Benevento-Sassuolo, Inzaghi contro De Zerbi: filosofie a confronto

Benevento-Sassuolo, Inzaghi contro De Zerbi: filosofie a confronto

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di Gerardo De Ioanni

Giochisti o risultatisti? Negli ultimi anni si è creata una vera e propria faida tra i sostenitori del bel gioco, anche a discapito alle volte dei risultati, e quelli che, invece, sono del parere che il “bel gioco“, il possesso palla e simili, siano inutili se fini a se stessi e non accompagnati dai risultati. Come dargli torto, ci sentiamo di aggiungere. Il punto, però, è un altro: a contrapporsi, evidentemente, è l’idea di poter raggiungere il risultato con una o l’altra filosofia.

C’è chi, appunto, ritiene che gli obiettivi e i risultati possano essere conquistati solo e soltanto tramite il bel gioco, il possesso palla, la costruzione dal basso e chi, diversamente, affida le proprie sorti, e quelle della squadra che allena, a un maggior pragmatismo.

Pur avendo alcuni elementi in comune, come la volontà di costruire dal basso -messa in cantina ultimamente dal tecnico del Benevento-, Inzaghi e De Zerbi sono, senza dubbio alcuno, tra i più giovani rappresentati delle due scuole di pensiero calcistico.

Super Pippo, che guida comunque una formazione con un tasso tecnico inferiore a quella di De Zerbi e con un storia diversa, bisogna pur ricordarlo, è chiaramente tra i maggiori esponenti italiani della scuola dei risultatisti. Nella testa di Inzaghi non c’è alcun dogma, nessuna fede incrollabile circa moduli, strategie, assetti tattici ma assoluta capacità di adattamento al materiale umano che si ha a disposizione. Se c’è possibilità di fare la partita bene, altrimenti ci si mette dietro e si tenta di sfruttare le occasioni e gli spazi che lascia l’avversario con qualche buon contropiede, ops oggi si chiamano ripartenze. Pardon.

Evidentemente diverso, e basta consultare le statistiche fornite dalla Lega Calcio che vede i neroverdi al primo posto per possesso palla in serie A e i giallorossi all’ultimo posto della medesima classifica, l’idea di De Zerbi che, pure con un Benevento ormai retrocesso e non solo ora al Sassuolo, ha sempre tentato, a torto o ragione decidete voi, di proporre sempre e comunque la propria idea di calcio fatto di possesso palla e costruzione dal basso, alle volte forse anche abusata.

Facile pensare, dunque, a che partita aspettarsi lunedì sera penserete. E, invece, no: il calcio è strano (Beppe!) e proprio il match d’andata ha dimostrato che c’è sempre l’eccezione alla regola. Difatti, al Mapei Stadium, fu la formazione di Inzaghi a comandare il gioco e a fare la partita, a fare il Sassuolo, insomma. Peccato che il risultato non gliene diede merito. Si spera che domani sera la storia possa essere diversa, anche perché, filosofie a parte, un’eventuale vittoria potrebbe valere 2/3 o più di salvezza per i sanniti, viste le sconfitte di Parma e Cagliari.