Libera Benevento, venerdì un evento in memoria di Antonio Esposito Ferraioli

Libera Benevento, venerdì un evento in memoria di Antonio Esposito Ferraioli

Eventi
Chiamato affettuosamente Tonino, Antonio Esposito Ferraioli pagò con la vita, per mano della camorra, il non essersi girato dall’altra parte e per aver denunciato quanto visto.

Si svolgerà venerdì 12 Aprile alle ore 17:00, nel salone “Di Vittorio” presso la Camera del Lavoro della CGIL di Benevento, un evento in memoria di Antonio Esposito Ferraioli, vittima innocente della camorra. Affettuosamente chiamato Tonino.

L’iniziativa è promossa in modo sinergico e congiunto dalla CGIL di Benevento, dall’Agesci – Zona Samnium e dal coordinamento provinciale di Libera Benevento.

Antonio Esposito Ferraioli, lavoratore, attivista – militante sindacalista e scout, pagò con la vita per non essersi girato dall’altra parte e per aver denunciato quanto visto. Un esempio di cittadino responsabile, sindacalista coerente e fedele alla promessa scout.

L’evento del 12 Aprile continua sulla scia del 21 Marzo, giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie: il pomeriggio inizierà con i saluti del segretario provinciale della CGIL di Benevento, Luciano Valle; di Michele Martino referente provinciale di Libera a Benevento e del responsabile regionale del settore legalità CGIL Campania, Fabio Giuliani.

I partecipanti avranno l’opportunità di ascoltare le testimonianze di Anna Garofalo e Mario Esposito Ferraioli, rispettivamente amica e fratello di Tonino.

In seguito, Giovanni Russo racconterà l’esperienza di gestore di un bene confiscato alla criminalità organizzata, dedicato alla memoria di Ferraioli.

Sarà proiettato anche un cortometraggio che ripercorrerà le fasi salienti delle scelte di Tonino.

L’incontro sarà moderato dalle Scolte, le ragazze scout, che fanno parte dei Clan/Fuoco di Benevento.

La memoria si esprime anche con la forza dei simboli contro i simboli della forza, da qui la scelta di piantare un albero in memoria di Tonino, perché da profonde radici di memoria nascono frutti d’impegno.

La cittadinanza tutta è invitata a partecipare.

Benevento| Casa Circondariale intitolata all’agente Michele Gaglione, ucciso dalla Camorra nel 1992

Benevento| Casa Circondariale intitolata all’agente Michele Gaglione, ucciso dalla Camorra nel 1992

AttualitàBenevento Città

La Casa circondariale di Benevento è stata intitolata alla memoria dell’Agente di Polizia Penitenziaria Michele Gaglione, in servizio al Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano, che il 7 agosto 1992 fu vittima di un attentato mentre, a bordo della propria autovettura, rientrava a casa, mentre quella di Vallo della Lucania porterà il nome dell’Appuntato degli Agenti di Custodia Alfredo Paragano, ucciso dalla camorra il 12 febbraio 1982.

A darne notizia è l’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria. L’omicidio di Michele Gaglione fu un gesto” simbolico della criminalità organizzata per tentare di ammorbidire il trattamento verso i detenuti sottoposti al regime art. 41 bis”, ricorda Donato Capece, presidente nazionale dell’ANPPE. “Gaglione, ventisettenne di Avella, insieme ad un collega anch’egli Agente di Polizia Penitenziaria, stava rientrando in auto quando furono vittime di un agguato a Secondigliano. Quell’omicidio, si venne a sapere dai pentiti, fu commesso, per ammorbidire la linea di condotta degli agenti penitenziari nei confronti della camorra e per ‘contestare” l’applicazione del ‘carcere duro’ che nel 1992 era oggetto di discussione in Parlamento”.

L’Appuntato Alfredo Paragano”, prosegue, “era in servizio presso la Casa circondariale di Napoli Poggioreale G. Salvia e il 12 febbraio 1982, libero dal servizio, nei pressi della sua abitazione ad Arzano veniva ferito mortalmente da colpi di arma da fuoco esplosi da ignoti a bordo di una autovettura. L’attentato venne rivendicato da un sedicente gruppo N.C.S. Dopo 28 anni dalla sua morte, sarà confermata la matrice camorristica del delitto. Alfredo morì a pochi passi dalla propria famiglia, sul marciapiede della piccola parrocchia del quartiere, sotto una croce di ferro battuto. Quella mattina era disarmato, perché essendo in licenza aveva lasciato la pistola d’ordinanza nell’armeria del carcere”.

Capece plaude ai Decreti, firmati dal Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo, e ricorda che “tra i nobili scopi statutari dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria vi è anche l’impegno di glorificare i caduti del Corpo degli Agenti di Custodia e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Ricordare è importante e, purtroppo, nel nostro Paese continua a mancare una cultura della Memoria. Dopo le commemorazioni ufficiali, con il bacio sulle guance ai sopravvissuti agli attentati o ai familiari dei Caduti, con relativa retorica, che sono spesso serviti alla visibilità e a vantaggi politici per gli oratori, la solidarietà, spesso verbale, si è affievolita. Sembra quasi che si voglia cancellare il passato, ma i familiari dei Caduti, i feriti e gli invalidi, testimoni oggettivi restano lì come un monito. Vengono quindi considerati una memoria fastidiosa e ingombrante perché provocano il ricordo di tragicità e orrori. Le Vittime del Dovere sono state troppo spesso dimenticate da questa società distratta, che brucia in fretta il ricordo del dolore di chi è stato colpito negli affetti più cari. Ben pochi coltivano la memoria di quanti sono Caduti e tramandano alle generazioni future il loro patrimonio di valori morali, le loro certezze istituzionali, la loro fedeltà alle strutture democratiche. Sono rimasti i familiari ed i colleghi dei carabinieri, dei magistrati e dei poliziotti trucidati a ricordarLi”.

Inchiesta Antimafia su Ciampi, l’opposizione: “Un’onta per la nostra cittadina, è questo il cambiamento?”

Inchiesta Antimafia su Ciampi, l’opposizione: “Un’onta per la nostra cittadina, è questo il cambiamento?”

Politica

“La notizia del coinvolgimento dell’Ing. Angelo Ciampi, Sindaco di San Giorgio del Sannio, in un’indagine della DDA è divenuta oramai di dominio pubblico, essendo presente anche sulle pagine di giornali a tiratura nazionale. Volendo sgombrare, sin da subito, il campo da ogni equivoco e strumentalizzazione, esprimiamo, anzitutto, profonda e convinta fiducia nella Magistratura, consapevoli che saprà accertare la verità dei fatti nel pieno rispetto dei diritti costituzionali degli indagati, auspicando al tempo stesso che vi sia collaborazione da parte del Sindaco, della maggioranza e di tutti gli Uffici coinvolti”.

Inizia così la nota stampa a firma dei tre gruppi consiliari di opposizione di San Giorgio del Sannio, i quali intervengono sui fatti di cronaca che hanno visto coinvolto il sindaco Angelo Ciampi (leggi QUI).

“Restiamo decisi sostenitori del principio giuridico della presunzione di innocenza – proseguono – per cui nessun cittadino deve essere considerato colpevole fino a quando la sua responsabilità penale non sia accertata in un giusto processo.

Fatta questa doverosa premessa, dal punto di vista politico non possiamo non restare basiti di fronte agli eventi accaduti lo scorso 4 ottobre e non possiamo non porci più di qualche legittima domanda.

Trattandosi di fatti che si riferiscono a questa consiliatura, la sola ombra dell’eventuale infiltrazione camorristica nella gestione degli appalti nel nostro Comune ci lascia senza parola e ci fa rabbrividire.

Abbiamo atteso per giorni una presa di posizione forte da parte di chi questo Sindaco lo sostiene, ma abbiamo registrato solo un assordante silenzio da parte di quel che resta della maggioranza”.

“Per questo – continua la minoranza – non possiamo non porre ai componenti della stessa alcuni quesiti: siete disposti a garantire politicamente sulla totale estraneità del Sindaco rispetto ai fatti che gli vengono contestati dalla Magistratura? Cosa pensa di questa indagine il Presidente del Consiglio Comunale, Generale d’Armata dei Carabinieri, umile e convinto sostenitore della legalità e della trasparenza?

Purtroppo, dai fatti riportati dalle cronache giudiziarie, prendiamo atto che il vero cambiamento nel nostro Paese è il sospetto di una infiltrazione camorristica, che sebbene sia ancora tutta da dimostrare rappresenta un’onta per una cittadina che finora la parola “camorra” l’ha solo letta su articoli di giornali e ascoltata in televisione”.

“In tempi non sospetti avevamo richiesto ed invocato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Guardia di Finanza al fine di assicurare la realizzazione del preminente interesse pubblico alla legalità ed alla trasparenza, rafforzando il sistema di monitoraggio e vigilanza con riguardo all’esecuzione di opere pubbliche o di servizi e all’erogazione di incentivi per cittadini e imprese connessi alla realizzazione del PNRR e di ogni altro finanziamento pubblico, in modo da prevenire e contrastare ogni condotta illecita lesiva degli interessi economici e finanziari pubblici”, concludono.

Morcone: intitolata una piazza al Carabiniere Elio Di Mella, ucciso dalla Camorra di Cutolo

Morcone: intitolata una piazza al Carabiniere Elio Di Mella, ucciso dalla Camorra di Cutolo

AttualitàDalla Provincia

Si è tenuta oggi a Morcone l’intitolazione di un largo in prossimità della Villa Comunale al Carabiniere Medaglia d’Oro al Merito Civile “alla memoria” Elio Di Mella.

Proprio il 7 ottobre del 1982 sull’autostrada Napoli – Bari, in prossimità dell’uscita di Avellino Est un commando di otto uomini appartenente alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, bloccava un furgone blindato nel quale veniva tradotto il pregiudicato Mario Cuomo per comparire davanti ai Giudici del Tribunale di Avellino. Nell’azione vennero esplosi diversi colpi d’arma da fuoco che raggiunsero il Carabiniere Elio Di Mella che aveva in custodia il pericoloso detenuto.

Alle celebrazioni, hanno preso parte la vedova del decorato Sig.ra Lucia Anna Tamilla e il figlio Luca, il Comandante del Comando Provinciale Carabinieri di Benevento Col. Enrico Calandro, il Comandante Provinciale Carabinieri di Campobasso Col. Luigi Delle Grazie, il Comandante della Scuola Carabinieri di Campobasso Col. Bruno Capece, una rappresentanza degli allievi della predetta Scuola, il cappellano militare Don Carlo Lamelza, il Presidente della Provincia di Benevento Nino Lombardi, nonché il sindaco del comune di Morcone Luigino Ciarlo.

La cerimonia è stata accompagnata dalle note della fanfara del 10°raggiumento Campania.

Estorsioni aggravate dal metodo camorristico: disposta nuova perizia su Vincenzo Carfora

Estorsioni aggravate dal metodo camorristico: disposta nuova perizia su Vincenzo Carfora

CronacaProvincia

È stata disposta, dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, una nuova perizia sulla capacità di intendere e di volere di Vincenzo Carfora, di 54 anni, di Forchia, difeso dall’Avvocato Vittorio Fucci.

Come si ricorderà il Carfora è imputato di varie estorsioni aggravate dal metodo camorristico, finalizzato ad agevolare e ad affermare la supremazia del Clan Massaro sul territorio sannita e casertano, dal quale il Carfora è ritenuto personaggio di spicco dagli inquirenti.

In particolare il Carfora, insieme ad altre persone, veniva tratto in arresto su ordinanza del GIP di Napoli, a seguito della richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, e successivamente scarcerato dal Tribunale del Riesame di Napoli in accoglimento del ricorso dell’Avvocato Vittorio Fucci.

Il Carfora in sede di udienza preliminare, davanti al GUP partenopeo dott. Marcodipo, non ritenne di richiedere il rito abbreviato, che fu scelto dagli altri imputati, per cui fu rinviato a giudizio.

Nell’ultima udienza il Tribunale, accogliendo l’eccezione dell’Avvocato Fucci, sulla base della consulenza del dott. Pierluigi Vergineo, ha disposto una nuova perizia sullo stato di capacità del Carfora non ritenendo valida la precedente che concludeva per la non incapacità del Carfora stesso. Nuovo perito il professore Tramontano.

Pertanto il Tribunale ha dato incarico al nuovo perito, Prof. Alfonso Tramontano, di procedere ed accertare la sussistenza o meno della incapacità del Carfora, a cui conseguirebbe, se accertata, una sentenza di non luogo a procedere.

Al Carfora, che annovera precedenti penali, tra gli altri reati viene contestata anche una presunta estorsione, in concorso con altri,  aggravata dal metodo camorristico, ai danni della concessionaria “Schettini Motors” di Paolisi.

Tensione e paura in Tribunale: imputato colto da malore, familiare inveisce contro pm

Tensione e paura in Tribunale: imputato colto da malore, familiare inveisce contro pm

BeneventoCronaca

Momenti di tensione e paura in un’aula del Tribunale di Benevento nel corso di un processo per camorra nato da un’indagine della Dda.

Un detenuto, di 46 anni, imputato insieme ad altre sette persone di associazione a delinquere, aveva appena terminato di sottoporsi all’esame e di rispondere alle domande delle parti quando nel gabbiotto riservato agli imputati in custodia cautelare è stato colpito da un malore ed è finito riverso sul pavimento, dopo aver battuto la testa contro una panca.

L’imputato è stato prontamente soccorso dai sanitari del 118 e condotto all’ospedale “San Pio” di Benevento. Nel frattempo, però, un suo familiare, presente in aula, ha inveito contro il pubblico ministero della Dda. L’udienza è ripresa solo per pochi minuti per poi essere rinviata ad aprile.

Morcone, “Far vivere la legalità”: incontro in memoria delle vittime della strage di Capaci

Morcone, “Far vivere la legalità”: incontro in memoria delle vittime della strage di Capaci

AttualitàDalla Provincia

Nella mattinata odierna 11 ottobre, il Prefetto Dr. Carlo Torlontano ha partecipato, insieme ai vertici delle Forze di Polizia ed ai rappresentanti dell’associazione “Libera”,  all’incontro dal titolo “Far vivere la legalità”, organizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore ‘Don Peppino Diana’ di Morcone, in occasione del trentennale della strage di Capaci del 23 maggio 1992, ove persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo.

All’incontro è intervenuta, con una personale testimonianza, la sig.ra Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro e Presidente dell’associazione “Quarto Savona 15”, che porta il nome dell’auto di scorta del giudice Falcone sulla quale viaggiavano i tre agenti deceduti nell’attentato.

Il Prefetto nel corso del dibattito, seguito alla testimonianza della sig.ra Montinaro, ha evidenziato: “l’importanza dello studio quale migliore risposta preventiva, da parte delle giovani generazioni, al crimine”, nonché “la centralità dell’analisi critica degli avvenimenti, aspetto prodromico alla comprensione dell’effettiva verità delle cose”. 

Campania| Pasticciera si ribella al pizzo e fa arrestare l’uomo del clan

Campania| Pasticciera si ribella al pizzo e fa arrestare l’uomo del clan

CronacaRegione

“Mille euro per gli amici di Qualiano”: questa la richiesta che l’uomo vicino al clan ha chiesto a una giovane pasticciera, che nonostante la crisi aveva deciso di investire tutto nella ristrutturazione e nel rilancio del suo negozio.

Una richiesta estorsiva alla quale la donna, 31 anni, però non si è piegata.

I fatti risalgono a pochi giorni fa e si sono verificati a Qualiano, popoloso comune del Napoletano. L’uomo, un 56enne di Giugliano in Campania ritenuto dagli investigatori contiguo al clan Di Rosa, va nell’esercizio commerciale ancora in ristrutturazione e alla giovane proprietaria rivolge senza mezzi termini la richiesta di pizzo. Soldi “per gli amici di Qualiano”. L’appuntamento per la consegna dei mille euro è fissato per l’indomani mattina.

Nonostante la paura, la giovane commerciante decide di rivolgersi ai carabinieri. I militari della locale stazione organizzano il servizio e all’incontro ci sono anche loro.

L’uomo viene bloccato e arrestato. Si trova ora nel carcere di Secondigliano con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalle finalità mafiose. 

Camorra, sequestro per 30 mln a due imprenditori operanti nei settori del cemento e della ristorazione 

Camorra, sequestro per 30 mln a due imprenditori operanti nei settori del cemento e della ristorazione 

CronacaRegione

Due fratelli ritenuti vicini al clan camorristico Belforte sono stati raggiunti da decreto di sequestro beni e di sottoposizione all’amministrazione giudiziaria di aziende, operanti nei settori del cemento e della ristorazione del casertano. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione per l’applicazione delle misure di prevenzione del Tribunale di S. Maria Capua Vetere su proposta del direttore della Dia e del questore di Caserta e reso esecutivo all’esito di un’operazione congiunta della Dia, della Polizia di Stato di Caserta e del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Caserta.

In particolare è stata riscontrata, anche grazie alle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, una strutturata modalità di riscossione del «pizzo» tramite l’azienda facente capo agli stessi. Infatti il meccanismo ideato dagli imprenditori, definiti anche «le spie del pizzo», si realizzava sia mediante sovrafatturazione degli importi dovuti «gonfiando» i costi rispetto alle effettive forniture per consentire la creazione di «fondi neri» destinati al pagamento delle estorsioni, sia attraverso l’organizzazione di incontri tra gli estorti e gli appartenenti al clan. Il sistema era così collaudato che gli imprenditori che avviavano nuove attività talvolta si rivolgevano spontaneamente ai predetti affinché indicassero i referenti dell’organizzazione da contattare per «mettersi a posto».

Il provvedimento ha comportato il sequestro di beni per un valore complessivo stimato in oltre 30 milioni di euro: si tratta di 3 società e 61 immobili nelle province di Caserta, Benevento, Salerno, L’Aquila e Parma (11 terreni, 18 abitazioni, 2 opifici industriali, 29 garage-magazzini e una multiproprietà in costiera amalfitana), nonché 99 rapporti finanziari e 10 beni mobili registrati (5 autovetture, tra cui una Ferrari ed una Porsche, 3 imbarcazioni e 2 rimorchi). Per l’altro indagato è stata invece disposta l’amministrazione giudiziaria per il periodo di un anno delle 6 aziende a lui riconducibili.

Chiusolo: “Nei miei confronti condotta diffamatoria e false illazioni: io mai indagata”

Chiusolo: “Nei miei confronti condotta diffamatoria e false illazioni: io mai indagata”

Politica

È doveroso precisare, in merito alle vergognose illazioni che registro in queste ore, che in nessuna maniera la mia persona può essere associata ad esponenti della malavita

Parimenti deplorevole è la condotta di esponenti politici locali, tra cui anche colleghi avvocati, che, con fare cinico e barbaro, non hanno esitato un attimo nel riprendere le squallide e false illazioni sulla mia persona, associandosi così nel perpetrare una disdicevole condotta diffamatoria in mio danno“. Così Molly Chiusolo, Assessore all’Urbanistica al Comune di Benevento., in risposta alla nota congiunta a firma Perifano, Moretti e De Stasio (leggi QUI)

Con questa condotta irresponsabile -prosegue Chiusolo- i firmatari della nota hanno contribuito a far montare una campagna di fango e di odio social che sta ledendo e ferendo in modo indegno la mia persona e tutti coloro che mi circondano

Gli stessi esponenti politici per altre recenti vicende, con ben altri interventi da parte della Magistratura, tra cui misure cautelari mirate, non hanno esitato, invece, a professare il loro sentito garantismo nei confronti degli indagati, ovvero a praticare il voto del silenzio ad oltranza. Con la piccola differenza che la sottoscritta non risulta neanche essere mai stata indagata per questa vicenda, né tantomeno per altre. Due pesi e due misure. Garantisti con gli amici e giustizialisti con gli avversari. Zero credibilità

Nonostante la mia giovane età ho sempre lavorato per l’affermazione dei principi di legalità e trasparenza sia nella professione che nella conduzione della cosa pubblica, per questo non posso accettare che prosegua indisturbata l’opera di delegittimazione partita all’indomani della vittoria elettorale e che continua in queste ore con l’obiettivo di sminuire l’autorevolezza delle Istituzioni”. 

Non risulta che la Magistratura competente -sottolinea-, che ha ampiamente indagato sulla vicenda, abbia contestato qualche collegamento illecito tra gli affiliati ai clan camorristici della zona e i voti conseguiti alle elezioni politiche europee dalla sottoscritta“. 

Chiunque -conclude l’Assessore- voglia non meglio precisate rassicurazioni o risposte con riferimento ad ipotetiche attività delittuose potrà recarsi presso le Autorità competenti, depositando istanze o sporgendo denunce. Ci sono state accurate indagini da parte della Procura della Repubblica e non sono certamente io deputata a dover o a poter dare riscontri in tal senso. 

Ho accettato con spirito di servizio anche l’inasprirsi del dibattito a livello locale, ma non permetterò ad alcuno di continuare a promuovere illazioni e ad associare la mia persona a qualunque forma di reato. In mancanza anticipo sin da ora che provvederò ad adire tutte le competenti sedi giudiziarie”