Morto Giorgio Napolitano, il primo Presidente comunista eletto due volte

Morto Giorgio Napolitano, il primo Presidente comunista eletto due volte

AttualitàDall'Italia

Si è spento all’età di 98 anni, Giorgio Napolitano, 11º presidente della Repubblica dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015, eletto per due mandati consecutivi. Deputato quasi ininterrottamente dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e dal 1999 al 2004, fu nominato senatore a vita nel 2005 da Carlo Azeglio Ciampi. 

Già da tempo le sue condizioni facevano temere il peggio, domenica sarà organizzata la camera ardente in Senato a cui seguiranno, nella giornata di martedì prossimo,  le celebrazioni per le esequie di stato.

Personaggio di spicco della politica della nostra Repubblica, è stato il primo in diverse occasioni nel corso della sua lunghissima militanza politica ed istituzionale: primo dirigente comunista a ricevere un visto per gli Stati Uniti nel 1978, primo ministro dell’Interno, poi primo presidente della Camera e infine primo presidente della Repubblica proveniente dall’ex Pci, poi primo presidente della Repubblica a essere rieletto per un secondo mandato.

Pur non avendo mai abdicato alla sua origine politica, la sua azione sarà ricordata per la sua costante “moral suasion”, cioè per il costante tentativo di smussare gli spigoli nella ricerca di collaborazione tra i partiti, tutto al fine di perseguire il bene del Paese.

Nonostante il suo secondo incarico sia stato voluto sia dalla sinistra che dalla destra, per alcuni la sua presidenza è stata controversa.

Si fa infatti riferimento all’impasse politica del 2010 quando la maggioranza di centrodestra collassò portando alle dimissioni di Berlusconi; in quella occasione pare che Napolitano, in accordo con Gianfranco Fini e Renato Schifani, abbia fatto slittare di un mese la discussione sulla mozione di sfiducia, per consentire a Berlusconi di raccogliere nuovi appoggi e riottenere la fiducia in Parlamento.

Per qualcuno tale manovra pare abbia avuto lo scopo di evitare la crisi di governo e rimandare le elezioni anticipate. Si ricorda inoltre che, avendo dovuto convivere con il quarto governo Berlusconi, non è riuscito ad impedire che lo stesso facesse approvare diverse “leggi ad personam” che sollevarono numerose critiche.

Ciò nonostante è bene ricordare che Napolitano non è mai venuto meno ai suoi obblighi e limiti istituzionali, né li ha mai oltrepassati interpretando il suo ruolo, con forza e determinazione, come funzione di garanzia, né ha mai approfittato del suo ruolo di Capo dello Stato come sancito dalla Costituzione italiana.

Nonostante gli hater di Giorgio Napolitano si siano scatenati sulla rete con frasi del tipo: “Non ci mancherà”, oppure “ E’ all’inferno” o “Servo dei poteri forti”, la sua vita a sinistra non gli ha impedito di aver fatto di tutto per salvare il paese in almeno due occasioni: la prima quando ha operato perché Silvio Berlusconi si facesse da parte, affidando a Mario Monti il compito di “salvare” il paese dallo scompiglio nazionale e internazionale in cui Berlusconi lo aveva portato e la seconda quando decise di istituire un gruppo di lavoro bipartisan che frenasse l’antipolitica crescente, nata dalle ultime elezioni politiche.

In realtà le sue indicazioni trovarono soluzione solo dopo la rinuncia di Bersani a formare un governo, contrario quest’ultimo ad ogni governissimo, cosa che invece riuscì a fare Enrico Letta con l’appoggio di Silvio Berlusconi e per questo si parlò di “Governo del Presidente

Egli teneva infatti a dimostrare che la “vita delle istituzioni” poteva continuare proprio grazie al reciproco riconoscimento tra forze diverse, cosa sempre assente nella seconda Repubblica.

A lui si deve infatti il merito di aver impedito, con ogni mezzo istituzionale, il diffondersi della peste bubbonica dell’anti politica, denunciando, nel contempo, la sua deriva eversiva.  Le “larghe intese” furono volute anche per contrastare il “fanatismo moralizzatore” interpretato all’epoca dal movimento Cinque stelle, cosa che lo disturbò molto negli anni della sua permanenza al Quirinale.

Il “migliorista” Napolitano tenne a spiegare che in politica si parte con “modestia e serietà” ma soprattutto dopo “un faticoso e non breve apprendistato di base”.

Accanto a Napolitano, per una vita, la moglie Clio Maria Bittoni, un’avvocata italiana, i due si sposarono nel 1959 con rito civile in Campidoglio, come era usanza per i funzionari del Partito Comunista.

Sebbene la presidenza di Giorgio Napolitano è stata un periodo di luci e ombre, caratterizzato da decisioni controverse e una forte presa di posizione in momenti critici della storia italiana, egli resterà comunque emblema di un politico che ha saputo adattarsi ai cambiamenti prendendo, nello stesso tempo, controverse decisioni nei momenti critici della storia politica ed economica del nostro paese.

Giorgio Napolitano, il napolitanissimo Presidente, definito “Re Giorgio”, pur tra controverse valutazioni, è bene ricordare che ha segnato un tempo della nostra storia repubblicana e, nonostante abbia abdicato alla sua carica nel 2015, ha lasciato un’impronta indelebile sulla politica italiana.