Torrecuso| Berliner Wine Trophy, Medaglia d’oro all’Aglianico e Falanghina de ‘Il Poggio’

Torrecuso| Berliner Wine Trophy, Medaglia d’oro all’Aglianico e Falanghina de ‘Il Poggio’

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Due medaglie d’oro per la Cantina ‘Il Poggio’ di Torrecuso al concorso Berliner Wine Trophy 2022 con l’Aglianico Campania IGP ‘Mirabilis’ (annata 2019) e Falanghina del Sannio Dop Taburno (annata 2021). Dunque parte col botto il 2022 per la cantina della famiglia Fusco alla contrada Defenze di Torrecuso.

I fratelli Carmine e Marco possono storicamente vantare alcune anticipazioni per la produzione del vino: le prime vasche di cemento per la fermentazione, il primo motocoltivatore e soprattutto la cultura di far evolvere il vino nel legno. Ancora adesso in azienda fanno bella mostra di sé le due magnifiche botti di quercia locale da 50 ettolitri che il nonno Carmine commissionò ad un bottaio locale.

Tornando ai premi del Berliner Wine Trophy, bisogna dire che dalla sua prima edizione nel 2004, è diventato il più grande concorso vinicolo al mondo e la più importante degustazione di vino della Germania, sotto il patrocinio dell’OIV e dell’UIOE. BWT riunisce ogni anno produttori e distributori famosi in tutto il mondo e il numero di campioni presentati è in costante crescita con quasi 14.000 iscrizioni all’anno. Ma anche il 2021, per ‘Il Poggio’ di Torrecuso, è andata più che ottimamente per i premi portati a casa. Esempio l’Aglianico del Taburno ‘Safinos’ ha ottenuto il premio Gold al concorso The Wine Hunter Award, i Cinque Grappoli per la Guida Bibenda 2022 e la medaglia d’oro al concorso internazionale di Città del Vino.

Super premi anche per la Falanghina del Sannio Vendemmia tardiva 2017, la Falanghina del Sannio DopTaburno 2020 e la coda di volpe Sannio Dop 2020 al ‘The Wine Hunter Award’. Premi per la Falanghina Guerriero 2020 e per il Fiano 2020. Dunque un riconoscimento che oltre ad andare a ‘Il Poggio’ va a tutto il territorio torrecusano e a tutto il Taburno.

“Dal 1760 ai primi anni del ‘900, siamo  stati una famiglia di agricoltori – racconta Carmine Fusco – intenti quotidianamente a misurarci con i pesanti terreni collinari dell’antico Samnium. L’occasione di diventare vignaioli si presentò, in pieno ventennio, in circostanze originali che in famiglia sono state tramandate sempre col sorriso. Avevamo solo 3 ettari di collina selvaggia esposta magnificamente al sole, naturalmente vocati alla coltivazione della vite, e da qui, dalla contrada Defenze di Torrecuso è iniziata la storia de “Il Poggio” con l’impianto dei vigneti.

Ed oggi, insieme a mio fratello Marco, non ci limitiamo solo a coltivare il vigneto ma produciamo vino, esportandolo soprattutto in nord Europa, Canada, Giappone e Stati Uniti”.

Da qui le conclusioni di Carmine Fusco: “Quando assegnano dei premi ai nostri vini, il mio primo pensiero va sempre al territorio, al nostro meraviglioso territorio. Perché grazie alle nostre terre e al buon prodotto viene fuori un vino meraviglioso”.