Benevento, 80 anni fa il bombardamento alla Basilica della Madonna delle Grazie

Benevento, 80 anni fa il bombardamento alla Basilica della Madonna delle Grazie

Cultura
Era il 1943, fu un settembre nero per la città: ricordiamo morti, bombardamenti e distruzione del Duomo e della Madonna delle Grazie.

Era il 1943, anno terribile di guerra e distruzione della città di Benevento. L’armistizio di Cassibile, sottoscritto l’8 settembre 1943, aveva dato l’illusione che la guerra fosse finita, le sofferenze terminate, ma in realtà, per la città di Benevento, questa idea fu solo un’illusione.

Il mese di settembre del 1943, giusto 80 anni fa, fu, per la città e l’intera popolazione, un momento di paura, sofferenza e morte; strade, ponti, case e slarghi furono devastati dalla follia devastatrice della guerra che, con bombardamenti ed esplosioni, sconvolsero la città e la vita di tanti innocenti cittadini.

Tra il giorno 11 e 12 settembre arrivò sulla città, occupata dai tedeschi, un nuovo bombardamento degli angloamericani, questa volta l’obbiettivo era il ponte Vanvitelli, chiamato anche ponte di Calore (in dialetto, u’ ponte ‘e Calore) dal nome del fiume che sormontava. Il ponte collegava il rione Ferrovia con il centro storico della città e, fino agli anni ’60, è stata l’unica strada per poter accedere alla parte alta della città stessa.

Il 15 dello stesso mese, cinque ondate di bombardamenti colpirono Piazza Duomo e Piazza Orsini distruggendo ogni cosa e lasciando solo macerie.

La città di Benevento era, all’epoca dei fatti narrati, importante zona di transito dei reparti tedeschi diretti verso nord ed il ponte, con la sua posizione strategica, divenne, ben presto, obiettivo primario dell’aviazione alleata. Inutile ricordare che per i tedeschi il controllo della città aveva anche lo scopo di rapinare risorse, come raccomandato alle truppe tedesche da Hitler.

Altro obiettivo strategico, oggetto di bombardamenti incessanti, furono il rione Ferrovia e la stazione ferroviaria, anch’essa importante arteria di collegamento tra nord e sud Italia, ma anche di luoghi sacri come il Duomo, o cattedrale metropolitana di Santa Maria de Episcopio, risalente agli inizi del VII secolo e il Santuario della la Madonna delle Grazie, sorto in seguito ad un voto dei cittadini durante l’epidemia di colera del 1837.

Ovviamente i bombardamenti incessanti e chirurgici effettuati dagli alleati per cacciare i tedeschi, colpirono anche migliaia di cittadini inermi che furono vittime di crolli, polvere ed esplosioni, in seguito ai quali sperimentarono sulla propria pelle un campo di battaglia ed il significato della parola “guerra”.

Come riportano le cronache, Benevento subì, nel 1943, numerosissimi bombardamenti dall’aviazione anglo-americana, nelle giornate del 20 e 27 agosto, il 7, l’11, il 12,il 14, dal  16 al 22 – tutti i giorni- ed ancora il 24, il 25, il 28 ed il 30 settembre ed infine, ancora il 1 ottobre. Quarantadue ondate di fuoco, distruzione e morte, di giorno e di notte, che videro la città di Benevento letteralmente innaffiata di bombe.

La città distrutta conobbe poi, come sempre nelle guerre, il fenomeno dello sciacallaggio da parte di ladri che cercavano di arraffare, tra le macerie, tutto quanto avesse ancora un valore, noncuranti dei morti e della proprietà altrui.

Ricordiamo, insieme alla ricostruzione storica fatta dall’inglese Simon Pocock nella sua opera “Campania ‘43”, come fino al 14 settembre fosse rimasto in città anche l’Arcivescovo di Benevento Agostino Mancinelli, per prestare soccorso alle vittime, ma quel giorno i cacciabombardieri alleati colpirono strade, ponti e truppe e mezzi militari tedeschi e la gente cominciò a scappare dalla città.

In quei stessi giorni, ma già prima dell’armistizio, i Frati Minori, custodi del Santuario della Madonna delle Grazie, stavano cercando di mettere in salvo il tesoro della madonna. I Frati entrarono nel santuario rompendo una vetrata, le chiavi erano infatti detenute dal Comune. Solo il 16 dello stesso mese i tre intraprendenti Frati, portato in città il biroccino del Convento di Paduli, riuscirono a caricare la statua della Vergine delle Grazie per portarla nella chiesa di Paduli.

Purtroppo, mentre operavano il salvataggio, arrivò un bombardamento di due ondate di B-17 Flying Fortress ed essi furo costretti ad adagiare la statua a terra e fuggire al riparo poco distante, nella casetta del giardino dello stesso Santuario.  Cinque bombe caddero nello spazio che intercorreva tra la statua della Vergine ed il loro nascondiglio – circa 50 metri – , ma sia loro che la madonna erano incolumi e proseguirono così nella loro opera di salvataggio.

Nonostante il coraggioso atto dei Frati Minori però, la Madonna delle Grazie fu oggetto di ennesimo bombardamento nella giornata del 29 settembre, attacco aereo che procurò danni significativi ad un luogo venerato e simbolo della storia di tutti i beneventani.

La chiesa subì terribili danni, ma, come racconta Don Salvatore De Lucia, sacerdote, giornalista e scrittore, nel suo “Diario di un sinistrato”: “ Or ora ho saputo che il bellissimo simulacro della Vergine delle Grazie, spogliato degli ori e dalle gemme, messo tutto al sicuro, è stato, nel pomeriggio di oggi, tra incessanti bombardamenti, portato, anche contro il volere del podestà e del prefetto, nella chiesa dei Frati Minori, a Paduli. Ottima la decisione!”.

Una città distrutta con le sue opere religiose di maggior pregio, il Duomo che conservò solo la facciata risalente all’XI secolo, protetta da sacche di sabbia, comunque instabile ma che tuttavia fu salvata con un intervento di fortificazione, la chiesa della Madonna delle Grazie quasi interamente distrutta, ma soprattutto duemila morti tra la popolazione civile, l’apparato industriale della zona Ferrovia quasi azzerato, 5.000 vani distrutti, quasi 4.000 fortemente danneggiati.

Questo fu il tragico bilancio delle incursioni aeree di una guerra crudele ed inutile, come tutte le guerre. Qualche settimana dopo, il 3 ottobre 1943, i tedeschi (divisione Goering) lasciarono la città. 

Nel 1967, alla presenza del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e del Presidente della Camera Sandro Pertini, la città di Benevento fu insignita della medaglia d’oro al valor civile.