Montesarchio, processo tentato omicidio fratelli Luciano: accolta l’istanza della difesa

Montesarchio, processo tentato omicidio fratelli Luciano: accolta l’istanza della difesa

CronacaProvincia

Si è tenuto questa mattina, innanzi al GUP del Tribunale di Benevento, dott. Vincenzo Landolfi, il processo a carico di Pellegrino e Clemente Sellitto, rispettivamente di 56 e 29 anni, di Montesarchio.

Pellegrino Sellitto è imputato di tentato omicidio e porto illegale di arma in luogo pubblico ai danni di Carmine Luciano, Sabato Giordano, Isidoro Iadanza e Nicola Iadanza, nonché di minacce gravi ai danni di Antonio Luciano, mentre Clemente e Pellegrino Sellitto sono imputati in concorso di violenza privata aggravata e di lesioni ai danni di Antonio Luciano, per i fatti verificatesi in Montesarchio il 13 gennaio 2022.

I Sellitto sono difesi dagli Avvocati Stefania Paolo e Angelo Leone, mentre le parti civili Carmine Luciano, Antonio Luciano, Sabato Giordano, Isidoro Iadanza e Nicola Iadanza sono difesi dall’Avvocato Vittorio Fucci.

L’udienza di questa mattina è stata caratterizzata in particolare dall’istanza dell’Avvocato Fucci di identificare come persone offese dal delitto di tentato omicidio, alfine di potersi costituire parte civile, anche Isidoro e Nicola Iadanza.

Il GUP Landolfi ha accolto l’istanza dell’Avvocato Vittorio Fucci ed ha rinviato il processo al 7 novembre 2023, disponendo l’avviso alle parti offese Isidoro e Nicola Iadanza ed anche un nuovo avviso agli imputati Pellegrino e Clemente Sellitto, non risultando la prova certa della consegna della notifica dell’avviso di udienza presso il loro domicilio.

Come si ricorderà, secondo gli inquirenti, dapprima i Sellitto perpetravano violenza privata e lesioni ai danni di Antonio Luciano, ostruendo la Via pubblica e impedendo ad Antonio Luciano di transitare con la propria autovettura, al fine di costringerlo a scendere dall’auto per colpirlo con calci e pugni, successivamente Pellegrino Sellitto esplodeva diversi colpi di pistola all’indirizzo di Carmine Luciano e Sabato Giordano. Attingendo Carmine Luciano all’interno coscia, sito in cui sono presenti arterie vitali, e attingendo con un colpo Sabato Giordano al torace.

<strong>Il processo che verrà, due appuntamenti a Benevento</strong>

Il processo che verrà, due appuntamenti a Benevento

Eventi

Il processo che verrà è l’incipit del Seminario sulla riforma Cartabia che si terrà  nella sala consiliare della provincia di Benevento con il patrocinio dell’Ente che ospita.

Il seminario vedrà coinvolti gli avvocati del foro di Benevento nel primo confronto per l’approfondimento di alcuni degli aspetti delle nuove regole introdotte nel processo civile e nel processo penale.
Interverranno avvocati e accademici con il supporto di chi ha partecipato ai lavori parlamentari nelle commissioni Giustizia del Senato e della Camera, nella precedente legislatura.

“Proviamo a fare chiarezza sugli effetti delle nuove norme sul processo approfondendo anche il dibattito e la discussione parlamentare che ha portato a questo risultato”, spiegano gli organizzatori.

Due gli appuntamenti: giovedì 19 gennaio il seminario riguarderà la riforma civile e vedrà al tavolo dei relatori il prof. Francesco Saverio Damiani dell’università del Sannio, le professoresse Alessandra Alfieri e Nicoletta Minafra dell’università di Bari e l’Avv. Francesco Urraro ex senatore; mentre venerdì 20 gennaio si passerà all’approfondimento della riforma penale e si avvicenderanno al tavolo dei relatori la professoressa Antonella Marandola dell’Università del Sannio, l’avv. Catello Vitiello ex parlamentare e l’Avv. Vincenzo Regardi vice presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Benevento.

Modereranno l’Avv. Andrea De Longis e l’Avv. Filomena Di Mezza. Seguiranno altri appuntamenti, per consentire ulteriore approfondimento e confronto.

Frode informatica e ricettazione, in sette a processo

Frode informatica e ricettazione, in sette a processo

CronacaProvincia

Sono sette gli indagati residenti nelle province di Avellino e Benevento che, a vario titolo, avrebbero messo in piedi una vasta e complessa organizzazione tesa a compiere reati di frode informatica e ricettazione di danaro.

Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura della Repubblica di Napoli, gli indagati, tutti residenti nei comuni di San Martino Valle Caudina e Montesarchio, avrebbero alterato i sistemi informatici relativi a conti correnti di persone insospettabili al fine di ottenere il trasferimento fraudolento di grosse somme di danaro.

Le indagini erano scattate nel maggio 2021 a seguito della segnalazione di una delle vittime, residente a Verona che, resasi conto di movimenti sospetti sul proprio conto corrente, aveva deciso di denunziare l’accaduto alle forze dell’ordine.

Il processo a loro carico inizierà il 18 novembre prossimo davanti al Gip presso il Tribunale di Napoli.

Sono impegnati nella difesa dei sette indagati gli avvocati Valeria Verrusio, Ileana Corrado e Carmelo Sandomenico.

Giustizia, Lonardo: “Iniziativa legislativa per evitare la peregrinazione giudiziaria alla persona offesa vittima due volte”

Giustizia, Lonardo: “Iniziativa legislativa per evitare la peregrinazione giudiziaria alla persona offesa vittima due volte”

Politica

“Un articolo apparso ieri sulla rubrica “Diritto e Rovescio” su Italia Oggi, riporta un fatto increscioso, evidenziando un aspetto contraddittorio della giustizia italiana.

Nell’ottobre del 2019 a Trieste, un giovane disabile mentale, Alejandro Augusto Meran, uccise a colpi di pistola, nel corso di una sparatoria in Questura sottraendo l’arma ad uno dei due, gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta. 

Ebbene la sentenza della Corte d’assise di Trieste, lo scorso 5 maggio, ha assolto l’assassino perché ritenuto non imputabile in quanto schizofrenico e incapace di intendere e di volere. Ma il vero paradosso è la condanna delle famiglie dei due poliziotti deceduti in servizio, a pagare le spese processuali, quantizzate in una cifra tra i 30 e i 35 mila euro. 

Siamo all’assurdo, se si pensa che il Pres. Mattarella ha insignito con la medaglia d’oro i due poliziotti.

Una triste vicenda di cronaca tragica e notoria per la sua singolare dinamica che possiamo riassumere in  due enormi vuoti normativi che noi, Senatori della Repubblica, in un’epoca di riforme come quella attuale, dobbiamo colmare.

Quando un imputato è assolto perché non imputabile per vizio di mente, le spese rischiano di ricadere definitivamente sulle persone offese ed i danneggiati dal reato.

Un paradosso giuridico. Ma vi è di più. Il nostro sistema prevede il necessario doppio processo per la vittima del reato che vuole il risarcimento del danno in queste ipotesi.

La vittima del reato, parte civile in un processo penale, quando l’imputato viene prosciolto per incapacità di intendere e di volere, se vuole il risarcimento del danno, è costretta a ricominciare da zero un diverso processo civile.

Il giudice penale, infatti, non può pronunciarsi sulla domanda di risarcimento della parte civile e la persona offesa è costretta a un doppio processo.

Così prescrive il codice di procedura penale, che è stato salvato dalla Corte costituzionale (con sentenza 12 depositata il 29 gennaio 2016).

La Consulta ha sottolineato che il legislatore, se lo vuole, può disporre diversamente ed evitare la peregrinazione giudiziaria alla persona offesa vittima due volte. Preannuncio un’iniziativa legislativa in tal senso”.

Lo ha dichiarato, in un intervento di fine seduta, oggi, in Aula, al Senato, la Sen. della componente IDEA-CAMBIAMO!-EUROPEISTI-NOI DI CENTRO (Noi Campani) del gruppo Misto, Sandra Lonardo.

Presunte lesioni provocate da due chirurghi: stamattina il via al processo

Presunte lesioni provocate da due chirurghi: stamattina il via al processo

CronacaProvincia

Si è tenuto innanzi al G.M. del Tribunale di Benevento, Dott. Perrotta, il processo a carico di due sanitari, V.A. e P.M.A., chirurghi operatori presso la Clinica San Francesco di Telese, imputati di presunte lesioni procurate ad una donna nel corso di un intervento di isterectomia, nonché di presunti falsi in relazione alla redazione di atti sanitari, difesi dagli Avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio.

In particolare, secondo la Pubblica Accusa, i due sanitari, nel corso di un intervento chirurgico di isterectomia, per presunta negligenza ed imperizia, avrebbero provocato alla paziente delle lesioni permanenti, commettendo, poi, la presunta falsificazione di alcuni atti clinici. La paziente, costituitasi parte civile, è assistita dall’Avvocato Antonio Barbiere, mentre la clinica, quale responsabile civile è assistita dall’Avvocato Andrea De Longis junior.

L’udienza è stata caratterizzata dalla lunga escussione del Prof. Carlo Balbi, nella qualità di consulente della difesa degli imputati, già noto accademico ed autore di centinaia di pubblicazioni in materia di ostetricia e ginecologia. Il Prof. Balbi è stato sottoposto a numerose domande dagli Avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio, nonché dall’Avvocato di parte civile, Antonio Barbieri.

Sono stati poi escussi due sanitari dell’Ospedale Civile “San Pio”, Dott. De Fortuna e Dott. Tripodi, che ebbero in cura, presso l’ospedale, la donna dopo il primo intervento subito alla clinica San Francesco di Telese Terme. Infine, sono stati sentiti il Dott. Colella, sanitario della clinica San Francesco e la Dott.ssa De Rosa, componente dell’equipe operatoria.

All’esito dell’istruttoria, il Giudice ha rigetto la richiesta di integrazione probatoria, mediante audizione di nuovi testi, avanzata dal difensore della parte civile ed ha rinviato il processo, per la discussione, al 06/10/2022.

A processo per una pernacchia

A processo per una pernacchia

CronacaRegione

La pernacchia assurge ad arte nel film “L’oro di Napoli”, con la celeberrima lezione impartita da Eduardo De Filippo ad alcuni amici vogliosi di vendicarsi di un nobile irriguardoso. Ma lo sberleffo sonoro può diventare anche una querelle che costringe la giustizia a pronunciarsi ben cinque volte: è successo, sempre a Napoli, protagonisti due fratellini e una loro compagna di scuola.

I ragazzini, con cadenza giornaliera, attendevano la compagnetta di classe e appena questa faceva capolino pronunciavano a gran voce il suo cognome seguito da una fragorosa pernacchia. Un gesto inequivocabilmente sgradevole, che però non è andato giù alla mamma della vittima che, dopo reiterati e inutili tentativi di far desistere i due fratellini, alla fine, ha deciso di denunciarli.

L’iter giudiziario, durante il quale sono stati anche ascoltati una decina di testimoni si è concluso dopo ben sei anni e soprattutto dopo ben cinque pronunciamenti dell’autorità giudiziaria: l’ultimo e definitivo pronunciamento della Corte di Appello ha dichiarato, sulla base di una sentenza della Cassazione, l’estinzione del reato per irrilevanza penale del fatto.