Vigorito: “Mazzoleni vergogna del calcio italiano. Se questo è il calcio, non mi appartiene”

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Ai microfoni di Ottochannel è intervenuto anche il Presidente Oreste Vigorito, il quale ha ribadito quanto detto nel corso di interviste precedenti specificando che i suoi interventi sono denunce e non sfoghi. “La designazione di Mazzoleni è stata inopportuna,” ha cominciato “tutte le volte che arbitra una squadra del meridione si rende protagonista di episodi dubbiosi. Mazzoleni è una vergogna del calcio italiano, oggi è responsabile e bisognava evitare di portarlo da queste parti. L’intensità del fallo la decide l’arbitro e non il Var. Ho chiesto se il Var sia stato dotato anche di dinamometro per misurare i falli. Altrimenti togliamo il Var e spegniamo le televisioni, visto che neanche seduti su una sedia si sanno guardare“.
Il Presidente ha poi continuato: “Questo non è il calcio che pratico io, finché pensiamo che queste cose fanno parte del calcio il calcio non cambierà mai, il calcio non sono gli errori ma la buonafede, l’onestà e la competizione sportiva, che oggi non c’erano. Io sogno un mondo del calcio fatto di ragazzi con il viso pulito e di dirigenti competenti, di leggi giuste che distribuiscono le risorse tra tutti e lo rendano il sogno dei bambini; il calcio fatto di litigiosità e di interessi è un calcio che non mi appartiene, e se questo è il calcio io non appartengo più al calcio. Il calcio dà quando qualcuno dà e toglie quando qualcuno toglie, non voglio avere nulla di quello che non merito e non voglio che mi tolgano niente di quello che non merito. Il baratro in cui siamo finiti è colpa nostra, ma le colpe di oggi sono di Mazzoleni, di Doveri che è tornato sulla sua posizione e della comunicazione che a fronte di questi scandali veri e propri che mettono a nudo la debolezza del sistema tecnologico e calcistico italiano continuano a parlare di Superleghe. Posso anche accettare che Mazzoleni sia sfortunato, ma non posso accettare che un disegnatore, alla luce di quanto successo sette giorni fa, designi lo stesso uomo per una partita come questa in cui, guarda caso, c’era un’altra volta il Cagliari: questo non è un errore, se in buonafede è cocciutaggine, se non è in buonafede lascio dire agli altri cos’è.”

Per poi concludere: “Il Benevento può dirlo alla stampa ed a tutti, questo non è uno sfogo ma una denuncia di cui mi prendo la responsabilità, e se non sta bene a qualcuno mi querelassero. Lotteremo per evitare la B, non siamo rassegnati e non siamo complici. Tre anni fa siamo tornati in B con l’applauso della gente, avevamo accettato il verdetto a seguito di una stagione in cui avevamo dato tutto; ora siamo responsabili e colpevoli del rendimento degli ultimi mesi, ma non di questa partita, e lo saremo nelle prossime tre partite che saranno giocate con il coltello tra i denti nella speranza di avere un arbitraggio che sia obiettivo. Non possiamo accettare che qualcuno in alto o in basso decida per noi, nessuno deve avere il diritto o la pretesa di poterci dettare i comportamenti o decidere dove dobbiamo stare. Il nostro Benevento in un solo anno è diventato la nona squadra più seguita su Sky, gli altri per batterci non hanno bisogno di fare quello che hanno fatto oggi”.

Infine, sulla squadra: “Questa squadra avrebbe fatto meglio a non piangere, ha fatto degli errori come fanno gli esseri umani, e questa partita è anche merito dell’allenatore e del direttore sportivo che hanno recuperato il gruppo. Se da quelle lacrime il gruppo farà quello che penso io, daremo del filo da torcere anche all’Atalanta, se torniamo a fare i benpensanti con le pantofole ai piedi possiamo anche rimanere qui risparmiandoci il viaggio a Bergamo. Penso che da ora in poi sarò un ospite poco gradito ma accetto la responsabilità di quello che ho detto, i giocatori devono fare qualcosa non per il loro Presidente ma per la gente che ci ha aspettato oggi e che aveva sul viso la speranza che i ragazzi potessero far loro conservare questo sogno. Oggi è tempo del cuore, ci devono mettere il cuore, usando anche il mio, e faranno qualcosa di buono, poi alla fine faremo i conti”.