Paupisi, la lettera di dolore della signora Maria: “Tolti i lumini dalla lapide di mio marito: gesto assurdo e privo di sensibilità”

Paupisi, la lettera di dolore della signora Maria: “Tolti i lumini dalla lapide di mio marito: gesto assurdo e privo di sensibilità”

AttualitàDalla Provincia

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera arrivata alla nostra redazione.

“Mi chiamo Maria Maddalena Micco e per mia sfortuna è dal 17 Gennaio di quest’ anno che il cimitero di Paupisi è diventato la mia seconda casa, per la prematura scomparsa di mio marito. Sabato 5 novembre mi sono recata nella nostra Cappella di famiglia dove è sepolto il mio Carmine ed ho avuto un colpo al cuore nel notare immediatamente che tutti i lumini a batteria (circa 25) messi accanto alla sua lapide, erano scomparsi e che i soli tre restanti erano spenti. In un attimo ho pensato di tutto!
Ho provveduto a riaccendere i lumini e mi sono recata dal custode chiedendo se avesse notato qualcosa di strano. Lui candidamente mi ha detto: “ho capito, non hai trovato i lumini giusto? Sono stati tolti dalla società (Cerulo Srl) che provvede all’illuminazione perché non possono essere usati davanti alle tombe”!
In quel preciso istante ho avuto la conferma definitiva che l’essere umano non ha un briciolo di coscienza!
Ho subito contattato il Vicesindaco di Paupisi Giancamillo Morelli, il quale mi ha evidenziato che per problemi legati allo smaltimento hanno preferito vietare i lumini.
Premetto che non comprendo il motivo di questa scelta, ma voglio ricordare alla suddetta società che la nostra cappella di famiglia è proprietà privata, costruita su suolo privato, pertanto nessun altro oltre noi componenti di famiglia, può prendere decisioni, sul come, quando, perché e cosa mettere all’interno di essa.
Ancora il Vicesindaco Morelli mi ha tranquillizzata dicendomi che aveva parlato con l’amministratore il quale non solo si era scusato per un errore commesso dai suoi dipendenti, ma che avrebbe rimesso i lumini al loro posto.
Ad oggi nulla. Questa lettera da parte mia è accompagnata da lacrime di dolore per un gesto ricevuto da parte di una società il cui amministratore, molto giovane tra l’altro, non si rende conto che lavorare in un cimitero equivale a tutelare l’anima di chi ci riposa e di chi si reca a pregare.
Un gesto così assurdo e privo di sensibilità denota solo attaccamento all’aspetto economico del lavoro e non all’importanza di esso. Sì perché egregi lettori, tutto questo è accaduto nella settimana cosiddetta “dei morti” e non 1 mese fa o 2 o 3 o 5 mesi fa.
L’obiettivo, in questa settimana, era sollecitare l’acquisto delle classiche lampadine da mettere accanto alle tombe. Ripeto sono 10 mesi che mi reco in quel cimitero e non si è mai verificato tanto scempio.
Voglio rammentare a lor signori che il cimitero è un luogo sacro, un luogo dove al suo esterno, prima di entrare, si ci spoglia di tutto: denaro, odio, razzismo, politica e arroganza.
Vi consiglio di leggere almeno una volta nella vostra vita “A Livella ” di Totò e di riflettere bene sul significato di essa. Ricordate che il vostro lavoro è molto delicato, perché curate l’anima dei defunti che rimbomba nell’eternità. Riflettete sul vostro modus operandi che di coscienza ha ben poco e sappiate che c’è un intero paese deluso da questa vostra arroganza colma di cattiveria.
Attendo fiduciosa di rivedere i lumini all’interno della cappella accanto alla tomba del mio Carmine. Vi saluto con poco affetto e pochissima stima”.