Il ddl Zan fermato in Senato: l’omotransfobia può continuare ad essere legittimo esercizio sociale

Il ddl Zan fermato in Senato: l’omotransfobia può continuare ad essere legittimo esercizio sociale

AttualitàDall'Italia

Bloccato al Senato l’iter della legge contro l’omotransfobia: utilizzando la pratica del voto segreto l’assemblea dei senatori ha detto no alla discussione e l’analisi dei singoli articoli del ddl Zan, dal nome del relatore Alessandro Zan, mettendo in pratica una procedura definita “tagliola” che ha di fatto interrotto l’iter parlamentare della legge.

 Complice il voto segreto, le diverse forze politiche si sono incolpate a vicenda di aver “ucciso” un provvedimento che avrebbe esteso la legge Mancino, che oggi punisce le discriminazioni per razza o religione, alle disuguaglianze sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. I favorevoli a bloccare l’approvazione del ddl Zan sono stati 154, i contrari 131, mentre due sono stati i senatori che si sono astenuti. Lo scarto è stato dunque di 23 voti.

Sono più di vent’anni che in Parlamento si cerca di arginare le discriminazioni e le violenze fondate sull’orientamento sessuale. Il provvedimento che già era stato approvato dalla Camera, è poi rimasto bloccato in commissione al Senato fino a pochi giorni fa per l’ostruzionismo del relatore della commissione, il leghista Ostellari.

Cosa proponeva il ddl Zan? Avrebbe voluto punire tutte le discriminazioni, comprese quelle basate sul sesso e/o sull’identità di genere o sulla misoginia prevedendo, per chi istiga a commettere tali discriminazioni o violenze per motivi omofobi o organizza e/o partecipa ad associazioni che istigano alla discriminazione, pene adeguate al reato.

In una parola la legge Zan propone di inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio, intervenendo sul codice penale.

La legge che avrebbe voluto alzare barriere a difesa della comunità gay e trans contro i crimini di odio è stata dunque bloccata nel suo cammino e, secondo le procedure parlamentari, non può essere ripresentata in Parlamento se non tra sei mesi stracciando il testo già presentato e formulandone uno nuovo. E’ un vero addio alla legge Zan.

Complicato dunque il cammino di una legge che avrebbe voluto regolamentare diritti, atteggiamenti e diffidenze verso persone che hanno scelto, liberamente per loro natura,  uno stile sessuale diverso da quello ritenuto lo standard, mettendo in tal modo fine a forme di penalizzazione ed emarginazione di  liberi cittadini disprezzati non per colpe particolari verso i propri simili, ma solo per avere fatto scelte di vita diverse da quelle comunemente in uso.

In merito allo stop del ddl Zan, Sallusti ha affermato che la Destra è stata contraria al provvedimento perché: “La destra è per non punire le idee e le opinioni”. Noi ci chiediamo però di quali idee si sta parlando, se non devono punire le idee di quanti non accettano o disprezzano le scelte gay, perché debbono invece essere messe all’indice quelle che accettano la libera scelta sessuale dei propri simili?

Paradossalmente tra le voci di chi non vuole il ddl Zan ci sono quelle che affermano: “ I gay sono contro natura. Abbiamo paura di non poterci più chiamare mamma e papà”! Il “popolo della famiglia”, riunitisi in Piazza Duomo a Milano contro il ddl Zan, intervistati sulle ragioni del loro dissenso, hanno affermato di aver paura di non poter più difendere la famiglia tradizionale, di non potersi più chiamare “mamma o papà”, di non poter più dire di essere contrari ad adozioni gay o utero in affitto”, temi coinvolgenti, ma che sono solo posizioni ideologiche di partito e di un conservatorismo primitivo che poco hanno a che fare con il ddl Zan.

Nessuno dice che nel ddl Zan le proposte fossero tutte perfette e intoccabili, ma se solo si fosse potuto discutere singolarmente dei vari articoli, difficoltà, imprecisioni e/o punti controversi si sarebbero potuti limare, modificare o abbandonare, lasciando comunque valido l’impianto di una legge che aveva come solo unico scopo quello di garantire i diritti di tutti, a prescindere dal genere di appartenenza o dalle scelte sessuali operate da chiunque.

A breve saranno in discussione in Parlamento altre leggi controverse, come quelle sullo “ius soli” che permette agli stranieri in Italia di avere, se richiesta, la cittadinanza italiana quando anche un solo genitore si trova legalmente nel nostro paese con diritto di soggiorno illimitato o con permesso Ue, la legge sulla cannabis che vorrebbe la legalizzazione della stessa ed infine quella sul fine vita, temi scottanti che certamente riaccenderanno lo scontro fra progressisti e conservatori, in un conflitto inutile che segna solo la sconfitta dei diritti delle persone e lascia la comunità nella confusione sociale e nel rifiuto del riconoscimento di  diritti/doveri della convivenza pacifica.   

Poco edificanti sono stati i festeggiamenti della destra nell’aula del Senato dopo l’approvazione dello stop al ddl Zan, ma poco edificanti sono pure stati i voti mancati o contrari allo steso ddl da parte di senatori di gruppi che avevano appoggiato e votato a favore di esso nel novembre dello scorso anno.

Se è vero che in tema di diritti lgbt l’Italia è fanalino di coda fra i paesi Ue, è infatti solo 35esima su 49 paesi analizzati, secondo quanto riportato da un un report della federazione delle sigle lgbt+llga nella mappa Europe Rainbow, è vero anche che le scelte dell’attuale Senato non sono in linea con il sentimento di uguaglianza che il paese rivendica, come afferma Giuseppe Conte: “Questo voto registra un passo indietro del Parlamento rispetto alla maturità del Paese” e se Salvini rivendica il “successo” del suo partito e della destra, Letta afferma: “Hanno fermato il futuro”.

Se è vero come ci ha insegnato il filosofo Emmanuel Kant che il diritto  è “l’insieme delle condizioni per mezzo delle quali la volontà dell’uno può accordarsi con la volontà dell’altro secondo una legge universale della libertà” e se è vero che in democrazia ogni libertà è sacra, forse bisognerebbe cominciare ad accettare le libertà altrui, di qualunque tipo esse fossero se non arrecano danni o problemi agli altri, se si vuole rivendicare la propria libertà.

In tal senso forse, noi crediamo, lo stop al ddl Zan è stato un’interruzione nel cammino verso quella legge di “universale libertà” di cui ci ha parlato Kant e di cui abbiamo bisogno.