TeSt-TeatroStage, il Laboratorio di Recitazione e Sperimentazione Scenica diretto da Monica Carbini. tornerà in scena, con lo spettacolo “Essere Umani”, mercoledì 27 Agosto alle ore 22.30, all’interno del cartellone di Benevento Città Spettacolo, nel suggestivo Hortus Conclusus di Benevento. L’ingresso è libero.
Nell’attesa di ripartire, a ottobre 2025, con il suo quarto anno di attività di formazione e produzione teatrale, TeSt-TeatroStage proporrà una sintesi del lavoro conclusivo del suo terzo anno, andato in scena a giugno scorso.
Lo spettacolo “Essere Umani”, commovente, variopinto ed emozionante, in continuo equilibrio tra impegno e leggerezza, è infatti il risultato di un corposo e lungo lavoro collettivo di ricerca e sperimentazione, tante prove ed entusiasmo creativo sempre aperto a nuove suggestioni, idee e proposte dell’ultimo minuto.
La performance, intensa e coinvolgente, è ricca di divertenti sorprese e stimolanti riflessioni sulla condizione umana, sulle relazioni, sui sentimenti, sui drammi personali, il disagio, la malattia, le incomprensioni, sulle tribolazioni e sulle tragedie collettive, sull’esistenza e sulla responsabilità che essa comporta, nel bene e nel male, sia per il singolo sia per la società.
Dopo un inizio corale e suggestivo dedicato agli albori dello spazio e del tempo, fino alla nascita della vita, della comunicazione, della babele dei linguaggi e delle varie maschere della coscienza, ecco dipanarsi racconti in prima persona e considerazioni sul passato, sull’attualità e sui destini del singolo o dell’umanità, e poi piccoli spaccati di vita quotidiana e ancora temi trasversali e universali, con testi originali, bellissimi e potenti, scritti dagli attori ma anche mirabili e intramontabili versi rielaborati o frammenti di alta letteratura, di maestri immortali del teatro e della poesia, da William Shakespeare ad Anton Čechov, da Pierre de Laclos a Luigi Pirandello, e poi Bertold Brecht, Frida Kahlo, Wislawa Szymborska, Fabrizio De André, Gigi Proietti, Alessandro Baricco e Peter Handke.
Si alternano così, a ritmo incalzante, toccanti momenti poetici, canori, ironici, di satira o di critica spietata ai vizi, ai difetti, alle debolezze, alle fragilità, alle paure, al coraggio, ai pregi e alle virtù che ci rendono umani, simili ma anche diversi e unici, almeno finché qualche organismo o entità artificiale non metterà in dubbio le poche certezze che ci rimangono (ammesso che ne abbiamo mai avute) riflettendo la nostra immagine e rubandoci l’anima o l’essenza del nostro “essere”, appunto, umani. Ma forse è già successo o sta succedendo. O forse resisteremo, sopravviveremo, evolveremo? Questo il dubbio, la provocazione lanciata alla fine dello spettacolo.
L’intrigante e multiforme proposta scenica, dalla drammaturgia essenziale ma sfaccettata, corredata da una ricercata colonna sonora, sempre curate da Monica Carbini, sarà interpretata dagli allievi attori, autori e interpreti: Mariapia Boffa, Eleonora Furno, Antonio Inserra, Valerio Meola, Marialuisa Russo, Anna Chiara Serino, Anna Spiezia.
Empatica e sentita presentazione di “Un Natale al Fronte” da parte del Test- teatro Stage (FOTO)
Il laboratorio di recitazione e sperimentazione scenica, il Test- teatro Stage, curato da Monica Carbini, ha portato in scena negli spazi del Convento di San Francesco, una rappresentazione relativa alla favola di Natale del 1914 quando, in piena prima guerra mondiale, a Ypres, in Belgio, soldati inglesi e tedeschi si scambiarono doni e auguri invece che pallottole.
Fu una tregua voluta fortemente dai tanti uomini vittime dello strazio di un conflitto che conterà alla sua fine, più di 10 milioni di morti, esseri viventi mandati al mattatoio per volontà di poteri a loro estranei e vittime incolpevoli della ferocia di un conflitto assurdo e brutale.
La guerra, lo sappiamo, è cieca e colpisce senza pietà spesso milioni di persone che non conoscono neppure il motivo di tanta ferocia, la prima guerra mondiale non è stata da meno in tale atteggiamento, essa ha gettato uomini nello scontro, spesso personale, con altri uomini altrettanto incolpevoli ed inconsapevoli dei motivi di tanto odio, esseri viventi che hanno dovuto abbandonare le loro case, le loro famiglie, i loro affetti e la propria vita quotidiana per sparare ed uccidere altri uomini pari a loro.
Un odio imposto dall’alto che, nel giorno di Natale di quel 1914 ha taciuto per far posto ad un attimo di tregua ed umanità, un’ostilità che, in quel giorno, è stata messa a tacere dagli stessi uomini che, fino ad allora, avevano sparato l’uno contro l’altro, il tutto figlio del bisogno di un attimo di normalità innescato dall’atmosfera del tempo della nascita di Cristo.
E poi il miracolo: i sudditi del kaiser Guglielmo e del Re Giorgio di Inghilterra si ritrovarono fianco a fianco.
Tutto nacque con una musica, il famoso canto di Natale “Stille Nacht”, l’equivalente italiano di “Astro del Ciel”, intonato dai soldati tedeschi che cominciarono ad esporre alcuni alberi di Natale; dall’altra parte del filo spinato, oltre la terra di nessuno che divideva i due lati del filo spinato, i militari inglesi, ma anche francesi e belgi, che udirono quel canto, si commossero ed all’improvviso, anzichè pallottole, fra i due schieramenti cominciarono a lanciarsi auguri di buon Natale.
Fu sospesa, momentaneamente ed in maniera arbitraria, ogni ostilità, il Natale fu celebrato con il nemico, tutti sentirono la necessità di condividere un momento di pace e assaporare, per alcuni momenti, lo spirito amorevole della propria casa, del rapporto con amici da tempo perduti, di organizzare anche una breve partita di calcio su quel terreno di nessuno ove ancora giacevano compagni morti, di aiutarsi a dare pace a quei poveri corpi collaborando per la loro sepoltura.
Doveva essere una guerra breve, era diventata guerra di logoramento, fisico e mentale, un logorio fisico e psicologico che tutti, in quella giornata santa, vollero far tacere per avere l’illusione della normalità e prendere coscienza che il nemico era talmente simile a loro da poter essere amico, il tutto ignorando il disaccordo espresso dai loro ufficiali superiori in merito a quella santa tregua.
Questa la storia dolce e malinconica portata in scena dai giovani del Test- teatro Stage, ragazzi e ragazze che hanno letto brani tratti da uno scritto sul tema e, alternandosi, in un afflato di emozione e condivisione, hanno trascinato i tanti presenti fra gli spazi di un tragico conflitto, fra le trincee odorose di morte della Grande guerra, ma anche tra il calore umano di persone che non avevano dimenticato il valore della vita al di là dell’appartenenza nazionale.
Corale e nello stesso tempo individuale la loro recitazione, silenziosa, ma anche quasi urlata la voglia di amore da loro raccontata in merito ad una notte santa che ha voluto, per un momento, cancellare e dimenticare l’orrore del sibilo della morte che poteva cogliere ognuno e che, per ragioni illogiche ed inumane, voleva zittire i sentimenti umani, ma non è riuscita a far tacere l’umanità più profonda, quell’essere consapevoli dell’unicità della vita e del bisogno di convivenza di cui abbiamo tutti bisogno.
Parole lette da giovani che, pur non avendo vissuto quegli eventi tragici, si sono immedesimati con i tanti giovani di cui hanno parlato, loro pari, ma forse anche con i tanti che ancora sono vittime di guerre assurde ancora oggi, al punto quasi di incarnare, con la loro recitazione, i pensieri ed i sentimenti di loro coetanei e, con il calore del loro ricordo, hanno permesso ai sentimenti di chi non c’è più di rivivere per celebrare un Natale che non è e non può essere solo festa consumistica, ma momento di amore per tutto il mondo.
Sentito l’applauso tributato a questi giovani ed alla loro regista dal numeroso pubblico che ha apprezzato, sia la tematica scelta che l’abilità nell’interpretazione di questi giovani e motivati attori.
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