<strong>Al Teatro “Vittorio Emmanuele” di Benevento Marco Travaglio racconta “I migliori danni della nostra vita”</strong>

Al Teatro “Vittorio Emmanuele” di Benevento Marco Travaglio racconta “I migliori danni della nostra vita”

AttualitàBenevento Città

Nella serata di sabato 4 febbraio, negli spazi del Teatro Vittorio Emmanuele” di Benevento, Marco Travaglio ha trascinato il numeroso pubblico presente nella sua ricostruzione delle surreali e riprovevoli vicende politiche che hanno coinvolto il nostro paese, soprattutto nell’ultimo decennio scorso.

Accompagnato da immagini di testate giornalistiche con i loro deliranti titoli miranti a screditare il Movimento 5 Stelle, da brevi filmati di dichiarazioni, soprattutto di Mario Draghi, manovratore occulto, dice, di tutta la politica italiana, ma sostanzialmente fallimentare nella sua politica interna e internazionale, Travaglio racconta la sua storia dell’arte del governo e della società italiana.  

Il lungo ed accorato monologo di Travaglio su tutti i problemi del nostro paese, frutto di scelte politiche sbagliate dei diversi partiti dell’arco costituzionale, escluso ovviamente i 5 stelle, e di personaggi inappropriati alla gestione pubblica, è iniziato ricordando, in modo ironico, “Il Presidente del Consiglio” – come ama definirsi nonostante sia una donna- Giorgia Meloni e la valenza morale e politica povera dei suoi ministri, dice,  quasi tutti già visti nei governi Berlusconi e rappresentanti della Destra al governo del paese.

La sua ricostruzione prende avvio dal confronto Bersani- Crimi del 2013, confronto che poteva dare vita ad un governo Pd-5Stelle, ma che non si concretizzò perchè, dice Travaglio con ironia e sarcasmo, il Pd non permise al movimento fondato da Grillo, di concretizzare la sua presenza nel governo nascente con le proprie idee e la sua agenda programmatica.

Secondo Travaglio quell’errore della sinistra consentì che si succedessero una serie di governi fallimentari, da quello di Mario Monti, a quello “scialbo e insignificante” di Enrico Letta, fino a quello del “rottamatore” Matteo Renzi – finito poi a sua volta rottamato con il referendum del 2016- a quello del triste e  “dormiente” Paolo Gentiloni.

Il sistema, dice Travaglio, quando le cose non vanno bene, non fa autocritica, ma cerca di accorpare attorno a sé quanti più movimenti politici possibile per sopravvivere, ed ecco la nascita di governi di ammucchiate, in attesa che fuori passi la buriana.

Tutti governi che non fecero altro che suscitare malcontento fra la gente e il malcontento e la rivolta che i partiti di governo del tempo avevano cercato di tenere fuori dai palazzi istituzionali, torna ancora più forte decretando il successo politico del Movimento 5 Stelle del 2018, con un risultato del 33% di consenso, un movimento che aveva un’agenda politica, afferma Travaglio, ricca di iniziative volte a spezzare la corruzione, il clientelismo e soprattutto a favorire il sostegno alle classi più povere del paese.

Fu Renzi, afferma Travaglio, a non voler governare con i 5 Stelle e a spingerlo “in braccio alla Lega”, consentendo la nascita del primo governo Conte.

I grandi poteri economici si preoccuparono per la “nuova” politica del Movimento e cercarono di avvicinare Matteo Salvini alle loro posizioni. Cosa che accade quando nel 2019 lo stesso Salvini decise di far cadere il governo Conte 1.

Nello stesso 2019 però nasce il governo Conte 2, governo di coalizione detto “giallo-rosso” per la presenza al suo interno anche del Pd. Matteo Renzi però toglie la fiducia all’esecutivo e, caduto il governo Conte 2, viene chiamato, su spinta del Presidente della Repubblica Mattarella, Mario Draghi.  

Anche contro Draghi Travaglio non lesina critiche, ricordando ai presenti la sua decisione di ridimensionare il “reddito di cittadinanza” e ridare spazio, egli dice, a provvedimenti contro l’ambiente.  Grande risalto egli dedica al tema del “reddito di cittadinanza”, provvedimento osteggiato da tutti i partiti perché visto come sussidio per chi non ha voglia di lavorare, anziché come aiuto a chi non ce la fa a sopravvivere.

Ampio approfondimento viene poi dedicato alla tragedia del Ponte Morandi ed alle responsabilità mai apertamente dichiarate della famiglia Benetton per i suoi trasversali interessi nella politica e nel sistema dell’informazione, tutti a servizio, afferma Travaglio, dei poteri economici forti perché finanziatori dell’una e dell’altra.

Infine egli ha ricordato l’esito delle ultime elezioni politiche che hanno visto la vittoria della Destra come regalo del governo Draghi che, dopo aver raccolto introno a sé quasi tutti i partiti, escluso Fdi, alle sue dimissioni ha regalato la disillusione della gente verso i grandi partiti del recente passato, cosa che ha determinato il ritorno di una Destra che si è trasformata in Atlantista e democratica, ma che in realtà si è preoccupata subito di difendere i poteri forti e preannuncia una riforma Presidenzialista che sconfessa il dettato antifascista della nostra Costituzione.

Monologo incalzante e monodirezionale quello di Travaglio, denuncia sincera dei tanti errori commessi dalla politica recente, ma con attenzione oseremmo dire “maniacale” nella difesa delle proprie idee, un monologo che, a nostro avviso, sarebbe stato molto più coinvolgente se avesse previsto la presenza di un contraddittorio, ma che tuttavia ha coinvolto i presenti che hanno sorriso e riflettuto sulle tante tematiche affrontate dal giornalista, saggista ed opinionista Marco Travaglio.