Il paradosso del Benevento: avere quattro centravanti ed essere in emergenza

Il paradosso del Benevento: avere quattro centravanti ed essere in emergenza

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Avere in rosa quattro prime punte, con alle spalle circa 450 gol in totale tra i professionisti, ed essere corti in attacco. Questo il paradosso stagionale per il Benevento di Fabio Caserta.

La “questione” centravanti, per assurdo tenendo presente gli uomini in rosa, va avanti dal inizio campionato: in origine bisognava convivere con la stanchezza e il jet lag di Lapadula che, a causa degli impegni con la Nazionale peruviana, era spesso in dubbio o costretto a partire dalla panchina. A completare l’opera, un Moncini non ancora pronto dopo l’infortunio rimediato nella scorsa stagione. Quindi, la scelta, spesso, ricadeva su Marco Sau.

C’è stata, poi, la fase in cui Lapadula ha trovato continuità, trascinando il Benevento verso il vertice della classifica a suon di gol. Nel frattempo, rientrava anche Moncini per il quale Caserta disegna il ruolo di “nove” di riserva.

A gennaio, quindi, il fulmine a ciel sereno con l’esplosione del “caso Lapadula”, il quale – stando a quanto dichiarato dallo stesso Caserta – si rifiuta di scendere in campo con il Monza. Il Benevento corre subito ai ripari acquistando Forte.

L’idea, ovviamente, è quella di vendere l’italo-peruviano al miglior offerente. Offerte, però, diversamente dai calcoli che avevano fatto lo stesso calciatore e il suo entourage, non ne arrivano; almeno di “accettabili”.

Così, alla chiusura della finestra del mercato invernale, la Strega si ritrova con un’abbondanza da far invidia, quattro centravanti per – al massimo –  due posti: Forte, Lapadula, Moncini e Sau, con l’ex Lecce che intanto ritorna sui suoi passi, chiede scusa a società e compagni e rientra in squadra.

Roba da stropicciarsi gli occhi, anche per Caserta che, comprensibilmente, cerca la soluzione per far convivere le sue due punte di diamante Lapadula e Forte. Le cose, però, non vanno per il meglio e la potenzialità offensiva del duo resta, appunto, tale: solo potenziale.

Nell’ultimo impegno con il Perù, un nuovo imprevisto: Lapadula – stando alle fonti ufficiali provenienti dal Benevento – si fa male alla caviglia: roba di oltre un mese fa. Non rivedrà più il campo: per lui solo una convocazione per la trasferta di Cosenza ma finisce in tribuna.

Nel frattempo, nel silenzio generale e senza il clamore mediatico scaturito per Lapadula, dai radar scompare anche Marco Sau, la cui ultima apparizione risale addirittura al 23 febbraio scorso, quando Caserta gli concede la passerella nella sfida con il Como (5-0 il finale). Da allora nove panchine, senza mai subentrare, e due mancate convocazioni.

A chi – noi – in conferenza stampa chiede conto al tecnico del pochissimo minutaggio della punta sarda (ai box per un piccolo problema lunedì con la Ternana), Caserta risponde che “Non trova spazio solo per scelta tecnica, ma il suo curriculum parla da solo”.

L’infortunio rimediato da Forte nelle primissime battute della sfida con la Ternana, che terrà fuori l’attaccante giallorosso per circa un mese, e la scialba prestazione di Moncini sempre contro le Fere, pone però ora –nuovamente e con maggior urgenza- all’ordine del giorno la questione “attacco”.

Il Benevento può rinunciare a cuor leggere a Lapadula e Sau e giocare le ultime due di campionato e, forse, i play-off con il solo Moncini? Questo il quesito. La risposta negativa sembrerebbe ovvia.

Così come appare evidente che se nel caso di Lapadula, che ripetiamo stando alle fonti ufficiali risulta infortunato, Caserta non può farsene una colpa; allo stesso modo, però, sarebbe stato il caso di tenere sul pezzo anche Marco Sau, al quale non è stato concesso spazio nemmeno sul 4-0 con il Pordenone. Circostanza che, a dire il vero, pone qualche dubbio anche sul fatto che sia solo tecnica la scelta di non avvalersi della punta ex Cagliari, la quale ora poteva tornare utile.

Così come, al netto del fatto che sarebbero da valutare condizioni ed efficacia, sarebbe importante il recupero dello stesso Lapadula. Nessuna squadra, neanche il Benevento, può permettersi il lusso di “regalare” agli avversari giocatori del calibro di Sau e Lapadula. Meglio esserne consapevoli.