<strong>Al Teatro Comunale, l’Orchestra Filarmonica di Benevento e la fine recitazione di Luca Word hanno affascinato i presenti</strong>

Al Teatro Comunale, l’Orchestra Filarmonica di Benevento e la fine recitazione di Luca Word hanno affascinato i presenti

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Nella serata di venerdì 20, il teatro Comunale di Benevento ha visto in scena l’Orchestra Filarmonica cittadina e l’intensa recitazione di Luca Word, un connubio di musica e parole che hanno incantato il numeroso pubblico presente.

L’Orchestra ha aperto la serata eseguendo, con maestria, numerosi brani musicali con i quali hanno riempito l’aria di dolcezza e aggressività, di un lamento che assumeva, quasi all’improvviso, una voce tonante attraverso il sapiente accordo di violini – persuasivi e decisi-, di trombe e clarinetto che si scambiavano note quasi parlassero e si confidassero segreti propositi, strumenti a corda che si impossessavano della scena con il loro suono profondo e suadente.

Vivacità e dolcezza, suoni morbidi e decisi si sono alternati avvincendo il pubblico presente che ha percepito la voce dell’Orchestra che, con le parole della musica, all’unisono, ha parlato di emozioni, sentimenti, pensieri, timori e gioie.

Diretti con passione dalla giovane Danila Grassi,i musicisti hanno saputo, in perfetta sintonia fatta di semplici sguardi e precisi accordi tra strumenti, dare vita a quella musica che Schopenhauer definì “metafisica dei suoni”, strumento che ci consente di attingere l’essenza più profonda delle cose, al di là dei limiti della ragione.

Accolto con un sentito applauso, ha fatto poi il suo ingresso sul palco Luca Word, attore e doppiatore conosciuto soprattutto per la battuta “Al mio segnale scatenate l’inferno” di Massimo Decimo Maridio, generale delle legioni romane – interpretato da Russell Crowe, all’interno del film “IL Gladiatore”. Egli, accompagnato dalla melodia, ha letto una favola in musica, la storia di animali che, riunitisi in assemblea straordinaria a causa di grandi difficoltà nei rapporti con gli esseri umani, presieduti dal re leone, fanno il punto sui problemi e sulle possibili soluzioni.

Sono presenti all’assemblea tutti gli animali che vogliono proporre diverse soluzioni, dalle galline “stressate” che parlano attraverso gli stridii dei violini, all’emione, asino selvatico che pronuncia il suo discorso con le note di un pianoforte, tutti zittiti dal leone che richiama gli animali e ricorda loro che il peggior nemico del mondo animale, quello che prepara la loro estinzione di massa è l’uomo.

Ad ogni animale che si presenta sulla scena Luca Word accompagna una vocina simile a quella dell’animale, quasi a rappresentare con la voce e le parole, i sentimenti e lo stato d’animo di ciascuno di loro.

Interviene Romeo, pastore abruzzese, che afferma che non è l’uomo il nemico, perché in lui c’è del buono e del bello.

Al che la tartaruga chiede di che amore lui parli, i suoi gusci infatti vengono usati dagli uomini per fare tabacchiere. Alle sue parole l’Orchestra intona una sinfonia lamentosa e malinconica.

Il leone, appoggiando le parole della tartaruga, ricorda con tristezza che lui ed i suoi fratelli sono spesso i trofei degli uomini. Ecco che il sassofono rimarca le parole dell’animale facendo sentire il suo lamento attraverso il suono profondo dello strumento.

Il canguro non è così caustico verso gli uomini, nel chiedere se quell’assemblea non fosse una festa, egli ricorda che in Australia per ogni uomo ci sono due canguri, dunque essi sono la specie dominante. Il pianoforte rimarca le sue parole spandendo la sua voce quasi fosse nelle radure o nelle praterie in cui vivono i canguri.

La civetta ricorda a tutti che la deforestazione è opera umana, un pesce rosso propone che l’uomo sia rinchiuso in un acquario e l’Orchestra rimarca la proposta con un suono dolce e suadente. L’asino propone che l’uomo diventi asino, il cuculo che sia rinchiuso in una gabbia come gli uccelli ed ambedue si fanno sentire, oltre che con la voce di Ward, anche con l’accento del pianoforte e della tromba che, a piccoli sprazzi, riempie l’aria.

Il leone ricorda poi che trasformare l’uomo in uno di loro non servirebbe a niente, “gli uomini sono una causa persa” dice, i cuccioli umani invece sono diversi, non sono insensibili. L’Orchestra rimarca tale asserzione con il suo potente ed unisono suono. Se si raccontasse loro la nostra storia, dice il leone, le cose cambierebbero.  

Il pastore Romeo torna allora a casa dove l’aspetta la sua amica bambina che dorme e sogna strani sassi – l’Orchestra accompagna tali sogni con la sua melodia ed il tintinnio dello xilofono – sassi che parlano e le dicono che non sono tali, ma fossili di animali.

La bimba si sveglia alla voce di un sasso che ridiventa cigno – con il suono languido e suadente di uno splendido violoncello -pronto ad esaudire i suoi desideri e, poiché ella non vuole che nessun animale si estingua, chiede di correre dai suoi amici che, insieme a lei, dovranno far sentire la loro voce nella difesa degli animali.

Alla lettura dell’ultimo passaggio della favola, dove si rimarca che nessun animale diventerà mai un ricordo per tutti i bambini, l’Orchestra, al completo, intona una melodia ridente e coinvolgente.

Luca Word e l’Ofb di Benevento riescono così, magistralmente, in una serata di teatro e musica, ad ammonire su un possibile domani di distruzione e a ricordare che preservare è il solo modo per consentire che la nostra vita ed il nostro mondo restino per sempre quel luogo meraviglioso che noi tutti amiamo.