Ciambriello: “San Pio malato terminale, prima era una eccellenza ora è terra di nessuno”

Ciambriello: “San Pio malato terminale, prima era una eccellenza ora è terra di nessuno”

AttualitàBenevento Città

Riceviamo e pubblichiamo. “Poteva andare molto peggio…”, scrive il collega Pasquale Ciambriello, riferendosi a una esperienza presso il San Pio di Benevento.

“Quella che un tempo era un’ eccellenza, oggi è terra di nessuno.
Quello che un tempo era il più importante nocosomio della città di Benevento, adesso è praticamente un vuoto a perdere.

E mi riferisco all’azienda ospedaliera San Pio, che anche recenti statistiche nazionali, collocano nei bassifondi delle classifiche degli ospedali italiani per la sempre più acclarata inefficienza ed inadeguatezza.

Sia chiaro, non me ne vogliano i numerosi professionisti che con fatica provano a resistere ed ogni giorno svolgono il proprio lavoro presso il San Pio.

E non me ne vogliano nemmeno i vertici aziendali, perché non voglio entrare nella gestione organizzata ed amministrativa.

Ma non posso non fare riferimento ad un episodio che mi riguarda molto da vicino (riguarda mio padre), avvenuto negli ultimi giorni.

Nel giorno di Natale, dopo aver lamentato qualche dolore addominale, decidiamo su indicazione della dottoressa che segue papà, di ricoverarlo in ospedale, passando dal pronto soccorso del San Pio.

Dopo la classica attesa e dopo aver a loro dire, individuato la problematica, mio padre viene ricoverato presso il reparto di Chirurgia d’urgenza.

Da quel momento, inizia una vera e propria lotta, un tiro e molla continuo, quasi un calvario per certi versi.

L’esimio primario, senza nemmeno aver approfondito con altri esami ad hoc la situazione, decide che si deve intervenire perché a suo giudizio, mio padre ha una colecistite importante.

Mio padre stesso, che sapeva di avere qualche piccolo calcolo, chiede di poter approfondire la cosa, soprattutto in virtù del fatto che lamenta continui episodi febbrili ed è molto affaticato. I segni infatti, sono assai evidenti ed il respiro è pesante ed affannoso.

Ciò nonostante, l’esimio primario non ne vuole sapere e continua a propendere per l’intervento. Addirittura, in presenza di mio fratello e mia mamma, insiste in maniera anche accalorata, accusando quasi papà di essere sprovveduto.

Mio padre dal canto suo, ascoltato il parere del suo medico di riferimento, continua a chiedere invano esami specifici lamentando dolori dietro la schiena e fiato sempre più corto.
Richieste che restano sempre inascoltate, ragione per cui il giorno 29 dicembre, anche su indicazioni del medico che segue parallelamente papà in questo suo sfortunato percorso, si opta per la firma e per la cura domiciliare, in attesa di esami specifici e di un ricovero successivo presso un’altra struttura ospedaliera campana.

Tutto sembra procedere per il verso giusto, il respiro non è più così affannoso, ma nel tardo pomeriggio di sabato 30 dicembre, ricompare puntuale la febbre, con la temperatura che supera i 39 c° e con il respiro che torna a farsi affannoso.

Per cui, ascoltato nuovamente il parere del medico che ha seguito fin dall’inizio papà in sordina, si decide per un ricovero presso l’ospedale Cardarelli di Napoli, passando dal pronto soccorso.

Dopo una notte con esami specifici ed approfonditi, a papà viene diagnosticata una pleurite severa, che deve essere chiaramente subito circoscritta e curata.

Mi chiedo dunque e chiedo anche a tutti i cittadini che potrebbero trovarsi in situazione come quella di papà: è giusto tutto ciò? Perché chi ha fatto il giuramento di Ippocrate, non si comporta alla stessa maniera? Perché muoversi a compartimenti stagni? Perché insistere su una diagnosi che poi si rivela infondata? L’esimio primario, dorme sonni tranquilli? O per lui i pazienti sono solo robot a comando, da “aprire” ed “aggiustare” a suo piacimento?

Oggi, possiamo dire di essere stati fortunati e non posso non ringraziare la professionalità, l’abnegazione e la costanza di una professionista che ha capito in tempo che qualcosa non andasse ed ha agito in maniera limpida, precisa e puntuale rispetto all’esimio collega.
A lei va il mio grazie e quello della mia famiglia.

Come il nostro grazie va a tutti i professionisti e le professioniste della sanità, che operano quotidianamente presso le strutture ospedaliere regionali e nazionali.
Un ultimo appunto, concedetemelo. Fate presto, davvero. Chi di dovere intervenga in maniera repentina. Il San Pio, purtroppo, è sempre più un malato terminale”.

Noi Di Centro, Lonardo: appello al Garante Campano dei detenuti Ciambriello

Noi Di Centro, Lonardo: appello al Garante Campano dei detenuti Ciambriello

Politica

La senatrice Sandra Lonardo Mastella (Noi Di Centro) fa suo l’appello del Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, che ha invitato i candidati alle Politiche a recarsi in visita presso le carceri del territorio per toccare con mano la realtà della detenzione e le condizioni in cui versano gli ospiti delle strutture.

Per Ciambriello il tema carceri è assente dai programmi elettorali dei vari schieramenti: “Condivido e sostengo l’invito di Ciambriello – spiega la senatrice – perché non debbono esistere classificazioni di sorta all’interno di una comunità. Dietro le sbarre ci sono persone che hanno commesso degli errori e stanno pagando il loro debito con la società, ma non per questo possono essere considerati cittadini di serie B o addirittura dei reietti cui non assicurare nemmeno i minimi livelli di assistenza”.

La Lonardo Mastella di recente è stata in visita alla casa circondariale di Benevento “Capodimonte”, dove ha potuto appurare in prima persona le condizioni in cui versano i detenuti, ai quali non viene garantita continuità assistenziale per via della mancata presenza di un medico H24, senza contare l’assenza di una psichiatra fissa a scapito della continuità terapeutica e le difficoltà nell’approvvigionamento dei farmaci di fascia C.

“Sarebbe opportuno che tutti i miei colleghi e competitor – conclude la Lonardo – prendessero a cuore la questione, perché non si può fondare una campana elettorale solo su taluni argomenti sottacendo quelli più spinosi. Non esistono differenze tra essere umani ed è per questo che vanno aiutati tutti indistintamente: sono in attesa di incontrare il direttore generale dell’Asl Gennaro  Volpe per un sereno confronto che mi consenta di capire meglio cosa c’è che non funziona”.

Allarme contagi nelle carceri campane: 86 detenuti e 45 agenti positivi. L’appello dei garanti

Allarme contagi nelle carceri campane: 86 detenuti e 45 agenti positivi. L’appello dei garanti

AttualitàDalla Regione

In Campania attualmente in 6 istituti penitenziari (Poggioreale, Secondigliano, Santa Maria Capua Vetere, Ariano Irpino, Salerno e Sant’Angelo dei Lombardi) ci sono 86 detenuti contagiati da Covid, di cui uno solo ricoverato in ospedale, e 45 agenti di polizia penitenziaria. C’è il rischio concreto che in alcune carceri non ci siano a breve nemmeno le celle per l’isolamento sanitario o per i contagiati o isolamento precauzionali per coloro che hanno avuto contatti con i contagiati”.

Lo comunicano i garanti territoriali dei detenuti: quello regionale Samuele Ciambriello, quello napoletano Pietro Ioia, di Caserta Emanuela Belcuore e di Avellino Carlo Mele, che lanciano una raccomandazione e delle proposte operative: “pur non essendoci l’obbligo di esibizione del green pass e di tamponi a carico sia dei familiari che degli avvocati, raccomandiamo agli stessi una vigilanza, un’ attenzione e rispetto della funzione di prevenzione che è fondamentale per evitare il dilagare del Covid in quanto il diritto alla salute dei detenuti è prioritario. Ci auguriamo altresì che all’interno degli stessi istituti vengano adoperate misure di prevenzione socio-sanitarie, vadano intensificati da parte delle asl la disponibilità a somministrare in tempo utile e ragionevole i tamponi oltre che dare la possibilità ai detenuti di vaccinarsi in tempi brevi”.

Così in una dichiarazione congiunta i garanti territoriali della Campania, che poi così concludono lanciando un appello alla magistratura e alla politica: “In questo periodo speciale vanno intensificate le misure alternative al carcere, così come il numero delle scarcerazioni da Covid che per il momento è stato molto contenuto nei numeri e ci auguriamo che sia detenuti in attesa di giudizio che definitivi con particolari situazioni sanitarie, con patologie oncologiche, cardiologiche o mentali possano ricevere arresti domiciliari o detenzione domiciliare. Il carcere non può essere una discarica sociale né una vendetta, ci auguriamo che tutti i soggetti istituzionali a partire dalla politica evitano immobilismi delle norme e il distanziamento carcerario (continuando a non fare nessun decreto di ristoro per i detenuti e atti di clemenza!. La politica faccia qualcosa, subito!”