Maria Sole Ferrieri Caputi è la prima arbitro donna nella serie A di Calcio italiano

Maria Sole Ferrieri Caputi è la prima arbitro donna nella serie A di Calcio italiano

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Maria Sole Ferrieri Caputi è la prima arbitro donna nella serie A di Calcio italiano.

La storia della parità di genere approda in uno spazio da sempre esclusivamente maschile vincendo, nello stesso tempo, diffidenze e atavici pregiudizi di genere che, senza una vera e giustificata ragione, hanno confinato la professionalità arbitrale femminile ai margini dei più importanti eventi sportivi di calcio.

La Ferrieri Caputi è toscana classe 1990, nella vita è una ricercatrice alla fondazione Adapt (Associazione per gli studi internazionali e comparativi in ​​materia di lavoro e relazioni industriali) ed è dottoranda all’Università di Bergamo.

Dopo aver praticato la funzione arbitrale per cinque anni tra i dilettanti, ha poi diretto gare di serie B oltre che il match di coppa italia fra Cagliari e Cittadella.

Diventata ormai riferimento per tante giovani ragazze, ha raccontato di sé: “ Da bimba volevo giocare a calcio, ma la mamma non voleva. Erano altri tempi, non si vedeva di buon occhio una ragazzina che correva dietro a un pallone. Oggi per fortuna è diverso. A sedici anni mi sono iscritta al corso arbitri della sezione di Livorno. Un colpo di fulmine”.

Maria Sole Ferrieri Caputi

La sua esperienza sportiva però ha conosciuto anche momenti sgradevoli, soprattutto quando ha diretto nelle categorie inferiori, circostanze nelle quali il suo essere donna, più che arbitro, le ha attirato qualche insulto.

Dunque brutte esperienze? “Per fortuna no – ha risposta la ragazza – In pericolo per davvero non mi sono mai sentita. Qualche giocatore maleducato l’ho trovato, ma il problema vero è chi sta fuori. Il giocatore lo gestisco. Ma la voce sguaiata, l’insulto del tizio attaccato alla rete di un campetto con venti spettatori lo senti. E fa male. Più di un coro in uno stadio da 20mila persone. Anche perché nel campetto di periferia sei da solo”.

Inutile dire che la presenza di una donna arbitro in una competizione di calcio è ancora vista, da qualche individuo che vive in una dimensione arcaica e anacronistica esclusivamente maschile, quasi una diminuzio della mascolinità, un’invasione di campo inaccettabile da parte di un “diverso” che non conosce e non può capire i meccanismi della socialità maschile.

Da sempre gli arbitri, per la loro funzione di controllo sul gioco del calcio, sono stati oggetto di epiteti poco civili o offese personali, ma nella sfera dell’arbitraggio maschile gli improperi colpivano, in genere, le mogli, le madri o comunque le donne del giudice di gara, nella sfera femminile invece, si tende a insultare la malcapitata richiamandola ai suoi più umili lavori familiari, ad attività storicamente femminili che, ovviamente, sono viste come di basso spessore sociale ed umano,  tipiche degli individui inferiori.

Se le offese di qualche spettatore incivile sono quasi normali, ci sono stati anche episodi di giornalisti misogini che hanno fatto sentire la loro voce ottusa e stonata. Ricordiamo le parole del giornalista Sergio Vessicchio che ha definitouno schifo” la presenza di guardalinee donna, giustificando poi se stesso affermando: “ Perché una donna non arbitra a livello nazionale? La prima discriminazione la fanno loro……gli uomini non devono arbitrare le donne e viceversa”.

Troppo spesso, almeno fino a poco tempo fa, l’accoglienza di un arbitro donna non è sempre stata delle migliori. Tra i primi commenti spesso si è sentito : “ No, dai, un arbitro donna no..”. Quando poi inizia la partita e si verifica qualche decisione dubbia, qualche offesa arriva , alla faccia della galanteria, offese che non mettono in dubbio la fedeltà del coniuge, ma sono più fantasiose : “ C’è chi ci invita ad andare a lavare i piatti – come se i piatti dovessero essere lavati solo dalle donne!– chi a fare le lasagne e chi la calzetta a casa” afferma una donna arbitro.

“Alla fine spesso, però, ci fanno i complimenti sull’arbitraggio e ammettono che siamo brave. E’ il destino di noi donne: dobbiamo sempre dimostrare più degli uomini” continua la stessa.

E’ un dato di fatto però  che gli arbitri donna sono tanti, in aumento ed eccellono.

Maria Sole Ferrieri Caputi

Dunque Maria Sole Ferrieri Caputi arbitrerà nella nostra serie A, senza dover dimostrare niente a nessuno, ella farà semplicemente il suo lavoro con professionalità e se qualche errore dovesse esserci, il suo impegno non sarà diverso dai suoi colleghi uomini.

Il presidente dell’Aia Alfredo Trentalange, in merito alla “promozione” della Ferrieri Caputo, ha commentato: “Fa certo notizia il fatto che Maria Sole sia la prima donna in A e B, ed è un momento storico ma la promozione è un avanzamento che nasce dal merito e non dal privilegio. Si parte per una stagione complessa, anomala: nulla è scontato in ambito arbitrale. L’augurio a Maria Sole è da fare sicuramente e a tutti i nostri arbitri, dico di cercare il merito perché non esiste privilegio: nessuno li troverà. Il suo percorso sarà naturale e faremo attenzione al suo percorso come a quello degli altri”.

Il presidente dell’AIA ha anche affermato : “La promozione è un avanzamento che nasce dal merito“. Con lei in Can A e B anche gli arbitri Rutella, Gualtieri, Perenzoni e Feliciani

E’ pur vero che l’Italia è il secondo paese europeo, dopo la Germania, ad avere il maggiore numero di arbitri donne associate, sono 1.600, pur tuttavia la notizia che una donna arbitrerà nella serie A ancora suscita curiosità ed un po’ di scalpore.

Ci piace ricordare, in merito a donne arbitro, l’esperienza di Stephanie Frappart che, prima donna in Europa, ha diretto, nel 2019 la finale della Supercoppa Europea tra Chelsea e Liverpool. Seria ed esemplare dichiarò, dopo l’esperienza europea: “ Abbiamo provato che tecnicamente e fisicamente siamo come gli uomini. Non abbiamo paura di sbagliare”.

Stephanie Frappart

Auguri sinceri allora a Maria Sole Ferrieri Caputi che, come sue colleghe che rifiutano di essere chiamate “arbitre”, sarà un direttore di gara rigoroso e alla pari dei suoi colleghi maschi, perché il lavoro a cui è chiamata è lo stesso, come le regole che lei conosce bene.

Se poi da donna saprà fare anche meglio dei maschi, impegnandosi il doppio rispetto ai suoi colleghi dell’altro sesso come sempre accade ad una donna che vuole affermarsi, allora può darsi che diffidenze e pregiudizi di genere vengano finalmente e definitivamente cancellati.