Putin e la “mobilitazione parziale”, sfida al mondo e fuga del suo stesso popolo

Putin e la “mobilitazione parziale”, sfida al mondo e fuga del suo stesso popolo

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Sull’onda di una escalation di aggressività e protervia, il Presidente russo Putin ha tenuto, il 21 settembre scorso, un discorso alla nazione nel quale ha informato il popolo russo della necessità di introdurre una “mobilitazione parziale” ….“Per proteggere la nostra madre patria, la sua sovranità e integrità territoriale”.

Putin ha poi spiegato che “la leva riguarderà solo cittadini che al momento sono parte delle riserve, cioè coloro che hanno svolto il servizio militare nelle forze armate, che hanno già esperienza e formazione”, precisando che “i chiamati, prima di partire per il fronte, avranno un’ulteriore formazione e ulteriore addestramento“.

Nel suo discorso, quasi a dare maggiore solennità e vigore alle sue parole, Putin ha citato un passo del Vangelo di Giovanni in cui si dice: “Non c’è amore più grande che dare la propria anima per gli amici”, riferendosi ai suoi soldati che si proteggono l’un l’altro in battaglia: “Loro sono il simbolo del fatto che non siamo mai stati uniti come lo siamo oggi”.

Le sue parole però, nonostante le autorità russe abbiano dichiarato che già 10mila volontari si sarebbero presentati spontaneamente per la leva nelle prime 24 ore dal discorso televisivo di Putin, come ha assicurato il portavoce del Dipartimento per la mobilitazione, ammiraglio Vladimir Tsimlyansky, hanno prodotto la protesta di migliaia di persone che sono scese in piazza, in molte città della Russia come Mosca e San Pietroburgo, per ribellarsi al provvedimento e dire no alla guerra.

Nonostante le reazioni della polizia, la gente ha continuato a protestare anche durante la serata.

Il richiamo alla guerra di 300mila riservisti, oltre la scomparsa, nella versione del Cremlino, di un articolo dei dieci punti del decreto firmato da Putin, il numero 7, in cui si parla di richiamare alle armi non i 300.000 uomini di cui ha parlato il ministro della Difesa Serghei Shoigu, bensì addirittura fino a un milione di cittadini, ha determinato una fuga di massa degli arruolabili.

In tanti stanno provando a scappare dalla Russia, ormai esauriti in poche ore i voli diretti verso paesi per i quali è ancora consentito l’ingresso, come ad esempio la Georgia, sul confine con il Mar Nero, o la Finlandia, il Kazakihstan, la Mongolia, mentre i costi dei biglietti sono aumentati di circa otto volte.

La troupe di Euronews Georgia, nei pressi del confine di Larsi, ha incontrato cittadini russi che vogliono entrare nel paese e, parlando con loro, hanno sentito definire “una follia” la decisione di Putin. Un altro giovane ha dichiarato: “C’era una coda pazzesca di circa dieci chilometri! Oggi sono venuto qui alla mattina presto e sono appena riuscito ad entrare”.

File interminabili di auto sono state viste formarsi in poco tempo verso il paese caucasico con a bordo uomini in età da coscrizione e, secondo quanto affermato da alcuni di loro, pare ci vogliano almeno sette ore per attraversare il confine, mentre secondo alcuni testimoni la coda di auto al checkpoint di Upper Lars, hanno stimato, fosse lunga circa 5 chilometri.

Molti però non sono riusciti a fuggire ed ecco che su Google c’è stato un boom di ricerche di siti relativi a “Come rompersi un braccio” o autoinfliggersi danni fisici per evitare l’arruolamento.

“Mi spezzerò un braccio, una gamba, qualsiasi cosa pur di evitare di partire”, ha dichiarato un uomo in fuga.

In molti pare stiano tentando la fuga in macchina o a piedi verso paesi al confine con la Russia.

Un fuggitivo ha confessato ad un reporter della BBC di essere scappato portando con sé solo il passaporto, senza valigie, allontanandosi subito dopo l’annuncio del Presidente Putin.

Protestare però è diventato doppiamente pericoloso perché diversi giovani, scesi in piazza contro il provvedimento voluto da Putin in decine di città russe, sono stati portati direttamente all’ufficio di reclutamento.

Nel paese dunque c’è un crescente nervosismo verso una politica bellica che in tanti non comprendono e non condividono, ciò nonostante il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che il provvedimento “non è contro la legge”.

Putin ha però pure dichiarato che la Russia userà “tutti i mezzi a sua disposizione” per difendersi da un Occidente che vuole “distruggerla”. A tali affermazioni ha risposto il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha parlato di “spericolate minacce nucleari russe” con le quali Putin vuole “fare a pezzi l’ordine mondiale”.

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha accusato gli “Usa ed i loro alleati” di essere parte del conflitto in Ucraina, paese che sta diventando “ uno Stato totalitario di tipo nazista” . A questi si è aggiunto Dimitrij Medvedev, Presidente della Federazione Russa, che ha dichiarato che i missili ipersonici russi sono in grado di “raggiungere obiettivi in Europa e negli Stati Uniti molto più velocemente”.

In Europa ci si interroga sull’ipotesi di dare asilo ai russi in fuga, Lettonia ed Estonia hanno già negato la loro disponibilità, nel frattempo anche Israele si sta preparando ad una possibile immigrazione di ebrei russi.

Stiamo vivendo una guerra del 2000 assurda, illogica e incomprensibile che, in nome di presunti diritti territoriali e politici, sacrifica la pace ed il benessere di tutti e ignora la voce di manifestanti che gridano:

Non voglio morire per Putin”.

Se per Heghel la guerra è necessaria perché preserva il mare, dunque il mondo,  dalla putrefazione nella quale lo ridurrebbe una quiete durevole, noi rispondiamo all’uomo dell’ottocento che la guerra, specie quella moderna, è solo uno strumento di sopraffazione bestiale ed insensata.