni posizione del campo, finanche da calcio d’angolo. Non sempre, però, le sue capacità erano ben viste, chiaramente dagli avversari. Al punto che – ricordava lo stesso Ascione – “i portieri avversari spesso a fine partita non volevano stringermi la mano, perché non digerivano di essere bucati così all’improvviso”.
Neanche i suoi allenatori riuscivano a capacitarsi di cotanta destrezza nell’esecuzione. Gipo Viani, storico tecnico giallorosso, infatti, volle controllare egli stesso la conformazione dei piedi di Ascione (in foto) per cercare di comprendere da cosa derivasse la sua bravura nell’esplodere quel sinistro a fulmicotone, come veniva descritto dagli addetti ai lavori del tempo.
Un sinistro che punì anche i cugini dell’Avellino, nel derby vinto per 3-0 dal Benevento (nella foto). Era la stagione 46-47, quando i giallorossi si imposero con un netto 3-0 contro gli irpini e, logicamente, tra i marcatori non poteva mancare il nome di Ascione. Le altre due reti portarono le firme di Paone e Gerbi. “Fu una giornata memorabile, infliggemmo all’Avellino una lezione di calcio”, ricordò Ascione.
Insignito del “Gladiatore Sannita”, un riconoscimento meritato – mai come in questo caso – sul campo, per aver fatto sognare intere generazioni beneventane, le gesta di Ascione travalicarono, eccome, i confini del Sannio e della Campania.
Finanche un certo Giuseppe Meazza, sì sì, proprio quel Meazza due volte Campione del Mondo con l’Italia e leggenda senza tempo dell’Internazionale Milano, ebbe modo di apprezzare il talento di Ascione. L’occasione fu data da un’amichevole tra una rappresentativa campana e l’Inter – appunto di Meazza – che si disputò ad Ariano Irpino. In quella formazione c’era non solo Orlando Ascione ma anche suo fratello Eugenio, anch’egli ex calciatore del Benevento. D’altronde, il legame della famiglia Ascione con il giallorosso e con il calcio è un legame che viene da lontano e che non ha mai risentito dei segni del tempo, tramandandosi da generazione in generazione, sino ad Antonio Ascione, figlio di Orlando, apprezzatissimo bomber di qualche anno fa. Ma questa è un’altra storia, che magari racconteremo in un’altra occasione.
Meazza, dicevamo: il campione nerazzurro, a fine partita, andò da Ascione per stringergli la mano e complimentarsi con lui. Insomma, il sinistro di Ascione bucava non solo le mani ai portieri ma anche i cuori dei tifosi e degli appassionati…ed anche quello di un certo Meazza.
Ah, quell’amichevole con l’Inter finì 1-1. I gol? Di Meazza e Ascione, ovviamente.
VIDEO – Benevento, Carli: “Vietato montarsi la testa”
Presente anche lui all’evento di inaugurazione del nuovo campo sportivo di San Giorgio La Molara, il direttore tecnico giallorosso, Marcello Carli, si è soffermato – nell’intervista rilasciata ai microfoni di BeneventoNews24.it – sulla crescita dei giovani giallorossi.
Sono infatti diversi i giovani che si stanno mettendo in luce in questa prima parte di stagione: “Non stiamo facendo nulla di particolare – spiega il dt – non voglio si parli molto di loro. Meno se ne parla, meglio. Pensiamo di avere dei giovani di qualità ma dobbiamo solo fare le cose perbene, senza montarci la testa”.
Ascoltiamo le sue parole ai microfoni di BeneventoNews24.it.
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