Il generale Roberto Vannacci con “Il mondo al contrario”, libertà di espressione o razzismo?

Il generale Roberto Vannacci con “Il mondo al contrario”, libertà di espressione o razzismo?

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Grande turbamento ha creato in questi giorni il libro di Roberto Vannacci : “Il mondo al contrario, pubblicazione che ha suscitato sorpresa e sconcerto sia tra la gente comune che tra la politica; nel suo lavoro infatti  decisa e’ stata la condanna e  il biasimo del generale in merito a situazioni quali la omosessualità, il fenomeno dei migranti, le diversità etniche e razziali, il femminismo.

Lo sconcerto nasce soprattutto dal fatto che il Vannacci è uomo delle istituzioni e, come tale, rappresentante di una realtà che dovrebbe difendere i principi costituzionali nei quali sono sanciti diritti quali la parità, la libertà personale, la libertà religiosa e la libertà di pensiero, diritti che non si possono disconoscere se non in privato, ma non in una pubblicazione, tra l’altro non ancora ben chiaro se autorizzata o autorizzabile dall’esercito, frutto del pensiero di un esponente delle forze dell’’ordine che, per definizione, dovrebbe difendere ogni condizione umana, anche se diversa da quella comune.

Sarà stata la bufera mediatica suscitata dal libro di Vannacci o la curiosità a leggere quelle che Guido Crosetto, Ministro della Difesa della Repubblica Italiana, esponente del partito “Fratelli d’Italia” ha definito “farneticazioni”, sta di fatto che “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci, pubblicazione additata come razzista e omofobica, è attualmente primo nella classifica dei bestseller di Amazon e batte Michela Murgia.

Lo stesso Crosetto ha annunciato un’azione disciplinare verso il generale esortando, via social, a “non utilizzare le farneticazioni personali di un generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le forze armate……. Il generale Vannacci, puntualizza il ministro, “ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”.

Il generale Vannacci ha alle spalle una lunga e prestigiosa carriera militare anche all’estero con incarichi prestigiosi nello Stato Maggiore, oltre ad essere in possesso di tre titoli di laurea in Scienze militari ed Internazionali, ma dal canto suo, nel suo libro autoprodotto, ritiene di dover precisare che una caratteristica precipua dell’oggi sia il muoversi della società in senso antitetico rispetto alla razionalità e al sentire comune: da qui il titolo del libro.

Il generale Vannacci attualmente era al comando dell’Istituto geografico militare di Firenze, dal quale è stato destituito per essere trasferito a disposizione del Comando delle Forze operative terrestri a Roma.

Quali i concetti più controversi e forti da lui espressi nel libro ed introno ai quali è stata sollevata la polemica? Fra gli altri un duro attacco al mondo Lgbt, quella che egli definisce “Lobby gay internazionale” che pretende, dice, di avere diritto ad una famiglia normale con figli, dimenticando che i gay sono una “Anormalità statistica” e ammonendoli con la frase: “ Cari omosessuali, normali non siete!”. Precisando poi che Il gay pride è «turpe e blasfemo» mentre  le femministe, per ampliare il discorso in altra direzione,  sono «fattucchiere», mentre ricorda che  un’etnia «prevale sempre sulle altre».

Minoranze organizzate, dice il Generale, stanno sovvertendo tutto ciò che la maggioranza ha sempre considerato  normalità, perciò a questa cancellazione della normalità il Generale ritiene di poter opporre il ritorno al “buonsenso” della tradizione che riconduce a valori e giudizi trasmessici dai nostri avi. In merito alla immigrazione egli sostiene che gli immigrati debbano assimilare la cultura nazionale, si scaglia poi contro il crescente fenomeno della “antropomorfizzazione” degli animali domestici che hanno superato nel numero, nelle famiglie italiane, di gran lunga il numero dei bambini.

Vannucci parla anche del diritto di autodifesa affermando che: “E se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce – ammazzandolo – perché dovrei rischiare di essere condannato per eccesso colposo di legittima difesa visto che il povero malcapitato tentava solo di rubarmi l’orologio da polso?”.

E’ contro i movimenti ambientalisti alla Greta Thunberg ed alle visioni manichee della natura “buona” e dell’uomo “cattivo”,  invita a concentrarsi sulle mutate condizioni climatiche che sono naturali sulla Terra mentre non dimentica di citare la pallovolista italiana Paola Egonu i cui tratti somatici, nonostante la sua cittadinanza italiana, non rappresentano la italianità, mentre invece egli rivendica per sé che “ Nelle mie vene una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare, Mazzini e Garibaldi”. Egli accusa inoltre il fatto che in Italia oggi le leggi sembrino tutelare più i criminali che gli onesti cittadini, com’è nel caso degli occupanti abusivi di case.

Vannacci si difende dalle accuse mossegli rivendicando il diritto della libertà di parola, come sancito dall’art. 21 della costituzione e ricordando che : “ Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente, meno male abbiamo superato quei momenti e mi auguro che nessuno voglia tornare indietro, che nessuno voglia imporre un modo di vedere la realtà”.

L’ex magistrato Piercamillo Davigo gli riconosce il diritto di parola come cittadino, ma gli ricorda anche che a tale diritto ci sono dei limiti, non si possono infatti ledere i diritti altrui e, soprattutto, ai dipendenti pubblici, come Vannacci, la Costituzione stabilisce dei limiti che sono desumibili dai doveri che hanno, in modo particolare per i militari che avendo il “terribile” diritto di decidere della vita altrui, non possono manifestare idee che facciano dubitare degli ordini che impartiscono.  

Difeso in modo deciso da buona parte della Destra di governo, come Gianni Alemanno, Giovanni Donzelli, fedelissimo di Meloni che ha rimproverato la sinistra di voler stabilire cosa può essere scritto e cosa no, da Vittorio Sgarbi, che vede nelle parole del generale le posizioni di molti elettori di centro destra, è stato però attaccato dal centrosinistra che con Elly Schlein afferma che “La Costituzione non garantisce le idee che negano il diritto di esistere”.

Diritto di parola? Certo, noi crediamo che ognuno nel privato abbia il diritto di esprimere le proprie idee, ma vale lo stesso principio per un membro delle istituzioni che con le sue parole può orientare il sentire comune? Rimanere ancorati alle tradizioni può essere giusto? Noi crediamo che se davvero così fosse dovremmo chiederci perché non siamo rimasti all’epoca dell’uomo delle caverne, quando a predominare era il più forte e il concetto di “diritto” era sconosciuto e impensabile.

Soprattutto però ci piacerebbe che anche solo per poche ore vivessimo tutti al buio e in silenzio, senza poter vedere né differenze, né storie di ciascuno di noi, né udire lingue diverse dalla nostra, magari in un momento di difficoltà che ci obbligherebbe ad aiutarci a vicenda, fosse in mare o nello sport o sul lavoro o nella vita di tutti i giorni. Tutti uguali perché esseri umani con uguali bisogni, uguali speranze, uguale amore per l’altro, senza percezione di differenze che tali non possono e devono essere perché tutti noi non siamo che espressione di quell’uomo sapiens che troppo spesso torna ad essere un misero e superbo essere insapiens.

<strong>L’8 marzo attraverso la prestigiosa testimonianza di Dacia Maraini</strong>

L’8 marzo attraverso la prestigiosa testimonianza di Dacia Maraini

Cultura

Nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo, all’interno degli incontri programmati per il nono Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione Culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo, negli spazi del Cinema San Marco di Benevento, Dacia Maraini ha tenuto la sua lectio magistralis sul tema “Donne e libertà: una rivoluzione ancora incompiuta!”.

Un 8 marzo particolare quello vissuto attraverso la testimonianza di una scrittrice, poetessa e saggista italiana innamorata della vita e del ruolo che le donne hanno avuto e possono avere nella società nazionale e internazionale, oltre che convinta sostenitrice dei diritti di tutti, ma in particolare di quanti non hanno voce o sono messi in condizione di non averne.

Hanno offerto i saluti istituzionali all’ospite la prof. Antonella Tartaglia Polcini – Assessore alla cultura di Benevento -,la prof. Maria Carmela Serluca – Assessore all’istruzione del comune di Benevento -, hanno conversato con la Maraini la prof. Aglaia Mc Clintock e il giornalista scrittore Eugenio Murrali.

La Mc Clintock ricorda il legame della Maraini con Pasolini, ambedue protagonisti di provocazioni che toccavano nel vivo la società italiana, una società che spesso li guardava scandalizzata e con sospetto diffidando dell’intellettuale militante che invece è fondamentale in una società in quanto trasforma la cultura in “grimaldello”, come diceva Maraini ed era solito fare Pier Paolo Pasolini.  

La D’Aronzo interviene ricordando l’ultimo scritto della Maraini : “Sguardo a oriente”, opera in cui ella descrive la realtà in tutti i paesi dell’oriente, in modo particolare la situazione che in quei luoghi vivono le donne, persone a cui la scrittrice ha deciso di dare voce  in quanto donna che ha incarnato impegno e coraggio e che ha sempre pensato che “le donne non sono angeli, sono persone”.

La Maraini tiene a precisare che la libertà è soprattutto libertà di agire, divertirsi, di scrivere ed anche di fare vagabondaggio, di fare ciò che si vuole, sempre nel rispetto delle libertà altrui. Segue un breve filmato sulla tragica condizione delle donne in Iran.  

Murrali interviene ricordando che la Maraini ha il coraggio dell’impegno, restituisce la voce alle donne e ai bambini che non hanno più voce ammutoliti dalla cultura del loro paese, dalla società, dagli uomini, tutto attraverso i suoi libri e i testi teatrali.

Noi ricordiamo che la scrittrice ha apertamente parlato di mafia, abusi edilizi, maltrattamento sugli animali, carcerati, senza tetto e malati di mente rinchiusi nei manicomi, senza distinzioni di sesso.

Difendere la propria libertà, precisa Maraini vuol dire anche rispettare le libertà degli altri, ma anche rispettare le leggi, la Costituzione, la democrazia, dove democrazia vuol dire controllo a vicenda delle istituzioni, le leggi sono la spina dorsale della democrazia, il caos è ciò che piace ai criminali, per questo è giusto combattere ogni forma di mafia, lo stato non è un nemico, come è sembrato da sempre al nostro popolo sempre invaso da genti diverse.

Dobbiamo ostacolare tutto ciò e tutti i governi che vogliono negare i diritti delle donne, ma non dobbiamo dimenticare che coloro che si oppongono ai regimi totalitari e filo religiosi che negano i diritti delle donne, combattono in situazioni di pericolo personale, per questo a noi non basta dire che non accettiamo le violenze ed i soprusi stando nelle nostre tranquille case, dobbiamo agire  denunciando in tutti modi, praticamente agire, secondo giustizia e dignità personale.

Ricordiamo, dice, le tante donne che nei loro paesi oppressivi, stanno combattendo per la loro libertà, dove le tre fondamentali libertà sono quelle di pensiero, parola e movimento, diritti universali che spesso si scontrano con i totalitarismi religiosi che governano nei loro paesi. E’ inaccettabile che una donna, per svolgere le attività più semplici come sposarsi o viaggiare, debba chiedere il permesso di un’altra persona che è sempre un uomo.

Dobbiamo dire anche, continua la Maraini,  che se guardiamo solo il nostro paese dovremmo riconoscere che c’è ancora molto da fare per il raggiungimento dei diritti completi delle donne, tuttavia molte leggi, alcune molto recenti, hanno modificato il sistema patriarcale che pure è esistito da noi per troppo tempo e, rispetto al quadro internazionale, l’Italia è un paese democratico e rispettoso delle donne.

Non esiste più nel diritto di famiglia la possibilità per un marito di “castigare” la moglie, dunque picchiarla, non esiste più il delitto d’onore, l’ingresso in molte professioni erano interdette alle donne, ora non è più così, eppure ancora sopravvive in alcuni uomini la convinzione di poter decidere della vita delle proprie donne e, quando queste chiedono libertà personali o abbandonano il proprio uomo perché la convivenza non è più possibile, assistiamo a femminicidi,  figli questi del presunto possesso della vita della propria compagna.

Il femminismo ha influito sul cambiamento di valori arcaici, la donna non è più solo “angelo del focolare” che si occupa della famiglia e lavora per essa, senza retribuzione, è persona che vive la propria vita insieme agli altri chiedendo che le siano riconosciuti meriti, retribuzione –pari a quella maschile – , che le sia concesso di studiare, creare, sognare e amare liberamente, come è nel diritto di ogni essere umano.

Dopo le numerose domande a lei rivolte da studenti presenti nel teatro, a cui Maraini ha dato risposta con la sua solita cordialità, gentilezza e fermezza, ella ha salutato i presenti augurando che certi valori siano condivisi per consentire la nascita di una vera comunità.