La Corte Suprema Usa abolisce la sentenza sul diritto all’aborto, 50 anni di diritti alle donne cancellati

La Corte Suprema Usa abolisce la sentenza sul diritto all’aborto, 50 anni di diritti alle donne cancellati

AttualitàPolitica

La Corte Suprema Usa, con una sentenza che riporta l’America a 50 anni fa, ha abolito la sentenza Roe v. Wade con cui, nel 1973, aveva legalizzato l’aborto sul territorio nazionale.

La motivazione legale a tale decisione è stata che “La Costituzione non conferisce il diritto all’aborto” e, con 6 voti a favore e 3 contrari, ha stabilito che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti” cioè ai singoli Stati che, ciascuno sul proprio territorio, decideranno se accettare o vietare la pratica abortiva”.

Decisione importante per un paese che rivendica il suo carattere democratico, ma grave perché oscura e cancella, il diritto ad una pratica sicura in ambiente medico a qualunque donna, a prescindere dalla sua condizione economica e/o sociale.

Se ormai, a livello democratico, è riconosciuto che l’aborto sicuro è un diritto umano fondamentale di ogni donna, è davvero inaccettabile il principio secondo cui “il corpo della donna diventa proprietà dello Stato”, come accusano sui social alcuni americani.

La decisione è stata presa dai membri della Corte Suprema nominati, in gran parte, dall’ex Presidente repubblicano Trump che, con i giudici da lui nominati, unendosi all’afroamericano Clarence Thomas scelto da Bush padre, il presidente equilibrista John Roberts e l’arcigno Samuel Alito voluti da Bush figlio, ha consentito la nascita di una super maggioranza conservatrice che ha di fatto cancellato il diritto all’aborto.

Il 24 giugno 2022 rischia di passare alla storia come la data di inizio della Seconda guerra civile americana. L’America è infatti divisa profondamente, culturalmente, politicamente e geograficamente in modo insanabile, soprattutto in merito a valori irrinunciabili e non negoziabili, come oggi si presenta il diritto all’aborto, diritti che, ormai troppo spesso, si mescolano alla fede religiosa.

Noi ci chiediamo però, può la fede, pur sincera e necessaria, interferire con l’affermazione di diritti? Può la posizione politica, repubblicana o democratica che sia, determinare scelte civili che ignorano le facoltà e le scelte individuali sulla propria persona sottoponendole ad un diktat statale?

Purtroppo le spaccature culturali americane sono scritte nel suo dna, fin da quando i pellegrini in fuga dall’Europa e dalle persecuzioni religiose europee avevano raggiunto le coste del nuovo mondo.

Ricordiamo bene come anche l’Italia degli anni ’80 sia stata a lungo lacerata nella scelta di introdurre il diritto all’aborto nel paese o negarlo. Da una parte il Partito Radicale che chiedeva la totale liberalizzazione della pratica abortiva e dall’altra il Movimento per la vita, con l’obiettivo di contrastare l’aborto, appoggiato dal mondo cattolico.

Io Donna

Finalmente nel 1978 arrivava in Italia la legge 194, cioè la legge sull’aborto, che consentiva alle donne, nei casi previsti, cioè per motivi di salute, economici, sociali o familiari e che, quindi, dipendono dalla volontà della donna, di ricorrere alla IVG in una struttura pubblica.

La donna tornava finalmente padrona della propria vita e delle proprie scelte, non “alienum corpus” a se stessa, ma regista delle proprie scelte, consapevole dei problemi personali e artefice del proprio destino, libera da pregiudizi sociali e familiari, ma soprattutto certa di una sanità che la sostenesse in un momento difficile della sua vita.

In Italia potrebbe accadere che si cancelli questa legge di tutela delle donne? Una legge che ha prodotto una diminuzione degli aborti. Anche se ogni tanto qualcuno prova a suggerire l’abolizione della 194 o comunque una sua riscrittura in senso restrittivo, è molto improbabile. La legge sull’aborto è stata frutto di un radicato cambiamento, sia culturale che sociale ed ha affermato l’autodeterminazione delle donne e il diritto all’aborto sicuro come diritto umano fondamentale.

Oggi, la consapevolezza dell’universo femminile di essere padrona del proprio spazio culturale, sociale ed umano, rende certe scelte politico/etiche fortemente limitate dal piano dei diritti acquisiti che, a prescindere dal luogo della Terra dove ci si dovesse trovare, fanno sentire con forza la propria voce.

E’ bene ricordare tuttavia che nonostante per troppe donne l’accesso sicuro alle strutture sanitarie in Italia sia diventato un percorso a ostacoli, a causa dei tanti opportunisti “obiettori di coscienza” che riempiono le strutture sanitarie, la 194 ancora assicura il diritto all’aborto nel nostro paese e noi speriamo che lo faccia a lungo, insieme al principio/diritto per le donne di essere padrone del proprio corpo.

 Le donne americane non hanno dunque gli stessi diritti delle italiane? Come si giustifica, ci chiediamo, la decisione americana della Corte Suprema? Questa scelta normativa non ha violato la Bill of rights, che ha ispirato i primi dieci emendamenti della Costituzione americana che enunciano i diritti fondamentali del cittadino ed in cui si affermava che “il sovrano non potesse sospendere leggi……senza l’approvazione del Parlamento”?

Gli americani sanno che la decisione della Corte è soprattutto di tipo politico/religioso e considerano illegittima tale decisione. E’ noto inoltre che la Corte persegue una sua agenda indipendente dalla volontà dei cittadini che invece dovrebbe tutelare e servire, come dimostra la dichiarazione del giudice Thomas che ha già detto che vuole cancellare altri diritti, come l’uso dei contraccettivi ed i matrimoni omosessuali.

I democratici, consapevoli dello scontento popolare, sperano che la decisione sull’aborto, come quella prossima sulle armi, spinga gli elettori ed i moderati indipendenti, ad andare compatti al voto di midterm di novembre ed alle presidenziali del 2024, sostenendoli e impedendo la vittoria, già annunciata, del Gop, ovvero del “Grand Old Party”cioè del Partito Repubblicano.

Veja

La decisione della Corte Suprema americana è stata condannata da tanti, come  Joe Biden e i maggiori rappresentanti dei paesi europei, come un “tragico errore”, “un colpo terribile ai diritti umani delle donne” perché si è ignorato il nesso tra il diritto all’aborto e alla salute.

Oggi sappiamo solo che 13 Stati americani introdurranno, nei prossimi 30 giorni, il divieto di aborto nei loro paesi condannando così tante donne, decise comunque ad abortire, ad “un tavolo di cucina di una mammana, ad una sonda rudimentale piantata in corpo e ad un dolore atroce, oltre ad un’infezione dalle conseguenze non prevedibili”!