Benevento, non ci sono più alibi: la gara con il Crotone ha certificato i problemi degli ultimi mesi

Benevento, non ci sono più alibi: la gara con il Crotone ha certificato i problemi degli ultimi mesi

Benevento CalcioCalcio

Ci sono partite che sembrano capaci di sintetizzare perfettamente un’intera stagione o, nel caso del Benevento, almeno una parte importante di essa. Quella, appunto, tra i giallorossi e il Crotone, già retrocesso matematicamente da qualche settimana e senza grandi obiettivi, se non quelli, certamente nobili, di onorare la propria maglia e la regolarità del campionato, è la fedelissima rappresentazione degli ultimi mesi che la squadra di Inzaghi ha vissuto tra litigi dentro e fuori dal campo, battibecchi, incapacità di portare a casa un risultato anche quando, e negli ultimi tempi non è capitato di spessissimo, lo avresti anche meritato. Per non parlare dell’aspetto psicologico: vero tallone d’Achille di questa fase di campionato, con Inzaghi incapace, e ci fa strano dirlo, di dare una mentalità “vincente” alla squadra ma il primo a soffrire la pressione, l’ansia e la paura di non riuscire a centrare la salvezza, come dimostrato in tante conferenze stampa pre o post gara e nei minuti finali della sfida con il Crotone quando ha abbandonato il campo prima del fischio finale, perdendosi il pari di Simy.

Eppure, ancora una volta, la Dea bendata aveva dato l’ennesima chance ai sanniti, chiamati a superare il Crotone per tenere accesa la già flebile fiammella della speranza salvezza, per poi giocarsi la “finale” con il Torino.

Il Benevento, però, non è riuscito, per l’ennesima volta in questi ultimi mesi, a centrare l’obiettivo. La squadra di Inzaghi non è stata capace di ritrovare la vittoria in casa, che manca dal 20 dicembre con il Genoa, neanche contro il Crotone (in dieci per 70 minuti e più), facendosi ancora una volta rimontare nei minuti finali, così come già avvenuto, per citare solo alcune partite, con il Torino e il Parma.

Il non aver vinto nemmeno con il Crotone, ad opinione di tutti nettamente inferiore dei giallorossi per cifra tecnica e per valore complessivo della rosa, pur non disprezzandone alcuni elementi di evidente capacità (v. Simy, Messias e Ounas arrivato a gennaio), fa cadere definitivamente l’alibi Calciomercato, certificando problemi di altra natura, da alcuni considerati secondari, dimenticando questi ultimi però che il calcio, essendo un gioco di squadra, vive di equilibri sottili ed anche un dettaglio può essere decisivo, in un senso o in un altro. Ma, benintesi, questa è solo la prova del nove di cui non si sentiva il bisogno. Altrimenti non sarebbe stato possibile spiegare come una squadra capace di conquistare 22 punti nel girone di andata ne riesca a fare, anche con molta fatica, solo 10 in quello di ritorno. Per fare le prestazioni dell’andata e girare a 22 punti devi avere dei valori e anche importanti.

Premettendo che i tempi per un bilancio definitivo non sono ancora maturi perché il Benevento, Lazio permettendo, potrebbe avere ancora una possibilità, l’ultima, di giocarsi la salvezza domenica prossima contro il Torino, giustificare il tracollo della Strega con ragioni di calciomercato e/o di ipotetici mancati arrivi a gennaio sarebbe riduttivo ma soprattutto significherebbe voler negare l’evidenza, distorcendo quella che è una realtà sotto agli occhi di tutti gli addetti ai lavori, o quasi. Già lo stesso Cosmi, che ne ha viste di tutti i colori girando sui campi tra Serie A, B e C negli ultimi venti anni, a fine gara ha sottolineato come anche dall’esterno appaia evidente l’assoluta involuzione della squadra giallorossa prima ancora dal punto di vista del gioco che dei risultati, sottolineando come fosse inimmaginabile, per come la formazione sannita aveva condotto in porto il girone di andata, vederla a un passo dal baratro senza nemmeno la forza di reagire.

Come detto, però, ci sarà tempo e modo per analizzare tutti gli aspetti di questa stagione a due volti; ora non si può far altro che sperare in una vittoria della Lazio per avere l’ultima possibilità di evitare un vero e proprio suicidio calcistico. La speranza, come si dice, è l’ultima a morire.