Claudio Sardo: “Sassoli ha lavorato perché l’Europa avesse una dimensione sociale, che è l’altra faccia della democrazia”

Claudio Sardo: “Sassoli ha lavorato perché l’Europa avesse una dimensione sociale, che è l’altra faccia della democrazia”

Attualità

La figura di David Sassoli, “politico cristiano mite e coraggioso”, è stata al centro dell’incontro organizzato martedì pomeriggio presso la sala formazione della sede di Benevento del CSV Irpinia Sannio Ets dal “Laboratorio per la felicità pubblica” in collaborazione con “Base Benevento” e “ACLI Provinciali di Benevento”.

E’ stata l’occasione per ricordare la figura del Presidente del Parlamento Europeo scomparso ad inizio 2022 e presentare il libro “David Sassoli. La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e l’Europa” (Edizione Feltrinelli, 2023) con la prefazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e curato dal giornalista Claudio Sardo. In sala con l’autore anche il consigliere del CSV Irpinia Sannio Ets Pasquale Orlando, il presidente provinciale Acli Benevento Maria Giovanna Pagliarulo, il coordinatore del Laboratorio per la felicità pubblica Ettore Rossi, il presidente di Acli Campania Filiberto Parente, ed il coordinatore nazionale di Base Italia Marco Bentivogli. Nutrita la partecipazione con un dibattito arricchito anche dai numerosi interventi da parte del pubblico.

«Come Centro Servizi per il Volontariato Irpinia Sannio – ha spiegato Pasquale Orlando – abbiamo ospitato un appuntamento davvero importante sulla bella figura di David Sassoli. Lo abbiamo fatto con entusiasmo, perché promosso da associazioni come il Laboratorio per la felicità pubblica e le Acli, e perché come Centro Servizi abbiamo l’idea che nel fare quotidiano delle esperienze del volontariato c’è bisogno sempre di pensiero per alimentare l’azione, senza pensiero non si fanno tanti passi avanti.

Oggi, quando pensiamo alla politica, tutte le cose che ci vengono in mente spesso sono cattive, negative. Invece Davide Sassoli ha saputo lasciare una buona immagine di sé, di amministratore onesto, di cristiano impegnato, di riformatore, di coraggioso politico e quindi in qualche modo nell’epoca attuale è opportuno indicare ai ragazzi, ai giovani, ai volontari, alle associazioni testimoni, persone che con il loro esempio dimostrano che la bella politica si fa con le belle persone. Come David Sassoli».

«Sassoli – la riflessione di Ettore Rossi – è per noi un testimone e un maestro dell’impegno in politica da cristiano. Faremmo, però, un torto a David se lo trattassimo come un santino, un’immaginetta. Piuttosto dobbiamo considerarlo come una grande fonte di ispirazione per quanti come noi vogliono spendere la propria vita per gli altri anche nel difficile territorio dell’impegno sociale e politico.

David Sassoli era un uomo di sintesi avanzate, proteso sempre verso disegni di unità e non di divisioni, uno che provava a ricucire. Un politico capace di tradurre i valori alti a cui guardava in scelte operative capaci di toccare ed incrociare la vita concreta delle persone, quelle in carne ed ossa.

Dai gesti semplici ma di grande umanità quando, in pieno lockdown, ha deciso che la “casa della democrazia europea” aprisse le sue cucine per preparare fino a 1000 pasti al giorno per i senza fissa dimora e i volontari e ospitare anche 100 donne vulnerabili.

Grazie a questo libro abbiamo avuto modo di approfondire tanti aspetti sui quali si è speso David nella sua esperienza politica che, se ci riflettiamo, dal punto di vista temporale è stata relativamente breve, circa 12 anni, dopo aver svolto una carriera giornalistica di primo piano. La densità e ricchezza del suo percorso politico e istituzionale affondano le radici nella sua formazione giovanile, dal punto di vista spirituale, sociale e politica.

Quella di David Sassoli è, quindi, la vicenda di un laico cristiano, soprattutto un cattolico non clericale, che sta dentro la storia del cattolicesimo democratico. Il nostro Paese ha ancora un estremo bisogno di personalità come lui interpreti di questa importante tradizione, nel senso della ricerca di un dialogo autentico, dell’ascolto delle domande provenienti dalla società, di costruire mediazioni alte tra posizioni distanti, con lo sguardo fisso sulle condizioni dei più deboli ed emarginati.

C’è bisogno di uomini e donne che si ispirino al cattolicesimo democratico e scrivano pagine nuove d’impegno nel segno di una politica popolare, provando a elaborare un pensiero all’altezza delle sfide dei tempi che ci è dato vivere. E dobbiamo farlo anche in questi nostri territori dove i cristiani, rispetto all’impegno politico, sono afoni, timorosi di prendere l’iniziativa».

 «A noi delle Acli sta molto a cuore la figura di David Sassoli – ha spiegato Filiberto Parente – e ne sentiamo la mancanza. Egli viene da una formazione che è vicina a quella del mondo del terzo settore. Sassoli è stato un uomo della profezia ed ha rappresentato soprattutto le persone che non hanno voce, aprendo uno scenario nuovo rispetto ad un’Europa che vedevamo lontana e distante da quelle che sono le fragilità del nostro Paese ma anche di altri stati europei».

«E’ importante non solo ricordare la figura di Davide Sassoli – ha voluto sottolineare Marco Bentivogli – ma anche quello che ha rappresentato ed il libro curato da Claudio Sardo è sicuramente molto utile per poter raccogliere il testimone di un europeismo fatto di saggezza, fatto soprattutto di coraggio, ed oggi con la guerra, con i nazionalismi c’è tanto bisogno di solidarietà, di sentirsi comunità europea. Servono persone, servono maestri e per me Davide oltre che un amico è stato un punto di riferimento. Ci ha lasciato troppo presto e portare avanti la sua testimonianza è oggi assolutamente indispensabile».

Di come è nata la pubblicazione ha parlato Claudio Sardo al quale sono state anche affidate le conclusioni dell’incontro. «Quando David Sassoli ci ha lasciato – ha raccontato il giornalista – c’è stata una ondata di commozione, sentimenti sinceri nei suoi confronti perché David è una persona apprezzata ed anche chi non lo conosceva ha capito che l’Italia aveva perso una personalità di grande rilievo ed autorevolezza.

L’idea del libro nasce dal desiderio di far conoscere meglio David oltre la sua immagine positiva, farne conoscere i contenuti, la profondità delle sue riflessioni, delle sue idee e delle sue battaglie politiche.

Chi leggerà il libro troverà questa profondità, questa ricchezza, qualcosa che probabilmente non si aspettava. David ha lavorato perché l’Europa avesse una dimensione sociale, che è l’altra faccia della democrazia. Il suo è stato un tentativo di mettere insieme libertà e uguaglianza.

Sassoli ha avuto il coraggio di essere pronto quando gli è stato offerta la possibilità di rivestire ruoli di responsabilità. Oggi è il tempo di ricostruire le culture politiche anche quella cattolico democratica a cui David si ispirava e c’è l’esigenza di esprimere un forte bisogno di radicalità evangelica». 

Il Laboratorio per la felicità pubblica lancia proposte per un ecosistema territoriale virtuoso e relazionale

Il Laboratorio per la felicità pubblica lancia proposte per un ecosistema territoriale virtuoso e relazionale

AttualitàBenevento Città

Benevento ed il Sannio, tra scenari di crisi e visione future, sono stati al centro dell’incontro-dibattito che si è tenuto ieri pomeriggio presso la sede di Benevento del CSV Irpinia Sannio Ets ed organizzato dal Laboratorio per la felicità pubblica in collaborazione con Base Benevento.
 
Un evento aperto dai saluti di Pasquale Orlando, consigliere del CSV Irpinia Sannio Ets, e che ha poi visto i contributi dinanzi ad una attenta platea del coordinatore del “Laboratorio per la felicità pubblica” Ettore Rossi; di Alessio Valente, docente di Scienze della Terra presso l’Università del Sannio; di Antonio Leone, già Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche; di Gianna De Lucia dell’equipe della Scuola Diocesana di Impegno Socio-Politico della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti; di Franco Bove, architetto urbanista; e di Guido Tortorella Esposito, docente di Storia del Pensiero Economico presso l’Università del Sannio. In sala numerosi sindaci, ex amministratori, i rappresentanti del mondo accademico e delle organizzazioni del Terzo Settore.
 
“Il Laboratorio per la felicità pubblica – ha spiegato il coordinatore Ettore Rossi -, da diversi mesi, insieme con alcuni appassionati docenti dell’Università del Sannio, ricercatori, liberi professionisti, esponenti dell’associazionismo, ha preso la forma di un gruppo di lavoro sulle prospettive della città di Benevento e del Sannio. Siamo partiti dalla storia urbanistica, geologica, economico-sociale, paesaggistica e agricola di Benevento. Per rileggere l’identità della comunità beneventana, interrogarsi sulla sua attualità e, soprattutto, capire come costruire su quelli basi nuove progettualità per il futuro”.
 
“Un obiettivo importante che il gruppo di lavoro si è dato – ha sottolineato Ettore Rossi – è di suscitare dibattito intorno ai destini della città e del territorio provinciale, sia con i competenti che con la cittadinanza più in generale. La nostra aspirazione è favorire processi di attivazione in cui soprattutto i cittadini si sentano parte della soluzione dei problemi comunitari, senza che la stessa soluzione venga delegata ad altre entità”.
 
Nel suo intervento Ettore Rossi ha quindi esposto alcuni dati che disegnano un complesso quadro della città e del Sannio. Negli ultimi dieci anni Benevento ha perso 4.358 abitanti e non si scorgono segnali, allo stato, per un’inversione di tendenza. L’intera provincia di Benevento sempre nell’ultimo decennio ha perso 21.238 abitanti. La fuga riguarda soprattutto i giovani. La provincia di Benevento ha il più alto indice di vecchiaia tra le province della Campania (201,6), mentre ha il più basso tasso di natalità in Campania (6,3 nati su 1000 abitanti). Sul versante sociale, poi, si registra una crescente povertà e vulnerabilità. La sfida è di promuovere servizi di cura efficienti e contraddistinti da una marcata prossimità. “Consideriamo la città e i nostri paesi – continua Rossi – alla stregua di organismi viventi in cui tutte le parti – strati sociali, diverse generazioni, quartieri periferie e contrade – debbono essere contraddistinte da tratti di una vita degna e se è carente in alcuni segmenti e situazioni è l’intera comunità a soffrirne e a doversi attivare per superare le difficoltà e disparità”.
 
“La nostra prospettiva di lavoro – queste le conclusioni di Ettore Rossi – è di dare vita ad un vero e proprio ecosistema territoriale virtuoso sul piano prima qualitativo, cioè relazionale, e poi quantitativo. Partiamo oggi con questo primo step e proveremo a proseguire con ulteriori incontri, frutto di dialoghi con quanti sono interessati a promuovere tali comunità operose nel Sannio”.
 
Tra gli interventi quello del professore Alessio Valente. “Mi piace sottolineare l’approccio che abbiamo seguito e che è stato – ha spiegato il docente – quello di dialogare portando delle conoscenze e pensando come queste potessero essere utili per il territorio cercando di evidenziare situazioni critiche che potessero essere migliorate. Abbiamo ad esempio verificato come l’urbanizzazione del territorio non abbia seguito dei criteri che potessero aiutare lo sviluppo ma piuttosto che lo limitassero. Pensiamo alle alluvioni, alle frane ed a quello che sta accadendo rispetto ai cambiamenti climatici ed alla desertificazione che già si evidenzia nell’area del Sannio orientale. Ci siamo dati delle risposte e questo deve essere oggetto di riflessione con altri per poter rendere sostenibile quanto più possibile questo territorio”.
 
Le giovani generazioni sono stato spesso oggetto degli interventi dei relatori, come nel caso del contributo di Antonio Leone, già Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche. “Pochi sanno – ha detto – che questo territorio è stato oggetto negli anni di numerose ricerche che ne hanno analizzato le potenzialità e le peculiarità produttive, ma anche le fragilità. Probabilmente adesso c’è da fare qualche piccolo sforzo per trasferire queste ricerche a chi poi sul territorio va ad operare, ma anche ai più giovani che a volte non lo conoscono. E’ importante che sia consapevoli di quanto il territorio possa dare in termini di possibilità ed opportunità per il futuro, e questo potrebbe aiutare a limitare l fenomeno dell’abbandono di queste terre”.  

Laboratorio per la felicità pubblica| Incontro su scenari della crisi e visioni future per Benevento e il Sannio

Laboratorio per la felicità pubblica| Incontro su scenari della crisi e visioni future per Benevento e il Sannio

AttualitàBenevento Città

Il Laboratorio per la felicità pubblica organizza mercoledì 26 aprile alle ore 17.30 a Benevento presso la Sala formazione del Centro Servizi per il Volontariato (Viale Mellusi, 68) un incontro sul tema: “Benevento e il Sannio: scenari della crisi e visioni future”.

Il programma dell’iniziativa è così articolato. Saluta Maria Cristina Aceto Direttrice Centro Servizi per il Volontariato delle province di Avellino e Benevento; introduce Ettore Rossi Coordinatore del Laboratorio per la felicità pubblica; relazionano: Alessio Valente Docente di Scienze della Terra presso l’Università del Sannio, Antonio Leone Già Primo Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Gianna De Lucia Equipe Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata De’ Goti, Franco Bove Architetto Urbanista, Guido Tortorella Esposito Docente di Storia del Pensiero Economico presso l’Università del Sannio.

Con questo primo incontro, a cui ne seguiranno altri, si intende rilanciare il dibattito sulla città di Benevento e sul Sannio. L’idea di fondo che ispira l’iniziativa è che non esistono realtà territoriali o luoghi immutabili e immodificabili, ma attraverso la dialettica tra globale e locale possiamo ridisegnare, in una prospettiva di sostenibilità, l’assetto delle nostre comunità.

L’incontro è organizzato in collaborazione con Base Benevento.

Esperienze e riflessioni su spiritualità e politica al centro di un incontro a Pietrelcina

Esperienze e riflessioni su spiritualità e politica al centro di un incontro a Pietrelcina

AttualitàDalla Provincia

Il Laboratorio per la felicità pubblica e il Comune di Pietrelcina organizzano martedì 4 aprile alle ore 18.00 presso Palazzo De Tommasi – Bozzi (Via Riella) un incontro sul tema: “Spiritualità e politica. Coltivare l’interiorità per realizzare il bene comune”.

Il programma dell’iniziativa è così articolato. Saluta Salvatore Mazzone Sindaco di Pietrelcina; introduce Ettore Rossi Coordinatore del Laboratorio per la felicità pubblica; intervengono: Giuseppe Addabbo Sindaco di Molinara, Morena Cecere Assessore Cultura e Turismo Comune di Montesarchio, Lucio Ferella Sindaco di Baselice, Vito Fusco Sindaco di Castelpoto, Angela Martignetti Sindaco di San Martino Sannita, Danilo Parente Sindaco di Apollosa; conclude Don Matteo Prodi Direttore della Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata De’ Goti.

L’incontro è organizzato in collaborazione con Base Benevento e Archeoclub Pietrelcina.

“Via Savoia. Il labirinto di Aldo Moro”: martedì 24 a Benevento la presentazione del libro di Marco Follini

“Via Savoia. Il labirinto di Aldo Moro”: martedì 24 a Benevento la presentazione del libro di Marco Follini

Eventi
L’iniziativa ha come tema: “Aldo Moro: l’uomo della mitezza politica” ed è promossa dal Laboratorio per la felicità pubblica.

Martedì 24 maggio alle 16.15 presso il Museo del Sannio di Benevento – Sala Vergineo si terrà la presentazione del libro di Marco Follini “Via Savoia. Il labirinto di Aldo Moro”.

L’iniziativa ha come tema: “Aldo Moro: l’uomo della mitezza politica”. Essa è promossa dal Laboratorio per la felicità pubblica, in collaborazione con BASE Benevento e con il patrocinio della Provincia di Benevento.

Il programma dell’incontro è così articolato: porterà i saluti Nino Lombardi Presidente F.F. della Provincia di Benevento; introdurrà Ettore Rossi Coordinatore Laboratorio per la felicità pubblica.

Interverranno studenti e studentesse del Liceo Classico quadriennale dell’Istituto “De La Salle”; concluderà l’autore Marco Follini politico e scrittore.

“Per lo sviluppo delle aree interne: una strategia sensibile ai luoghi”: nuovo meeting promosso dal  Laboratorio per la Felicità Pubblica

“Per lo sviluppo delle aree interne: una strategia sensibile ai luoghi”: nuovo meeting promosso dal Laboratorio per la Felicità Pubblica

AttualitàBenevento Città

Si torna a parlare di territori e della riabilitazione e riabitazione delle aree interne e montane nella diretta Facebook promossa dal Laboratorio per la Felicità Pubblica – coordinato da Ettore Rossi -, dall’Associazione di Riabitare l’Italia e in collaborazione con Base Benevento.

Dopo il primo meeting ritorna sull’argomento Andrea Membretti, docente di Sociologia del territorio e Responsabile del servizio “Vivere e lavorare in montagna” dell’Università di Torino, nonché promotore dell’Associazione Riabitare l’Italia.  La tematica, di particolare interesse per Benevento e per le sue aree interne, richiedeva un ulteriore approfondimento, spiega Ettore Rossi. Tra i nuovi esperti invitati a raccontare di esperienze e di best practice vi sono Elena Di Bella, dirigente del Settore Montagna della città metropolitana di Torino; Tessa Zaramella, referente per il programma MIP ( Mettersi In Proprio) della stessa città metropolitana di Torino. “Il territorio è un soggetto corale”, esordisce Rossi, riportando le parole di G. Becattini: esso è il luogo che custodisce il patrimonio di saperi, di culture, di esperienze che indicano la direzione a chi li abita. Scoprire la “coscienza dei luoghi” significa riscoprire risorse, tradizioni, competenze capaci di indicare la via per lo sviluppo del territorio.

La bussola capace di orientare talenti e potenzialità è data dall’”ecosistema amministrativo”, definizione di Elena Di Bella: una rete di servizi a supporto, tra cui figurano servizi pubblici e privati per la consulenza e l’accompagnamento. A quanto sembra nelle aree interne e montane del torinese il connubio ha già portato risultati consistenti. Dal report di Membretti emerge la descrizione di un territorio che, dopo essere stato investito da un lungo processo di spopolamento a partire dal primo dopoguerra, vive, da almeno quindici anni, un fenomeno opposto, di neopopolamento dei contesti alpini di tutto il Piemonte. Una propensione per una vita lontana dalle metropoli spinge molti giovani tra i 18 e i 40 anni a riabitare i territori montani con un progetto di microimprenditorialità verso il quale gli aspiranti imprenditori vanno accompagnati. Di questo si occupa MIP. La referente Zaramella fornisce gli elementi fondanti del programma: si tratta di un servizio che si occupa di elaborare un business plan per gli aspiranti imprenditori, in modo gratuito, con l’affiancamento di esperti e di tutor che con fondi FSE elaborano un progetto tailor made, a misura del richiedente. In esso si individuano interessi, capacità professionali, situazioni di occupazione, di disoccupazione o di reinserimento lavorativo. Il business plan è disegnato sulle capacità del mercato, tiene conto della concorrenza, attiva strategie promozionali.

Si tratta insomma, di uno studio di fattibilità coerente con gli attori e con il territorio e si avvale di una rete sinergica di soggetti pubblici e privati in grado di fare animazione territoriale e sensibilizzazione dell’aspirante abitante- imprenditore. Non tutti i progetti vanno in porto, riferisce la referente: molti restano sulla carta per essere ripresi in alcuni casi negli anni successivi. Molti non vedranno mai la luce perché per vivere in montagna c’è bisogno di una maggiore radicazione della motivazione e gli esigui fondi per l’incentivazione, da 2000 a 5000 euro, sono davvero pochi per scongiurare il fallimento. E questo, a dispetto del sistema di servizi che chiama a raccolta organismi ed enti, tra cui la Camera di Commercio, lo Sportello Unico, l’Agenzia delle Entrate, per citarne alcuni. Troppi ormai i B&B, le piccole aziende produttrici di latte di capra, le aziende agricole a conduzione familiare. Le nuove proposte vengono dalle giovani coppie, di cui almeno uno è radicato professionalmente con la città, anche in situazione di smart working e l’altro cerca un’occupazione nel territorio montano. Le nuove opportunità sono da ricercare nell’edilizia delle aree interne, nei servizi, nella cura alla persona (si veda l’infermiere di comunità, il fisioterapista a domicilio, ecc.), nella forestazione per quanto riguarda la produzione di legname. Tra successi e fallimenti, ad ogni modo, Torino, nelle parole di Di Bella, si configura nel piano strategico ormai come “città metropolitana aumentata”: una metropoli cui fanno da contorno un territorio periurbano e policentrico, contaminato da azioni sincretiche in cui risorse ed energie culturali si incrociano e si innestano rendendo i territori vitali e vivaci.

All’esperienza piemontese fanno da contraltare le storie dei territori interni del beneventano. Don Matteo Prodi, direttore della Scuola di Impegno socio-politico della Diocesi di Cerreto Sannita -Telese – S. Agata dei Goti; Lucio Ferella, sindaco di Baselice e Domenico Rossi, assessore all’Istruzione e alle Politiche Sociali di Pietrelcina. Anche i nostri territori possono vantare iniziative di successo concordano gli ospiti: la diocesi di Cerreto, Telese e S. Agata de’ Goti ha dato vita ad una fiorente cooperativa sociale di comunità “I Care” fondata da Mons. Battaglia nel 2016. Essa svolge le su attività in svariati ambiti: con un laboratorio di pasticceria, sartoria, casa d’accoglienza per donne maltrattate e per il prossimo futuro si sta pensando al catering sociale con pasti caldi per gli anziani. Adesso, spiega don Matteo, stiamo lavorando al progetto di un parco culturale ecclesiale che contempli turismo, itinerari enogastronomici e percorsi religiosi. Le difficoltà maggiori, incalza Ferella, è la fatica del sindaco di generare fiducia presso i concittadini. Creare una visione richiede spesso un’ottica temporale che va oltre il mandato del sindaco. Si dice critico, il primo cittadino rispetto ai fondi del PNRR. Meglio fare rete tra Comuni, individuare progetti condivisibili, ma anche potenzialità e competenze da compartire, istituire insomma dei “presidi di comunità”.

Anche Domenico Rossi si dice scettico rispetto al PNNR, che non prevede fondi per le figure che si occupano di progettualità, perché i piccoli comuni vivono una condizione di povertà amministrativa. Anche Pietrelcina, dunque, luogo simbolo del riscatto delle piccole aree interne, dalle grandi potenzialità culturali ed economiche è investito, seppur in maniera meno drammatica, da una deriva i cui effetti principali sono quelli comuni dello spopolamento, dell’emigrazione, della rarefazione sociale e produttiva, della carenza dei servizi alle famiglie, agli anziani, ai giovani, che soffrono le limitazioni per centri di aggregazione inesistenti. In incontri precedenti il presidente della Fondazione per il Sud, Carlo Borgomeo, ebbe a dire che lo sviluppo dei territori non si realizza trascinando le imprese al sud, come è successo negli ultimi 40 anni, ma creando comunità forti. Il richiamo è alle popolazioni del territorio, alla coesione sociale a all’individuazione del genius loci. Non dunque, buone pratiche trapiantabili, ribadisce Membretti, ma una logica place sensitive, sensibile ai luoghi, non replicabile tout court.

 È già diffusa la consapevolezza che la montagna e le aree interne hanno una marcia in più. È possibile alimentare il desiderio di restanza costruendo un’economia multifunzionale e una maglia organizzativa e politica che partano dalla anamnesi del territorio.