Il 26 dicembre 2023 ha rappresentato una perdita prematura e dolorosa per la comunità artistica di Benevento: Dario Dell’Oste, amico di tutti, si è spento lasciando un vuoto profondo.
Dietro un atteggiamento che a molti poteva sembrare burbero, si celava un animo generoso e di grande sensibilità. La sua assenza ha lasciato una ferita profonda, mitigata solo in parte dai ricordi.
È stato questo l’obiettivo dell’evento che si è svolto ieri al Teatro “Vittorio Emanuele”: celebrare i ricordi condivisi con Dario. L’iniziativa, organizzata da “Gli Amici per Sempre Reunion” grazie all’impegno di Enzo De Rosa, ha visto la partecipazione di oltre 90 artisti. La serata, condotta con grande professionalità da Antonio Mandato e Doriana Furno, è stata un omaggio sentito per mantenere viva la sua presenza nel cuore di tutti.
E ieri, quella presenza è stata percepita da molti. A rendergli omaggio non solo gli amici di sempre, ma anche coloro che da tempo non avevano avuto occasione di incontrarlo.
Tra gli istanti più commoventi, la dedica dei versi da parte dell’artista Carmine Ricciolino, accompagnato da Enzo De Rosa, seduto al suo fianco.
Durante la serata, il centro di formazione professionale Elite ha donato una targa commemorativa, consegnandola a Maurizio Chiariotti, grande amico di Dario dell’Oste.
L’evento è stato aperto da una voce narrante che ha introdotto la banda musicale di Pietrelcina, con cui Dario aveva collaborato. Il sipario si è poi alzato, dando spazio agli amici che hanno intonato il ritornello di Amico mio, un brano a lui dedicato.
Nonostante l’impossibilità di menzionare tutti i partecipanti, l’atmosfera è stata intensa e carica di emozione. Sono stati ricordati molti dei modi di dire di Dario, tra cui la sua frase ricorrente: “Le canzoni si studiano a casa”.
L’Accademia delle Opere, presieduta da Francesco Tuzio, ha curato l’aspetto burocratico dell’evento e annunciato la volontà di realizzare un murales in memoria di Dario.
La serata si è conclusa con abbracci e commozione, lasciando un segno profondo tra i presenti. Un tributo sentito e meritato, reso possibile anche grazie al lavoro dei tecnici che si sono occupati di audio, luci ed effetti.
Città Spettacolo Teatro, al “Comunale” un potente inno alle donne con lo spettacolo “Fiori d’acciaio”
Piacevole, divertente e fluido: lo spettacolo “Fiori d’acciaio” andato in scena ieri sera al Teatro Vittorio Emanuele di Benevento ha conquistato il suo pubblico con una rappresentazione leggera ma intensa, che ha lasciato spazio a più sentimenti e riflessioni.
L’opera, firmata dal drammaturgo statunitense Robert Harling e ispirata ad una storia vera, debutta in teatro per la prima volta a New York, nel 1987. Nel 1989, il regista Herbert Ross ne dirige l’adattamento cinematografico, portando nelle sale una pellicola che resta fedele alla commedia drammatica originale di Harling, di cui Julia Roberts ne diventa protagonista. Dalla regia di Michela Andreozzi e Massimiliano Vado, “Fiori d’acciaio” nel 2024 va in scena nei teatri italiani con un cast nuovo e variegato, composto da Martina Colombari, Anna Galenia, Gabriella Silvestri, Alessandra Ferrara, Stefania Micheli e Gloria Contrafatto, approdando anche a Benevento con la nuova Stagione Teatrale di Benevento Città Spettacolo.
“Fiori d’acciaio“, il cui nome si ispira alla magnolia, fiore indistruttibile, narra la storia di sei donne e un’amicizia che nasce tra pettegolezzi, ilarità e condivisione, fra le mura di un salone di bellezza di provincia. Sei amiche: ognuna diversa dall’altra sia per età che per posizione sociale, ognuna con la propria identità ed un passato che pesa, essenziale però per comprendere l’evoluzione che ogni personaggio subisce all’interno della cornice teatrale. Così, la commedia drammatica fa luce ancora una volta su alcuni aspetti e alcune battaglie che nel mondo di oggi affliggono parecchie donne, creando in ognuna di esse un filo conduttore e uno scambio reciproco di solidarietà.
Dalla violenza di genere alle debolezze generate da una malattia che avanza, dalla sofferenza che procura dolore al dolore che genera amore e crea legami indissolubili: l’opera emoziona ed arriva forte, come un potente inno alla donna. La rappresentazione, infatti, vuole in qualche modo celebrare la sua rinascita, singolare come quella di un fiore; la sua fragilità e la sua meravigliosa forza che, anche dalle ceneri, le permettono di generare sempre nuova vita e amore.
Benevento, BeethovenFest: il 26 ottobre al Teatro Comunale l’esibizione dell’Orchestra Sinfonica del Molise
Si terrà lunedì 21 ottobre p.v. alle ore 10 presso l’Aula Consiliare di Palazzo di Città – Palazzo Mosti – la conferenza stampa di presentazione del BeethovenFest 2024, ideato dal Maestro Michele Campanella e fortemente voluto e sostenuto dalla O.S.M. – Orchestra Sinfonica del Molise, presieduta da Pino Emanuele che della stessa ne è anche Direttore Artistico.
Il BeethovenFest mette insieme il genio compositivo di Ludwig van Beethoven, il talento pianistico di giovani musicisti, il Maestro Campanella con la sua professionalità, le sue idee e la sua fama internazionale, e la O.S.M. – Orchestra Sinfonica del Molise.
Il 26 ottobre prossimo alle 21 al Teatro Comunale “Vittorio Emmanuele” di Benevento ed il giorno successivo, domenica 27 ottobre alle 18, al Teatro Savoia di Campobasso il BeethovenFest prenderà corpo con l’esecuzione dei concerti per pianoforte e orchestra n. 1 op. 15 e n. 4 op. 54, eseguiti insieme alla O.S.M. diretta dal Maestro Campanella, rispettivamente da Luca Faldelli e Alessandro Artese, due dei sei solisti selezionati dal Campanella la scorsa primavera e che con lo stesso maestro hanno seguito il corso di preparazione all’esecuzione con l’orchestra.
Nel pomeriggio del 30 agosto, presso il teatro “Vittorio Emanuele” di Benevento, per celebrare il legame tra il Festival “Città Spettacolo” di Benevento e il genio artistico di Enzo Moscato, attore, regista e drammaturgo, è stata aperta una mostra fotografica di sue immagini che hanno immortalato varie epoche del suo percorso artistico e fotogrammi di sue rappresentazioni sceniche.
La scelta della mostra e della seguente rappresentazione intorno alla figura di Enzo Moscato, è stata curata da Renato Giordano, direttore del Festival “Città Spettacolo” che, con tale scelta ha voluto ricordare l’incarico di direttore del Festival “Città Spettacolo” ricoperto da Moscato negli anni 2007-2009.
La mostra fotografica, dal titolo “We love Enzo in foto e senza”, curata da Fiorenzo de Marinis, è stata presentata utilizzando un sapiente gioco di luci che immortalavano l’attore in atteggiamenti e pose teatrali significative, il tutto sul palco del Teatro Comunale “Vittorio Emanuele”.
Protagonista di spicco della drammaturgia dopo Eduardo De Filippo, nato a Napoli nei quartieri spagnoli nel 1948, era laureato in Filosofia presso l’Università “Federico II” di Napoli e, dopo un periodo di insegnamento nelle scuole superiori, agli inizi degli anni ’80, si dedica al teatro riscuotendo attenzione e successo.
Dopo aver creato nel 1990 la Compagnia Teatrale Moscato, della quale era direttore artistico, è stato anche direttore artistico del Teatro Mercadante- stabile di Napoli, precisamente negli anni 2003-2006 ed ha poi diretto il Festival Internazionale di Teatro – Benevento Città Spettacolo, negli anni 2007-2009.
Personaggio di spicco della nuova drammaturgia partenopea, alla quale si è dedicato per oltre 40 anni, ha saputo utilizzare un plurilinguismo di ispirazione classica che affiancava, in modo naturale ed innovativo, status sociale, educazione e rapporto scenico tra i personaggi, legame che annulla identità, limiti temporali e realtà.
La parola diventa, nel suo percorso artistico, puro suono che diventa rumore fra i tanti e identifica il lento deflusso del tempo e dei giorni.
Oltre alla mostra fotografica, all’attore, scomparso quest’anno il 13 gennaio, è stato dedicato, nella serata, uno spettacolo teatrale, presso l’Hortus Conclusus di Benevento, con la rappresentazione di “Ritornanti”, omaggio ad Enzo Moscato, di Enzo Moscato, con Cristina Donadio, Emilio Massa e Giuseppe Affinito e, a seguire il corto “Co’stell’azioni“, sempre di Enzo Moscato per la regia di Angelo Serio.
La scelta della rappresentazione è stata curata da Claudio Affinito, storico amico di Enzo Moscato e suo erede artistico, il tutto realizzato insieme alla sua compagnia.
La rappresentazione di “Ritornanti”, costruita nella trama e nell’intreccio in maniera Eduardiana, ha voluto rappresentare la rottura di un equilibrio che ha visto i personaggi adoperarsi per riportare la situazione allo stato iniziale, il tutto con l’utilizzo, nel suo sviluppo, della classica struttura dialogica.
Beppe Barra e “La cantata dei pastori” al Teatro “Vittorio Emanuele” di Benevento
“Non c’è Natale senza la “La Cantata dei Pastori”, a dirlo è Beppe Barra, cantante e attore teatrale italiano, nonché il maggiore rappresentante, a tutt’oggi, della cultura popolare napoletana, ospite di eccezione nella serata del 19 dicembre a Benevento presso il Teatro “Vittorio Emanuele” in occasione degli eventi della “Città spettacolo Teatro”.
Sold out del Teatro cittadino che non ha voluto perdere la interpretazione ormai storica di Beppe Barra con la regia di Lamberto Lambertini, di un’opera del teatro religioso tardo-seicentesco che, ritualmente, da secoli, viene eseguita a Napoli per ricordare la nascita del Salvatore.
L’opera, scritta alla fine del Seicento (1698) da Andrea Perrucci con il titolo “ Il Vero Lume tra l’Ombre, ovvero la Spelonca Arricchita per la Nascita del Verbo Umanato”, usando lo pseudonimo di Ruggiero Casimiro Ugone, è continuamente rappresentata, anche se rimaneggiata e riscritta, ormai da secoli in occasione dell’approssimarsi del Natale.
La rappresentazione narra del viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme e del tentativo dei diavoli di impedire la nascita di Gesù. I Diavoli non riusciranno nella loro impresa e saranno sconfitti dagli Angeli e dall’Arcangelo Gabriele; al termine della storia, si assiste infine all’adorazione del Salvatore da parte di vari personaggi: pastori, cacciatori e pescatori accorsi alla grotta di Gesù.
L’intera rappresentazione, commissionata al Perrucci dai Gesuiti in piena Controriforma, per allontanare i napoletani dagli spettacoli sacrileghi che si davano nel periodo natalizio e riportarli in chiesa, narra dunque l’arcana lotta tra il bene ed il male.
Personaggi popolari della storia sono due “morti di fame” : Razzullo, scrivano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano e Sarchiapone, suo compaesano, personaggio di un barbiere in fuga per aver commesso due omicidi e introdotto nell’opera alla fine del ‘700.
Essendo diventata sempre più opera profana e comica, la stessa fu temporaneamente sospesa nelle sue rappresentazioni nel 1889 a causa della volgarità dei contenuti che non aveva nulla più di sacro, salvo tornare ad allietare il pubblico con Roberto De Simone e la “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, con grandi interpreti come Concetta Barra e, da quasi quaranta anni, da Beppe Barra.
Ha affiancato l’interpretazione di Beppe Barra nel ruolo di Razzullo, una straordinaria Lalla Esposito nella parte di Sarchiapone, quarta donna ad interpretare il bizzarro personaggio dopo Concetta Barra, Teresa del Vecchio e Rosalia Porcaro.
Molti i personaggi che hanno affiancato i due interpreti principali: l’Arcangelo Gabriele, i demoni Belfagor, Pluto, Asmodeo, Belzebù, l’anziano pastore Armenzio padre di Benino – figura quest’ultima iconograficamente complessa poiché passa nel presepe napoletano come il fanciullo dormiente- , Cidonio il cacciatore e Ruscellio il pescatore, con l’accompagnamento musicale di Pasquale Benincasa (percussioni), Giuseppe Di Colandrea (clarinetto), Agostino Oliviero (violino e mandolino), Antonio Ottaviano (pianoforte).
Ovviamente i nomi dei personaggi e la trama narrativa ci portano direttamente nel clima idealizzante e umanistico dell’Arcadia e dei suoi temi bucolici ed idiallici.
Tutti splendidi interpreti di una piece teatrale fatta di canto e recitazione in stretto vernacolo partenopeo che hanno coinvolto il pubblico nella storia sacra, ma anche in battute sagaci, spesso al limite del volgare, ma di grande umorismo, tipico della cultura napoletana, circostanza teatrale che ha consentito a Barra di scherzare ripetutamente con il pubblico in sala.
Al termine della rappresentazione, saranno proprio Razzullo e Sarchiapone i primi a giungere davanti alla grotta della Natività, in un atto che segna la sconfitta del male e la vittoria del Bene. Razzullo e Sarchiapone, con la loro simpatia e arguzia, diventano in tal modo i personaggi più positivi dell’intera storia.
Molto apprezzata dal pubblico la rappresentazione che ha immerso i presenti nello spirito natalizio, ma attraverso battute, allusioni e gesti che Beppe Barra e Lalla Esposito hanno saputo, con abilità e passione artistica, offrire agli spettatori, il Natale ha acquisito uno spirito nuovo ed imprevisto, disegnando e scoprendo il senso della natività nello spirito partenopeo e popolare, con la leggerezza di una favola e la profondità di una fede vitale e profonda che crede, ma non dimentica di schernire e irridere se stesso.
Benevento, venerdì 16 l’inaugurazione del Teatro comunale “Vittorio Emanuele”
Venerdì 16 settembre alle ore 11 si terrà la cerimonia di apertura e inaugurazione del Teatro comunale “Vittorio Emanuele” alla presenza del sindaco, degli amministratori e delle autorità civili e religiose. Il teatro sarà aperto alla cittadinanza a partire dalle ore 17 e fino alle ore 23, lasso di tempo in cui si terranno anche degli spettacoli con ingresso libero.
Com’è noto, lo storico complesso architettonico ubicato lungo il corso Garibaldi fu inaugurato nel 1862 divenendo progressivamente il centro degli spettacoli cittadini, con una stagione di teatro musicale, balletti, feste di carnevale e tombolate.
Si deve poi a Celestino Bosco Lucarelli, che governò la città dal 1861 al 1869, il definitivo completamento dell’allora ‘teatro comico’ cittadino. Durante gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta fu anche utilizzato come cinema.
Agli inizi degli anni Novanta il teatro comunale subì un consistente intervento di restauro, comprendente anche il rinnovo degli impianti e degli arredi interni, l’eliminazione del bar e la realizzazione di un nuovo velario. Con tale restauro il “Vittorio Emmanuele” riacquisì l’originaria funzione di teatro, dismettendo quindi la funzione di cinema.
Alla fine del primo decennio degli anni Duemila la struttura fu, poi, chiusa a causa di criticità manutentive che ne pregiudicavano l’agibilità.
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