Il genio di Ennio Morricone nel tributo dell’OFB al Teatro Romano (FOTO)

Il genio di Ennio Morricone nel tributo dell’OFB al Teatro Romano (FOTO)

Cultura

Si è tenuto, nella serata del 2 settembre, nello splendido scenario del Teatro Romano di Benevento, un concerto dell’Orchestra Filarmonica della città, diretta da Stefano Cucci, con il contributo del pastificio Rummo e del presidente Cosimo Rummo, oltre la pregevole esecuzione del violino solista Marco Serino, un concerto come “Tributo a Morricone”.

Ennio Morricone è stato un compositore, direttore d’orchestra e arrangiatore italiano che è riuscito ad inglobare una grande quantità di generi compositivi e, grazie alla sua genialità, è stato uno dei più importanti e fecondi compositori cinematografici della storia musicale.

La serata è iniziata con la voce di Morricone, che ha riempito l’aria del teatro, che ha raccontato i suoi esordi musicali, dapprima solo come compositore e, solo in seguito, partendo come arrangiatore di canzoni, per la televisione, musiche originali per gli spettacoli, fino alla composizione di musiche per rappresentazioni televisive e teatrali, diventando poi autore di colonne sonore per il cinema, fino a musicare il film di Luciano Salce “Il Federale”.

Quelle musiche per il film di Salce, ha continuato la sua voce nel teatro, segnarono il suo passaggio al cinema.

Sono poi subito seguite le esecuzioni dell’Ofb, una formazione di 45 elementi tra archi, fiati e percussioni che hanno eseguito le “Cinema Suites” per violino e orchestra. In particolare il concerto si è avvalso delle interpretazioni musicali di Marco Serino, violinista a cui Morricone ha dedicato molti suoi lavori, tutti diretti  da Stefano Cucci che, con Serino, è stato collaboratore delle musiche di Morricone per quasi un ventennio.

Per vent’anni Marco Serino è stato il violinista prediletto dal maestro Morricone, sia per le colone sonore che nelle tournée mondiali per la sala del concerto. A lui lo stesso Morricone ha dedicato una serie di suites scritte per violino e orchestra, come “Deborah’s Theme from Once Upon a Time in America (C’era una volta in America).

Il numerosissimo pubblico presente ha tributato, alla fine di ogni esecuzione, un lungo e caloroso applauso agli artisti e, soprattutto, al violinista Serino che, con la sua maestria ha incantato i presenti che, chiudendo gli occhi hanno rivissuto il grande cinema.

Il direttore Cucci ha poi elogiato i musicisti dell’Ofb per la loro bravura nell’esecuzione e, ricordando l’esigenza di Morricone nella interpretazione dei suoi pezzi da parte dell’orchestra, ha elogiato i giovani musicisti beneventani affermando che il maestro Morricone sarebbe stato contento della loro esecuzione.

E’ seguito poi il brano “Canone inverso”, colonna sonora di un film omonimo diretto da Ricky Tognazzi nell’anno 2000. Il brano è stato scritto per due violini, basato su una melodia suonata dal primo violino in maniera classica, mentre il secondo violino lo suona dalla fine all’inizio e viene seguito poi da una coda.

Un tipo di scrittura contrappuntistica che viene definita come canone retrogrado, un canone inverso così detto in cui nella composizione, la seconda voce esegue gli stessi intervalli della prima, ma per moto contrario.

Cucci è poi intervenuto per ricordare che Morricone è stato un compositore tanto di musica assoluta che di quella per il cinema, viaggiando le due cose in parallelo, nonostante egli si rammaricasse che la musicologia non riconoscesse il valore della musica “applicata”, come quella per il cinema.

Non sono mancati i ricordi di celeberrimi lavori scritti da Morricone per Tornatore e De Palma, a cui è seguito il brano “Mauro Bolognini Suite” , riprodotto in prima assoluta, accompagnato poi dalla voce di Morricone che raccontava della sua collaborazione con Sergio Leone, suo compagno di scuola ed amico e per il quale ha scritto molte colonne sonore dei suoi numerosi film, ricordando in particolare la prima, quella scritta per la pellicola “Per un pugno di dollari”.

Dopo l’esecuzione del brano per Leone, Cucci informa i presenti che eseguiranno un pezzo molto caro sia a lui che a Serino, precisamente “La Califfa”, un film diretto da Alberto Bevilacqua e tratto dal suo romanzo omonimo del 1964.

Non sono mancati, nella rassegna, brani come “Nuovo Cinema Paradiso” e  “Un americano a Parigi”, musiche magiche che hanno portato il pubblico ad immergersi nell’atmosfera di suoni famosi e circostanze cinematografiche uniche.

Ricordiamo che Ennio Morricone, nonostante la sua maestria nella composizione musicale, solo dopo 5 nomination andate a vuoto, otterrà un Oscar per la colonna sonora del film di Quentin Tarantino “The Hateful Eight”.

Serata magica dunque nella quale le musiche di Morricone, incredibilmente spazianti tra dolcezza, aggressività, sentimenti, timori e gioie, sono riuscite a portare i presenti negli spazi fantastici e spettacolari del cinema.

Soprattutto esse sono state capaci di  concretizzarsi come possibile strumento del significato reale della vita, una forma apollinea di leggere le emozioni che ha gratificato quanti hanno riempito il Teatro Romano sottolineando, in modo unico, come la musica sia capace di porsi su quella linea di confine comportamentale che separa o unisce, il simbolico dal fisico.

Stefano Bollani e l’OFB incantano presso il Teatro Romano di Benevento

Stefano Bollani e l’OFB incantano presso il Teatro Romano di Benevento

AttualitàBenevento Città

Nella serata di lunedì 10 luglio, nello scenografico e solenne Teatro Romano di Benevento, all’interno della manifestazione BCT Music Festival, grande evento del Sud Italia promosso dal Parco Regionale del Taburno e con la partecipazione della Regione Campania, Stefano Bollani, accompagnato dalla prestigiosa Orchesta Filarmonica di Benevento, diretta dal Maestro Nicolò Jacopo Suppa, ha stregato il numerosissimo pubblico presente nell’arena, con il fascino della sua coinvolgente musica ed il sapiente tocco del  pianoforte.

Se come afferma il filosofo Shopenhauer, “la musica è linguaggio universale e fuga provvisoria dal dolore”, quasi “metafisica in suoni”, in grado di farci attingere l’essenza più profonda delle cose, al di là dei limiti della ragione”, Stefano Bollani ha saputo, con il sapiente tocco del suo pianoforte, regalare un tempo di assoluta serenità e speranza che, oltre ogni ragionevole preoccupazione o pensiero, ha trascinato il pubblico in uno spazio di armonia e appagamento che tutti hanno apprezzato e condiviso.

In effetti, per tornare a citare il nostro filosofo, molto caro a chi scrive, “Possiamo definire la musica come cuore, nucleo più intimo di tutte le forme, che in questo modo presenta una funzione liberatrice che ci permette, più che di vivere, di contemplare la vita, elevandoci al di sopra della volontà di vivere e del tempo”.

Il tempo ha perso valore e spessore durante il concerto di Bollani e dell’OFB, gli istanti musicali hanno trascinato tutti in un mondo di emozioni, sogni e speranze, spazi di libertà interiore troppo spesso ignorati o compressi dallo stress quotidiano.

Il concerto si è aperto con brani musicali dell’OFB che, con musiche malinconiche e quasi silenziose, quasi attente a non risvegliare emozioni violente, ma tutte tese a dare serenità e dolcezza, hanno celebrato le note con archi, violini e taciti contrabbassi che, quasi in punta di piedi, hanno squarciato lo spazio intorno e dato vita al luogo solenne.

Dopo l’entrata di trombe e tromboni ha fatto il suo ingresso Stefano Bollani che, dopo il saluto al pubblico, si è seduto al pianoforte dando avvio al suo concerto con le musiche di M. Ravel, Ma Mère l’Oye; G. Gershwin, Rapsodia in blu e Un Americano a Parigi.

Le sue dita rapide e decise si sono mosse veloci sulla tastiera per dare vita a melodie e strappi musicali che hanno spaziato tra l’allegro ed il suono jazz, in una proposta in note che ha incantato il pubblico. Bollani ha dialogato con il suo piano parlando con lui attraverso le mani agili e lo strumento ha risposto con decisione e allegria, in una simbiosi di uomo e strumento che non lasciava dubbi sulla loro intesa perfetta.  

Egli ha inoltre giocato con il pubblico invitando tutti, durante l’esibizione di un pezzo,  ad applausi ritmici da regalare al momento giusto, lanciando sguardi di rimprovero scherzoso ad ogni errore dei presenti.

Bollani ha dialogato con il suo piano parlando con lui attraverso le mani agili e lo strumento ha risposto con decisione e allegria in una simbiosi di uomo e strumento che non lasciava dubbi sulla loro intesa perfetta.

Egli ha giocato con il pubblico invitando ad applausi ritmici da regalare al momento giusto lanciando sguardi di rimprovero scherzoso ad ogni errore degli astanti.

Ha poi eseguito “La passerella di 8 e mezzo” tratta dal film di Fellini e “Per Elisa” di Beethoven, ricordando, scherzosamente, per quest’ultimo pezzo, i suoi primi approcci al pianoforte ed il suo modo, un po’ sgangherato, di eseguirlo all’epoca sull’onda dei suoni di un vecchio giradischi che gracchiava, un’esecuzione ingenua e giovane a cui però non mancava un’aria nuova da respirare tra intermezzi e svisate.

E’ stato poi il momento del brano “Tic otico no fubà”, celebre brano musicale brasiliano del genere “choro” (=lamento), composto da José Gomes Zequinha de Abreu nel 1917, con esso Bollani ha raccontato luoghi lontani e quasi misteriosi che hanno rivendicato vita ed armonia, luoghi che la musica dell’artista ha  trascinato sul palco del Teatro catapultando i presenti tra le strade  e le calde spiagge del Brasile.  Il concerto si è chiuso, tra il piacere e l’appagamento di tutti, con pezzi suonati dall’Ofb , tra l’allegro ed il perentorio , con l’unisono di trombe e strumenti a corda con sul fondo il languido e dolce suono dei violini e lo sbarazzino tintinnare del triangolo oltre allo sfacciato e deciso suono dei piatti.