“Come la luce dell’alba”, libro sulla Napoli anni ’70, la chiesa e le mani sulla città

“Come la luce dell’alba”, libro sulla Napoli anni ’70, la chiesa e le mani sulla città

AttualitàCultura

Presentato presso il Salone Leone XIII del Palazzo Arcivescovile di Benevento il volume, edito da La Valle del TempoCome la luce dell’albadi Pio Russo Krauss, racconto di un tempo di impegno comunitario ed ecclesiale oltre che educativo, vissuto da un giovane prete agostiniano insieme ad i suoi confratelli, un tempo di speranze, ma anche di sfide sociali, come il referendum sul divorzio, oltre che di abusi edilizi a danno dei più miseri e di sfregio all’ambiente in ossequio all’interesse privato.

L’autore, durante un’intervista in merito al suo lavoro, ha tenuto a dire che ha scelto gli anni ’73-’74 del ‘900 perché rappresentano per lui gli anni della giovinezza, anni determinanti nella formazione di ciascuno, ma anche il tempo delle speranze, quegli anni però, a suo dire, sono anche molto vicini ai nostri, anche allora guerre, come la guerra dello Kippur, l’austerity seguita, il bisogno di cambiare il modello di sviluppo con il nascente tema dell’effetto serra con le conseguenze avvertibili oggi, tematiche comuni al nostro presente.

Egli ricorda inoltre che sono gli anni del post colera, di una Napoli segnata dalla speculazione edilizia e dall’abusivismo che distruggono il verde ancora esistente ed espellono le fasce più povere della popolazione per ragioni di edilizia privata, di rivoluzioni di tipo etico come il ricorso al referendum sul divorzio, un tema morale oggi superato ma che non ha impedito che in seguito si presentassero altre tematiche morali ancora attuali come la questione dei migranti, la fame nel mondo, l’antica e mai superata questione sull’aborto, ma soprattutto il sempre attuale ricorso al malaffare e lo sfruttamento dei più deboli.

Sono intervenuti alla presentazione del libro, oltre all’autore, Giorgio Varricchio, giudice Tribunale Interdiocesano, Nico De Vincentis, giornalista ed Elvira Repola, che si è prodotta in letture di brani del testo in oggetto.

Già molto impegnato nelle attività di associazionismo ed in quella di un doposcuola a favore di bambini delle fasce più povere di Pianura, il Krauss ha ambientato la sua storia proprio in quel territorio ed in particolare in quello abbandonato ed ignorato dalle istituzioni del tempo, ed in parte dalla chiesa,  come quello di Masseria Grande, luogo che dà l’avvio alla sua storia con l’impiccagione da parte di Mario Pagano, piccolo e generoso proprietario locale, a cui Padre Sergio, padre agostiniano ed uno dei personaggi della storia, dà la benedizione.

Come la luce dell’alba” è la storia di un prete di buona famiglia, catapultato in una realtà ben diversa da quella dove aveva vissuto, una realtà che scopre e che lo indigna e per la quale vuole dedicare tutte le sue energie per capovolgere un sistema di sopraffazione e di non curanza che spesso, colpevolmente, la chiesa trascura e le istituzioni ignorano o fanno finta di farlo per favorire interessi privati.

Dalla lettura del volume emerge come nel racconto venga evidenziato il conflitto tra la fede e la religiosità, dove la prima è risposta generosa alla Rivelazione e la seconda invece struttura e sistema organizzato di credenze e pratiche, ma ancora come il silenzio di chi dovrebbe formare una comunità ed invece rimane indifferente, abbia conseguenze significative sulla vita e sulla dignità di tanti indigenti che si aggrappano alla vita e spesso ne sono sconfitti.

Il tema della comunità come strumento di sostegno e speranza, appare molto forte nel lavoro di Krauss, come quello della compassione e della misericordia, non semplici aforismi di fede, ma soprattutto come necessari strumenti di convivenza e soprattutto di speranza.

L’autore, pur vicino agli ambienti ecclesiastici, si è interrogato, attraverso i suoi personaggi, sul ruolo che la chiesa ha, ma soprattutto avrebbe dovuto avere, nell’essere accanto ai più deboli e nel combattere accanto a loro la guerra per diritti e dignità.  Soprattutto ha sottolineato la sconfitta, da loro patita, del diritto a conservare una casa ed i poveri terreni che davano da vivere e che invece, inesorabilmente, sono diventati oggetto di avidità da parte delle speculazioni edilizie, attività senza scrupoli che hanno depauperato gli esseri viventi privandoli dei loro spazi, ma hanno anche distrutto l’ambiente e l’interazione di tutte le specie dei viventi e con esso il clima e le risorse naturali che influenzano il ciclo della vita.

Il libro, il cui titolo è ripreso da un passo del Libro dei Profeti in cui si afferma : ”  La strada dei giusti è come la luce dell’alba, sembra piccola cosa, ma risplende sempre più radiosa fino a giorno pieno”,  denuncia, tra le sue righe, la mancanza del senso di comunità e l’affermarsi di egoismi che distruggono persone e speranze, di quel male che Kant definisce “deviazione dal percorso della ragione” e che alimenta egoismi e indifferenza verso persone e ambiente.

Le difficoltà che i personaggi incontrano sulla loro strada vanno di pari passo però con le problematiche interiori che ciascuno di loro vive e con le quali devono fare i conti per non deviare dal giusto cammino.

Essi devono confrontarsi con le diverse personalità di ciascuno di loro e le loro inquietudini, con emozioni e sentimenti spesso diversi ed a volte contraddittori, il tutto mentre si impara ad amare a fare doposcuola con bambini e bambine che hanno troppo poco e subiscono troppa emarginazione ed umiliazioni anche nelle aule scolastiche, mentre si impara ad ascoltare il loro linguaggio fatto di un italiano frantumato e ricco di idiomi figli della loro realtà locale.

Il libro risulta infine la denuncia appassionata della mancanza di dialogo tra persone e membri della società, ognuno chiuso nei propri interessi ed egoismi ignorando chi vive di mortificazioni e di fame quotidiana, in un comodo fingere di non sapere che alimenta individualismi difficili ed anche pericolosi da combattere, rischi che la chiesa deve affrontare, pensa Padre Sergio ed i ragazzi che ha raccolto attorno a sé, deciso a perseguire le mete indicate dai suoi studi e dalla sua fede, per dare al suo operato il significato più profondo del messaggio evangelico.

<strong>Le piazze di Benevento conquistano la scena nella presentazione del libro su di esse a Napoli</strong>

Le piazze di Benevento conquistano la scena nella presentazione del libro su di esse a Napoli

Cultura

Le piazze di Benevento, accompagnate da quelle di Napoli e Firenze,  fanno sentire la loro voce negli spazi del “Il Clubino” di Napoli, associazione culturale che ha sede nel cuore del Vomero.

 Davanti ad un numeroso pubblico, gli animatori del progetto sulle piazze delle città indicate, i rappresentanti della casa editrice “La Valle del Tempo”, Mario Rovinello e Clorinda Irace, nonché anche autori di pagine dei volumi presentati, affiancati dal curatore fiorentino Riccandro De Sangro e da quella beneventana Eusapia Tarricone, hanno descritto i lavori di ricerca, studio, amore e fantasia relativi alle rispettive città, sottolineandone i caratteri di curiosità e riscoperta che hanno caratterizzato la stesura di essi.

Rovinello ha tenuto a raccontare i prodromi dell’idea di studiare le piazze cittadine, a partire da quelle di Napoli, rammentando il bisogno di produrre qualcosa che fosse oggettivo e rigoroso nella descrizione dei luoghi, ma che fosse anche divertente e stimolante alla lettura.

 Queste le ragioni che hanno portato gli ideatori/animatori del progetto a raccogliere intorno a sé un gruppo di amici/intellettuali che, scegliendo ciascuno una piazza cittadina, quella che più sentivano vicina alla loro storia personale o a vicende in essa vissute o ascoltate, hanno dato vita ad una pubblicazione che è riuscita a trasmettere conoscenza, curiosità e fantasia a quanti fossero lettori del lavoro.

Rovinello ha tenuto a precisare che, dopo la pubblicazione delle prime piazze, il bisogno di continuare a raccontare di esse e il gradimento raccolto intorno alla prima opera sul tema, hanno portato alla stesura di un secondo volume su altre piazze napoletane, con il contributo, questa volta, di giovani autori che hanno regalato, oltre che competenza descrittiva, anche una freschezza narrativa che ha reso il loro lavoro ancora più accattivante.

E’ seguita la lettura di brani dell’introduzione e di una storia del primo volume delle piazze di Napoli da parte di Piera Salerno, rappresentante de “Il Clubino”, lettura molto apprezzata dai presenti.

Riccardo Di Sangro, come da lui raccontato di pure origini napoletane, ha descritto il processo di avvicinamento e coinvolgimento degli autori fiorentini alla stesura del lavoro sulle piazze della loro città, riferendo anche, oltre all’entusiasmo subito manifestato dai partecipanti, le difficoltà di relazionarsi che ha dovuto superare a causa della pandemia da Covid che ha impedito, in molte occasioni, un incontro diretto con gli autori che, tuttavia, impavidi, hanno elaborato le loro descrizioni e, soprattutto, le loro storie con passione ed entusiasmo.  

Anche alla presentazione del lavoro fiorentino sono seguite la lettura di due brani tratti dal loro lavoro e per uno di essi, scanzonato e disinvolto, sono seguiti sentiti applausi da parte dei presenti.

Eusapia Tarricone ha poi presentato il lavoro su Benevento, città più piccola e meno conosciuta delle precedenti, ma non per questo, ha tenuto a precisare, meno importante o meno ricca di storia e cultura. Ella ha raccontato come la storia di Benevento sia più antica di quella di Roma, dai Sanniti alla dominazione prima romana e poi longobarda, fino alla presenza papalina che l’ha caratterizzata per lungo tempo.

Anche per gli amici beneventani l’avventura è stata avvincente e produttiva, essi hanno riscoperto luoghi spesso scontati e di passaggio distratto che, posti all’attenzione di ciascuno di loro, hanno preso vita, le pietre delle piazze hanno raccontato storie di popoli e personaggi significativi e hanno solleticato la fantasia di ciascuno.

In chiusura, dopo la descrizione calorosa della più conosciuta Rocca dei Rettori e della storia in essa  ambientata, sono stati letti  brani  di inventiva come quello relativo alla  Piazza Sabariani, cuore del centro storico longobardo di Benevento che ha portato all’attenzione di tutti i presenti il ritrovamento di un’antica cripta di una chiesa longobarda: San Marco dei Sabariani.

Serata di cultura e amicizia che ha consolidato rapporti personali che hanno promosso futuri lavori in sinergia e sapere, in ottica conoscitiva e, nello stesso tempo, creativa.