Coletta: “M5S a trazione contiana in salute ma consenso è per il simbolo non per i candidati”

Coletta: “M5S a trazione contiana in salute ma consenso è per il simbolo non per i candidati”

Politica

“Le recenti elezioni politiche ci hanno consegnato un Movimento Cinque Stelle a trazione “contiana” in discreta salute, specie in città dove si conferma primo partito con percentuale superiore a quella nazionale.

Un consenso dato, convintamente anche da chi scrive, al simbolo più che ai candidati e ciò in ragione di una legge elettorale che non prevede preferenze e che premia, notoriamente, dei nominati di fatto.

Se non fosse così, non si spiegherebbe il risultato ancora buono di una forza politica di cui non vi è sostanzialmente traccia sia come organizzazione sia come voce udibile sulle varie tematiche cittadine, e la cui nutrita pattuglia parlamentare scaturita dalle elezioni del 2018 è, seppure attraverso rispettive diverse modalità, del tutto evaporata”. Così l’Avv. Luca Coletta, presidente del comitato “Giù le mani dai Pini”.

“Detta situazione – prosegue – , apparentemente paradossale, è conseguenza della discendente parabola dei pentastellati nostrani.

Cominciò Nicola Sguera il quale, benché chiamato a rappresentare oltre 800 beneventani che lo avevano votato, si dimise per ritirarsi a vita privata a causa dell’eticamente inaccettabile, a suo dire, alleanza che nel frattempo maturava a Roma con la Lega di Salvini.

Quindi, i quattro parlamentari eletti a furor di popolo nelle politiche del 2018, rimasti sostanzialmente “latitanti” e pressoché silenti sulle problematiche cittadine più rilevanti.  

Ci chiediamo se e quando qualcuno di loro abbia messo piede in una contrada o semplicemente assicurato una presenza assidua nei quartieri della città, zona alta o bassa poco importa, e con essa una costante, costruttiva interlocuzione tanto coi due consiglieri comunali, quanto coi cittadini spesso riuniti in pugnaci comitati civici.  

In breve: i 5Stelle hanno, se non del tutto dilapidato, certamente male utilizzato un cospicuo patrimonio di consenso e di speranza nel cambiamento, al punto da non essere in grado neppure di partecipare con una propria lista alle elezioni comunali, contribuendo di fatto alla rielezione dell’attuale primo cittadino.

In tale quadro si colloca l’attuale fase di strutturazione territoriale del Movimento, fase ineludibile sia per una maggior incisività della propria azione politica, sia per poter recitare un ruolo non secondario in occasione di elezioni locali”.

“A Benevento, sino ad ora – continua – , si è appreso unicamente della (auto?) candidatura a coordinatrice provinciale della ex senatrice Ricciardi e della costituzione in fieri di un “autonomo” gruppo territoriale cittadino. La domanda che viene subito spontanea è cosa ci sia, allo stato, da coordinare.

Comunque sia, onde tesaurizzare un consenso ancora buono e in costante crescita – grazie all’abilità di Conte, che ha disegnato un M5S ben diverso da quello originario, liberarandolo da certe scorie “dimaiane”, populiste, vagamente destrorse e filoputiniane – è necessario lavorare per un movimento fondato sulla passione politica e rinnovata voglia di dare un contributo di vecchi e nuovi militanti.

Insomma, va assecondato e favorito quello spirito di servizio, quella voglia di partecipare e promuovere valori e temi ben definiti, che vanno integrati in un’organizzazione interna democratica, ampia e inclusiva”.

“Ne consegue, logicamente – conclude – , che la rappresentanza o “leadership” di siffatta comunità politica non può essere calata dall’alto e decisa altrove secondo logiche “relazionali”, ma deve avere una legittimazione dal basso e provenire dal territorio. Solo in tal modo essa potrà essere utile alla creazione di un Movimento forte e incisivo”.

Caso Lumode: la nota del’avv. Luca Coletta

Caso Lumode: la nota del’avv. Luca Coletta

AttualitàBenevento Città

Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma dell’avv. Luca Coletta in merito alla questione relativa alla ditta casertana Lumode, quale ditta promotrice del project financing riguardante l’ex campo del Collegio La Salle:

E dunque, il “luminare” partenopeo, notoriamente consulente di fiducia del primo cittadino – che, a questo punto, non deve nutrire lo stesso sentimento verso l’avvocato del Comune, pagato, e pure molto bene, dai beneventani anche per rendere pareri – ha sciolto ogni dubbio: il project financing riguardante l’ex campo del Collegio La Salle, promosso dalla ditta casertana Lumode e inserito nel pacchetto d’interventi relativo alla riqualificazione urbana del cd. “Bando Periferie “, va definitivamente riposto nel cassetto.

La ragione è, ormai, ben nota: esso prevede un contributo finanziario pubblico di gran lunga eccedente la misura del 49% fissata dalla legge, così come certificato dall’ANAC, sollecitata a intervenire sulla questione da Gabriele Corona, il quale, da “dipendente semplice” del Comune, aveva da subito colto la palese illegittimità e conseguente non fattibilità dell’operazione.

Ciò nonostante, si apprende dalla stampa locale che la ditta promotrice non ha abbandonato il proposito di agire per il risarcimento dei danni e che, in proposito, è in corso una trattativa col Comune, cui partecipa, tanto incredibilmente quanto attivamente, anche il dirigente ai Lavori Pubblici, benché egli sia, al contempo, coordinatore responsabile del Programma Riqualificazione delle Periferie e redattore per conto della stessa società Lumode del progetto di fattibilità originario, come visto errato.

Ad agosto chi scrive espresse, da piccolo legale operante nelle desolate terre beneventane ridotte a colonia delle altre provincie campane, qualche dubbio sulla consistenza della pretesa risarcitoria, evidenziando, in sintesi, la mancanza di un provvedimento finale dell’Amministrazione passibile d’impugnazione innanzi alla competente Autorità Giudiziaria e, quindi, di una pronunzia che avesse accertato l’illegittimità relativamente alla condotta del Comune, nonché, il diritto al risarcimento del danno, pregiudizio ipotetico a cui, nell’eventualità, avrebbe, comunque, concorso la stessa Lumode a mezzo del suo progettista.

Dubbio divenuto pressante alla luce di un’ulteriore e risolutiva considerazione, invero non dello scrivente ma del Consiglio di Stato, che, nella recentissima sentenza n.8072 del 19 settembre 2022, chiarisce:

<<Nel project financing quand’anche fosse stato non solo individuato il promotore ma anche, ritenuto di pubblico interesse, il progetto dallo stesso presentato, la P.A. non è comunque vincolata a dare corso alla procedura.
La giurisprudenza in materia di progetto di finanza (ad iniziativa privata), in base alla normativa di settore ex art.183, c.15, d.lgs. n.50/2016, ritiene che la prima fase sia “pre-procedimentale”, funzionale alla fattibilità di una data opera ed incentrata sull’interesse pubblico in relazione a tale opera – fase dunque ad elevata discrezionalità – non sindacabile nel merito, a fronte della quale il privato promotore vanta mere aspettative di fatto, accollandosi il rischio che la proposta non vada a buon fine.

Inoltre, quand’anche fosse stato non solo individuato il promotore ma anche, ritenuto di pubblico interesse, il progetto dallo stesso presentato, l’Amministrazione pubblica non sarebbe comunque vincolata a dare corso alla procedura di gara, essendo libera di scegliere, attraverso valutazioni attinenti al merito e non sindacabili in sede giurisdizionale se, per la tutela dell’interesse pubblico, sia più opportuno affidare il progetto per la sua esecuzione ovvero rinviare la sua realizzazione, ovvero non procedere affatto.>>

In breve: il promotore, cioè la Lumode, si è assunta il rischio che il progetto non venisse giudicato conforme all’interesse pubblico, dovendosi considerare insito nella posizione del promotore il rischio economico della redazione e mancata realizzazione del progetto presentato, essendo esso assoggettato  al potere di verifica di fattibilità dell’amministrazione, con conseguente possibilità di non dar corso all’esecuzione dell’intervento.

Nel caso in questione ciò è ancor più vero dal momento che l’acclarata, irrimediabile illegittimità della procedura elide ogni margine di discrezionalità dell’amministrazione, che è vincolata all’annullamento o revoca della stessa.

Concludendo, l’avvocato Coletta, infine, precisa: “La posizione della ditta casertana non poggia su atti o provvedimenti durevoli e stabilmente attributivi di vantaggi eventualmente indennizzabili o risarcibili. Al Comune non resta perciò che rimuovere, senza remore, i provvedimenti sin qui assunti.