Il battaglione Azov : strani atlantisti, europeisti ucraini o solo “bravi” neonazisti in cerca di potere?

Il battaglione Azov : strani atlantisti, europeisti ucraini o solo “bravi” neonazisti in cerca di potere?

AttualitàPolitica

Il Battaglione Azov, fondato da Andriy Biletsky, militante neonazista, nasce nel 2014 dall’unione di due gruppi paramilitari dell’estrema destra ucraina. La formazione viene poi inquadrata nella Guardia Nazionale Ucraina l’11 novembre 2014.

 Ciò avvenne in seguito al caos politico creatosi in Ucraina dopo l’Euromaidan, serie di manifestazioni pro-europeiste, iniziate tra il 21 e il 22 novembre 2013, a causa della decisione del governo di Viktor Janukovyc  di sospendere le trattative  per un accordo di associazione con l’UE e un riavvicinamento alle posizioni russe.

Al caos politico in Ucraina si accompagnò, nello steso momento,  anche la perdita della Crimea, rivendicata dalla Russia di Putin come proprio territorio e la deposizione del presidente Viktor Janukovyc, pro putiano, oltre a molteplici diserzioni dell’esercito ucraino.

Questa situazione difficile per lo stato Ucraino, portò le autorità governative all’utilizzo di gruppi militari provenienti dall’estrema destra – pensiamo quasi come emblemi del concetto di patria? – finchè non furono inquadrati come reparti paramilitari affiancandoli all’esercito regolare.

Battaglio Azov

Molto attivo nella guerra del Donbas del 2014 contro i separatisti filorussi, il Battaglione Azov si è poi conquistato un ruolo significativo nella guerra contro la Russia di quest’anno, difendendo strenuamente l’acciaieria di Azovstal di Mariupol fino alla resa su ordine di Kiev, come annunciato dal tenente colonello Denys Prokopenko, il comandante irriducibile dell’Azov che Mosca vuole morto.

Il Battaglione, negli anni, si è attirato aspre critiche internazionali, direttamente legate ad accuse di tortura e omicidi di massa durante il periodo cruento degli scontri del 2014. Infatti nel 2014 Amnesty Internazional denuncia al premier ucraino di allora, Arsenij Jacenjuk, crimini e abusi da parte dell’Azov sulla popolazione civile, uccisioni di massa di prigionieri, fosse comuni per occultare cadaveri e torture sui combattenti civili nel Donbas.

Biletsky pare abbia inoltre affermato: “l’Ucraina è chiamata a guidare le razze bianche in una crociata finale”. Eppure Maksim Zhorin, terzo comandante del battaglione Azov che ha combattuto a Mariupol, ha dichiarato : “ Non c’è nessuno legame tra  noi e il movimento nazista. Il nostro scopo è salvare l’Ucraina e la sua integrità. Putin usa la sua propaganda per chiamarci nazisti per trovare un pretesto per uccidere gli ucraini”.

Molte le inchieste aperte nei confronti di questa formazione in Ucraina, ma al momento non ci sono conclusioni giuridiche in merito alle loro azioni.

Le ragioni della nascita di questa formazione sono riconducibili alla dura campagna repressiva in Ucraina voluta da Stalin negli anni ’20, cosa che determinò una carestia che causò milioni di morti. Durante la seconda guerra mondiale, l’Ucraina fu aiutata dalla Germania che trovò in Stepan Bandera un suo rappresentante, devoto ad Hitler e anche responsabile dello sterminio di 1.6 milioni di ebrei, un suo alleato.

Bandera, seppure vicino ad Hitler, sarà poi deportato, ma combatterà contro l’Armata rossa. Questa sua posizione farà di lui, ancora oggi, un personaggio odiato e amato dagli ucraini, onorato ufficialmente come eroe nazionale nel 2010, il titolo gli sarà revocato nel 2019 per volontà del partito di Volodymyr Zelensky. Ad ogni modo, i gruppi neonazisti vengono spesso apostrofati in maniera dispregiativa con il nomignolo di «banderovtsi», banderisti.

Il problema è che ancora oggi ci sono duemila e cinquecento volontari, non solo ucraini, dichiaratamente neonazisti, che combattono al grido di “Smert’ Voroham!” ( Morte al nemico), adoperando simboli del periodo nazista come il Wolfsangel, contrassegno utilizzato dalle SS tedesche durante l’invasione dell’Unione Sovietica e portando, sullo sfondo dello scudetto sulla divisa,  oltre al giallo e al blu della bandiera ucraina, pure lo «Schwarze Sonne», il sole nero fatto di svastiche, eredità del misticismo hitleriano.

La presenza del Battaglione Azov è dunque un aspetto inquietante di questa guerra Russo-Ucraina, il loro ruolo viene perciò, di volta in volta, esaltato o condannato, a seconda della propaganda che li vuole, una volta disprezzati nazisti ed un’altra eroici difensori della patria, specie quando affermano: “ Non siamo nazisti, leggiamo Kant”.

Insomma questi uomini della Brigata Azov sono nazisti o eroi? L’Ucraina insomma è un paese nazista o no? Ovviamente la verità sta sempre nel mezzo, non c’è guerra che non ricorra a qualunque stratagemma per raggiungere i suoi obiettivi, come non c’è guerra che non commetta errori di valutazione sulle strategie e sui mezzi per ottenere ciò che si è prefisso il paese belligerante.

 L’unica cosa certa, ad oggi, è che Putin ha usato la presenza di questo Battaglione e di altri come questo, per giustificare la sua politica di aggressione all’Ucraina in nome della “denazificazione” del paese, mentre l’Azov è riuscita a ricostruire, alla luce della sua lotta all’acciaieria di Mariupol, un’immagine di eroismo che certamente non gli appartiene, ma che ha regalato orgoglio ad un popolo aggredito.

Acciaieria Azvostal

Durante la sua campagna elettorale, anche Zelensky non li vedeva di buon occhio, cosa che costò alla moglie Olena l’accusa di sostenere i terroristi del Donbas e Lugansk. Ciò nonostante il 19 marzo, lo stesso Zelensky insignisce il comandante del Battaglione Denis Prokopenko con il titolo onorifico di Eroe dell’Ucraina con questa motivazione: «Per il coraggio personale e l’eroismo mostrato in difesa della sovranità statale e dell’integrità territoriale».

I combattenti dell’Azov si sono ormai arresi, che fine faranno? Sulla loro sorte resta il mistero, Putin li vorrebbe certamente morti, le famiglie chiedono che vengano loro riconosciuti i diritti di prigionieri di guerra, la Duma vuole processarli e li considera “terroristi”, Kiev li rivuole a casa e cerca uno scambio di prigionieri.

Resta però la domanda: questi combattenti sono strani atlantisti , europeisti ucraini o solo “bravi” neonazisti in cerca di potere? Potrebbero riuscire a conquistarsi un ruolo nel governo del paese a fine guerra? L’Ucraina ha bisogno di loro per difendersi? Può accettare la loro presenza in nome della difesa della patria?

 Solo il tempo e la Storia potranno risponderci.