Il Presidente del Napoli, intervenuto a Radio Napoli Centrale, ha parlato anche della questione Maradona. L’impianto che ospita le gare casalinghe degli azzurri, infatti, dovrà essere oggetto di restyling in vista di Euro2032, in cui Italia e Turchia saranno i paesi organizzatori.
Nelle scorse settimane si era paventata l’ipotesi che proprio il Benevento potesse ospitare il Napoli al Vigorito nel periodo dei lavori, ma De Laurentiis ha spiegato perché quest’ipotesi è destinata a non tramutarsi in realtà.
Queste, quindi, le parole del patron azzurro, riportate da TuttoNapoli.net:
“In ogni caso, qualsiasi tipo di operazione si dovesse portare avanti al Maradona, il Calcio Napoli dovrebbe giocare alcuni anni fuori dallo stadio Maradona. Con tutto il rispetto che ho per Avellino, Benevento, che hanno stadi molto belli, ma molto inferiori alle necessità numeriche del Calcio Napoli e del fatto che giocheremo, mi auguro anche la prossima stagione, e le ulteriori stagioni che verranno in Europa, quindi il problema non si pone. Non possiamo perdere 3 anni giocando in stadi che ci creerebbero una minusvalenza di oltre cento milioni, a livello di incassi”.
Benevento, Foggia: “Per la Reggina abbiamo recuperato giocatori e speriamo di fare risultato. Diego è l’irraggiungibile”
Il Direttore Sportivo del Benevento, intervenuto a Radio Punto Nuovo, ha ricordato Diego Armando Maradona, di cui ieri ricorreva l’anniversario della morte.
Di seguito, dunque, le parole di Pasquale Foggia, che ha anche commentato il lunch-match di domani contro la Reggina, riportate da calcionapoli24.it:
SUL RICORDO DI MARADONA: “Due anni senza Diego è un giorno particolare, triste per tutti gli amanti di questo sport. Ricordiamo una figura molto legata anche per noi napoletani, è stato un giocatore irripetibile. Per un calciatore mettere piede al Diego Armando Maradona di Fuorigrotta è un orgoglio e un qualcosa da raccontare“.
SULLA VITTORIA DEL BENEVENTO AL MARADONA: “Anche se era un amichevole, vincere col Benevento al Maradona è stato qualcosa di prestigioso e affascinante per noi. Per noi fu una serata importante, con la gioia di aver giocato in quello stadio“.
SUGLI ANEDDOTI CON MARADONA: “Il ricordo più bello è l’orecchino che mi fece mia madre. Quando arrivò Diego a Napoli tutti mirammo a copiargli la moda. E’ l’aneddoto più bello che ho, oltre quando l’incontrai a Dubai. Quando Diego allenava lì, andai a trovarlo. E’ stato qualcosa di emozionante, per noi ha rappresentato tutto ciò che è incredibile. Diego è stato l’irraggiungibile. Ho un suo autografo su un foglio da allenamento dell’Argentina…“.
SUL NAPOLI: “Siamo nati scaramantici, ma vedere questo Napoli è davvero bello. Fa un calcio straordinario, è dura reggere il confronto con loro durante il campionato“.
SULLA GARA CONTRO LA REGGINA: “Sarà una gara importante, abbiamo recuperato un bel po’ di giocatori. Faremo una partita dove metteremo tutto quello che abbiamo, sperando di fare risultato. Siamo fiduciosi“.
Un poeta. Questo è Nino D’Angelo, che ieri sera si è esibito nella gremitissima piazza Risorgimento di Benevento, nell’ambito della 43a edizione di “Città Spettacolo”.
Probabilmente, molti storceranno il naso non ritenendo il Nino Nazionale degno di far parte della stessa categoria del “Petrarca“. Ma Nino D’Angelo, al secolo Gaetano D’Angelo, ha imparato a parlare prima col cuore che secondo le regole grammaticali. Non è un caso che il suo ultimo tour, che ha visto nel Sannio la sua tappa conclusiva, si intitoli “Il Poeta che non sa parlare”.
Nonostante da ormai quarant’anni sia capace di unire almeno tre generazioni, rapendo con la sua musica e con le sue canzoni anziani, adulti ma anche tantissimi giovani e giovanissimi, l’ex caschetto biondo ha dovuto lottare e non poco contro i pregiudizi di chi ha cercato per anni di sminuire la sua arte, provando a relegarlo ai margini della Musica italiana, quella con la “M” maiuscola.
E’ stato il suo pubblico, anzi il “Popolo delle sue canzoni” a ribellarsi nei confronti di un simile tentativo, restandogli fedele negli anni, tributandogli nei suoi vari tour in giro per l’Italia e per l’Europa tributi plebiscitari e, soprattutto, non facendogli mai mancare l’affetto. Quell’affetto che non può non provarsi verso un uomo, ormai sessantacinquenne, che non ha dimenticato mai le sue origini, restando sempre il ragazzino magrolino col caschetto biondo, insomma uno scugnizzo. Mai una parola fuori posto; sempre pronto a risolvere tutto con una battuta o una risata; un’empatia profonda, inossidabile con il suo pubblico.
Questa è la forza di Nino D’Angelo che, come logico che sia, negli anni è cresciuto e si è evoluto – anche – come artista, senza però mai rinnegare quelle canzoni che lo hanno salvato nel vero senso della parola, dandogli la possibilità di cambiare letteralmente vita, abbandonando quella fatta di stenti, di paure, di difficoltà per abbracciare quella di Nino D’Angelo. Ma sempre con Gaetano nel cuore.
“Se sono ciò che sono oggi lo devo a voi. Siete voi la mia fortuna”, ha dichiarato senza mezzi termini il cantautore partenopeo ieri sera da quel palco, dove è andato in scena uno spettacolo a tutto tondo. nel corso del quale ha dimostrato – ancora una volta e se ce ne fosse ancora bisogno – di essere un artista a 360 gradi. Insomma, per altri, sicuramente, si sarebbe scomodato il termine Performer. E noi, senza dubbio alcuno, lo facciamo.
I tantissimi fan, giunti da tutta la Campania e non solo dal Sannio, hanno cantato a squarciagola tutti i successo di Nino D’Angelo, da quelli più datati come “Nu jeans e na maglietta” a quelli più recenti come “Voglio parlà sul d’ammor”, passando per “Maledetto treno”, “Stupida avventura”, “Jesce Sole” e via dicendo.
Una serata, di circa due ore di spettacolo, vissuta come se ci si trovasse su una sorta di montagna russa delle emozioni: si è passati dalle risate per alcune battute calcistiche di Nino, noto tifoso del Napoli, ai sorrisi affettuosi quando il cantante ha chiesto di far salire sul palco una piccola fan, concedendole una foto e un momento che non dimenticherà mai, passando per l’eccitazione mista a paura di quando in maniera spericolata si è arrampicato sui tralicci a sostegno del palco, sino a un pizzico di malinconia di quando D’Angelo ha cantato la canzone che ha voluto dedicare all’amico Diego Armando Maradona, il tutto preceduto – e non poteva essere diversamente – dal coro “Oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte el corazon…”.
Nel corso della serata, c’è stato anche un momento celebrativo, con l’artista partenopeo che ha ricevuto il premio “Gregoretti”, consegnatogli dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, e dal direttore artistico della Kermesse, Renato Giordano.
Addio a Gianni Di Marzio, ex allenatore e dirigente sportivo italiano, consulente del Palermo.
L’annuncio è stato dato dal figlio Gianluca, giornalista a Sky. Di Marzio, 82 anni, aveva avuto un’ottima carriera da allenatore e negli anni ’70 portò il Catanzaro in serie A. Nel 1977 arrivò sulla panchina del Napolii, guidato alla finale di Coppa Italia.
Fu proprio lui a scoprire in Argentina un giovanissimo Diego Maradona segnalandolo al presidente Corrado Ferlaino ma l’operazione non fu subito possibile a causa della chiusura delle frontiere al mercato. “E adesso potrai finalmente allenarlo il tuo caro amato Diego – si legge nel messaggio condiviso sui social dal figlio giornalista, Gianluca Di Marzio – Sei stato un grande papà, mi hai insegnato tutto e non sarò l’unico a non dimenticarti mai”.
“Addio Gianni, sei stato il mio allenatore per 5 anni e mio grande amico per tutta la vita: se sono allenatore lo devo a te”. Così da Londra il tecnico del Watford, Caludio Ranieri, gia allenatore tra le altre di Juve, Roma e Leicester con cui ha vinto a sorpresa la Premier League, saluta il suo ex allenatore Gianni Di Marzio. “Ora – aggiunge Ranieri – posso solo condividere il dolore di questa tua ultima notizia con Tucci e Gianluca. Mi mancherai, tantissimo”.
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