Festival Filosofico, intrigante e affascinante lezione linguistica e socio-economico del prof. Roberto Vecchioni

Festival Filosofico, intrigante e affascinante lezione linguistica e socio-economico del prof. Roberto Vecchioni

Cultura

All’interno del ciclo di interventi del festival 2024 dell’associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo, si è assistito, nel pomeriggio del 15 maggio, presso il cinema S. Marco di Benevento, in sold-out per l’occasione, alla lectio magistralis di Roberto Vecchioni, cantautore e professore, che ha chiuso la decima edizione della manifestazione stessa stregando letteralmente i presenti intorno al tema “L’mportanza del linguaggio”.

Vecchioni, stravolgendo il programma studiato per il suo intervento, appena salito sul palco, ignorando i saluti di rito delle istituzioni ed ogni altro intervento immaginato, ha preso la parola dichiarando che aveva moltissime cose da raccontare e che non aveva molto tempo, dovendo prendere un aereo per Milano dove aveva altri impegni programmati.

Quasi un’ora e mezza di racconto, particolareggiato ed affascinante, sulla nascita del linguaggio, sul passaggio da suoni gutturali alle parole, sui suoi rapporti con la società in cui si è sviluppato e sul sistema economico con il quale è sempre stato in stretto rapporto, il tutto in un lungo ed appassionato monologo, senza soste, che ha avuto, come suoi interlocutori, la sala, ma soprattutto i tantissimi giovani dei molti istituti superiori presenti per ascoltarlo.

Egli ha dato inizio al suo intervento con il testo di una canzone sulla parola e poi, senza soste, ha iniziato la sua lezione chiedendosi e chiedendo al pubblico, come sia stato possibile che si sia passati da vaghi e strani grugniti degli uomini delle caverne a suoni articolati che sono poi diventati strumenti di comunicazione.

Citando William Shakespeare, ha ricordato che prima della sua produzione poetica, le parole conosciute erano appena 600, a lui si deve averle fatte diventare 6.000, grazie ad una traduzione dall’italiano, per meglio descrivere emozioni e circostanze umane.

Ha poi rammentato l’importanza del suono della A e della M, prime articolazioni vocali che ogni bambino produce, la prima per richiamare l’attenzione e la seconda per chiamare la mamma. Dai suoni inziali si generano dunque le radici dell’articolazione delle parole, con tutte le sue possibili gradazioni e significati.

Ma da dove nasce il linguaggio si è chiesto? Sicuramente il passaggio dalla condizione di cacciatore dell’uomo delle caverne a quello di agricoltore, ha dato il via alla necessità della comunicazione verbale. Il cacciatore prendeva le prede, le portava alla caverna e così concludeva il suo farsi, l’agricoltore aveva bisogno invece di dare nome ai suoi prodotti, per identificarli e magari scambiarli con qualcos’altro, in un sistema di produzione/scambio che è di natura economica.

La parola, egli dice, è “un mistero profondo”; quando ad Albert Einstein fu chiesto quale fosse la cosa più difficile da scoprire, egli non rispose indicando termini scientifici, ma affermò che era il problema di quando  è nata e perché la parola.

La parola dunque nasce dalla necessità di comprendersi, in una sincronia tra bisogni umani, emozioni, esigenza di calcolare tempo e cose, comunicare pensieri e conoscere quelli altrui.

Le radici indeuropee sono fatte da  suoni dolci del nostro linguaggio che comunicano amore e tranquillità come v, f, schh… e da  suoni duri che affermano determinazione e odio come t,p,c, .

Egli ricorda i suoni delle parole del linguaggio del greco antico, che, ricco di sfumature, è fatto di suoni duri quando c’è odio e suoni dolci quando c’è amore, caratteristiche che permangono anche nella nostra lingua.

La lingua è l’unica invenzione dell’uomo, essa è libertà, di comunicare, conoscere e far conoscere, affermare il proprio pensiero e negare o contrastare quello altrui. I suoni con cui parliamo possono essere aperti o chiusi, le vocali possono essere tenute a lungo con il suono, le consonanti invece sono corte e rapide.

Un riferimento è andato anche alle parole della religione che, tradotte male, modificano il senso del discorso ed un riferimento particolare è andato al “Padre nostro” ed in particolare alle parole “e non ci indurre in tentazione”, dove la traduzione errata del testo originario prima dal  greco e poi dal latino, soprattutto della parola “indurre”, ha modificato il senso vero ed originario del testo. Il traduttore, ha affermato scherzando, doveva essere ubriaco mentre traduceva!

Nel concludere il suo intervento, Vecchioni ribadisce la natura sociale del linguaggio, come necessità umana, strumento principe per esprimere i nostri pensieri, protestare per qualcosa che non condividiamo, esaltare e promuovere ciò su cui concordiamo e per questo, egli dice, i giovani organizzano cortei e manifestazioni.

Prendendo spunto dall’attualità, Vecchioni invita i giovani a stare in gruppo e contestare, ma senza violenza e senza zittire l’interlocutore, segno anche questo di aggressività e, a seguito di queste parole, i tantissimi giovani presenti gli hanno tributato un lungo e caloroso applauso.

I genitori, continua, devono educare i figli alla naturale diversità, verbale e fisica, come fatto ovvio e come dono all’umanità, educando i giovani all’amore ed alla libertà, ma anche alla giustizia che prevede che tutti hanno gli stessi diritti, per imparare a rifiutare la corruzione tipica del potere, le guerre come inutili strumenti di tale potere e costruire un domani migliore.

Lectio magistralis di spessore e potenza comunicativa che ha permesso a Vecchioni di intrigare e affascinare tutti i presenti che, a fine intervento, in gran numero, si sono messi in fila per un suo autografo su uno dei suoi libri messi in vendita per l’occasione.

25 Aprile a Benevento tra memoria, festa della liberazione dal nazifascismo e libertà

25 Aprile a Benevento tra memoria, festa della liberazione dal nazifascismo e libertà

AttualitàBenevento CittàCultura

25 Aprile di festa, di esaltazione della libertà e di memoria della lunga lotta di liberazione dal nazifascismo nelle strade di Benevento.

 Un lungo e variopinto corteo di gente di ogni età che, nella mattinata di questo 25 Aprile, sventolando bandiere dell’Anpi e della pace, accompagnato dalla banda musicale che intonava il canto della Resistenza e cioè “Bella ciao”, ha attraversato il corso Garibaldi per ricordare i tanti partigiani, combattenti armati e semplici civili che, a partire dal 1943, contribuirono, sacrificando anche la vita, alla liberazione dallo straniero e dal regime fascista.

Il corteo, aperto da un lungo striscione dell’Anpi, sostenuto dal Presidente Anpi Amerigo Ciervo, dalla vicepresidente  dell’Anpi provinciale Teresa Simeone, dal precedente Presidente Anpi Tonino Conte e da tanti sostenitori del movimento, con la scritta “25 Aprile con la Pace”, è sfilato, gioioso e responsabile lungo la strada centrale della città, quasi a testimoniare la consapevolezza del bisogno senza tempo di difendere il bene più prezioso di ogni individuo e cioè la libertà, la democrazia e il diritto ad una vita degna e libera, come afferma l’articolo 2 della nostra Costituzione.

Sebbene il 25 Aprile sia la data della liberazione della città di Milano, città medaglia d’oro della Resistenza, la data è stata salutata come simbolo della liberazione italiana dal nazifascismo. Impossibile non sottolineare le rappresaglie tedesche contro i partigiani, basti solo ricordare i 335 civili massacrati a Roma nelle Fosse Ardeatine o la strage di Marzabotto che vide 1830 vittime, senza tralasciare i tanti, uomini e donne, che caddero per un unico scopo: la liberazione e la rinascita della democrazia.

Giunto nello spazio di Piazza Matteotti, il corteo ha fatto sosta per gli interventi delle autorità e degli animatori dell’iniziativa. Coordinati da Teresa Simeone, i discorsi sono stati preceduti da un minuto di silenzio in memoria delle vittime delle guerre e dal pensiero ai tanti partigiani che hanno sacrificato la vita per la libertà di cui noi oggi godiamo.

E’ intervenuto il Sindaco Clemenete Mastella che ha voluto ricordare tutti coloro che hanno combattuto per fare in modo che l’Italia si liberasse, dopo una guerra ingiusta, dagli ultimi filamenti della presenza nazifascista nel nostro paese e ha voluto sottolineare il paradosso di quanti cercano, in questi giorni, di polemizzare sulla parola “antifascista” e sulla presenza di essa nella Costituzione, dimenticando che quest’ultima è figlia dell’antifascismo e che riporta, nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, il divieto della riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista.

Egli ricorda anche che una piazza di Benevento è stata dedicata a Maria Penna, partigiana beneventana barbaramente trucidata nel 1944.

E’ poi intervenuto lo studente Fausto Desiderio, presidente della Consulta provinciale studentesca, che ha affermato che  la Storia ci insegna a comprendere la storicità degli eventi ed il fatto che gli eventi stessi, frutto di personaggi e circostanze particolari, possono ripetersi e dunque è necessario contrastare situazioni che non avrebbero permesso manifestazioni come quella cui si sta partecipando, avendo vietato la libertà di espressione, la sussistenza di partiti politici oltre quello fascista e avendo perseguitato tutti gli oppositori politici.

Dopo la lettura di un messaggio di condivisione del Procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro, assente per motivi di lavoro, da parte di Giovanna Altieri, della sezione Anpi di Benevento, in cui egli si associava alle ragioni storiche e civili della necessità di ricordare la data della liberazione dall’oppressione nazifascista, è intervenuto il Rettore dell’Università del Sannio Gerardo Canfora che ha ricordato che la celebrazione del 25 Aprile diventa, di anno in anno, sempre più importante, esso ricorda infatti il tempo del coraggio e dell’orgoglio di tanti che, oltre agli stessi partigiani, hanno contribuito a disegnare il mondo nel quale viviamo. Il nostro è un paese che ancora presenta squilibri nei diritti civili e lavorativi, eppure, come diceva Sandro Pertini : “ E’ meglio la peggiore delle democrazie che la migliore delle dittature”.

Salgono poi sul palco tre giovani del Gambia, presenti in Italia da otto mesi, che hanno letto gli articoli 3, 10 e 11 della nostra Costituzione, lettura a cui sono seguiti calorosi applausi.

Ha chiuso gli interventi Amerigo Ciervo che ha ricordato come la celebrazione del 25 Aprile sia importante sempre, ma  specie nel tempo di oggi , un tempo in cui, da parte di certa politica, si cerca di  ridimensionare il ruolo del movimento partigiano e del significato dell’antifascismo. Egli ha ringraziato quanti sono intervenuti per celebrare l’evento, tutti di diversa estrazione istituzionale e sociale, ma tutti rappresentanti simbolici delle diverse componenti della Repubblica nata dalla Resistenza.

Egli ricorda che quest’anno ricorre l’ottantesimo della caduta del fascismo, dei bombardamenti di Benevento, delle 4 giornate di Napoli, cosa di cui si è parlato nelle scuole, luogo di formazione delle future generazioni, come il rapporto fra Resistenza e Costituzione e l’importanza di operare una scelta. Si sono inoltre ricordati i tanti caduti in nome della libertà, fino agli ultimi due combattenti partigiani, scomparsi da poco, Alfredo Festa e Giuseppe Crocco, quest’ultimo detto “Caramba”.

A chi accusa l’Anpi di essere di parte, egli afferma che è di parte, perché essa vuole garantire che i principi democratici e costituzionali vengano salvaguardati, che si possa far nascere e far venire al mondo qualcosa di diverso, di altro, di migliore, come hanno sognato i partigiani, perché il sogno del futuro è nella non accettazione del nostro presente.  

I partigiani non hanno lottato per vincere, ma per costruire un mondo migliore, essi lottavano per liberare e la liberazione è davvero di tutti, anche di quelli che erano contro.

Egli ha concluso inneggiando alla Costituzione, alla Resistenza ed all’Italia.

E poi voluto salire sul palco l’ottuagenario Liberatore Giuseppe, alpino e combattente per Trieste che, al di fuori di altre commemorazioni, ha voluto ricordare il fondamentale ruolo delle donne durante la guerra, madri, mogli e soprattutto instancabili lavoratrici che hanno portato sulle loro spalle l’agricoltura, la crescita dei figli e tutta l’economia, oltre che, in molti casi, anche il ruolo di sostegno ai partigiani.

Bella festa della Repubblica, momento che ha coinvolto moltissime persone in un progetto di libertà e diritti che il Fascismo aveva negati ed a cui tantissimi, con coraggio e determinazione, si sono opposti, regalandoci la democrazia di cui oggi godiamo, momento di memoria, ma soprattutto di progetto di un futuro di giustizia e rispetto di ogni individuo.

<strong>L’8 marzo attraverso la prestigiosa testimonianza di Dacia Maraini</strong>

L’8 marzo attraverso la prestigiosa testimonianza di Dacia Maraini

Cultura

Nel pomeriggio di mercoledì 8 marzo, all’interno degli incontri programmati per il nono Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione Culturale “Stregati da Sophia”, presieduta da Carmela D’Aronzo, negli spazi del Cinema San Marco di Benevento, Dacia Maraini ha tenuto la sua lectio magistralis sul tema “Donne e libertà: una rivoluzione ancora incompiuta!”.

Un 8 marzo particolare quello vissuto attraverso la testimonianza di una scrittrice, poetessa e saggista italiana innamorata della vita e del ruolo che le donne hanno avuto e possono avere nella società nazionale e internazionale, oltre che convinta sostenitrice dei diritti di tutti, ma in particolare di quanti non hanno voce o sono messi in condizione di non averne.

Hanno offerto i saluti istituzionali all’ospite la prof. Antonella Tartaglia Polcini – Assessore alla cultura di Benevento -,la prof. Maria Carmela Serluca – Assessore all’istruzione del comune di Benevento -, hanno conversato con la Maraini la prof. Aglaia Mc Clintock e il giornalista scrittore Eugenio Murrali.

La Mc Clintock ricorda il legame della Maraini con Pasolini, ambedue protagonisti di provocazioni che toccavano nel vivo la società italiana, una società che spesso li guardava scandalizzata e con sospetto diffidando dell’intellettuale militante che invece è fondamentale in una società in quanto trasforma la cultura in “grimaldello”, come diceva Maraini ed era solito fare Pier Paolo Pasolini.  

La D’Aronzo interviene ricordando l’ultimo scritto della Maraini : “Sguardo a oriente”, opera in cui ella descrive la realtà in tutti i paesi dell’oriente, in modo particolare la situazione che in quei luoghi vivono le donne, persone a cui la scrittrice ha deciso di dare voce  in quanto donna che ha incarnato impegno e coraggio e che ha sempre pensato che “le donne non sono angeli, sono persone”.

La Maraini tiene a precisare che la libertà è soprattutto libertà di agire, divertirsi, di scrivere ed anche di fare vagabondaggio, di fare ciò che si vuole, sempre nel rispetto delle libertà altrui. Segue un breve filmato sulla tragica condizione delle donne in Iran.  

Murrali interviene ricordando che la Maraini ha il coraggio dell’impegno, restituisce la voce alle donne e ai bambini che non hanno più voce ammutoliti dalla cultura del loro paese, dalla società, dagli uomini, tutto attraverso i suoi libri e i testi teatrali.

Noi ricordiamo che la scrittrice ha apertamente parlato di mafia, abusi edilizi, maltrattamento sugli animali, carcerati, senza tetto e malati di mente rinchiusi nei manicomi, senza distinzioni di sesso.

Difendere la propria libertà, precisa Maraini vuol dire anche rispettare le libertà degli altri, ma anche rispettare le leggi, la Costituzione, la democrazia, dove democrazia vuol dire controllo a vicenda delle istituzioni, le leggi sono la spina dorsale della democrazia, il caos è ciò che piace ai criminali, per questo è giusto combattere ogni forma di mafia, lo stato non è un nemico, come è sembrato da sempre al nostro popolo sempre invaso da genti diverse.

Dobbiamo ostacolare tutto ciò e tutti i governi che vogliono negare i diritti delle donne, ma non dobbiamo dimenticare che coloro che si oppongono ai regimi totalitari e filo religiosi che negano i diritti delle donne, combattono in situazioni di pericolo personale, per questo a noi non basta dire che non accettiamo le violenze ed i soprusi stando nelle nostre tranquille case, dobbiamo agire  denunciando in tutti modi, praticamente agire, secondo giustizia e dignità personale.

Ricordiamo, dice, le tante donne che nei loro paesi oppressivi, stanno combattendo per la loro libertà, dove le tre fondamentali libertà sono quelle di pensiero, parola e movimento, diritti universali che spesso si scontrano con i totalitarismi religiosi che governano nei loro paesi. E’ inaccettabile che una donna, per svolgere le attività più semplici come sposarsi o viaggiare, debba chiedere il permesso di un’altra persona che è sempre un uomo.

Dobbiamo dire anche, continua la Maraini,  che se guardiamo solo il nostro paese dovremmo riconoscere che c’è ancora molto da fare per il raggiungimento dei diritti completi delle donne, tuttavia molte leggi, alcune molto recenti, hanno modificato il sistema patriarcale che pure è esistito da noi per troppo tempo e, rispetto al quadro internazionale, l’Italia è un paese democratico e rispettoso delle donne.

Non esiste più nel diritto di famiglia la possibilità per un marito di “castigare” la moglie, dunque picchiarla, non esiste più il delitto d’onore, l’ingresso in molte professioni erano interdette alle donne, ora non è più così, eppure ancora sopravvive in alcuni uomini la convinzione di poter decidere della vita delle proprie donne e, quando queste chiedono libertà personali o abbandonano il proprio uomo perché la convivenza non è più possibile, assistiamo a femminicidi,  figli questi del presunto possesso della vita della propria compagna.

Il femminismo ha influito sul cambiamento di valori arcaici, la donna non è più solo “angelo del focolare” che si occupa della famiglia e lavora per essa, senza retribuzione, è persona che vive la propria vita insieme agli altri chiedendo che le siano riconosciuti meriti, retribuzione –pari a quella maschile – , che le sia concesso di studiare, creare, sognare e amare liberamente, come è nel diritto di ogni essere umano.

Dopo le numerose domande a lei rivolte da studenti presenti nel teatro, a cui Maraini ha dato risposta con la sua solita cordialità, gentilezza e fermezza, ella ha salutato i presenti augurando che certi valori siano condivisi per consentire la nascita di una vera comunità.

Benevento, l’assessore Tartaglia Polcini: “Concentrati per sensibilizzare giovani al patrimonio Unesco”

Benevento, l’assessore Tartaglia Polcini: “Concentrati per sensibilizzare giovani al patrimonio Unesco”

AttualitàBenevento Città

Festival Filosofico del Sannio con al centro il tema della libertà, candidatura della via Appia quale patrimonio Mondiale dell’Umanità e volontà di riqualificare nonché sensibilizzare la popolazione, a partire dai più giovani, al patrimonio Unesco: questi gli argomenti trattati dall’assessore alla cultura del comune di Benevento, Antonella Tartaglia Polcini, nell’intervista rilasciata al direttore di BeneventoNews24.it, Gerardo De Ioanni.

Ascoltiamo le parole dell’assessore alla cultura Tartaglia Polcini.

“Libertà” al centro del IX°Festival Filosofico del Sannio, D’Aronzo: “Importante riflettere sul senso di questa parola”

“Libertà” al centro del IX°Festival Filosofico del Sannio, D’Aronzo: “Importante riflettere sul senso di questa parola”

AttualitàBenevento Città

Si è svolta nelle prime ore di questo pomeriggio, presso la sede dell’Università degli Studi del Sannio, in Piazza Guerrazzi, la conferenza stampa di presentazione relativa al ricco programma del 9° Festival Filosofico del Sannio, quest’anno incentrato sul tema della Libertà ed organizzato dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”, con la collaborazione dell’Università degli studi del Sannio.

A margine dell’incontro, la professoressa Carmela D’Aronzo, presidente dell’Associazione “Stregati da Sophia” ha rilasciato una dichiarazione in merito al tema della manifestazione ed alla sua complessità:

Ci aspetta un’ indagine approfondita sull’idea stessa di ‘libertà’. Questa parola è un po’ figlia del covid e della guerra: nel periodo del covid infatti abbiamo avuto molte restrizioni e per questo molte discussioni sul concetto di libertà; successivamente la guerra in Ucraina, un popolo che perde la sua libertà.

Ed ecco allora che è importante riflettere sul senso di questa parola e in che modo dobbiamo comprenderla e utilizzarla equesto serve non solo ai ragazzi ma anche anoi adulti.

La professoressa, inoltre, pone l’accento sulla presenza dei grandi relatori che interverranno sull’argomento esaminandolo da svariate angolazioni:

Siamo in un momento dove tutto sembra possibile, non vi sono limiti, noi con il nostro festival esaminiamo la realtà contemporanea, forse è proprio in questo il successo del festival, ovvero, nel riflettere su problemi moderni e non su quelli antichi, affrontandoli con i più grandi relatori sia sul piano nazionale che internazionale.

La riflessione si svolge attraverso diversi percorsi e temi come ad esempio quello della mafia e sul come combatterla per difendere la libertà, laddove sarà presente Giovanni Impastato che parlerà di suo fratello Peppino Impastato; sulle donne e sulla sua libertà assieme alla scrittrice Dacia Maraini; si parlerà ancora della libertà nella nostra Costituzione;ed ancora avremo Crepet che ci parlerà dei giovani attraverso l’educazione; ed ancora avremo Carlo Galli che attraverserà un percorso storico, filosofico e giuridico; con Ferraris parleremo come oggi siamo schiavi dei computer e del digitale.

Poi la D’Aronzo ci parla del primo appuntamento: “Primo ospite della manifestazione, il primo marzo, sarà Umberto Galimberti con il quale ci domanderemo, provocatoriamente, se la libertà esiste davvero o è un’utopia”.

E conclude: “Insomma cercheremo di abbracciare in un modo abbastanza ampio quest’idea di libertà che è così poliedrica e vasta che diventa complesso comprenderne appieno il significato. ecco perchè ci facciamo aiutare da questi grandi relatori“.

Ascoltiamo le parole della professoressa D’Aronzo nell’intervista rilasciata al direttore di Beneventonews24.It, Gerardo De Ioanni.

Festa della Liberazione, Zoino (Pd): “Nel nome di quel 25 aprile tutti siano chiamati a ricercare la pace difendendo la libertà conquistata”

Festa della Liberazione, Zoino (Pd): “Nel nome di quel 25 aprile tutti siano chiamati a ricercare la pace difendendo la libertà conquistata”

Politica

L’anniversario della Liberazione -scrive Zoino, segretario cittadino del Pd- , quest’anno più di quelli trascorsi, ci dice come lo spirito della Resistenza, quel complesso intreccio di ardore morale, coraggio, determinazione, aspirazione alla libertà e senso di giustizia, non ha mai cessato di esistere, al contrario, esso reclama oggi una nuova vita, che sia capace di metterlo al centro del presente, attraversato dai peggiori lasciti dei nemici combattuti e vinti nel ’45.

Intolleranza, odio, diseguaglianze, razzismo, discriminazioni, restrizioni sempre più pervicaci della libertà -prosegue -, feriscono ogni giorno la nostra giovane democrazia, quel solido edificio costruito con il sangue dei partigiani, che negli anni si è dimostrato, invece, estremamente e fatalmente fragile, se a sostenerlo non c’è lo spirito che animava i padri costituenti, diretta eredità della Resistenza. Eppure, qualcuno perso in un intenso quanto colpevole oblio, finge di dimenticare. I valori patriottici che hanno saputo ispirare l’azione dei nostri partigiani sono oggi difesi, a costo della vita, dal popolo ucraino brutalmente aggredito.

La distanza da quell’epoca straordinaria, con l’inaccettabile invasione di Putin a danno della popolazione ucraina, si è ridotta in un batter d’occhio. Ecco perché celebrare la Liberazione, oggi più di ieri, è un atto politico di particolare significato! Non si tratta di allestire pompose messinscene che esaltino a vanvera i principi democratici, bensì di chiarire da che parte stare.

Se ricordiamo da dove viene la nostra Storia, se rammentiamo qual è il peso di una democrazia autentica, se intendiamo rievocare il clima di giustizia e di libertà da cui è scaturita la Repubblica Italiana, ebbene, non possiamo che schierarci, nel nome della “Pace”, senza infingimento alcuno, dalla parte di chi lotta per la propria libertà, per la propria sovranità, a difesa dell’Europa!

Colpevole chi si gira dall’altra parte! Nel nome di quel 25 aprile – conclude Zoino -tutti siano chiamati oggi a ricercare la pace attraverso la difesa della libertà conquistata.